Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

martedì 31 gennaio 2012

Bologna - Contestazione a G. Napolitano

occupyunibo1










La giornata di #occupyunibo parte la mattina alle ore 9.00, ed è stata una giornata che si è ricollegata immediatamente al movimento Occupy statunitense che sabato ha contestato il presidente Barack Obama. Oggi a Bologna il motivo della contestazione è il predisdente della Rapubblica Napolitano garante e sponsor del governo Monti ovvero del governo delle Banche e del neoliberismo.

Il corteo comincia a muoversi in una Bologna blindata dove vengono schedati tutti i passanti. In piazza 300 persone ma i numeri saliranno con il passare del tempo. Molte bandiere NoTav tra i manifestanti. La prima tappa e via Guerrazzi ma la celere è schierata in forze e sbarra l'accesso a tutte le strade intorno all'aula di S.Lucia, dove si tiene la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico, la laurea ad honorem a Napolitano.
Il corteo si fa selvaggio nei vicoli intorno all'aula di S.Lucia per aggirare i blocchi della celere e consegnare la laurea di austerity, ma all'altezza di via Castiglione un nuovo blocco della polizia impedisce la contestazione.occupyunibo
In via de Poeti però parte la prima carica della celere contro il corteo che resiste e continua ad avanzare! Alcuni studenti sono stati feriti alla testa e anche un giornlista di Repubblica. Le agenzie stampa stanno mandando dichiarazioni del questore di Bologna sull'utilizzo di gas urticanti, peccato però che nessuno se ne sia accorto, mentre tutti si sono accorti delle teste rotte degli studenti.
Dopo le cariche della polizia il corteo di OccupyUnibo aumenta di numero. Almeno 500 persone danno vita al corteo per la laurea d'austerity a Napolitano lungo i viali di Bologna per poi dirigesi in Piazza Verdi e concludersi con le parole di uno studente al megafono:

«Con la contestazione a Napolitano a Bologna è iniziato il nostro anno di lotta. Oggi cade l'ultimo idolo della politica istituzionale: non c'è più nulla da difendere ma tutto da riprendersi!».




Diretta dalla piazza
10:30: In una Bologna blindata comincia a muoversi il corteo di #OccupyUnibo che va a contestare Napolitano. 300 persone in piazza ma i numeri sembrano destinati a salire. Molte bandiere NoTav tra i manifestanti. L'elicottero della polizia sorveglia dall'alto. Identificati anche i passanti nelle vie antistanti all'Aula S.Lucia dove si svolgerà l'inaugurazione dell'anno accademico.
10:45: Il corteo si muove lungo via Petroni e Piazza Aldrovandi al grido di "Stiamo arrivando!". Dagli studenti e dalle studentesse di #Occupyunibo si alza forte la solidarietà per gli arrestati del movimento Notav: "Liberi tutti!"
10:48: La celere schierata in forze sta sbarrando la strada in Via Guerrazzi.
10:56: Il corteo si è attestato in via Guerrazzi. Tutte le strade intorno all'aula di S.Lucia, dove è cominciata la cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico, sono completamente militarizzate. Ma la piazza sembra comunque essere determinata a consegnare la laurea in austerity a Napolitano.
11:01: Gli studenti e le studentesse di #OccupyUnibo non si fermano. Corteo selvaggio nei vicoli intorno all'aula di S.Lucia per aggirare i blocchi della celere e consegnare la laurea di austerity.
11.06: Il corteo si trova in questo momento in Strada Maggiore. Traffico bloccato.
11:11: Il corteo degli studenti che contesta la laurea a Napolitano entra in p.zza s.Stefano di corsa. Secondo blocco della celere all'altezza di via Castiglione.
11:19: Altro blocco alla fine di via Sampieri,ora il corteo si muove su via dal Luzzo determinato a consegnare la laurea a Napolitano.
11:28: Il corteo si trova ora in Piazza della Mercanzia. Orchestra di tamburi e clown army fronteggiano i pagliacci in divisa schierati.
11:34: Le stradine intorno al quadrilatero sono completamente invase dal corteo selvaggio di #Occupyunibo.
11:39: Ancora bocchi in via Farini. Ma studenti e studentesse non hanno intenzione di farsi fermare dalla celere. "Noi andiamo dove vogliamo!" Continua il corteo selvaggio di #OccupyUnibo.
11:46: #OccupyUnibo in via de Poeti. Anche qui celere a bloccare la strada. La democrazia del 99% fa paura ai palazzi dell'austerity.
11:47: Partita una prima carica della celere contro il corteo che resiste e continua ad avanzare!
11.58: Alcuni studenti feriti durante la carica della polizia. Il corteo però non si fa intimorire e la giornata di lotta contro austerity  va avanti.
12:03: Dopo le cariche della polizia il corteo di OccupyUnibo aumenta di numero. Almeno 500 persone ferme in questo momento all'altezza del tribunale. La giornata di lotta non si ferma.
12:12: Il corteo per la laurea d'austerity a Napolitano sta bloccando i viali di Bologna. Traffico in tilt.
12.17: Dai viali di Bologna bloccati dagli studenti contro l'austerity si alzano slogan in solidarietà agli arrestati del movimento No Tav.
12:30: Il corteo di Occupyunibo dopo i blocchi sui viali sta tornando nel centro di Bologna.
12:55. Il corteo di OccupyUnibo termina in Piazza Verdi. Le parole di uno studente al megafono: «Con la contestazione a Napolitano a Bologna è iniziato il nostro anno di lotta. Oggi cade l'ultimo idolo della politica istituzionale: non c'è più nulla da difendere ma tutto da riprendersi!».

lunedì 30 gennaio 2012

DIRETTA STREAMING da BOLOGNA

segui la diretta da bologna della laurea di Napolitano da radiokairos.it a www.radiosonar.net 
e le manifestazioni non autorizzate degli studenti medi .. universitari .. precari .. disoccupati e del movimento tutto in onore al benvoluto presidente Napolitano designato alla Laurea as Onoris .. ..
NON PERDETEVELA NEL MODO PIU' ASSOLUTO .. SARA' STORIA NON SCRITTA .. LA NOSTRA !!!

sabato 28 gennaio 2012

Battono in ritirata le lobby del copyright. Netwar ultimo atto?


999059wikipedia_sopa_pipa_580x358 









«SOPA e PIPA minerebbero l'architettura fondamentale di Internet» ha detto il professor James Boyle della Duke University. Ed ha certamente ragione. Non a caso ieri Massimo Gaggi sul Corriere della Sera segnalava l'ironia dei quotidiani cinesi sulla realizzazione delle barriere censorie che l'approvazione di queste leggi comporterebbe. C'è poco da stare allegri a dirla tutta. Se per qualche (improbabile) motivo lo Stop Piracy Online Act ed il Protect IP Act andassero in porto, pur nelle loro versioni edulcorate rispetto a quelle inizialmente proposte alla Camera ed al Senato statunitensi, assisteremmo ad un progressivo stravolgimento di Internet per come fino ad oggi l'abbiamo conosciuta in Occidente.
L'identità di Internet – ormai dovremmo saperlo – è qualcosa di contingente e la trasformazione dei suoi connotati principali (come appunto l'architettura) è in grado di alterare le pratiche di comunicazione sociale che la attraversano.

E allora? Allora le battaglie contro SOPA e PIPA sono battaglie giustissime, sacrosante, da vincere assolutamente. Almeno in una prospettiva tattica.

Ma per favore non raccontiamoci che si tratta di battaglie per la libertà di parola e tanto meno per mantenere quelle condizioni di apertura che hanno reso Internet la più grande agorà nella storia dell'umanità. Il rischio è di passare dalla padella alla brace senza nemmeno rendersene conto.

