Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

sabato 31 marzo 2012

14 marzo 2012 - P.za Mazzini ore 15.30 - Corteo ad Albano .. Ribadiamo il nostro più fermo No all'Inceneritore

26 BUONI MOTIVI PERCHE' DICIAMO NO
AL “TERMOVALORIZZATORE” – GASSIFICATORE-
INCENERITORE DI ALBANO


Ricordiamo ancora alla Cittadinanza i 26 punti che il Coordinamento contro l'Inceneritore di Albano ha presentato nel 2009 alla Regione Lazio, opponendosi al progetto di costruzione di quello che sarebbe il Mostro più grande d'Europa:

1- L'impianto proposto dal Co.E.Ma brucerebbe il Cdr, (combustibile da rifiuti) consistente in materiali come
carta, plastica, legno, che invece sono riciclabili al 100% ;
2- Per raggiungere le temperature di esercizio l'impianto ha bisogno di utilizzare 10mila tonnellate di carbon-coke all'anno;
3- La combustione genera inquinanti di natura diversa: ossidi di azoto, zolfo, diossine, furani, nanoparticelle tossiche. Non esistono filtri per trattenere le polveri sottili (cosiddette Pm3);
4- Consuma quantità d'acqua non compatibili con le risorse del territorio, già in dissesto idrogeologico;
5- Richiede ulteriori discariche: siti di stoccaggio speciali per rifiuti altamente tossici (i residui della combustione ed i filtri per le polveri grossolane);
6- Impiega il brevetto Thermoselect, sperimentato in Ue in due impianti, entrambi chiusi dalla Magistratura;
7- Il rilascio di inquinanti comprometterebbe i marchi Doc e Dop locali e la vocazione agricola dell'area, nonchè tutta la produzione tipica enogastronomica a denominazione “Colli Albani”;
8- I venti trascinerebbero le polveri fino a 7 Km di distanza, interessando un abitato di 250mila persone;
9- Sorgerebbe a ridosso di vari insediamenti abitativi. A 200 metri dal centro, a 600 dalle scuole locali;
10- Verrebbe costruito a breve distanza dal Policlinico dei Castelli, il cui progetto è stato già messo in gara, e per il quale già sono stati stanziati fondi;
11- Contraddice le indicazioni del Piano Paesaggistico che classifica il sito come zona agricola di pregio;
12- Non tiene conto della sismicità dell'area, né rispetta la normativa regionale sulle distanze dall'abitato;
13- Raggiungendo temperature di esercizio di circa 2.000 gradi, l'impianto è incluso tra quelli pericolosi di prima categoria;
14- Brucerebbe 160mila tonnellate di Cdr l'anno, il doppio di quanto prodotto dai comuni dell'ambito territoriale;
15- Produrrebbe una quantità irrisoria di energia elettrica, funzionale solo a riscuotere truffaldinamente i Cip 6 e i Certificati Verdi;
16- Non deriva da una scelta di piano di Governo ma è frutto dell'offerta di un privato (Manlio Cerroni) interessato al suo personale profitto;
17- Il progetto,e la realizzazione dell'impianto sono privi di gara d'appalto;
18- L'iter autorizzativo è stato forzato sospendendo l'efficacia della VIA (Valutazione di Impatto Ambientale);
19- La Conferenza dei Servizi non ha tenuto conto delle posizioni degli Enti Locali e della ASL;
20- Incomberebbe su una discarica già sanzionata dalla Magistratura per provato inquinamento delle falde;
21- La documentazione consegnata dall' ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambientale) sullo stato delle falde acquifere fornisce dati non coerenti;
22- Il raffreddamento ad aria non ha riscontro nella letteratura scientifica né giustificazione tecnica plausibile;
23- Comprometterebbe irreversibilmente la vocazione agricola e turistica del territorio dei Castelli Romani;
24- E' stato violato ogni corretto rapporto con la cittadinanza, inteso come partecipazione e coinvolgimento;
25- Raccoglie l'unanime ostilità di cittadini, enti Comunali, Asl e di diverse categorie produttive;
26-E' una proposta che graverà sulle tasche dei cittadini. Le conseguenze dell'inquinamento saranno sia ambientali che sanitarie;


SABATO 14 APRILE 2012
ALBANO LAZIALE- Partenza da Piazza Mazzini ore 15.30
CORTEO

giovedì 29 marzo 2012

Cosenza: "Chiudete clini nel canile, liberate i notav"

mercoledì 28 marzo a Cosenza è stato contestato il ministro clini presente in città per l'inaugurazione del canile comunale. Gli attivisti della rete del Territorio hanno ricordato le scellerate scelte sulla tav e la questione dell'acqua. momenti di tensione con le forze dell'ordine all'uscita dal canile. Lo slogan più acclamato è stato: "chiudete clini nel canile .. Liberate i No-Tav"

Il volantino distribuito:

CARO MINISTRO CLINI, DELLE NOSTRE VITE DECIDIAMO NOI!

Il ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Corrado Clini è oggi in visita a Cosenza e non possiamo tacere il nostro pensiero sulle posizioni e le politiche per l’ambiente e il territorio che questo Governo sta portando avanti.

Queste scelte riteniamo si pongano in maniera, del tutto contrastante con qualsiasi idea di salvaguardia dell’ambiente e del territorio.

Non comprendiamo come un Ministro preposto alla difesa dell’ambiente si dica, in più occasioni, favorevole alla TAV, al ponte sullo stretto, all’energia nucleare, agli OGM, agli inceneritori mentre non sta affatto operando per la difesa del risultato referendario per la pubblicizzazione dell’acqua. In definitiva suggeriamo di modificare la dicitura del dicastero.

In particolare in merito alla questione della TAV intendiamo specificare che non si tratta di una lotta relativa al singolo territorio della Val di Susa, bensì di una battaglia per l’autodeterminazione dei popoli che hanno il diritto di scegliere cosa accadrà sui loro territori così come i cittadini di tutta Italia hanno il diritto di scegliere quali siano le priorità della popolazione. Mentre si smantellano stato sociale e infrastrutture locali si sceglie di investire miliardi in un’opera che pagheremo tutti e non servirà a nessuno. Così mentre nel resto d’Europa (vedi l’abbandono del progetto TGV Lisbona – Madrid) i progetti della TAV vengono ridimensionati o abbandonati perché il popolo ha già pagato un prezzo troppo alto e non può subire ulteriori pressioni economiche, in Italia si reprime la volontà popolare a colpi di manganelli e carcere duro. Ecco perchè, da sempre, la RDT e tutto il movimento calabrese esprimono la piena vicinanza alla battaglia noTAV.

Ci chiediamo per quale motivo il Ministro, con le sue posizioni, mostra una scarsissima attenzione alle volontà popolari: è il caso dell’energia nucleare e dell’acqua pubblica oggetti di quesiti referendari coi quali la cittadinanza ha manifestato la chiara volontà di non far ricorso all’energia nucleare e di mantenere l’acqua pubblica.

E perchè ostacola le fonti rinnovabili con il ritardo della pubblicazione dei decreti?


Registriamo una chiusura rispetto alla prosecuzione dell’interlocuzione con il movimento per l’acqua e un conseguente sostanziale inadempimento degli impegni presi il 23 febbraio. Lo sa ad esempio che in Calabria la gestione dell’acqua è svolta in maniera illegale e illecita dalla Regione stessa?


In merito agli OGM, gli organismi geneticamente modificati, non comprendiamo quali siano i motivi che fanno abbandonare il principio di precauzione rispetto a delle pratiche che possono essere potenzialmente dannose ma che soprattutto devastano la biodiversità favorendo, nei fatti, solo le grandi multinazionali produttrici dei semi modificati e detentrici dei brevetti.

Parliamo poi di inceneritori o, come alcuni si ostinano ancora a definirli, termovalorizzatori. Sappiamo bene che pratiche alternative come una autentica raccolta differenziata o, soprattutto la pratica dei rifiuti zero, potrebbero risolvere il problema rifiuti e rappresentare una adeguata risorsa che nulla ha a che vedere con gli inceneritori causa di morte e distruzione ambientale.


In Calabria qualche giorno fa la Corte dei Conti si è espressa sull’illeggitimità del ‘suo’ commissario straordinario ai rifiuti. Cosa ha da dire?

