Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

sabato 31 agosto 2013

Communia: dopo lo sgombero, 'Torniamo subito!'

Dopo l'operazione di sgombero dello spazio Communia di Roma, lo scorso 16 agosto, ieri si è svolta nel quartiere di San Lorenzo un'assemblea molto partecipata, dove un imponente (quanto ridicolo) dispiegamento di forze dell'ordine è stato posizionato in occasione dell'appuntamento.

Moltissima la gente del quartiere, attivisti romani, occupanti di spazi, studenti e precari.

Prima dell'assemblea, un concerto dal tetto dello stabile sgomberato. 

Dopo aver lasciato spazio ad una serie di interventi, un corteo ha attraversato le strade del quartiere, mentre viene annunciato un nuovo corteo il 7 settembre per riappropriarsi dello stabile recentemente sgomberato, ancora una volta per la speculazione edilizia. 

Una sfida chiara che segna una prima risposta rispetto allo sgombero delle ex fonderie Bastianelli, voluto da Procura e Questura, con il pretesto dell'inagibilità dell'edificio, peraltro smentito più volte da perizie ufficiali. 

Dietro lo sgombero dell'edificio, vi sono difatti interessi speculativi di una società, la Sabelli Trading, che vorrebbe costruire l'ennesimo  palazzo in un quartiere ormai devastato dal cemento.

Mentre la Giunta Marino prova a propinare l'idea di un dialogo e di un'azione della proprietà dal punto di vista urbanistico, ieri le centinaia di persone che hanno partecipato all'assemblea, e poi al corteo, hanno espresso chiaramente le loro intenzioni: l'obiettivo è di riappropriarsi dello spazio. 

Una prima risposta rispetto all'autunno che potrebbe presentarsi a Roma relativo ad altri sgomberi voluti dalla giunta Marino e un primo passo guardando al 19 ottobre.

Ecco come l'Italia entra in guerra contro la Siria

Mentre il ministro Emma Bonino assicura che l'Italia non parteciperà a un'operazione militare contro la Siria senza mandato Onu, il rombo della guerra già risuona su Pisa: sono i C-130 italiani, e probabilmente anche statunitensi, che intensificano i voli verso le basi mediterranee. L'aeroporto - dove si sta realizzando l'Hub aeroportuale di tutte le missioni militari all'estero, anche «a disposizione della Nato» - si trova nei pressi di Camp Darby, la grande base logistica Usa che rifornisce le forze aeree e terrestri nell'area mediterranea e mediorientale.

A riprova della volontà di pace del governo italiano, il ministro Bonino annuncia che il 4 settembre si riunirà il gruppo degli «Amici della Siria» (quello che sostiene i «ribelli» e quindi la guerra interna), al quale l'Italia partecipa con Stati uniti, Gran Bretagna, Francia, qatar e Arabia saudita, che si apprestano ora a colpire la Siria anche dall'esterno. Dimentica la Bonino l'incontro svoltosi a Istanbul il 27 agosto (di cui dà notizia la Reuters), nel quale gli «Amici» hanno comunicato ai «ribelli» che l'attacco potrebbe avvenire entro pochi giorni.

Non spiega il governo perché l'Italia abbia inviato il capo di stato maggiore alla riunione, convocata dal Pentagono in Giordania il 25-27 agosto, cui hanno partecipato i capi militari di Usa, Gran Bretagna, Francia e Arabia saudita, che preparano l'attacco alla Siria. Intanto un portavoce del nostro ministero della difesa, citato dalla stampa Usa, spiega che basi aeree e navali italiane potrebbero essere usate per l'attacco alla Siria col consenso del parlamento, non necessario invece per le basi Usa come Camp Darby o Sigonella. Il ministro della difesa Mauro lascia aperta la porta alla partecipazione diretta di forze italiane, ribadendo che il governo darà «sicuramente l'assenso a quelli che sono gli orientamenti della comunità internazionale». Ossia della Nato che tiene oggi una riunione di emergenza sulla Siria.

Per Il Sole 24Ore di ieri, «le basi italiane sono superflue» in quanto i raid saranno limitati nel tempo, con missili lanciati da navi e velivoli, e gli aerei non avranno bisogno di basi avanzate. Elementi che «sembrano escludere un ruolo anche marginale dell'Italia». In realtà è ancora l'Italia base di lancio della guerra. Le operazioni contro la Siria, come quelle nel 2011 contro la Libia, vengono dirette da Napoli: lì c'è il comando delle Forze navali Usa in Europa, comprendenti la Sesta flotta, agli ordini di un ammiraglio statunitense che comanda allo stesso tempo le Forze navali Usa per l'Africa e le Forze congiunte alleate.