Jimmy Wales l'aveva detto: «Dobbiamo mandare un grande messaggio a Washington». E così è stato. 24 ore di shutdown, l'adesione di migliaia di siti (alcuni dei quali popolarissimi) ed il sostegno di molti firmatari delle leggi si è vaporizzato. Ma chi ha davvero gettato benzina sul fuoco del primo “sciopero del Web” non sono stati né Wikipedia, né le migliaia di blogger che pure hanno genuinamente aderito all'iniziativa, ma le grandi internet companies come Google, Facebook, Yahoo, Twitter ed Ebay. Senza la pressione esercitata delle grandi aziende dell'ICT c'è da dubitare che la riuscita del blackout avrebbe provocato ricadute altrettanto nette. Difficile però associare tali aziende a concetti come libertà di espressione o Open Internet. Non che i loro dirimpettai, le major della discografia e della cinematografia di Hollywood, presentino credenziali migliori – non si contano ormai più i tentativi, vuoi legislativi, vuoi repressivi, vuoi di carattere tecnologico, di imporre una qualche forma di controllo alla rete per perpetuare la loro rendita di posizione parassitaria – ma i giganti del web 2.0 che oggi affermano di essere per la rete aperta e per la libertà di parola sono i medesimi che già da tempo amministrano intere porzioni di Internet come autorità assolute in mondi chiusi.
Anche tralasciando pietosamente la presenza di Microsoft nella “coalizione dei volenterosi” schieratisi contro l'asse del male che minaccia la libertà di Internet, altri vistosi dettagli non possono non saltare all'occhio. Che dire per esempio dell'appoggio di Amazon alla lotta contro SOPA – giustamente considerata una legge in grado di mettere in pericolo le attività di whistleblowing – vista la posizione tenuta dalla compagnia di Jeff Bezos poco più di un anno fa in occasione dell'affondamento del network di Wikileaks in pieno Cablegate? Come è possibile considerare garanti dei diritti digitali Google o Facebook, compagnie che stanno costruendo veri e propri “walled garden”, ambienti a tenuta stagna separati dal resto della rete? Aziende i cui amministratori oltretutto praticano quotidianamente uno stillicidio di profili politicamente scomodi, o anche solo non attinenti alle loro volubili e capricciose policy.
«Metterti le penne nel culo» diceva Tyler Durdeen in Fight Club «non fa di te una gallina». E per quanto i giganti dell'ICT si sforzino di farsi passare per i difensori della novella biblioteca di Alessandria, la verità è un'altra. E cioè che Google e Facebook oggi non chiamano alle armi in difesa della libertà di parola ma di un preciso modello di business. Il loro. L'alternativa in gioco non è genericamente tra libertà e censura, ma tra modi, antitetici di intendere il mercato dell'informazione. Lo scontro è tra chi vorrebbe proteggere i prodotti intellettuali, secondo una logica obsoleta ed a caro prezzo, e chi li vorrebbe veder circolare liberamente per alimentare la redditizia cooptazione della creatività delle reti sociali. Uno scontro politico oltre che economico perché in un mondo di user-generated-content, dove il linguaggio è fatto dal remix di oggetti culturali preesistenti, decidere della legittimità di un contenuto significa avere il potere di intervenire sulle reti di comunicazione. Ma è un potere questo che Google e soci esercitano già a briglie sciolte nei loro ecosistemi informativi privati e di cui vogliono mantenere l'esclusività, senza doverlo spartire con nessuno, forti come sono della centralità loro servizi web. Non solo nella geografia di Internet. Ma anche dell'odierna comunicazione sociale, di cui essi sono a pieno titolo elementi costitutivi.
La battaglia contro le leggi firmate da Lamar S. Smith è stato l'ennesimo scontro di potere in una Netwar cominciata con la guerra contro Pirate Bay e declinata in diversi scenari locali (come la vicenda Google vs Vividown in Italia). La posta in palio è il mercato dell'informazione e le sue regole, oggi scritte da nuovi attori che hanno definitivamente spodestato quelli di un tempo. Non c'è più spazio per le vecchie cariatidi come Rupert Murdoch, il massimo campione e supporter d'eccezione di SOPA e PIPA. Quello che ha portato Myspace al fallimento quando era sulla cresta dell'onda ed incamerava miliardi. Quello scagliatosi contro la gratuità dei quotidiani on-line. Quello della scandalo “News of the world”. Quello che, nonostante le operazioni cosmetiche confezionate a botte di 140 caratteri, rimane l'incarnazione vivente della linea dura delle major dell'entartainement fatta di 10 anni di terrorismo mediatico, difesa di posizioni parassitarie e processi kafkiani a centinaia di utenti dei network P2P. Quello che, di fronte al fuggi fuggi di quanti hanno ritirato frettolosamente il loro appoggio alle famigerate leggi – pena una perdita di consenso in vista delle presidenziali di novembre – non ha potuto far altro che commentare con un laconico «Politicians all the same».
Già. Le elezioni presidenziali. Perché la battaglia contro SOPA e PIPA ne è stata una tappa importante, come dimostrato dalla minaccia di veto sventolata da Barack Obama qualora queste andassero in porto. Una posizione che non è un semplice favore ai big della Silicon Valley. Vero, i pezzi grossi dell'ICT son ormai radicati in pianta stabile a Washington (ed in particolare al tavolo del Dipartimento di Stato). Ma è altrettanto vero che storicamente i democratici hanno sempre avuto legami fortissimi con i gruppi di interesse del mondo dell'industria audiovisiva. Inoltre tanto S.Francisco che Los Angeles sono pezzi fondamentali del soft power USA. Ma le parole dello sconfitto John P. Feehery, lobbista della MPAA, lasciano però spazio a pochi dubbi. L'industria dei contenuti non sa come parlare alla gente mentre le internet companies riescono a mobilitare le persone in modi che gli studios non saprebbero nemmeno immaginare. Lo “sciopero di Internet” del 18 gennaio l'ha dimostrato chiaramente. Mai Obama avrebbe avallato una legge che rischiava di mettere i bastoni tra le ruote ad aziende tanto potenti ed in grado di influenzare così profondamente l'opinione pubblica mondiale. Mai si sarebbe preso la responsabilità di causare una deriva negativa nella vita in rete, facendo infuriare milioni di persone, molte delle quali elettori statunitensi. Le possibili ripercussioni sulla sua campagna elettorale si possono solo immaginare. Obama non ha fatto nessun piacere a Google&Co. Semplicemente, in questo momento, li teme.
Piegata una delle lobby più ricche dell'industria statunitense, intimidito “l'uomo più potente del mondo”, alle internet companies non restano da vincere che un pugno di battaglie per poter sacrificare quella stessa libertà di espressione che oggi sostengono di difendere. Mancano alla lista la causa intentata alla UE contro Google per abuso di posizione dominante e sopratutto il dissolvimento della Net Neutrality, pronta a lasciare il passo ad un nuovo grand design della rete, ricalcato sulle ragioni imposte dal mercato. Al varco ci attende un' Internet a doppia velocità, una per ricchi ed una per i poveri. Come dicevamo in apertura, l'architettura conta.
Mentre scriviamo giunge notizia del sequestro operato dall'FBI contro Megaupload e Megavideo, due tra i più visitati siti in tutto il mondo. Un'operazione repressiva dalle ricadute di portata planetaria che, indipendentemente da qualsiasi impulso sia partita, rafforzerà l'opposizione ai tanto discussi disegni di legge. In pochi minuti Anonymous ha affondato i siti di tutte le lobby dell'industria dell'entertainement statunitense, #megaupload è in trending topic su Twitter mentre su Facebook fioccano i gruppi che si propongono di salvare Megavideo. Vedremo poi se nei prossimi giorni Kim Schmitz, il fondatore dei siti in questione, verrà proclamato beato martire sacrificatosi per la libertà di parola (e certo per i congrui profitti derivati dall'aver abbracciato la causa).
Quella contro SOPA è stata una vittoria? Potrebbe esserlo. Se e solo se il 99% avrà la capacità di trasformare una battaglia contro l'oscurantismo in una battaglia contro il capitalismo digitale, immaginando modi di far entrare in sciopero permanente (come decidiamo noi, non come vuole Google) la nostra comunicazione nei confronti della governance globale dell'informazione.

Bussoleno: Fiaccolata in solidarieta' agli/alle arrestat* NOTAV



La solidarietà è un’arma, usiamola


Molti lettori di questo sito daranno probabilmente la solidarietà ai No Tav per scontata, nel momento in cui 26 di loro, in Val Susa, a Torino e nel resto d’Italia, sono stati arrestati (molti altri sono stati confinati nelle loro città o denunciati). Eppure crediamo sia necessario interrogare a fondo le ragioni dei gesti e delle prese di posizione che ci collocano sul terreno sempre parziale della società, anche quando ci sembrano ovvie.

La solidarietà non è un atto di pietà per chi soffre in cella, una disposizione d’animo dovuta, un modo per confermare a noi stessi che siamo in regola con le nostre rappresentazioni del mondo. La solidarietà è un’arma. Non dobbiamo mai smettere di chiederci, ogni volta che la usiamo: che tipo di arma è? Da chi è impugnata, contro chi è rivolta? La solidarietà non deve mai temere, deve sempre affrontare serenamente la repressione, approfondendo semmai le critiche e i conflitti contro cui la repressione è stata ordinata. Chi è finito in carcere ha fatto una scelta, dando seguito alle sue idee in prima persona, su un campo di battaglia grande quanto una valle: essere No Tav. La solidarietà verso chi è stato arrestato è utile se contribuisce alla lotta che chi è in carcere ha portato avanti, se accresce nella condivisione la portata degli atti di chi ha sacrificato, anche se temporaneamente, la propria libertà per un obiettivo.

Questa lotta non può e non deve essere identificata in modo limitato; è la lotta contro ciò che rende necessaria quella resistenza, contro tutto ciò che rende possibile ciò che la resistenza combatte. Oggi in tutta Italia numerosi soggetti sociali sono sul piede di guerra. Questi soggetti sono vittime dello stesso liberismo che la valle ha sfidato. Unire questi soggetti, appoggiarne la lotta, approfondire la critica e l’azione al loro interno è ciò che i No Tav di tutta Italia devono porsi come obiettivo. Moltiplicare i “No!”, estendere e diversificare le lotte, questo è il nostro compito. La Val Susa non vince senza l’Italia, l’Italia non vince senza la Val Susa; ma il modello di conflitto che viene in questi giorni sbattuto in cella deve essere riprodotto nella forza e nella qualità politica che ha saputo produrre, deve essere fatto vivere in territori lontani e in lotte tra loro diverse, concretamente.