Chiudiamo col ponte sullo stretto: come si fa a pensare ad una simile opera invasiva del territorio quando ancora in Calabria, ad esempio, le infrastrutture essenziali mancano o versano in condizioni disastrose, il dissesto idrogeologico la fa da padrone, i trasporti pubblici sono fra i più carenti d’Europa come dimostra la linea ferroviaria jonica ancora priva di elettrificazione e addirittura il taglio di numerosi treni.


Ministro Clini .. ci chiediamo che razza di tutele all’ambiente, al territorio e al mare, possa rappresentare la sua politica. Sappiamo bene che il Governo tecnico, di cui fa parte il ministro Clini, è stato voluto dalla lobbie finanziarie per imporre alla popolazione i costi di una crisi che è stato lo stesso sistema a determinare.

Noi però non siamo disposti a pagare questa crisi e non staremo a guardare come muti spettatori, le devastazioni ambientali e sociali perpetrate in nome della stessa.

Lo diciamo chiaro: delle nostre vite decidiamo noi !!!

Cosenza, 27.03,2012 - Rete Difesa del Territorio “F. Nisticò”

www.difendiamolacalabria.org

NOTAV: denuncia pubblica delle brutalità delle forze dell'ordine


Conferenza stampa del Movimento Notav quest'oggi al centro Studi Sereno Regis di Torino, dove sono stati presentati un video e un dossier in merito alla brutalità delle forze dell'ordine nella giornata del 3 luglio.

Il Movimento ha voluto rendere pubblcio quello che già la Procura della Repubblica sa ed ha in mano, cioè le foto e i video del pestaggio di uno dei manifestanti arrestati in quella giornata, soggetto a violenze di gruppo.

Il movimento denuncia la visione della Procura, a senso unico, ovvero solo tesa a criminalizzare i notav, arrestati e reclusi da oltre due mesi, e chiude un occhio verso le sue truppe.

Di seguito la ricostruzione dei fatti d notav.info e il video shock


Tutta la documentazione che è stata presentata in conferenza stampa oggi è da mesi, cioè dal 3.7.2011, nella piena disponibilità della Procura della Repubblica di Torino e non solo, risulta che essa sia stata addirittura utilizzata dalla Procura medesima come prove a carico dei manifestanti nell’ambito dell’indagine che ha condotto agli arresti (con detenzione in carcere e/o domiciliare, nonché ad altre restrizioni della libertà personale) del 26.1.2012. Le querele di alcune delle vittime dei brutali reati qui descritti sono vecchie di mesi.

Le denunce di gravi violenze, abusi, percosse, lesioni sono divenute pubbliche già nei primi giorni del mese di luglio 2011 dopo che alcune delle vittime vennero intervistate da mezzi di informazione. Il video dimostra che i crimini di cui sono responsabili i numerosi agenti delle FF.OO. sono più gravi di quelli ascritti ai manifestanti. Eppure, a mesi di distanza, mentre decine di persone fra i manifestanti sono state attinte da misure restrittive della libertà personale, di cui 8 ancora in carcere, nessuna indagine risulta aperta ai danni delle FF.OO. per questi fatti della medesima giornata. Non esiste alcuna giustificazione. Il Procuratore Capo di Torino ha dichiarato preoccupato alla RAI il 17.3.2011 che “fine della legge uguale per tutti…fine della giustizia”. Se la legge è uguale per tutti la Procura di Torino avrebbe dovuto agire contro i colpevoli dei reati, e lo ripetiamo, ben più gravi di quelli dei manifestanti secondo quanto prevede il codice penale - da lungo tempo.

Neppure si può addurre a scusante che quegli appartenenti alle FF.OO. non siano identificabili o che le vittime non si siano presentate in Procura a seguito delle querele: a parte le estese capacità di indagine delle Procure, alcuni dei colpevoli sono identificabili per avere il volto scoperto, altri da aspetti somatici, reparto di appartenenza, qualifica professionale, armamento in dotazione, e da tatuaggi. Ma c’è un’altra riflessione, forse ancora più importante. Nasce infatti legittimo chiedersi se – visto questo clamoroso doppiopesismo nell’azione di repressione dei reati che coinvolgono l’aspetto di ordine pubblico della questione TAV – la Procura della Repubblica di Torino sia idonea o non sia idonea a garantire la legalità della questione TAV su aspetti di rilevanza molto maggiore. E così la domanda è: la Procura di Torino sta facendo, o no, tutto quanto è in suo dovere per la prevenzione di reati sulla concezione dell’opera stessa, sulle modalità di propaganda, sugli appalti che la riguardano? Se in 9 mesi la Procura non ha ancora agito contro gli autori del pestaggio, viene da chiedersi se stia indagando a 360° sui legami tra ‘ndrangheta e società che lavorano alla realizzazione della recinzione dell’area di cantiere. Sta o non sta indagando sulle modalità di assegnazione di quegli appalti, che avvengono in Francia? Sta o non sta indagando sul fallimento in pochi mesi di tre delle società che lavorano alla realizzazione della recinzione dell’area di cantiere? Sta o non sta indagando sulla rassegnazione alla ditta CMC dei lavori del tunnel di Chiomonte in assenza di appalto (in violazione di precise norme e dichiarazioni rese in sede europea?).

E’ arrivato il momento che altre magistrature, non piemontesi, inizino a mettere il naso in queste faccende tutte torinesi, il movimento agevolerà questa azione, inviando a tutte le procure italiane la documentazione.

NB:La documentazione che abbiamo presentato ci è stata fornita in forma anonima e pertanto ringraziamo pubblicamente l'anonimo notav che ci ha inviato il materiale.

Giù le mani dall’articolo 18! No alle "manutenzioni"!

Giù le mani dall’articolo 18! No alle "manutenzioni"!

Dopo i primi incontri alla Camera tra Fornero e parti sociali è chiaro che con le modifiche dell’art.18 della Legge 300 (lo Statuto dei Lavoratori) imposte dal governo si manterrebbe integralmente (anzi si "estenderebbe") solo la tutela del licenziamento per motivi “discriminatori”. Tutela per altro formalmente già garantita dalla Costituzione e per lo più inutilizzata.

Mentre questo governo di padroni, con il forte sostegno del Presidente della Repubblica e l’appoggio pressoché unanime dell’arco parlamentare (PD in testa), con il testo che presenterà al voto darà mano libera ai licenziamenti per motivi “economici” decisi unilateralmente dalle aziende.

E’ chiaro che questa motivazione potrà essere usata arbitrariamente e vanificherà tutte le altre eventuali applicazioni.

Per questo motivo la parola d’ordine degli scioperi e delle mobilitazioni di tutto il mondo del lavoro, dipendente o atipico, deve essere una:

“Nessuna modifica all’articolo 18! Estensione delle tutele per tutt*!”

Ogni “manutenzione” o aggiustamento anche parziale che i sindacati accettassero cancellerebbe di fatto questa tutela che invece andrebbe estesa così com’è a tutto il lavoro subordinato dipendente o precario che sia.

Infatti con la modifica dell’art. 18 verrai licenziato se:

1) Sciopererai;

2) Sei donna e vuoi fare figli;

3) Ti ammali di una patologia invalidante e hai ridotto le tue capacità lavorative;

4) Passi un periodo di vita difficile e non dai il massimo;

5) Hai acciacchi ad una certa età che riducono le tue prestazioni (e con l’allungamento dell’età lavorativa è ipotesi certa);

6) Sei “antipatico” al datore di lavoro o ad un capo che ti mettono a fare lavori meno qualificati e umilianti;

7) Chiedi il rispetto delle norme sulla sicurezza;

8) Rivendichi la dignità di lavoratore;9) Sei politicamente scomodo;

10) Non ci stai con i superiori;

11) Contesti l’aumento del ritmo di lavoro;

12) Ti iscrivi ad un sindacato combattivo e conflittuale;

13) Appoggi una rivendicazione salariale o di miglioramento delle condizioni di lavoro;

14) Hai parenti stretti con gravi malattie o problemi familiari e hai bisogno di lunghi permessi;

16) Non sei più funzionale alle strategie aziendali;

17) Reagisci male alle offese di un superiore;

18) Dimostri anche allusivamente una mancanza di stima verso il capo e il proprietario;

19) l'azienda per cui hai dato una vita di lavoro non ha più bisogno di te;

20) l'azienda per cui lavori vuole arbitrariamente alleggerirsi il peso del costo del lavoro senza dover dichiarare uno stato di crisi.