Partirebbe da Napoli l'ordine di attaccare la Siria dal Mediterraneo orientale, dove,, a distanza ravvicinata (circa 200 km) da Damasco e altri obiettivi, sono schierate almeno quattro cacciatorpediniere lanciamissili: la Barry e la Mahan, già impiegate nell'attacco alla Libia, la Gravely e la Ramage. Possono lanciare centinaia di missili Cruise, che, volando a bassa quota lungo il profilo del terreno, colpiscono l'obiettivo con testate sia penetranti che a grappolo (ciascuna con centinaia di submunizioni), contenenti uranio impoverito. Sono sicuramente schierati anche sottomarini, come il Florida da attacco nucleare, armato, invece che di 24 missili balistici, di oltre di 150 missili Cruise. Nella sola notte del 19 marzo 2011, ne lanciò 90 contro la Libia. Lo schieramento comprende anche il gruppo d'attacco della portaerei Harry Truman (dotata di 90 caccia), comprendente due incrociatori e due cacciatorpediniere lanciamissili, che la Sesta flotta ha trasferito nel Mar Rosso, area della Quinta Flotta. Si aggiungono a queste le unità navali alleate, tra cui anche la portaerei francese Charles de Gaulle.

A sostegno di questo schieramento c'è la base aeronavale di Sigonella, addetta al rifornimento della Sesta Flotta e dotata di aerei Usa e Nato. La base, dove sono stanziati 7mila militari, costituisce per il Pentagono «il centro strategico del Mediterraneo». Queste e altre basi Usa, come quella di Aviano, non potrebbero funzionare senza il supporto delle forze e infrastrutture italiane. L'Italia non deve dunque attendere il mandato Onu per partecipare a quest'altra guerra sotto comando del Pentagono.
Manlio Dinucci

venerdì 30 agosto 2013

Il boss, il parroco ed il profeta.

".. Schiavone .. un boss pentito di essersi pentito .."

 

“La mia coscienza si è ribellata a certi soprusi che sono stati commessi da altri”
C. Schiavone

Normalmente, a commentare le rumorose parole a Skytg24 di Carmine Schiavone, già boss di camorra e collaboratore di giustizia, una seria riflessione si sarebbe dovuta soffermare, almeno in via preliminare, sul pentitismo e su quella stramba elevazione della delazione a principio giuridico all’interno del nostro ordinamento. Ma il senso di questa enorme contraddizione, di questo abominio del diritto, è esemplarmente racchiuso nelle parole dello stesso Schiavone che afferma, in apertura della sua intervista, di essersi si pentito ma di quello che altri hanno commesso. Il pentimento, dunque, da riflessione personale ed intima sulla propria condotta esistenziale, da processo di (eventuale) redenzione tramite l’espiazione di una pena ritenuta giusta, diviene atto d’accusa, per di più retribuita con la cancellazione di ogni punizione, sull’operato degli altri. Carmine Schiavone si è ribellato accusando quelli che un tempo erano i suoi sodali, evitando il carcere per i morti ammazzati e i rifiuti intombati, e questo suo j’accuse acquista vigore e si spinge fino a biasimare: “Le istituzioni mi hanno abbandonato”. Beh, su quest’ultimo punto il generale del clan dei casalesi si mostra ingenuo:  se lo Stato italiano ha abbandonato milioni di cittadini campani per il mero interesse del ceto industriale nazionale, mettendo in campo, come afferma don Carmine, connivenze profonde quando non vero e proprio supporto alle operazioni dei clan durante i loro affari, in primis quello dello smaltimento illecito dei rifiuti, figuriamoci a quale sorte avrebbe mai potuto abbandonare un uomo che ha probabilmente esaurito ogni utilità, che ha perso gran parte del suo potere e non è più neppure in grado di versare quelle centinaia di migliaia di euro mensili che il boss afferma di aver regolarmente indirizzato per anni ad intere schiere di carabinieri, poliziotti e finanzieri.