Ciò che apparentemente ci danneggia, la repressione, deve diventare uno strumento per rafforzarci, per unirci, per moltiplicarci. Essere solidali con i No Tav significa certo sventolare le loro bandiere, creare presidi in tutta Italia, scrivere loro telegrammi; ma non è solo questo. È anche e soprattutto rendere le proprie città simili a come le compagne e i compagni arrestati vorrebbero vederle quando, speriamo presto, usciranno: solidali con loro, ma soprattutto più simili a loro.


La Redazione di Infoaut.org


giogi_notavQui la paura non è di casa!

Ricordatelo bene signori inquirenti...




Era da tempo nell'aria e questa mattina all'alba puntualmente è scatta un'operazione di polizia contro il movimento notav. Le ultime notizie parlano di 26 arresti sparsi sul territorio nazionale e 11 denunce nell'area "antagonista ed anarchica". Tra gli arrestati anche Guido Fissore, consigliere comunale di Villarfocchiardo, Giorgio Rossetto, del csoa Askatasuna e numerosi altr* compagn* a Torino e in giro per l'Italia (appartenenti a svariate aree di movimento), a Asti, Milano, Trento, Palermo, Roma, Padova, Genova, Pistoia, Cremona, Macerata, Biella, Bergamo, Parma, Modena, colpit* per la loro generosità e impegno nelle lotte sociali: pe rla casa, i migranti, contro il precariato, contro la svendita dell'università... etc. Una perquisizione anche in Francia.

Un'operazione in perfetto Caselli-style (come affermano sempre fonti giornalistiche “supervisionate dal Procuratore capo Caselli”) interessata a raccontare la provenienza "esterna" della protesta contro l'alta velocità, per dividere, avvertire, spaventare.

Ma il movimento notav non accetta distinguo di sorta. Rassemblamenti sono attualmente in corso a Villarfocchiarda, di fronte a casa di Guido e a Vaie, dov'è in corso un'assemblea popolare e dove si terrà una conferenza stampa del movimento all

yeahhhUn'altra fiaccolata come tante, verrebbe da dire, come ne abbiamo fatte a decine in questi anni di mobilitazione determinata e permanente. Invece quello di ieri sera è stato un momento di passaggio fondamentale dentro la stessa storia lunga e in salita del movimento notav. Arresti e intimidazioni in questi anni il movimento ne ha affronate e superate tante ma il salto di qualità messo in campo ieri dal braccio penale della lobby del Tav non ha precedenti.


Il movimento si è trovato faccia a faccia col Potere con la P maiuscola, in tutte le sue articolazioni di dominio, nel lavoro simultaneo dei professionisti della gogna mediatica e degli esecutori fedeli della legalità di Stato, con il beneplacito di Confindustria e l'ok del governo Monti mentre gli sfigati alla Esposito si masturbavano in solitaria gaudenzia apprendendo la notizia dai Tg del mattino.

La lettura politica di questa operazione l'ha data senza sbavature Alberto Perino fin dalle prime luci dell'alba: "Cosentino libero [abbracciato dal patron pdll-ino del Tav Osvaldo Napoli] i notav in cella". Ma ancora più interessante è stato il seguito del discorso: "proprio mentre l'Italia inizia prendere fuoco...". E qui l'assolutamente inedita capacità di cogliere il momento e la tendenza dei processi contradditori oggi in corso nel paese. Rifiutando l'ingiunzione miserabile allo scatenamento di una guerra tra poveri è stato detto a chiare lettere che il movimento notav è a fianco degli "auto-trasportatori, il movimento dei forconi, i pescatori, il popolo sardo in lotta contro Equitalia...". Sta qui il "punto topico" e più alto del movimento notav su quanto si sta muovendo in questo paese a difesa dalla rapina dei beni comuni. Come ha detto bene Ugo Mattei nell'intervista rilasciataci ieri sera si è realizzata qui "una compenetrazione tra avanguardie di compagni e popolazione locale". Questo fa paura è spinge i governanti dell'esistente a mosse sconsiderate, provocatorie e ridicole che non convincono più nessuno al di fuori delle cerchie auto-referenziali e autistiche di caste che san solo più comunicare tra loro: giornalismo mainstream, politica istituzionale, sindacati concertativi, governo, Confindustria e forze dell'ordine. Mentre sotto si allarga il mondo degli espropriati, che inizia ad aprire gli occhi e a prendere coscienza di avere molto più in comune di quanto potesse pensare solo qualche mese fa.

Dietro questa operazione c'è molta debolezza, tanto rancore e una malcelata ansia di vendetta. Non vogliono perdonare al movimento la sua capacità di sognare e far sognare alternative concrete e possibili. La Marcegaglia l'aveva detto a chiare lettere a giugno, prima dello sgombero coi cs della Maddalena: "non possiamo tollerare che all'interno dello Stato esista un territorio franco dove le forze dell'ordine non possono entrare chiamato 'Libera Repubblica della Maddalena'!".

La sensazione più bella che ieri percorreva, sotterranea ma palpabile, la fiaccolata dei 10000 era la serenità e la pacatezza di chi sa di stare dalla parte giusta, senza orpelli, artificiosi distinguo o ingiunzioni a prese di distanza imposte dall'alto. Il movimento sa, si conosce, individua alla perfezione gli interessi e le poste in gioco di una lotta che ha modificato le vite e le priorità di chi lo anima e fa crescere. Il resto sono solo farneticazioni, deliri impotenti del potere, astrazioni senza carne.

La serata di ieri ha ribadito che la paura non ha preso corpo e che la gioia di esserci e continuare ad esserci è ben radicata e ansisosa di perpetuarsi. Ora si fa forte l'urgenza di riportare fuori al più presto possibile tutt* compagn* arrestat*. Sapendo che non sarà semplice né breve. Presidi sotto il carcere e un corteo pomeridiano a Torino nella giornata di sabato sono in gia in programma mentre si accorciano i tempi di una manifestazione nazionale in valle contro l'Alta Velocità, a difesa dei beni comuni e in solidarietà con gli arrestati. Con la presenza molto probabile di sindaci, Comunità Montana, gonfaloni e sindaci. Là dove volevano dividere per meglio imperare, si troveranno a fronteggiare un'unita rinnovata e una determninazione accresciuta. Non sempre le vecchie ricette funzionano.

In Val Susa il morale è alto ma anche la comprensione che qui si vincerà -per la valle e per tutt*- solo se si sarà in grado di far proliferare 1000 Val di Susa in tutto il paese (e nel resto del continente). L'impresa potrà sembrare ardua ma i nervosismi del governo e dei suoi sostenitori mostrano già tutte le crepe di un esecutivo che aldilà delle dichiarazioni di facciata non può fare a meno del sistema dei partiti e del loro consociativismo mefitico.

Sarà dura... e non stiamo neanche più a dire per chi.

Il tempo e l'epoca sono dalla nostra!

Infoaut-Torino

Ministeri condannati per arsenico nell'acqua

arsenico-nella-falda-chiusa-discarica-bariI ministeri dell'Ambiente e della Salute sono stati condannati dal Tar del Lazio a risarcire con 100 euro ciascuno circa 2.000 utenti di varie regioni (Lazio, Toscana, Trentino Alto Adige, Lombardia, Umbria) che lamentano la presenza di arsenico nell'acqua.
Lo annuncia il Codacons, che aveva presentato ricorso.

(Continua a leggere su repubblica.it)  -  Leggi la sentenza del Tar_


Arsenico nell’acqua, risarcimento di 100 euro

I ministeri dell’Ambiente e della Salute sono stati condannati dal Tar del Lazio a risarcire con 100 euro ciascuno circa 2.000 utenti di varie regioni (Lazio, Toscana, Trentino Alto Adige, Lombardia, Umbria) che lamentano la presenza di arsenico nell’acqua. Lo annuncia il Codacons, che aveva presentato ricorso.

Secondo i giudici amministrativi di primo grado, riferisce il Codacons, bere “acqua all’arsenico può produrre tumori al fegato, alla cistifellea e pelle, nonché malattie cardiovascolari“. “La sentenza – afferma il Codacons in una nota – apre una strada di incredibile valore, affermando che fornire servizi insufficienti o difettosi o inquinati determina la responsabilità della pubblica amministrazione per danno alla vita di relazione, stress, rischio di danno alla salute”.

“Ora questa strada – prosegue la nota – sarà percorsa anche per chiedere i danni da inquinamento dell’aria e da degrado sia a Napoli che a Roma e nelle altre grandi città in cui la vivibilità è fortemente pregiudicata dal degrado ambientale”.

Per Carlo Rienzi, presidente dell’associazione di utenti e consumatori, si “tratta di una vittoria importantissima perché pone termine alla impunità di regioni e ministeri che per non spendere i soldi stanziati o non sapendoli spendere hanno tenuto la popolazione in condizioni di degrado e di rischio di avvelenamento da arsenico.