Ovviamente, con le altre controriforme del governo Monti-Fornero, una volta perso il posto di lavoro, non avrai più ammortizzatori sociali decenti a garantirti uno “scivolo” o un tamponamento nel periodo di non lavoro ma una specie di assicurazione (privata?); non avrai più un accesso a una pensione dignitosa perché una volta licenziato non raggiungerai mai il cumulo di anni per la pensione ora previsto e quindi (magari dopo 20 anni di lavoro) prenderai se ti dice bene la minima; sarai gettato nella giungla del mercato iperprecarizzato a “competere” con milioni di giovani che già non hanno nessuna tutela e continuità di reddito per le norme previste dal Pacchetto Treu e dalla Legge 30 che verranno invece mantenute.

Contrariamente a quanto ci raccontano, il mercato del lavoro in Italia è già uno dei più flessibili nei paesi occidentali, il nostro paese già con l’art.18 è uno degli ultimi per quanto riguarda le tutele contro il licenziamento individuale (peggio di noi solo paesi ultraliberisti come Gran Bretagna, Australia, Canada e USA), già con questo modello i nostri salari sono tra i più bassi e “competitivi” (per i padroni) in Europa…

Il pacco Monti-Fornero non fa che aprire ai licenziamenti di massa sotto il ricatto della crisi e del debito.

Diciamolo con forza. Siamo noi lavoratori flessibili e generazioni precarie gli unici che andranno veramente in “default” se continueranno ad essere applicate le controriforme del Governo, le politiche di austerità imposte da UE/BCE/FMI e la cancellazione dei diritti promossa da Confindustria.

Dal nostro punto di vista, ovvero di chi produce la ricchezza redistribuita ormai solo verso profitti e rendite, la necessità è quella di capovolgere l’ordine delle priorità. Non vogliamo più divisione e contrapposizione tra presunti “garantiti” e precari, giovani e meno giovani, uomini e donne, nord e sud, lavoro e non lavoro, nativi e migranti. Rifiutiamo la competizione al ribasso tra tutele differenziate e non siamo disposte e disposti ad accettare un livellamento verso il basso del salario come dei diritti. Dobbiamo pretendere una redistribuzione generale della ricchezza verso il lavoro attraverso strumenti che non possono essere scambiati con i diritti che tutelano il lavoro subordinato.

Contro la crisi i diritti e le tutele non si toccano, si estendono.

Redistribuire il lavoro che c’è, lavorare meno per lavorare tutti a parità di condizioni.

Per una continuità di reddito a chi non ce l’ha.

Il debito lo paghi chi l’ha provocato e chi ci specula sopra: i padroni e le banche.

Non possiamo più aspettare! Ora una mobilitazione generale permanente e unitaria di tutto il sindacalismo conflittuale contro il “Pacco Monti-Fornero”! Costruiamo comitati unitari in ogni luogo di lavoro a difesa integrale dell’art. 18!


Coordinamento lavoratrici e lavoratori autoconvocat* - contro la crisi

lavoratoriautoconvocati@gmail.com

OCCUPYAMO PIAZZA AFFARI - NO DEBITO



Il 31 marzo a Milano, ore 14, manifestazione nazionale dalla Bocconi a Piazza Affari. Contro Monti e il governodella BCE in Italia e in Europa, solidarietà a chi lotta.

L'APPELO

Occupyamo Piazza Affari


I loro affari non devono più decidere sulle nostre vite




Contro le politiche antisociali

del governo Monti e della Bce!

Per una società fondata sui diritti civili e sociali,

sul pubblico, sull’ambiente e sui beni comuni!

Misure “lacrime e sangue” sono la ricetta del governo delle banche e della finanza che, con il sostegno del centro-destra e del centro-sinistra, è ormai in carica da oltre tre mesi. Il massacro sociale del governo Monti dilagherà se verrà applicato il trattato europeo deciso dai governi Merkel, Sarkozy e Monti. Ora vogliono cambiare la Costituzione, senza consultare i cittadini e imponendo il pareggio di bilancio. Ora vogliono imporre un trattato, il fiscal compact, che impone la schiavitù del debito per vent’anni. Per vent’anni dovremo sacrificare i diritti sociali e quelli delle lavoratrici e dei lavoratori, per pagare il debito agli stessi affaristi e speculatori che l’hanno creato.

Una crisi del sistema capitalista da cui le classi dominanti non riescono ad uscire. L’individuazione di “medici” come Monti in Italia o Papademos in Grecia, che in realtà non fanno che aggravare la malattia scaricando sui lavoratori e sulle classi popolari il peso della iniqua distribuzione del reddito con il conseguente peggioramento delle condizioni di vita e l’eliminazione di diritti conquistati con anni di lotte.

Per questo diciamo NO alla precarietà e alla messa in discussione dell’articolo 18, alla distruzione dello stato sociale, dei diritti, della civiltà e della democrazia. Per questo diciamo NO alla distruzione dell’ambiente, alle grandi opere, alla Tav.

Negazione della democrazia e repressione sono gli strumenti con cui le classi dominanti stanno cercando di fermare e dividere il movimento popolare che va opponendosi al dilagare della precarizzazione e della disoccupazione di massa: lo abbiamo visto in questi giorni in Val di Susa, ma anche contro molte lotte operaie e di resistenza sociale.

Chiediamo ai giovani e alle donne, alle lavoratrici e ai lavoratori,

ai precari, ai pensionati e ai migranti,

ai movimenti civili sociali e ambientali, alle forze organizzate,

di organizzare insieme una risposta a tutto questo

con una grande manifestazione nazionale a Milano il prossimo 31 marzo!

Unire le lotte per un'opposizione sociale e politica di massa, capace di incidere e contare, dal territorio, alla scuola e all’università, alle lotte per il lavoro: dalla Argol di Fiumicino alla Wagon-Lits di Milano, alla Alcoa di Portovesme, alla Fincantieri, alla Esselunga, alla Sicilia, alla Fiat e alle lotte dei migranti. Vogliamo manifestare assieme a tutti i popoli europei, schiacciati dalle politiche di austerità e dal liberismo, in particolare al popolo greco, sottomesso ad una tirannide finanziaria che sta distruggendo il paese.

Vogliamo un diverso modello sociale ed economico in Italia e in Europa, fondato sul pubblico, sull’ambiente e sui beni comuni, per riconvertire il sistema industriale con tecnologie e innovazione, per la pace e contro la guerra, per lo sviluppo della ricerca sostenendo scuola pubblica e università, per garantire il diritto a sanità, servizi sociali e reddito per tutti, lavoro dignitoso, libertà e democrazia.

Il 31 marzo tutte e tutti in piazza a Milano:
ore 14.00 manifestazione nazionale dalla Bocconi a Piazza Affari

Occupyamo Piazza Affari! Costruiamo il nostro futuro!

Appello “Occupyamo Piazza Affari”

mercoledì 28 marzo 2012

COMUNICATO STAMPA - Comitato Acqua Pubblica Castelli Romani


IN DIFESA DELL’ACQUA BENE COMUNE PER IL RISPETTO DEI REFERENDUM DEL 12-13 GIUGNO

NO ALLO SCIPPO DELLA SOVRANITA’ POPOLARE

SI’ ALLA AUTORIDUZIONE DELLA BOLLETTA ACEA

Stop ai furti in bolletta. Stop allo scippo del voto di 27 milioni di italiani. Sabato 31 marzo in tutte le piazze dei Castelli Romani al via la campagna di obbedienza civile – il mio voto va rispettato con banchetti per la raccolta dei reclami contro il gestore Acea. I cittadini sono invitati a portare le ultime bollette. Per conoscere gli appuntamenti del proprio comune visitare http://acquabenecomunecastelliromani.com/

I comitati acqua bene comune dei Castelli Romani sostengono la campagna di obbedienza civile, ovvero di autoriduzione delle bollette idriche, partita in tutta Italia per dare concreta attuazione all’eliminazione decisa dai referendum della c.d. “Remunerazione del capitale”, una delle componenti utilizzate per il calcolo del “Ricavo garantito del gestore”.

Tale cifra è pari al 7% del capitale investito più gli investimenti previsti nell’anno solare di riferimento. Nel caso dell’Ato 2, secondo i calcoli basati sull’ultima revisione del piano tariffario, la “remunerazione “ incide per circa il 18% sulla bolletta inviata da Acea Ato 2 Spa alle famiglie. Una somma che ora i cittadini non devono più pagare ma che Acea ancora pretende in barba all’esito del referendum.

La campagna di “obbedienza civile” consiste nel pagare le bollette, relative ai periodi successivi al 21 luglio 2011, data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale con il decreto di proclamazione del risultato elettorale, “tagliate” della parte di remunerazione abrogata dal referendum.

E’ stata chiamata di “obbedienza civile” perché non si tratta di “disubbidire” ad una legge ingiusta, ma di “obbedire” alle leggi in vigore, così come modificate dagli esiti referendari. Lo scopo principale della campagna di “obbedienza civile” è ovvio: ottenere l’applicazione del risultato che è inequivocabilmente scaturito dai referendum. Ricordiamoci che dalla privatizzazione ad oggi Acea Ato2 ha già guadagnato circa 500 milioni di euro. Soldi andati al gestore che erano (e sono) invece fondamentali per modernizzare le reti idriche della Provincia.

Dal 21 luglio ad oggi sono passati oltre 8 mesi ma Acea Ato2 continua ad ignorare la volontà popolare. Per questo nei giorni passati i Comitati acqua bene comune dei Castelli Romani hanno inviato una lettera di diffida a Nicola Zingaretti in qualità di Presidente dell’Autorità d’Ambito dell’Ato 2 chiedendo che convochi quanto prima e, in ogni caso entro e non oltre il 15 aprile 2012, la Conferenza dei Sindaci dell’Ato2. Nella lettera – che equivale ad una messa in mora – si richiede anche, che all’ordine del giorno della prossima Conferenza dei Sindaci, venga posta la delibera sulla determinazione della tariffa del servizio idrico integrato alla luce del risultato referendario. Ma anche che venga deliberata la restituzione di quella parte della remunerazione del capitale investito già fatturata e riscossa da Acea Ato 2 a partire dal 21 luglio 2012.

Con la mobilitazione attiva di centinaia di cittadini ci proponiamo di attivare una forma diretta di democrazia dal basso, auto-organizzata, consapevole e indisponibile a piegare la testa ai diktat dei poteri forti di turno.

A cura del Coordinamento dei Comitati Acqua Bene Comune dei Castelli Romani

Per info : acquapubblica.castelliromani@gmail.com;

http://acquabenecomunecastelliromani.com ;

http://www.acquabenecomune.org/

IL COMUNICATO STAMPA DEL NO INC DI ALBANO

UN'INFAMIA CONTRO LA POPOLAZIONE DEI CASTELLI

IL CONSIGLIO DI STATO CANCELLA LA SENTENZA TAR

CHE BLOCCAVA L’INCENERITORE DI CERRONI


Dice il Consiglio di Stato che il TAR Lazio non doveva intervenire nel merito della ampia discrezionalità, propria delle pubbliche amministrazioni nella scelta del pubblico interesse.

Così, in un colpo solo, il Consiglio di Stato da una parte cancella la ragione stessa di esistere di un Tribunale Amministrativo, dall’altra afferma che i cittadini, i comuni, le ASL del territorio, non rappresentano l’interesse pubblico che, invece, è monopolio di Marrazzo, Di Carlo (benché defunto), Cerroni e Polverini. Una sentenza costruita su una sequenza impressionante di falsità e disinvolti ossequi al comando padronale.

La dichiarazione di pubblica utilità di Marrazzo nel 2007, benché emanata prima di ogni obbligatoria Valutazione Ambientale, è pienamente legittima; la VIA negativa per Cerroni, nel marzo 2008, non è più una Valutazione Impatto Ambientale, ma una specie di avviso alla proprietà; le reiterate sospensive emanate in violazione degli stessi termini fissati dalla Regione, rientrerebbero nelle… discrezionalità amministrative; la VIA positiva di ottobre 2008 pubblicamente rivendicata da Di Carlo e cassata dal TAR nel 2010, una cosa magnifica che risolve tutti i problemi.

Dice il Consiglio di Stato che la veste dell’impianto come esce dalla VIA di ottobre 2008 prefigura un impianto che non impatta con le falde acquifere ed è praticamente senza emissioni in atmosfera.

Ora, a parte il fatto che le falde in discarica dove Cerroni vuole costruire il suo inceneritore sono già ampiamente compromesse, come accertato da ARPA nel 2010 ed ENEL nel 2011, sulla base dei numeri di Cerroni i consumi idrici di questo impianto oscillerebbero tra i 670 mc3 /giorno nella prima VIA, poi 300 mc3 /giorno nella VIA successiva, infine 150 mc3 /giorno nell’ultima versione, ottenuta falsificando i consumi nel reattore, nelle vasche per la formazione del granulato, nei processi di raffreddamento in caldaia, negli scambiatori di calore, nelle torri di evaporazione.

Per quanto riguarda le emissioni in atmosfera, basta computare i dati relativi al funzionamento della 1a e unica linea di esercizio dell’inceneritore di Malagrotta per osservare le tonnellate di ossidi di azoto, carbonio e zolfo emesse, oltre le quantità di diossine e quelle mai definite di nano-polveri connesse.

In un solo punto i Giudici della V sezione del Consiglio di Stato non hanno potuto favorire Cerroni: l’autorizzazione alla cantierizzazione firmata da Marrazzo nell’ottobre 2008 come commissario straordinario quando il commissariamento era scaduto dal giugno precedente. Cerroni, AMA, ACEA non potranno usare fondi pubblici CIP 6.

Naturalmente il CdS ha travolto qualsiasi vincolo: destinazione urbanistica e zona agricola, nonché le previsioni dei Piani Paesistici regionali e provinciali, e così via.

Il Consiglio di Stato insomma ha scelto per sé il ruolo del plotone di esecuzione, ma noi non abbiamo nessuna intenzione di aspettare passivamente il colpo di grazia.

Valuteremo tutti gli strumenti legali residui: la Corte Europea, nuovamente il TAR, il Tribunale Civile e quello Penale; è però chiarissimo che la partita si gioca tutta sulla capacità che avremo tutti e tutte noi di IMPEDIRE MATERIALMENTE QUESTO SCEMPIO.

IMPEDIAMO LA COSTRUZIONE DELL’INCENERITORE

CHIUDERE LA DISCARICA DI RONCIGLIANO


VENERDI 30 MARZO ORE 17.00
CONFERENZA STAMPA ALL’APERTO PIAZZA S. PIETRO – ALBANO

SABATO 31 MARZO ORE 16.30
ASSEMBLEA PUBBLICA CIRCOSCRIZIONE - via del Mare – PAVONA


Clini, Il neo ministro dell’Ambiente che fu indagato per inquinamento

Corrado Clini ha attraversato quasi tutti gli episodi controversi della storia dei tanti disastri ambientali in Italia. Nel 1996 viene coinvolto in un'indagine sull'incenerimento di rifiuti. Accusato per abuso d'ufficio la sua posizione sarà poi archiviata e lui scagionato

A Venezia lo ricordano bene Corrado Clini, medico del lavoro all’Asl dello stesso capoluogo, nominato oggi ministro dell’Ambiente del governo Monti. Nel novembre del 1989, quando le migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi sversati in Libano da aziende lombarde e riportati in Italia dalla Jolly Rosso arrivarono negli impianti Monteco di Marghera, Clini fu il primo a rassicurare tutti: “Bruciando due copertoni – spiegò – si provocherebbero danni maggiori all’ambiente di quelli che comporta questa operazione”. Un tono rassicurante che non è mai piaciuto alle organizzazioni ambientaliste, che gli hanno spesso rimproverato una eccessiva vicinanza con le industrie: “Proponiamo che il direttore generale dell’ambiente, Corrado Clini, sia nominato direttore generale all’industria”, dichiarava Greenpeace nel 1996, in polemica con le scelte del governo di allora sulla protezione dell’ozono.

Per un’intera vita professionale Clini si è occupato di rifiuti industriali e dell’impatto sull’ambiente e sulla salute delle attività più inquinanti nel nord Italia, partendo proprio da quella sua esperienza come medico del lavoro nella zona di Porto Marghera, zona tra le più inquinate del paese.