Ora i singoli presidenti delle regioni e i singoli Ministri dell’Ambiente e della Salute succedutisi negli ultimi anni, quando promettevano all’Europa bonifiche delle falde in cambio di aumento dei limiti di presenza del metallo velenoso nelle acque, dovranno essere perseguiti dalla Corte dei Conti per rimborsare l’erario dei soldi che dovranno risarcire agli utenti”.

Per mettere il problema nero su bianco, la Legambiente ha realizzato delle tabelle in cui mostra i comuni a rischio. Alcuni di questi sono riusciti ad ottenere una proroga, ma solo perché il loro limite supera di poco quello stabilito dall’OMS. Infatti, su 157 comuni che ne avevano fatto richiesta per tre parametri (boro, fluoruro e arsenico), 128 non l’hanno ottenuta per le alte concentrazioni di arsenico, mentre è stata concessa a tutte le realtà che superano di poco i limiti (fino a 20mg per litro).

“Per rientrare nei limiti – ha aggiunto Ciafani – è sufficiente procedere ad interventi praticabili in pochi mesi, come è già avvenuto in diverse parti d’Italia. Infatti, nel 2003 le richieste di deroga erano state avanzate da 13 Regioni su 10 parametri mentre nel febbraio 2010 la richiesta di rinnovo inviata dall’Italia ha riguardato solo 6 Regioni (Campania, Lazio, Lombardia, Toscana, Trentino Alto Adige, Umbria) per tre parametri. Dunque – ha concluso Ciafani – la diminuzione delle richieste, sia in termini di territori coinvolti che di parametri dimostra che, con adeguati investimenti, è possibile uscire dalla deroga garantendo ai cittadini acqua potabile nel rispetto della legge”. 

Le realtà comunali che hanno ottenuto la deroga devono mettersi in regola entro i prossimi mesi, per intervenire a livello strutturale e tagliare drasticamente le concentrazioni di arsenico, ma anche di fluoruro e boro. 

Nella regione Lazio abbiamo 78 comuni impattati con 461.539 cittadini interessati. Soltanto nella Provincia di Roma il parametro di interesse e’ il fluoruro con € 33.299.629 previsti per le azioni correttive. 

Il termine della deroga scade il 2012… (Fonte: Ansa)

differenziati.wordpress.com/

A(c)QUAle punto siamo?



Venerdì 20 gennaio 2012, presso l’Università degli Studi di Bari, si è svolto il Convegno:

Referendum. A(C)QUAle punto siamo?
organizzato dal Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” – Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, per fare il punto sull’attuazione del referendum e in particolare sul contesto pugliese e per lanciare la campagna nazionale di “Obbedienza Civile”.

Qui di seguito i “risultati” del Convegno – al quale sono intervenute personalità di riferimento della battaglia della difesa del diritto umano all’acqua
(Riccardo Petrella , Alberto Lucarelli , Rosario Lembo , Consiglia Salvio , padre Alex Zanotelli ).

Al Convegno hanno partecipato decine di Comitati territoriali dalla Capitanata al Salento, il Comitato dei lavoratori AQP e numerosi cittadini/e.

L’aula Aldo Moro dell’Università di Bari era gremita a tal punto che la gente era seduta per terra, in piedi e fin fuori la porta. Una partecipazione straordinaria che conferma l’interesse della cittadinanza pugliese per la difesa del diritto umano all’acqua potabile e per la costruzione di una gestione pubblica e partecipata della risorsa.

L’acqua si conferma come paradigma della difesa di tutti i beni comuni, dalle risorse naturali ai saperi e alla conoscenza: in gioco è il senso stesso della democrazia.

Dunque, difendere l’acqua significa molto di più che occuparsi di un tema specifico o specialistico, significa agire per cambiare un sistema basato sull’individualismo, la competizione e la mercificazione, in un sistema fondato sul rispetto, l’equità e la solidarietà nell’interesse del bene comune.

Il Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” – Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

CHIEDE

alle istituzioni

coerenza e coraggio nello scegliere da che parte stare, se con il potere della finanza e degli interessi privati o con i cittadini,

e, in particolare,

CHIEDE

al Comune di Bari (presente ufficialmente all’evento) e a tutti i Comuni pugliesi di:

- modificare i rispettivi Statuti inserendo il principio che il Servizio Idrico Integrato è privo di rilevanza economica;

- esporre le bandiere “Il mio voto va rispettato” sugli edifici istituzionali come comunicazione permanente della richiesta di rispetto della legalità e della Carta costituzionale;

- rilanciare il Coordinamento degli Enti Locali per la Ripubblicizzazione dei Servizi Idrici;

alla Regione Puglia di

- trasformare l’AQP SpA in azienda speciale o consortile, soggetto di diritto pubblico con partecipazione sociale (ripresentando in Consiglio, prima della sentenza della Corte Costituzionale sull’impugnazione, il testo originario e preparandosi a difenderlo da ogni possibile ed eventuale “attacco” da parte dei poteri che sostengono la privatizzazione);

- riaprire il confronto con la cittadinanza e riavviare pratiche di partecipazione congiunta affinché la Puglia possa diventare il laboratorio innovativo nella sostanza (gestione pubblica e partecipata dei beni comuni) e nella metodologia (interlocuzione costruttiva con la cittadinanza e sperimentazione di forme di partecipazione) al fine, fra le altre cose, di diventare insieme a Napoli l’apripista di una nuova stagione in Italia.

Ai cittadini di

­- aderire alla campagna di “Obbedienza civile” (per informazioni: segreteriareferendumacqua@gmail.com; www.lacquanonsivende.blogspot.com; www.acquabenecomune.org).


Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” - Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

*****

Il 20 Gennaio 2012 ore 17.00
Aula Magna "Aldo Moro" - Università di Bari (Piazza C. Battisti, 1) Incontro pubblico REFERENDUM A(C)QUAle punto siamo?

Ne discutiamo con:

  • RICCARDO PETRELLA, Presidente IERPE (Institut Européen de Recherche pour la Politique de l'eau)
  • ALBERTO LUCARELLI, Ordinario di Diritto Pubblico, Università Federico II Napoli
  • ROSARIO LEMBO, Presidente Contratto Mondiale sull'Acqua-Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
  • CONSIGLIA SALVIO, Coordinamento campano per la gestione pubblica dell'acqua
  • P. ALEX ZANOTELLI, Missionario Comboniano

Organizza e coordina

il Comitato pugliese “Acqua Bene Comune”

www.lacquanonsivende.blogspot.com

segreteriareferendumacqua@gmail.com

Facebook. L’acqua non si vende – Tel. 339/6894675

DIRETTA STREAMING (salvo imprevisti) sui seguenti siti:
ilgrillaio.blogspot.com
lacquanonsivende.blogspot.com


Il Convegno sarà anche REGISTRATO da Radioluogocomune che lo inserirà sul sito sotto forma di podcast.

Relazione di accompagnamento alla proposta di legge d’iniziativa popolare

“Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico”


L’acqua è fonte di vita  ..  Senza acqua non c’è vita.

L’acqua costituisce pertanto un bene comune dell’umanità, un bene irrinunciabile che appartiene a tutti. 

Il diritto all’acqua è un diritto inalienabile : dunque l’acqua non può essere proprietà di nessuno, bensì bene condiviso equamente da tutti.

Oggi sulla Terra più di un miliardo e trecento milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile. 

Si prevede che nel giro di pochi anni tale numero raggiunga i tre miliardi. 

Il principale responsabile di tutto ciò è il modello neoliberista che ha prodotto una enorme disuguaglianza nell’accesso all’acqua, generando oltretutto una sempre maggior scarsità di quest’ultima, a causa di modi di produzione distruttivi dell’ecosistema.

E tuttavia, le pressioni ai diversi livelli (internazionale, nazionale e locale), finalizzate ad affermare la privatizzazione e l’affidamento al cosiddetto libero mercato della gestione della risorsa idrica, continuano imperterrite e travalicano trasversalmente le diverse culture politiche ed amministrative.

Per questo affermiamo che arrestare i processi di privatizzazione dell’acqua assume, nel XXI secolo, sempre più le caratteristiche di un problema di civiltà, che chiama in causa politici e cittadini, che chiede a ciascuno di valutare i propri atti, assumendosene la responsabilità rispetto alle generazioni viventi e future.

Le istituzioni economiche, finanziarie e politiche che per decenni hanno creato il degrado delle risorse naturali e l’impoverimento idrico di migliaia di comunità umane oggi dicono che l’acqua è un bene prezioso e raro e che solo il suo valore economico può regolare e legittimare la sua distribuzione.

Noi sappiamo che non è così. Dopo decenni di ubriacatura neoliberista, gli effetti della messa sul mercato dei servizi pubblici e dell’acqua dimostrano come solo una proprietà pubblica e un governo pubblico e partecipato dalle comunità locali possano garantire la tutela della risorsa, il diritto e l’accesso all’acqua per tutti e la sua conservazione per le generazioni future.

In questa battaglia, insieme globale e locale, è ormai largamente diffusa la consapevolezza delle popolazioni riguardo alla necessità di non mercificare il bene comune acqua e non esiste quasi più territorio che non sia attraversato da vertenze per l’acqua.

Le lotte per il riconoscimento e la difesa dell’acqua come bene comune hanno acquisito in questi anni una rilevanza e una diffusione senza precedenti, assumendo anche nuovi significati ed approfondimenti.
Da una parte, le lotte contro la privatizzazione e per il diritto d’accesso all’acqua e alle risorse naturali sono state il motore di cambiamenti sociali e politici epocali in un continente come l’America Latina (basti pensare alla Bolivia che oggi, primo paese al mondo, ha un Ministro per l’Acqua o all’Uruguay che ha deciso, attraverso referendum, di inserire l’acqua come diritto umano e bene comune nella Costituzione) e in diverse aree geografiche planetarie (prima fra tutte, la lotta delle donne e dei contadini indiani contro le dighe del Narmada) ; dall’altra, le lotte per l’acqua tendono sempre più a divenire strumento di costruzione di pace contro la guerra globale, oggi sempre più determinata dalla competizione per il controllo delle risorse naturali strategiche, di cui l’acqua è la più importante.

Anche nel nostro Paese l’importanza della questione acqua ha raggiunto nel tempo una forte consapevolezza sociale e una capillare diffusione territoriale, aggregando culture ed esperienze differenti e facendo divenire la battaglia per l’acqua il paradigma di un altro modello di società.

E’ un percorso che parte da lontano. Nel 2003, dichiarato dall’ONU Anno mondiale dell’acqua, proprio a Firenze si svolse il Forum Mondiale Alternativo dell’Acqua che, ispirandosi al concetto di acqua come bene comune necessario alla vita, bocciò le politiche fondate sulla trasformazione dell’acqua in merce, anche mediante l’introduzione del cosiddetto “partenariato pubblico-privato”, chiedendone con forza la proprietà e la gestione pubblica come garanzia di libero accesso per tutti.

Da allora sono state decine e decine le vertenze che si sono aperte nei territori contro la privatizzazione dell’acqua e per un nuovo governo pubblico e partecipato della stessa : dall’ Abruzzo alla Sicilia, dalla Campania alla Lombardia, dal Lazio alla Toscana, dove nel 2005 sono state raccolte più di 43000 firme in calce ad una legge regionale di iniziativa popolare.

La necessità di mettere in rete e collegare fra loro queste diverse esperienze, unita alla consapevolezza che per poter produrre un cambiamento effettivo occorreva costruire sull’acqua una vertenza di dimensione nazionale, sono state il terreno di coltura che ha permesso nel marzo 2006 l’effettuazione a Roma del primo Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, cui hanno partecipato centinaia di realtà territoriali e decine di reti nazionali, associative, sindacali e politiche.

Il Forum, attraverso i suoi seminari, ha messo a fuoco l’intera questione acqua, dagli aspetti di politica globale a quelli territoriali, dalla tutela della risorsa alla sua gestione, dalla critica delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni alla ricerca di nuovi modelli di pubblico basati sulla democrazia partecipativa.

Con un’ importante conclusione condivisa : la necessità di un cambiamento normativo nazionale, che segnasse una svolta radicale rispetto alle politiche, trasversalmente condivise negli ultimi vent’anni, che hanno fatto dell’acqua una merce e del mercato il punto di riferimento per la sua gestione. Provocando dappertutto : degrado e spreco della risorsa, precarizzazione del lavoro, peggioramento della qualità del servizio, aumento delle tariffe, riduzione dei finanziamenti per gli investimenti, diseconomicità della gestione, espropriazione dei saperi collettivi, mancanza di trasparenza e di democrazia.

Ovvero, il totale fallimento degli obiettivi promessi da una martellante campagna di promozione comunicativa in ordine ai benefici della privatizzazione e del cosiddetto partenariato pubblico-privato - maggiore qualità, maggiore economicità, maggiori investimenti- che, alla prova dei fatti si sono dimostrati totalmente inconsistenti.

Nel frattempo, il cambiamento realizzatosi con le elezioni politiche dell’aprile 2006 ha portato al governo la coalizione dell’Unione che, nel suo programma contiene il principio del mantenimento nelle mani pubbliche della proprietà e della gestione del servizio idrico integrato. Un importante passaggio, frutto anche della mobilitazione sociale che in questi anni ha reso cultura di massa l’idea dell’acqua come bene comune non mercificabile.

Proprio perché tale cultura diventi politica concreta ed esperienza consolidata, le realtà territoriali e le reti nazionali che hanno promosso il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua hanno deciso di darsi e di fornire al Paese uno strumento normativo che disegni il quadro della svolta auspicata : una proposta di legge d’iniziativa popolare con gli obiettivi di tutela della risorsa e della sua qualità, di ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, di gestione dello stesso attraverso strumenti di democrazia partecipativa.

Proposta di legge che passiamo ad illustrare.

L’articolo 1 stabilisce le finalità della legge, identificate come la definizione dei principi con cui deve essere gestito il patrimonio idrico nazionale e la definizione di un governo pubblico e partecipativo del ciclo integrato dell’acqua.

L’articolo 2 stabilisce i principi generali, definendo l’acqua come bene finito da tutelare anche per le generazioni future, l’accesso all’acqua come diritto umano inviolabile, l’indisponibilità dell’uso della stessa secondo logiche di mercato, la subordinazione del prelievo alla concessione da parte delle pubbliche amministrazione, la priorità dell’uso per l’alimentazione e l’igiene umana, la priorità dell’uso produttivo per l’agricoltura e l’alimentazione animale, la necessità che ad ogni prelievo concesso corrisponda un contatore dell’uso.

L’articolo 3 stabilisce i principi relativi alla tutela e alla pianificazione della risorsa acqua, definendo l’obbligatorietà per ogni bacino idrografico di dotarsi entro due anni di un bilancio idrico di bacino e di una pianificazione delle destinazioni d’uso dell’acqua, vincolando all’esistenza di questi ultimi le concessioni al prelievo ; designando l’esclusività di destinazione all’uso umano per le acque così definite per le loro caratteristiche qualitative ; stabilendo gli strumenti per la conservazione della qualità della risorsa ; vincolando al rispetto di quanto stabilito sopra ogni nuova concessione relativa alle acque minerali.

L’articolo 4 stabilisce i principi relativi alla gestione del servizio idrico, definendo tale servizio privo di rilevanza economica e sottratto ai principi della libera concorrenza, poiché persegue finalità sociali e ambientali di pubblico interesse.

L’articolo 5 stabilisce i principi del governo pubblico del ciclo integrato dell’acqua, definendo le modalità della gestione integrata, la proprietà pubblica e inalienabile delle infrastrutture e delle reti e l’affidamento della gestione in via esclusiva ad enti di diritto pubblico.

L’articolo 6 stabilisce le modalità della fase di transizione verso la ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico, stabilendo la decadenza degli affidamenti in essere in concessione a terzi, e definendo i tempi e i vincoli per la trasformazione degli affidamenti in essere attraverso società a capitale misto pubblico-privato o attraverso società a totale capitale pubblico. Il medesimo articolo definisce anche il ricorso ai poteri sostitutivi in caso di mancata ottemperanza a quanto previsto.

L’articolo 7 stabilisce, al fine di attuare i processi previsti dalla fase di transizione, l’istituzione del Fondo Nazionale per la ripubblicizzazione, delegando il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio ad emanare apposito regolamento entro tre mesi.

L’articolo 8 stabilisce le modalità di finanziamento del servizio idrico integrato attraverso la fiscalità generale, definendo a carico della stessa la copertura in parte dei costi di investimento e la copertura dei costi di erogazione del quantitativo minimo vitale giornaliero per persona.

L’articolo 9 stabilisce le modalità di finanziamento del servizio idrico integrato attraverso la tariffa, definendo l’erogazione gratuita di 50 litri per abitante come quantitativo minimo vitale giornaliero ; definendo i principi cui dovranno conformarsi le normative regionali per la definizione delle fasce tariffarie per consumi superiori ; definendo come interna alla tariffa per gli usi non domestici una quota parte da destinare alla copertura dei costi di investimento, dei costi delle attività di bonifica dagli inquinanti e delle attività di prevenzione e controllo.

L’articolo 10 stabilisce i principi del governo partecipativo del servizio idrico integrato che le normative regionali dovranno disciplinare.

L’articolo 11 stabilisce, al fine di favorire l’accesso all’acqua potabile per tutti gli abitanti del pianeta, l’istituzione di un Fondo Nazionale di solidarietà internazionale, finanziato dal prelievo in tariffa di 1 cent/euro per metro cubo di acqua erogata e dal prelievo fiscale nazionale di 1 cent/euro per ogni bottiglia di acqua minerale commercializzata ; il Fondo sarà destinato a progetti di cooperazione internazionale decentrata e partecipata dalle comunità locali per il sostegno all’accesso all’acqua.

L’articolo 12 stabilisce la copertura finanziaria della legge, definendo l’allocazione di risorse per il Fondo Nazionale per la ripubblicizzazione attraverso una riduzione pari al 5% delle somme destinate nell’anno finanziario 2005 alle spese militari ; la destinazione di quota parte, pari a 2 mld/euro annui, delle risorse derivanti dalla lotta all’elusione e all’evasione fiscale ; la destinazione dei fondi derivanti dalle sanzioni emesse in violazione delle leggi di tutela del patrimonio idrico ; la destinazione di una quota parte, non inferiore al 10%, dell’IVA applicata sul commercio delle acque minerali ; l’allocazione di risorse derivanti dall’introduzione di una tassa di scopo relativa al prelievo fiscale sulla produzione e l’uso di sostanze chimiche inquinanti.