Il suo nome – come esperto del ministero dell’ambiente – attraversa quasi tutti gli episodi controversi della storia dei tanti disastri ambientali in Italia. Nel gennaio del 1990 accompagnava l’allora ministro dell’Ambiente Giorgio Ruffolo nell’area dell’Acna di Cengio, zona della provincia di Savona devastata da anni di attività industriale, i cui rifiuti sono poi in parte spariti ne meandri dei traffici italiani, da Pitelli fino a Pianura. Pochi mesi dopo Clini iniziava la sua lunga carriera di alto dirigente del ministero che da oggi conduce. Per diverso tempo Clini ha continuato a seguire l’opera di bonifica dell’area di Cengio. Nel 1992 dichiarava: “Non esiste alcun ritardo nei lavori”. Quell’area dopo vent’anni ancora attende una completa bonifica ed è considerato un sito d’interesse nazionale.

Come direttore generale si è occupato, sempre negli anni ’90, dell’Enichem di Manfredonia (gruppo Enimont), gestendo 300 miliardi di lire di fondi per il risanamento, terminato solo qualche anno fa. Nel 1992 inizia a occuparsi di energia, entrando a far parte del consiglio di amministrazione dell’Enea, ente che dopo poco prenderà in carico la gestione di alcuni controlli ambientali, con la creazione dell’Enea-disp.

Le cronache giudiziarie si occuparono di Clini per diverso tempo tra il 1996 e il 1997, quando il neo ministro dell’Ambiente venne indagato dalla procura di Verbania per l’inquinamento prodotto da un impianto di incenerimento di rifiuti della società svizzera Thermoselect. Clini – difeso dall’avvocato Carlo Taormina – chiese ed ottenne di trasferire il processo al Tribunale di Roma. Dopodiché la sua posizione fu completamente archiviata.

Negli ultimi anni l’alto dirigente, diventato ministro, ha iniziato ad occuparsi anche di biocarburanti, il business del millennio contestato a livello mondiale per le conseguenze ambientali sulle foreste tropicali, spesso attaccate per far posto alla coltivazione di semi destinati al mercato dei combustibili. Per diversi anni è stato presidente della Global Bioenergy Partnership, associazione che ha come scopo la promozione dell’uso dei biocarburanti. Ha mantenuto, però, l’interesse professionale per il mondo dei rifiuti, occupandosi di una vicenda denunciata dai missionari comboniani e dal Corriere della sera.

Nel 2007 una società italiana, la Eurafrica, aveva proposto la redazione di un progetto per il risanamento della discarica di Korogocho a Nairobi, pagato 700 mila euro dal ministero dell’ambiente italiano. Secondo una denuncia presentata da padre Alex Zanotelli quella società e quell’operazione presentavano moltissimi dubbi. Corrado Clini, che personalmente promosse il progetto come direttore del ministero dell’ambiente, rispose alle accuse dei comboniani con toni sprezzanti, scrivendo, dopo il blocco dell’intervento da parte di Pecoraro Scanio: “Forse disturbiamo “the lords of pauperty”, i cosiddetti benefattori di professione, che vivono sulla miseria dei disperati”.

lunedì 26 marzo 2012

Gmj: Tutti a Roma il 30 marzo

Gmj: Tutti a Roma il 30 marzo

marciapergerusalemme.blogspot.it/2012/03/tutti-roma-il-30-marzo.html

sabato 24 marzo 2012

Sessanta milioni di ceri

Con un P.S del 22 marzo che dimostra la capacità di veggente del ministro Clini.

In uno stato dove la legalità non è sospesa ma calpestata e sbeffeggiata fino alla morte per avvilimento, nessuno può fingere meraviglia se ci ritroviamo con un governo che nessun elettore ha eletto. Del resto, chi mai ha espresso un voto per i parlamentari che

manteniamo nello sfarzo come fossero dei piccoli satrapi? Insomma, il governo Monti non è meno irridente verso il popolo (parola da usare per far ridere i bambini) di quanto non lo fosse quello che l’ha preceduto. In aggiunta, Monti ha la giustificazione dell’emergenza e, grazie a quella, ha mano libera per spremere sangue dalle rape (noi) a favore, per esempio, delle banche i cui megafunzionari continuano indisturbati a ricevere trattamenti extra-lusso quasi fossero calciatori.


Quando aspettavo la composizione di questo governo, accesi una candela a San Geminiano patrono di Modena perché ci fosse compassionevolmente risparmiata la presenza di Umberto Veronesi. Il santo esaudì il mio voto ma, evidentemente non soddisfatto del tentativo di corruzione a mezzo candela, mi fece trovare Corrado Clini come ministro dell’ambiente. Dispetto? Ironia?


Corrado Clini è burocrate di lungo corso, personaggio quanto mai preparato in campo ecologico, e questo a differenza di non pochi tra i suoi predecessori, ma dove passa lui non cresce più l’erba, come si diceva per Attila il quale, menzionando la cosa tra parentesi, fu fregato proprio da San Geminiano di cui sopra, anche se poi di devastazioni ne fece ugualmente a iosa. Fosse per lui, per il mai eletto ministro dell’ambiente, lo Stivale sarebbe una gioconda fungaia d’inceneritori in tutte le loro sottospecie, di centrali a carbone e nucleari e, nel poco spazio rimasto disponibile, ospiterebbe una specie di festival della mostruosità vegetale rigorosamente modificata nel suo ormai caricaturale DNA. Insomma, il buon Corrado allestirebbe un luna park che renderebbe il Bel Paese qualcosa di ben più unico - se essere più unici è qualcosa di possibile - di quanto già non lo sia ora.


Da secoli calpesti e derisi come intona il nostro inno nazionale, da buoi come siamo noi non solleviamo obiezioni quando i nostri governanti, da ministri - cioè, etimologicamente, servi - si trasformano in sovrani assoluti per i quali la legge perde qualunque valore e significato e il volere del popolo è annichilito da una pernacchia morale.
Così, l’ultima pernacchia in ordine di tempo del sultano dell’ambiente è echeggiata ad Albano Laziale, località che invito a visitare con i suoi dintorni perché si tratta di un vero e proprio gioiello e perché scommettere sulla sua sopravvivenza appare impresa a dir poco azzardata. Quindi, andate a vederla ora.
In quelle colline vulcaniche di cui godevano i papi e i nobili romani, i soliti signori del “non si può dire no a tutto”, impasto d’ignoranza e di furberia suicida, proposero di costruire un inceneritore e poi d’ingrandirlo. Tecnicamente una centrale a syngas derivato da rifiuti, la più grande d’Europa, e, manco a dirlo, le belle braghe bianche del padrone di quell’impianto pantagruelico le avrebbe indossate l’ineffabile Manlio Cerroni, imperatore della lordura da reddito con un fatturato non troppo lontano dal miliardo annuo (entra monnezza, esce oro).


Ad un certo punto il TAR bloccò il progetto per questioni sia di burocrazia sia di ovvia incompatibilità sanitaria con l’ambiente, ma chi dell’una e dell’altra cosa s’infischia bellamente fidando a giusta ragione sulla “giustizia” nostrana portò il tutto al Consiglio di Stato, Consiglio di Stato che, stando all’ufficialità, deve ancora decidere. Ma sarà vero? Forse no perché l’ANSA comunica che il nostro Clini ha rassicurato tutti: “Tranquilli: il termovalorizzatore si farà perché il Consiglio di Stato ha dato il suo placet.” Insomma, l’uomo di Monti ha detto sì. Ma come avrà fatto a conoscere una decisione ufficialmente non presa? Ha sparato a casaccio o ha violato il segreto istruttorio? E, se ha violato il segreto istruttorio, chi gli ha detto cose che non sono pubbliche quando, a tempo debito, dovrebbero esserlo senza differenze tra cittadini qualunque e ministri? E, se ha violato il segreto istruttorio, noi popolo bovino abbiamo il diritto di aspettarci sanzioni a suo carico come prescrive la legge o il dottor Clini, ex burocrate e ora ministro, è più uguale degli altri sessanta milioni d’italiani e ha licenza di prendersi gioco di tutti?


Io ho mille e una ragione per andarmene da questo non proprio nobile simulacro di paese, e il ministro Corrado Clini, che ricordo anni fa protagonista di uno spot filmato sul mondo da Mulino Bianco che regalano i falò dell’immondizia, me ne regala un altro. Confesso che non ne avevo bisogno così come l’Italia non ha bisogno di lui. Anzi! E allora? Allora accendiamo sessanta milioni di ceri a San Geminiano perché freghi anche lui.

P.S. del 22 marzo. Pubblico come ho ricevuto: "Il Consiglio di Stato ribalta la motivata sentenza del Tar Lazio e annulla i quattro pareri negativi dati dall'ASL RM H circa l'impianto. Il "gassificatore" più grande d'Europa sorgerà tra i Castelli Romani e Roma Sud, brucerà 300.000 tonnellate di CDR l'anno, utilizzerà 20.000 litri d'acqua al giorno ed i lavori partiranno come da sentenza: in modo indifferibile ed urgente."

venerdì 23 marzo 2012

Ora tutti sanno


Ora tutti sanno. Ora tutti sono veramente preoccupati.Cronaca di una buona fetta di popolazione ipocrita, ignorante e vigliacca, che ha mandato avanti gli altri, un manipolo di persone con energie moltiplicate per mille. La vogliamo e la possiamo ricondurre come ci pare questa vertenza, nei tratti onnipotenti e tumorali di una lobby senza scrupoli, nella mediocrità/complicità di sindaci e politici attuali o passati ad ogni livello o, ancora, nelle righe di una sentenza dubbia quanto chiara ma forse anche poco pulita. La colpa principale che piaccia o no è della popolazione. Sorda, arrivista, quella popolazione che ora trema, o quella parte di cittadini ignoranti che non sanno a cosa andranno incontro. In tutto questo c’è un patrimonio da non disperdere, fatto di tenacia e di coscienza civile, un patrimonio da custodire e portare avanti, oggi per l’inceneritore Co.E.Ma domani per le altre problematiche che attanagliano drammaticamente il territorio dei Castelli Romani. Ora però non si può e non ci si deve fermare, è il tempo delle riflessioni è vero, ma è anche il momento della lucidità dovuta, occorre ripartire presto per il bene di quella comunità meschina e di un territorio, unico, veramente innocente, che manda urla di dolore, straziato, tra le attenzioni di pochi. Oltre le pressioni di un Governo mai così dannatamente ed erroneamente interventista (come se bruciare i rifiuti fosse un corretto modo di gestione economico e sanitario) e oltre le pieghe di un Consiglio di Stato così poco trasparente c’è la cortina di resistenza innalzata da qualcuno, è radicata e sarà difficile scalzarla. Prima di gasare i Castelli Romani dovranno farci i conti, fino alla fine e probabilmente senza resa.

CONSIGLIO DI STATO DA' VIA LIBERA A INCENERITORE ALBANO

INCREDIBILE MA VERO.

Il Consiglio di Stato ribalta la motivata sentenza del Tar Lazio e annulla i quattro pareri negativi dati dall'ASL RM H circa l'impianto.

Il "gassificatore" più grande d'Europa sorgerà tra i Castelli Romani e Roma Sud, brucerà 300.000 tonnellate di CDR l'anno, utilizzerà 20.000 litri d'acqua al giorno ed i lavori partiranno come da sentenza: in modo indifferibile ed urgente.

Nessuna confinabilità per il nanoparticolato mentre le diossine, secondo la rosa dei venti, ricadranno in un raggio di 6/7 km dall'impianto.

I MOVIMENTI CITTADINI:

"Sentenza che sembra scritta da Cerroni, in questo momento è difficile anche parlare"

OGM: da Cassazione via libera alla semina


Sì alle colture OGM, ma solo in presenza di esplicita autorizzazione. È quanto ha stabilito la Terza sezione penale della Cassazione, ribadendo che è possibile coltivare prodotti transgenici solo quando sia stata ottenuto il permesso previsto dalla legislazione nazionale in materia:

L’autorizzazione che la normativa nazionale richiede per la messa in coltura – si legge nella sentenza numero 11148 – è rivolta a perseguire la finalità (specificamente riconosciuta dalla disciplina europea) che le colture transgeniche vengano introdotte senza pregiudizio per le attività agricole preesistenti.

Non è possibile, dunque, procedere alla semina in assenza di esplicito “via libera”. Per questo la Corte ha convalidato il sequestro preventivo di tutti i beni di un’azienda agricola di Pordenone, che aveva appunto messo in coltura mais geneticamente modificato senza la necessaria autorizzazione. Una procedura vietata anche dall’ordinamento comunitario:

Nell’Ue possono essere coltivati solo OGM (Organismi Geneticamente Modificati) esplicitamente autorizzati per la coltivazione – prosegue la sentenza della Cassazione – e gli aspetti ambientali e sanitari sono già contemplati dalla valutazione del rischio ambientale della procedura comunitaria di autorizzazione.

Secondo i difensori dell’imprenditore agricolo, invece, le sementi geneticamente modificate in questione erano oggetto di “rituale autorizzazione per l’immissione in commercio” e pertanto, per il solo fatto di essere state abilitate alla vendita, potevano liberamente essere messi a coltura. Una tesi che non ha convinto la Suprema Corte.

Fonte: Adnkronos .. 23 marzo 2012 scritto da Silvana Santo

OGM .. Clini: possibili benefici .. Dura reazione della Coldiretti:

Corrado Clini torna ad aprire agli OGM ed è subito polemica. Le nuove dichiarazioni del ministro dell’Ambiente hanno scatenato le aspre critiche di Coldiretti e delle altre associazioni di produttori agricoli, oltre a quelle di alcuni esponenti politici sia della maggioranza di governo che dell’opposizione.

Nelle sue parole Corrado Clini affermava che l’Italia ha ora assunto una posizione “più aperta” in merito agli OGM (organismi geneticamente modificati), al pari di Spagna, Svezia e Ungheria:

In Italia bisogna aprire una seria riflessione che deve coinvolgere la ricerca e la produzione agricola sul ruolo dell’ ingegneria genetica e di alcune possibili applicazioni degli Ogm.

Dura la reazione del presidente di Coldiretti Sergio Marini, che vede nelle dichiarazioni di Clini l’ennesimo passo falso compiuto dal ministro dopo il suo insediamento al Ministero dell’Ambiente:

Evidentemente il ministro Clini non ha trovato sufficienti problemi per l’Italia nel suo ministero dell’Ambiente e sta pensando di aggiungerne dei nuovi. Le Ogm sono l’ultimo caso di sottovalutazione e disattenzione nei confronti del valore del Made in Italy che hanno portato in piazza Coldiretti con l’alleanza di consumatori e ambientalisti che condividono la battaglia per una Italia libera da Ogm.


Fortemente contrarie anche Federconsumatori, Codacons, Legambiente, e Aiab, che da tempo chiedono al Governo Monti di esercitare la clausola che vieti gli OGM in Italia. Critiche anche dal fronte politico dove il Pd con Dario Franceschini e la Lega Nord con Fabio Ranieri prendono le distanze dalle posizioni di Clini. Senza se e senza ma anche l’opposizione all’apertura del ministro agli organismi geneticamente modificati anche da parte del leader dei Verdi Angelo Bonelli:

Sugli Ogm il ministro dell’Ambiente Clini si schiera con le lobby e con le multinazionali e crea il terreno per un attacco senza precedenti al made in Italy agroalimentare.

Fonte: AGI



22 marzo 2012 - Giornata Mondiale dell'Acqua


Ieri, 22 marzo 2012, è stata la Giornata Mondiale dell’Acqua 2012. “Il mondo ha sete perché abbiamo fame” il titolo di questa edizione, la ventesima da quando nel 1993 si svolse la sua prima celebrazione, in riferimento all’importanza dell’approvvigionamento di acqua fresca e potabile unito a quello alimentare.

Il punto su cui preme maggiormente la Giornata Mondiale dell’Acqua 2012 è sottolineare come, insieme ad un’attenta e più rispettosa gestione delle risorse idriche, vada posto l’accento sul fatto che il nostro approvvigionamento personale di acqua avviene non soltanto bevendola. Nonostante la media pro capite sia compresa tra i 2 e i 4 litri al giorno, molta dell’acqua assimilata dal corpo umano è riferita ai cibi.

Nel mirino quest’anno non soltanto gli sprechi idrici, ma anche quelli alimentari e relativi alla produzione di cibo. Come sottolinea nel rapporto “Progress on Drinking Water and Sanitation 2012″ della UN-Water, per la produzione di un pomodoro, di una fetta di pane, 100 gr. di formaggio o un hamburger sono richiesti rispettivamente 13, 40, 500 e 2.400 litri d’acqua.