L’articolo 13 stabilisce l’abrogazione di tutte le disposizioni incompatibili con quanto definito nella legge.

venerdì 27 gennaio 2012

PROPOSTA DI LEGGE D’INIZIATIVA POPOLARE CONCERNENTE :

PRINCIPI PER LA TUTELA, IL GOVERNO E LA GESTIONE PUBBLICA DELLE ACQUE E DISPOSIZIONI PER LA RIPUBBLICIZZAZIONE DEL SERVIZIO IDRICO


Articolo 1 (Finalità)
1. La presente legge, ai sensi dell’art. 117, lettere m) ed s), della Costituzione, detta i principi con cui deve essere utilizzato, gestito e governato il patrimonio idrico nazionale.
2. La presente legge si prefigge l’obiettivo di favorire la definizione di un governo pubblico e partecipativo del ciclo integrato dell’acqua, in grado di garantirne un uso sostenibile e solidale.

Articolo 2 (Principi generali)
1. L’acqua è un bene naturale e un diritto umano universale. La disponibilità e l’accesso individuale e collettivo all’acqua potabile sono garantiti in quanto diritti inalienabili ed inviolabili della persona.
2. L’acqua è un bene finito, indispensabile all’esistenza di tutti gli esseri viventi. Tutte le acque superficiali e sotterranee sono pubbliche e non mercificabili e costituiscono una risorsa che è salvaguardata ed utilizzata secondo criteri di solidarietà. Qualsiasi uso delle acque è effettuato salvaguardando le aspettative e i diritti delle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale. Gli usi delle acque sono indirizzati al risparmio e al rinnovo delle risorse per non pregiudicare il patrimonio idrico, la vivibilità dell’ambiente, l’agricoltura, la fauna e la flora acquatiche, i processi geomorfologici e gli equilibri idrogeologici.
3. L’uso dell’acqua per l’alimentazione e l’igiene umana è prioritario rispetto agli altri usi del medesimo corpo idrico superficiale o sotterraneo. Come tale, deve essere sempre garantito, anche attraverso politiche di pianificazione degli interventi che consentano reciprocità e mutuo aiuto tra bacini idrografici con disparità di disponibilità della risorsa. Gli altri usi sono ammessi quando la risorsa è sufficiente e a condizione che non ledano la qualità dell’acqua per il consumo umano.
4. L’uso dell’acqua per l’agricoltura e l’alimentazione animale è prioritario rispetto agli altri usi, ad eccezione di quello di cui al comma 3.
5. Tutti i prelievi di acqua devono essere misurati a mezzo di un contatore a norma UE fornito dall’autorità competente e installato a cura dell’utilizzatore secondo i criteri stabiliti dall’autorità stessa.

Articolo 3 (Principi relativi alla tutela e alla pianificazione)
1. Per ogni bacino idrografico viene predisposto un bilancio idrico entro due anni dall’entrata in vigore della presente legge. Il bilancio idrico viene recepito negli atti e negli strumenti di pianificazione concernenti la gestione dell’acqua e del territorio e deve essere aggiornato periodicamente.
2. Entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, sentita la Conferenza Stato-Regioni, individua per decreto l’autorità responsabile per la redazione e l’approvazione dei bilanci idrici di bacino e i relativi criteri per la loro redazione secondo i principi contenuti nella Direttiva 60/2000/CE al fine di assicurare :
a)il diritto all’acqua ;
b) l’equilibrio tra prelievi e capacità naturale di ricostituzione del patrimonio idrico ;
c) la presenza di una quantità minima di acqua, in relazione anche alla naturale dinamica idrogeologica ed ecologica, necessaria a permettere il mantenimento di biocenosi autoctone e il raggiungimento degli obiettivi di qualità ambientale, per garantire la tutela e la funzionalità degli ecosistemi acquatici naturali.
3. Al fine di favorire la partecipazione democratica, lo Stato e gli enti locali applicano nella redazione degli strumenti di pianificazione quanto previsto dall’articolo 14 della Direttiva 2000/60 CE su “informazione e consultazione pubblica”.
4. Il rilascio o il rinnovo di concessioni di prelievo di acque deve essere vincolato al rispetto delle priorità, così come stabilite all’articolo 2, commi 3 e 4, e alla definizione del bilancio idrico di bacino, corredato da una pianificazione delle destinazioni d’uso delle risorse idriche.
5. Fatti salvi i prelievi destinati al consumo umano per il soddisfacimento del diritto all’acqua, il rilascio o il rinnovo di concessioni di prelievo di acque deve considerare il principio del recupero dei costi relativi ai servizi idrici, compresi i costi ambientali e relativi alle risorse soddisfacendo in particolare il principio “chi inquina paga”, così come previsto dall’articolo 9 della Direttiva 2000/60 CE , fermo restando quanto stabilito all’articolo 8 della presente legge. Per esigenze ambientali o sociali gli Enti preposti alla pianificazione della gestione dell’acqua possono comunque disporre limiti al rilascio o al rinnovo delle concessioni di prelievo dell’acqua anche in presenza di remunerazione dell’intero costo.
6. In assenza di quanto previsto dai commi 1, 2, 3 e 4 non possono essere rilasciate nuove concessioni e quelle esistenti devono essere sottoposte a revisione annuale.
7. Le acque che, per le loro caratteristiche qualitative, sono definite “destinabili all’uso umano”, non devono di norma essere utilizzate per usi diversi. Possono essere destinate ad usi diversi solo se non siano presenti altre risorse idriche, nel qual caso l’ammontare del relativo canone di concessione è decuplicato.
8. Per tutti i corpi idrici deve essere garantita la conservazione o il raggiungimento di uno stato di qualità vicino a quello naturale entro l’anno 2015 come previsto dalla Direttiva 60/2000/CE attraverso :
- il controllo e la regolazione degli scarichi idrici ;
- l’uso corretto e razionale delle acque ;
- l’uso corretto e razionale del territorio.
9. Le concessioni al prelievo e le autorizzazioni allo scarico per gli usi differenti da quello potabile possono essere revocate dall’autorità competente, anche prima della loro scadenza amministrativa, se è verificata l’esistenza di gravi problemi qualitativi e quantitativi al corpo idrico interessato. In tali casi non sono dovuti risarcimenti di alcun genere, salvo il rimborso degli oneri per il canone di concessione delle acque non prelevate.
10. I piani d’ambito di cui all’articolo 149 del d. lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 devono essere aggiornati adeguandoli ai principi della presente legge e alle indicazioni degli specifici strumenti pianificatori di cui ai commi precedenti.
11. Dalla data di entrata in vigore della presente legge, nessuna nuova concessione per sfruttamento, imbottigliamento e utilizzazione di sorgenti, fonti, acque minerali o corpi idrici idonei all’uso potabile può essere rilasciata, se in contrasto con quanto previsto nel presente articolo.

Articolo 4 (Principi relativi alla gestione del servizio idrico)
1. In considerazione dell’esigenza di tutelare il pubblico interesse allo svolgimento di un servizio essenziale, con situazione di monopolio naturale (art. 43 Costituzione), il servizio idrico integrato è da considerarsi servizio pubblico locale privo di rilevanza economica.
2. La gestione del servizio idrico integrato è sottratta al principio della libera concorrenza, è realizzata senza finalità lucrative, persegue finalità di carattere sociale e ambientale, ed è finanziata attraverso meccanismi di fiscalità generale e specifica e meccanismi tariffari.
3. Il presente articolo impegna il Governo italiano all’interno di qualsiasi Trattato o Accordo internazionale.

Articolo 5 (Governo pubblico del ciclo integrato dell’acqua)
1. Al fine di salvaguardare l’unitarietà e la qualità del servizio, la gestione delle acque avviene mediante servizio idrico integrato, così come definito dalla parte terza del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 (Norme in materia ambientale).
2. Gli acquedotti, le fognature, gli impianti di depurazione e le altre infrastrutture e dotazioni patrimoniali afferenti al servizio idrico integrato costituiscono il capitale tecnico necessario e indispensabile per lo svolgimento di un pubblico servizio e sono proprietà degli enti locali, i quali non possono cederla. Tali beni sono assoggettati al regime proprio del demanio pubblico ai sensi dell’art. 822 del codice civile e ad essi si applica la disposizione dell’art. 824 del codice civile. Essi, pertanto, sono inalienabili e gravati dal vincolo perpetuo di destinazione ad uso pubblico.
3. La gestione e l’erogazione del servizio idrico integrato non possono essere separate e possono essere affidate esclusivamente ad enti di diritto pubblico.

Articolo 6 (Ripubblicizzazione della gestione del servizio idrico integrato - decadenza delle forme di gestione - fase transitoria)
1. Dalla data di entrata in vigore della presente legge non sono possibili acquisizioni di quote azionarie di società di gestione del servizio idrico integrato.
2. Tutte le forme di gestione del servizio idrico affidate in concessione a terzi in essere alla data di entrata in vigore della presente legge, se non decadute per contratto, decadono alla medesima data.
3. Tutte le forme di gestione del servizio idrico affidate a società a capitale misto pubblico-privato in essere alla data di entrata in vigore della presente legge, se non decadute per contratto, avviano il processo di trasformazione - previo recesso del settore acqua e scorporo del ramo d’azienda relativo, in caso di gestione di una pluralità di servizi - in società a capitale interamente pubblico. Detto processo deve completarsi entro due anni dalla data di entrata in vigore della presente legge.
4. Le società risultanti dal processo di trasformazione di cui al comma 3 possono operare alle seguenti vincolanti condizioni :
a) divieto di cessione di quote di capitale a qualsiasi titolo ;
b) esercizio della propria attività in via esclusiva nel servizio affidato ;
c) obbligo di sottostare a controllo da parte degli enti affidanti analogo a quello dagli stessi esercitato sui servizi a gestione diretta ;
d) obbligo di trasformazione in enti di diritto pubblico entro tre anni dalla data di costituzione.
5. Tutte le forme di gestione del servizio idrico affidate a società a capitale interamente pubblico in essere alla data di entrata in vigore della presente legge, se non decadute per contratto, completano il processo di trasformazione in enti di diritto pubblico entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge.
6. Per le forme di gestione del servizio idrico di cui al comma 5, che rispettano le condizioni vincolanti di cui al comma 4, lettere a), b), e c), il termine di cui al comma 5 è prorogabile fino a un massimo di sette anni dalla data di entrata in vigore della presente legge.
7. In caso di mancata osservanza di quanto stabilito dal presente articolo, il Governo esercita i poteri sostitutivi stabiliti dalla legge.
8. Con decreto dei ministri competenti da emanare entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge, sentita la Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono definiti i criteri e le modalità alle quali le Regioni e gli enti locali devono attenersi per garantire la continuità del servizio e la qualità dello stesso durante la fase transitoria di cui al presente articolo, assicurando la trasparenza e la partecipazione dei lavoratori e dei cittadini ai relativi controlli.

Articolo 7 (Istituzione del Fondo Nazionale per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato)
1. Al fine di attuare i processi di trasferimento di gestione di cui all’articolo 6, è istituito presso il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio il Fondo Nazionale per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato. Il Fondo Nazionale è alimentato dalle risorse finanziarie di cui all’articolo 12.
2. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Governo emana un apposito regolamento per disciplinare le modalità di accesso al Fondo di cui al comma 1.

Articolo 8 (Finanziamento del servizio idrico integrato)
1. Il servizio idrico integrato è finanziato attraverso la fiscalità generale e specifica e la tariffa.
2. I finanziamenti reperiti attraverso il ricorso alla fiscalità generale sono destinati a coprire parte dei costi di investimento e i costi di erogazione del quantitativo minimo vitale garantito, come definito all’articolo 9, comma 3. Ad essi vanno destinate risorse come stabilito all’articolo 12.

Articolo 9 (Finanziamento del servizio idrico integrato attraverso la tariffa )
1. Con apposito decreto, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Governo definisce il metodo per la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato per tutti gli usi dell’acqua, nel rispetto di quanto contenuto nel presente articolo.
2. Si definisce uso domestico ogni utilizzo d’acqua atto ad assicurare il fabbisogno individuale per l’alimentazione e l’igiene personale. La tariffa per l’uso domestico deve coprire i costi ordinari di esercizio del servizio idrico integrato ad eccezione del quantitativo minimo vitale garantito, di cui al comma 3.
3. L’erogazione giornaliera per l’alimentazione e l’igiene umana, considerata diritto umano e quantitativo minimo vitale garantito è pari a 50 litri per persona. E’ gratuita e coperta dalla fiscalità generale.
4. L’erogazione del quantitativo minimo vitale garantito non può essere sospesa. In caso di morosità nel pagamento, il gestore provvede ad installare apposito meccanismo limitatore dell’erogazione, idoneo a garantire esclusivamente la fornitura giornaliera essenziale di 50 litri al giorno per persona.
5. Per le fasce di consumo domestico superiori a 50 litri giornalieri per persona, le normative regionali dovranno individuare fasce tariffarie articolate per scaglioni di consumo tenendo conto :
a) del reddito individuale ;
b) della composizione del nucleo familiare ;
c) della quantità dell’acqua erogata ;
d) dell’esigenza di razionalizzazione dei consumi e di eliminazione degli sprechi.
6. Le normative regionali dovranno inoltre definire tetti di consumo individuale, comunque non superiori a 300 litri giornalieri per abitante, oltre i quali l’utilizzo dell’acqua è assimilato all’uso commerciale ; di conseguenza la tariffa è commisurata a tale uso e l’erogazione dell’acqua è regolata secondo i principi di cui all’articolo 2.
7. Le tariffe per tutti gli usi devono essere definite tenendo conto dei principi di cui all’articolo 9 della Direttiva 2000/60 CE e devono contemplare, con eccezione per l’uso domestico, una componente aggiuntiva di costo per compensare :
a) la copertura parziale dei costi di investimento ;
b) le attività di depurazione o di riqualificazione ambientale necessarie per compensare l’impatto delle attività per cui viene concesso l’uso dell’acqua ;
c) la copertura dei costi relativi alle attività di prevenzione e controllo.

Articolo 10 (Governo partecipativo del servizio idrico integrato)
1. Al fine di assicurare un governo democratico della gestione del servizio idrico integrato, gli enti locali adottano forme di democrazia partecipativa che conferiscano strumenti di partecipazione attiva alle decisioni sugli atti fondamentali di pianificazione, programmazione e gestione ai lavoratori del servizio idrico integrato e agli abitanti del territorio. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, le regioni definiscono, attraverso normative di indirizzo, le forme e le modalità più idonee ad assicurare l’esercizio di questo diritto.
2. Ai sensi dell’articolo 8 d. lgs. 267/2000, gli strumenti di democrazia partecipativa di cui al comma 1 devono essere disciplinati negli Statuti dei Comuni.
3. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge il Governo definisce la Carta Nazionale del Servizio Idrico Integrato, al fine di riconoscere il diritto all’acqua, come definito all’articolo 9, comma 3, e fissare i livelli e gli standard minimi di qualità del servizio idrico integrato. La Carta Nazionale del Servizio Idrico Integrato disciplina, altresì, le modalità di vigilanza sulla corretta applicazione della stessa, definendo le eventuali sanzioni applicabili.

Articolo 11 (Fondo Nazionale di solidarietà internazionale)
1. Al fine di favorire l’accesso all’acqua potabile per tutti gli abitanti del pianeta, e di contribuire alla costituzione di una fiscalità generale universale che lo garantisca, è istituito il Fondo Nazionale di solidarietà internazionale da destinare a progetti di sostegno all’accesso all’acqua, gestiti attraverso forme di cooperazione decentrata e partecipata dalle comunità locali dei paesi di erogazione e dei paesi di destinazione, con l’esclusione di qualsivoglia profitto o interesse privatistico.
2. Il Fondo si avvale, fra le altre, delle seguenti risorse :
a) prelievo in tariffa di 1 centesimo di Euro per metro cubo di acqua erogata a cura del gestore del servizio idrico integrato ;
b) prelievo fiscale nazionale di 1 centesimo di Euro per ogni bottiglia di acqua minerale commercializzata.
3. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Governo emana un apposito regolamento per disciplinare le modalità di accesso al Fondo di cui al comma 1.

Articolo 12 (Disposizione finanziaria)
1. La copertura finanziaria della presente legge, per quanto attiene alla fiscalità generale, di cui all’articolo 8, comma2, e al Fondo Nazionale per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, di cui all’articolo 7, comma 1, è garantita attraverso :
a) la destinazione, in sede di approvazione della Legge Finanziaria, di una quota annuale di risorse non inferiore al 5% delle somme destinate nell’anno finanziario 2005 alle spese militari, prevedendo per queste ultime una riduzione corrispondente ;
b) la destinazione di una quota parte, pari a 2 miliardi di Euro/ anno, delle risorse derivanti dalla lotta all’elusione e all’evasione fiscale ;
c) la destinazione dei fondi derivanti dalle sanzioni emesse in violazione delle leggi di tutela del patrimonio idrico ;
d) la destinazione di una quota parte, non inferiore al 10%, dell’I.V.A. applicata sul commercio delle acque minerali ;
e) l’allocazione di una quota annuale delle risorse derivanti dall’introduzione di una tassa di scopo relativa al prelievo fiscale sulla produzione e l’uso di sostanze chimiche inquinanti per l’ambiente idrico ;
2. Il Governo è delegato a adottare, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, un decreto legislativo di definizione della tassa di scopo di cui al comma 1, lettera e .
3. Le risorse destinate dagli Enti Locali al finanziamento del servizio idrico integrato, secondo le modalità di cui alla presente legge, non rientrano nei calcoli previsti dal patto di stabilità interno previsto dalla Legge Finanziaria annuale.