Un consumo giornaliero che varia in maniera decisa in funzione del proprio regime alimentare: seguire una dieta vegetariana richiede un consumo compreso tra i 1.500 e i 2.600 litri d’acqua, cifre che salgono tra i 4.0000 e i 5.400 qualora si includa un consistente apporto di carne.

Significativa anche la scelta in merito al luogo di svolgimento dell’evento principale della Giornata Mondiale dell’Acqua di quest’anno: la Sala Verde della sede centrale della FAO a Roma. I lavori si apriranno con un messaggio inviato dal Segretario Generale dell’ONU Bang-Ki-Moon e il saluto del Direttore Generale della FAO José Graziano da Silva.

Molti gli ospiti internazionali presenti, mentre alla discussione prenderanno parte, per il Governo italiano, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini e il Sottosegretario alla Politiche Agricole Franco Braga. Seguirà un momento di discussione con la possibilità di domande da parte del pubblico e la presentazione dei vincitori di UN-Water “Acqua per la vita”, premio per le migliori pratiche nel rispetto delle risorse idriche.

Previste inoltre anche iniziative locali in Italia e nel mondo, come ad esempio la vendita di cactus a Forlì e dintorni da parte dell’associazione LVIA per finanziare interventi di manutenzione e gestione delle risorse idriche in Tanzania, Etiopia e Kenya. Federutility lancia invece la campagna “Rubinetti trasparenti”: da oggi online i rapporti sulla qualità dell’acqua potabile italiana divisi per regioni.

LA SFIDA DEI MOVIMENTI PER IL BENE COMUNE

Ieri è stata ufficialmente la Giornata Mondiale per l’Acqua, ma già qualche giorno fa il movimento europeo che prova ad imporre l’idea che questo bene sia un bene comune ha chiuso il proprio (contro)summit a Marsiglia. Un successo di partecipazione cui fa eco il fallimento di un locale summit istituzionale sullo stesso tema.

Come notano sul blog-diario ufficiale della manifestazione:

Il forum ufficiale, un flop costato milioni di euro e che ha costretto Nicolas Sarkozy a cancellare la sua partecipazione pochi giorni prima dell’apertura dei lavori, è stato snobbato da tutte le altre cariche degli stati incluso il nostro ministro Corrado Clini.

Al contrario il Forum Alternativo Mondiale dell’Acqua è andato ben oltre qualsiasi aspettativa:

Dall’altro lato della città il forum alternativo in mattinata si era chiuso con l’approvazione di una dichiarazione finale che ribadisce la volontà del movimento di arrestare la privatizzazione e la finanziarizzazione dell’acqua e ottenere il pieno riconoscimento dell’acqua come diritto. Il testo contiene anche un diretto appello alle Nazioni Unite di riportare il dibattito politico sulle risorse idriche in seno istituzionale organizzando un forum “legittimo” a ottobre del 2014.

Insomma, l’idea che l’acqua sia un bene comune non è diffusa solo nel nostro Paese. Il documento stilato, che dà il via ufficiale ad una nuova rete di realtà locali, contiene una sorta di quattro comandamenti che orientano il percorso del movimento:

  1. l’acqua non è una merce ma un diritto universale ed un bene comune
  2. il superamento del full cost recovery come principio guida del finanziamento del servizio idrico
  3. garantire a tutti l’accesso al quantitativo minimo vitale d’acqua
  4. la partecipazione dei cittadini e dei lavoratori alla gestione del servizio.

Insomma, se una certa vulgata istituzionale sembra insistere sul valore del libero mercato anche nella gestione di servizi come l’acqua, il Forum ha deciso che al contrario l’unica strada capace di garantire l’erogazione del bene in maniera “democratica” passa per il pubblico. Certamente, senza che questo diventi una sorta di apologia acritica del “pubblico”:

Una delle questioni che maggiormente ha animato i dibattiti è quella su quale modello di pubblico il movimento intende abbracciare. Un dibattito aperto che apre un interessante confronto sia culturale che fra tradizioni politiche diverse ed essenziale nella riflessione complessiva sul tema dei beni comuni.

A 4 giorni di distanza dalla chiusura del Forum, possiamo festeggiare la Festa dell’Acqua consapevoli che, non solo le grandi multinazionali e varie istituzioni politiche, ma anche vari movimenti della società civile animeranno nei prossimi anni un dibattito a riguardo che ha diversi nodi da sciogliere.

Fonti: Fame D’Acqua.

ACQUA PUBBLICA: l'Italia NON rispetta le normative secondo la UE

Nella Giornata Mondiale dell’Acqua arriva l’ammonimento UE all’Italia. Sotto accusa le istituzioni italiane per il mancato recepimento delle normative europee in merito alla protezione delle risorse idriche. Il rischio a questo punto è il deferimento da parte della Commissione alla Corte di Giustizia europea.

Una notizia che l’Italia di certo non aspettava proprio nel giorno in cui Roma ospita l’evento principale della Giornata Mondiale dell’Acqua 2012, con ospite proprio il ministro dell’Ambiente Corrado Clini. Dal commissario all’Ambiente, Janez Potocnik, un invito all’invio di un “parere motivato” per giustificare il comportamento italiano ed evitare il ricorso alla Corte di Giustizia:

La direttiva quadro sulle acque – spiega Bruxelles – costituisce la base per gestire e proteggere le acque europee. Essa obbliga gli Stati membri a creare e mantenere ‘i piani di gestione dei bacini idrografici’, che contengono resoconti dettagliati su obiettivi ecologici, quantitativi e chimici previsti per i bacini idrografici che devono essere raggiunti entro un lasso di tempo concordato.

Nel frattempo, anche sul fronte interno arrivano forti pressioni sul ministro Clini in riferimento alla Giornata Mondiale dell’Acqua. Nella mattinata alcuni attivisti hanno “occupato” il Ministero dell’Ambiente chiedendo a gran voce il rispetto di quanto sancito lo scorso giugno con i referendum sull’acqua pubblica.

Fonte: La Presse

Metodi per non Sprecare l'Oro blu:

Istituita dall’Onu nel 1992, la Giornata Mondiale dell’acqua, serve (dovrebbe servire .. ..) a sensibilizzare l’opinione pubblica sul suo utilizzo e consumo, la sua importanza e promozione. In particolare si punta l’obbiettivo su quei paesi dove è un bene raro a causa del clima, del territorio e della cattiva gestione politica.

Da noi l’acqua è un bene pubblico e sempre più famiglie attingono all’acqua potabile del rubinetto, a discapito dell’acquisto in bottiglia. Questo ha fatto si che i costi pro capite siano diminuiti, e che l’impatto ambientale dello smaltimento delle bottiglie di plastica stia gradualmente diminuendo.

Questa scelta è stata favorita anche dall’acquisto di brocche filtranti, l’introduzione di svariati metodi per la depurazione dell’acqua del rubinetto e l’incremento sul territorio della presenza delle case dell’acqua.

Ora il 12 giugno, dopo una raccolta firme lungo tutto lo stivale, siamo chiamati ad esprimere la nostra fondamentale opinione tramite un referendum nazionale a favore o contro la privatizzazione dell’acqua, che è da sempre un bene pubblico quindi gratuito. Privatizzare l’acqua aumenterebbe i costi di ogni singola famiglia, oltre a creare una concorrenza tra le aziende. Si arriverebbe ad una lotta di costi e prezzi, senza una vera regolamentazione che ricadrebbe sul nostro reddito, sulle nostre spese e costi.

È importante quindi trattare l’acqua come un bene importante, unico e fondamentale. L’acqua è vita e benessere, per noi e per l’ambiente. Imparare a limitare gli sprechi è fondamentale.

Altrocosumo propone una serie di idee, una sorta di piccolo decalogo da seguire con cura: utilizzare l’acqua con parsimonia dovrebbe essere la regola principale. Preferire la doccia alla vasca da bagno consente un risparmio, perché l’acqua utilizzata nel primo caso è inferiore. Un miscelatore nuovo poi aiuterà a dosarne il consumo, è una buona usanza farla scorrere solo per sciacquarci e spegnerla mentre ci si insapona. La stessa metodologia la si può applicare mentre ci si lava il viso, le mani o i denti, aprire l’acqua solo nel momento del risciacquo sarà un ottimo espediente contro lo spreco.

Per quanto riguarda le lavatrici e le lavastoviglie in commercio è facile reperire elettrodomestici di classe energetica superiore, utilizzandole sempre a carico pieno e a una temperatura tra i 40° e i 50°.