Articolo 13 (Abrogazione)
1. Sono abrogate tutte le disposizioni incompatibili con la presente legge.
Download this file (Testo_definitivo_legge_acqua.pdf)Testo definitivo legge 

Occupazione Ministero Economia, 18 gennaio 2012

Acqua, Monti fa marcia indietro


 Comunicato stampa


Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
 
La mobilitazione paga: il popolo dell'acqua ha costretto il Governo a ritirare il provvedimento che vietava la gestione del servizio idrico attraverso enti di diritto pubblico, quali le aziende speciali.
 
È una vittoria dei cittadini e dei comitati che in tutto il paese hanno fatto sentire forte la loro voce in difesa del voto referendario.

Rimane ampiamente negativo il giudizio del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua sul decreto liberalizzazioni che, a dispregio voto del giugno scorso, peggiora le già pessime misure del precedente Governo sulla privatizzazione degli altri servizi pubblici locali.

La mobilitazione del popolo dell'acqua continua per la piena attuazione del risultato referendario: avanti tutta con la ripubblicizzazione del servizio idrico e la campagna di obbedienza civile per una tariffa corretta e coerente coi referendum. 

Si scrive acqua, si legge democrazia  -  Roma, 20 gennaio 2012

Come il Governo intendeva raggirare i referendum 
mario-monti1-large
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Nella bozza di decreto legge sulle liberalizzazioni, prima della sua approvazione nel Consiglio dei Ministri del 20 Gennaio, l’attacco al risultato referendario dello scorso giugno era diretto e soprattutto indirizzato verso la possibilità di ripubblicizzazione del servizio idrico.

Con l’art. 20 (“Aziende speciali e istituzioni”), infatti, si attaccava direttamente il risultato ottenuto dal referendum sull’acqua, che, grazie al rimando alla disciplina comunitaria (Sentenza Corte costituzionale 24/2011), aveva reso possibili le gestioni dirette degli enti locali attraverso enti di diritto pubblico, quali le aziende speciali: si dichiarava infatti che le aziende speciali possono intervenire “per la gestione di servizi diversi dai servizi di interesse economico generale” (presupponendo artatamente che il servizio idrico integrato sia tale) e le si assoggetta (anche nella versione definitiva del testo approvato in CdM) per la prima volta al patto di stabilità interno. Un attacco diretto alle esperienze come quella del Comune di Napoli, per fermarla in quel caso, e per evitare il suo proliferare sul territorio nazionale.

Così come continua a non essere rispettato l'esito del secondo referendum che prevede la fine dei profitti sull'acqua (attraverso l'eliminazione della remunerazione del capitale investito), ora il Governo vuole mettere la parola fine alla possibilità di una gestione direttamente pubblica e partecipata dalle comunità locali del servizio idrico integrato, proseguendo con la sua consegna alle società per azioni.
  

                                                                                           ******
 
Non esiste liberalizzazione del servizio idrico che rispetti i referendum
Comunicato stampa

Ormai da giorni il Presidente del Consiglio Monti e i suoi ministri parlano di privatizzazioni alludendo anche ad un intervento sul servizio idrico. Ultimi in ordine di tempo il sottosegretario Polillo secondo cui il referendum è stato “un mezzo imbroglio” e il sottosegretario Catricalà che ha annunciato “modifiche che non vadano contro il voto referendario” alla gestione dell'acqua.

Diciamo chiaramente a Monti, Passera, Catricalà e Polillo che non esiste nessuna liberalizzazione del servizio idrico che rispetti il voto referendario: il 12 e 13 giugno scorsi gli italiani hanno scelto in massa per la gestione pubblica dell'acqua e per la fuoriuscita degli interessi privati dal servizio idrico.

Non pensi il Governo Monti con la scusa di risanare il debito di poter aggirare il voto referendario con trucchi e trucchetti, 27 milioni di italiani si sono espressi per la ripubblicizzazione del servizio idrico e questo ci aspettiamo dal Governo nei prossimi giorni.

Saremo molto attenti alle prossime mosse del Governo Monti sul fronte delle liberalizzazioni, non permetteremo che la volontà popolare venga abbattuta a colpi di decreto, di Antitrust o di direttive europee in stile Bolkestein. 

Metteremo in campo ogni strumento utile alla difesa dei referendum, a partire dalla campagna di obbedienza civile lanciata da noi del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua.

L'applicazione dei referendum è la prima e la più urgente emergenza democratica nel nostro paese, per questo il Forum chiede, come già fatto e sinora senza risposta, un incontro urgente con il Presidente del Consiglio Mario Monti. 

Nel contempo chiede a tutte le realtà che hanno sostenuto i referendum, ai partiti che da fuori o dentro il Parlamento hanno dato indicazione per il “Sì” ai referendum di giugno, di prendere da subito una netta posizione in difesa del voto democratico del popolo italiano.

Ronchi .. nun ce provà !!


andrea_ronchiComunicato stampa

Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

Ronchi, l'ex Ministro bocciato dai referendum, ci riprova

Leggiamo con stupore le farneticazioni dell'ex Ministro Andrea Ronchi sul Corriere della Sera di oggi. Secondo Ronchi il Governo Monti dovrebbe investire a colpi di privatizzazione tutti i servizi pubblici locali e in particolare i servizi idrici.

Sfugge a Ronchi che il suo disegno di servizio idrico in mano ai privati è stato sonoramente bocciato il 12 e il 13 giugno dalla maggioranza del popolo italiano che, ricordiamo a Ronchi, ha cancellato una legge che portava il suo nome.

Le parole di Ronchi lasciano intravedere l'ennesimo attacco al risultato referendario e ai principi sui quali si basa la nostra Costituzione.

I Ronchi, i Catricalà, i Polillo devono rendersi conto che hanno perso i referendum, e che stanno perdendo anche la loro battaglia di boicottaggio dei risultati referendari. Il popolo italiano ha già scelto un servizio idrico pubblico e partecipato, senza lasciarsi ingannare dalla favola dei privati che apportano risorse per gli investimenti di cui il servizio idrico ha bisogno. 

Ne prendano atto una buona volta e inizino a lavorare nella direzione che i referendum e la Corte costituzionale hanno così chiaramente indicato.

Il Forum dei Movimenti per l'Acqua continuerà la sua mobilitazione per l'applicazione dei risultati referendari in ogni sede ritenga necessario, a partire dalla campagna di Obbedienza Civile che si sta diffondendo nel paese.

Sull'acqua e sulla democrazia indietro non si torna.



Verso il Forum Alternativo Modiale dell'Acqua - Milano 3,4 febbraio

logo_FAME_IT
Marsiglia dal 12 al 17 marzo 2012 si terrà la sesta edizione del Forum Mondiale dell’Acqua organizzato dal Consiglio Mondiale dell’Acqua, organismo privato presieduto e guidato dalle multinazionali dell’acqua. Dal 14 al 17 marzo, sempre a Marsiglia, si svolgerà anche il Forum Mondiale Alternativo dell’Acqua (FAME), organizzato dai movimenti internazionali impegnati nella  difesa dell’acqua come diritto umano per tutti, come bene comune da gestire e salvaguardare al di fuori dalle regole  del mercato. 
In preparazione di questo appuntamento, la sessione seminariale di venerdì 3 febbraioche si svolgerà presso la sala conferenze dell’Acquario civico, si propone di favorire un momento di approfondimento seminariale dei principali assi tematici “Acqua, cibo, energia e cambiamenti climatici”, rivolto in particolare a Comitati, Associazioni ,Ong, con presentazione da parte di rappresentanti di alcuni Movimenti dell’America Latina, di casi studio e buone prassi sperimentate dalle comunità locali.

Il Convegno di sabato 4 febbraioche si svolgerà presso la Sala Alessi di Palazzo Marino - sarà strutturato su due sessioni: quella antimeridiana si propone di far conoscere il percorso e le proposte alternative che i Movimenti dell’acqua hanno costruito in attraverso l’esperienza dei Forum Alternativi (Fame) e presenterà il programma del FAME di Marsiglia. Nel pomeriggio, attraverso una tavola rotonda sarà stimolato un confronto con i rappresentanti europei di Istituzioni, Enti locali, Gestori pubblici dell’acqua, Sindacati per confrontarsi su come “garantire il diritto all’acqua per tutti” e approfondire le posizioni che essi porteranno anche all’interno del Forum ufficiale.

L'evento è realizzato in collaborazione con: Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, Cospe, Acra, Mani Tese, Associazione Punto Rosso, Comitato Amigos Sem Terra Italia, Slow Food Italia.
Con il Patrocinio del Comune di Milano ed il contributo della Fondazione Cariplo. 

L’ingresso è libero.
È gradita l’iscrizione via mail agli indirizzi sotto indicati.

Per informazioni:
- Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull’Acqua: tel. 02.89072057/02.89056946, fax. 02.89056946, mail  info@contrattoacqua.itQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. , web: www.contrattoacqua.it.

- CeVI: tel. 0432.548886, fax 0432.486929, mail info@cevi.coopQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. , web www.cevi.coop.
Download this file (Programma seminario Milano 3,4-02-12.pdf)Il programma del seminario