Anche innaffiare contempla la presenza dell’acqua, preferire una tipologia a goccia e magari serale (specialmente d’estate) favorirà un’irrigazione costante e senza sprechi. Per i vasi si può riutilizzare anche l’acqua del deumidificatore di casa, che è filtrata quindi ottima per le piante, oppure recuperare quella piovana.

Per quanto riguarda il getto d’acqua di ogni rubinetto si può dosare con un comunissimo aeratore o regolatore di flusso, acquistabile in qualsiasi ferramenta, risparmiando 9 litri al minuto contro i 15 litri soliti. Non lasciare il rubinetto sempre aperto mentre si lava frutta o verdura, ma utilizzare una pentola piena d’acqua, sarà il modo migliore per diminuire i costi.

Infine fate sempre controllare tubature, rubinetti e manopole dal vostro idraulico di fiducia, con un check annuale, per intercettare eventuali perdite d’acqua.

ACQUA in ITALIA ?! .. .. .. consumi in aumento e grandi sprechi !!

Le più recenti indagini condotte dall’Istat per stabilire il consumo idrico sul territorio nazionale fotografano l’Italia come uno dei paesi europei che fa più uso di acqua potabile. In dieci anni si è registrato un incremento pari all’1,2%, in particolar modo dovuto alle regioni del nord, con Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta in testa, mentre la Puglia è fanalino di coda.

Statistiche su base regionale a parte, è la condizione delle infrastrutture a preoccupare. In alcune aree, soprattutto del Mezzogiorno, buona parte dell’acqua immessa in rete va sprecata a causa dello stato delle condotte. Secondo l’Istat, in determinate situazioni si arriva a buttare 80 litri per ogni 100 che giungono al rubinetto. Puglia, Sardegna, Molise e Abruzzo sono le aree che necessitano con più urgenza di interventi mirati, per porre fine a uno spreco che, nel 2008, ha visto andare perso circa il 47% dell’acqua potabile.

Segnali positivi si registrano invece nelle abitudini dei cittadini, più attenti rispetto al passato nelle modalità di utilizzo di una risorsa tanto preziosa. Dal 2008 al 2009, sulla base dei dati raccolti nei 115 capoluoghi di provincia, il consumo pro capite è sceso dello 0,7%, attestandosi sui 186,6 litri al giorno. In controtendenza solo Milano, che ha fatto registrare un aumento del 1,5%.

L’Istat ha preso in esame anche la quantità di acqua sottoposta ai trattamenti per renderla potabile, necessari o meno a seconda delle caratteristiche specifiche di ogni territorio e alla presenza di fonti sotterranee. In poco più di un decennio si è assistito a un aumento del 5,9%, passando dal 26,3% del 1999 al 32,2%, con la Sardegna identificata come la regione che più impiega questo tipo di procedimenti (89,2%), seguita dalla Basilicata (80,5%), mentre a Lazio (2,9%) e Molise (8,9%) spettano le percentuali più basse.








giovedì 22 marzo 2012

NO ALL'INCENERITORE Nè AD ALBANO Nè ALTROVE!

Notizie

Apprendiamo con sgomento la sentenza del consiglio di stato che di fatto autorizza la costruzione dell'inceneritore di Albano. Come al solito la volontà popolare viene ignorata , la dignità dei cittadini e dellle cittadine, che vivono questi territori e che da quattro anni portano avanti questa vertenza, viene calpestata in nome di una presunta utilità sociale di questo spaventoso ecomostro. Viene da chiedersi, con l'amaro in bocca, utile a chi? al signor Cerroni, "il re della monnezza" che di discariche e inceneritori ha costruito il suo business (Malagrotta docet), e senza dubbio è utile ai vari politicanti di turno, da Alemanno, alla Polverini e al suo predecessore Marrazzo, che continuano a proporre una gestione dei rifiuti vecchia e obsoleta fatta di discariche e inceneritori in un territorio, come quello dei castelli, già DEVASTATO da una speculazione edilizia che non conosce limiti, dalla presenza di numerose industrie e dalla tristemente nota discarica di amianto. Dell'incompetenza e del malaffare di pochi dovranno pagare donne, uomini, bambini, animali le cui grida di rabbia e di indignazione si vorrebero mettere a tacere. NOI NON GLIELO PERMETTEREMO!Andiamo avanti, la vertenza non muore certo qui ma anzi continuerà con ancora più forza!solo uniti tutti e tutte potremo impedire la devastazione dei nostri territori! Sul nostro sito web continueremo ad aggiornavi sule prossime iniziative ed assemblee pubbliche per decidere insieme come continuare la mobilitazione.

ALBANO TERMOVALORIZZATORE, IL CONSIGLIO DI STATO CONFERMA L'ANTICIPAZIONE DI CLINI: VIA LIBERA ALL'IMPIANTO

Adesso l'appello viene fatto all'Europa. Non si arresta la lotta dei ricorrenti.

Redazione

Daniele Castri Referente legale del Coordinamento Contro l’Inceneritore di Albano attraverso una nota fa sapere che il Consiglio di Stato ha sbloccato le procedure per la costruzione del termovalorizzatore ad Albano.

Ecco la nota:

"Apprendiamo l’esito della sentenza N. 01640/2012 del Consiglio di Stato relativa all’inceneritore di Albano che, di fatto - proprio come aveva prospettato, malauguratamente, il Ministro Clini - sblocca le procedure per la costruzione dell’impianto.
Al di là del rammarico per un atto che sembra scritto più dal gruppo Cerroni che da giudici super parte e terzi, apprendiamo con piacere che la stessa sentenza accoglie, viceversa, la richiesta d’annullamento dell’ordinanza del Commissario straordinario dell’emergenza rifiuti (Marrazzo) n. 3 del 22 ottobre 2008: ovvero quella che permetteva la cantierizzazione – nonostante l’iter amministrativo d’approvazione dell’impianto non fosse concluso – utile all’avvio dei lavori per la costruzione del tristemente noto inceneritore di Albano. La carica di Marrazzo a commissario straordinario dell’emergenza rifiuti, difatti, siamo soddisfatti il Consiglio di Stato ne abbia preso atto, era “scaduta” il 30 Giugno 2008.
Perché questa ordinanza “fuori tempo massimo” di Marrazzo? ’Unione Europea, proprio in quei mesi, aveva emesso un provvedimento col quale vietava, tassativamente, a partire dal 1 Gennaio 2009, l’uso della contribuzione pubblica per la costruzione di inceneritori e gassificatori (Cip 6) ad eccezione degli impianti definitivamente approvati a livello amministrativo o cantierizzati entro e non oltre il 31 Dicembre 2008.
L’impianto di Albano fu approvato definitivamente a livello amministrativo il 13 Agosto 2009, con l’AIA B-3695. La cantierizzazione – che poi consistette in pochi pali ed una semplice rete metallica – ebbe luogo il 28 Dicembre 2008 ma già allora, per tutti gli addetti ai lavori, appariva nulla di più che una vera e propia truffa ai danni dell’erario pubblico . Ora che il Consiglio di Stato ha, a tutti gli effetti, bocciato l’ordinanza “impropria” (perché ben 4 mesi fuori tempo massimo) di Marrazzo, con quali soldi il monopolista dei rifiuti della Regione Lazio costruirà l’inceneritore di Albano? Non vorrà mica, ci chiediamo - a disprezzo delle regole comunitarie - in ogni caso, “provare” ad utilizzare i soldi pubblici (Cip-6) destinati ad energie verdi e fonti rinnovabili?
Vi annuncio già da ora, con molto piacere, che tutti i cittadini, le associazioni e molti dei sindaci dei Castelli Romani già ricorrenti contro l’inceneritore di Albano sia al Tar che al Consiglio di Stato, presenteranno, nelle prossime settimane, agli organi competenti della giustizia europea, un ricorso per bloccare l’inceneritore di albano almeno al fine di evitare che soldi pubblici (Cip6) vengano utilizzati, ancora una volta, per costruire un impianto di incenerimento oltre il limite di tempo massimo fissato dall’Unione Europea e, cosa altrettanto grave, che soldi pubblici vengano utilizzati, in assenza d’una regolare gara d’appalto pubblica europea; gara obbligatoria, per legge, da diversi anni, in tutti gli stati membri UE."