Ma questa riflessione, che sommariamente proponiamo, deve necessariamente cedere il passo ad altre e più inquietanti verità che, per quanto quotidianamente esperite da qualche milione di persone, trovano possibilità di affermazione diffusa nell’opinione pubblica (scusate la brutta parola) solo quando hanno riscontro nelle dichiarazioni di un ‘autorevole’ pentito. Una organizzazione politico-militare che amministra una quota rilevante del Pil ed arriva ad esercitare, sia in maniera autonoma che mediante una ampia capacità di simbiosi, funzioni sovrane su importanti porzioni di territorio in ogni parte d’Italia, non può esistere e riprodursi senza l’assenso degli apparati dello Stato. Da ciò ne deriva che, tra le tante cose, i traffici di rifiuti e lo smaltimento di sostanze altamente tossiche in maniera criminale e scellerata (tanto per restare sul piano degli eufemismi) è avvenuto sotto l’occhio vigile ed accondiscendente delle istituzioni. Una verità assolutamente spiacevole alla quale, senza troppi esercizi filosofici, in molti erano approdati, magari per essere stati una delle tante donne ed uomini che in Campania hanno denunciato il disastro che da anni si consuma sulla pelle di una intera comunità e della sua terra. Un disastro che continua tuttora e che secondo alcuni studi produrrà i maggiori picchi di mortalità fra cinquant’anni.

Eppure questa semplice e banale verità viene prontamente glissata da quanti, per calcolo o mera ingenuità, continuano a voler rappresentare la lotta alla camorra come uno scontro tra il bene ed il male, dove il primo è ovviamente rappresentato simbolicamente da prestanti giovanotti con l’uniforme e i capelli corti ed il secondo dai camorristi con la barba lunga che prosperano grazie alle caratteristiche antropologiche di un branco di bifolchi avvezzi all’illegalità (e alle barbarie) per vocazione naturale. È lo stesso Schiavone a fornire un assist a questa visione, della quale egli è certamente uno degli adepti: “[...] mio figlio ragiona come un ragazzo del nord [...]”. Già, perché quelli del Sud normalmente passano il tempo a sotterrare fanghi termonucleari in giardino.

Ma non finisce qui, dopo i calcolatori interessati, arrivano gli ingenui: Don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano, stranamente dimentica di essere approdato alla notorietà proprio per essere stato oggetto di un tanto inopportuno quanto consuetudinario ‘cazziatone’ da parte del Prefetto che non gradiva affatto le sue scomode domande sul disastro ambientale in atto, senza sapere di essere ripreso da uno Smartphone. Don Patriciello non capisce che, senza quel video su YouTube, sarebbe stato trattato come uno zerbino al pari di tutti i semplici cittadini che osano rivolgersi a Sua Eccellenza, esattamente come avviene in ogni momento.
Così si continua a chiedere interventi su interventi a polizia, carabinieri, esercito e flotte spaziali fino ad arrivare ad implorare allo stesso Schiavone di indicare i luoghi delle discariche e degli sversamenti abusivi per segnalarli alle autorità, le quali potrebbero così operare finalmente una bonifica dei siti. A questa proposta fa eco l’immancabile giovane profeta Roberto Saviano che, dopo aver deciso che ogni forma di movimento popolare sorto in Italia è da tenersi al di fuori di ogni considerazione se non per essere denigrato, entra a gamba tesa per sostenere la proposta di don Patriciello arrivando a sostenere che: “[...] è l’unico modo per risolvere il problema [..]” (sic!).

In pratica si invocano i due soggetti che ci hanno avvelenato per dis-avvelenarci, evitando così a mamme e padri di famiglia di dover saltare la messa domenicale per andare a manifestare contro l’ennesimo rogo che, per l’ennesima volta, brucia al solito posto decine e decine di volte segnalato alle autorità che fino ad oggi se ne sono altamente fregate.

In questo modo, si prepara il terreno per far si che le bonifiche rischino di divenire l’ennesima delega in bianco che le trasformerebbe in un ricco banchetto da nove miliardi di euro e più. Del resto, facendo scegliere direttamente a Schiavone dove e come spendere quei soldi risparmieremmo molto in corruzione. Ma non solo, si buttano in discarica anni ed anni di lotte portate avanti dal basso e con coraggio da migliaia di persone che sanno benissimo dove stanno le discariche abusive (provate voi a movimentare tonnellate di terra con camion e ruspe senza essere notati da nessuno), si inceneriscono le proposte ed i percorsi di cambiamento reale di cui questi movimenti sono stati portatori e che hanno disegnato modelli di socialità, di partecipazione e di azione diretta che sono antagonisti alla governace del capitalismo a mano armata che detta l’agenda alle istituzioni ed ai partiti.

Ai comitati ed ai movimenti che difendono, conquistano e creano i beni comuni non interessa e non può interessare risolvere il problema delle eco-balle piuttosto che quello del gassificatore di Capua per poi lasciare immutato il quadro sociale, economico e politico attuale. Essi hanno la forza, o altrimenti debbono cercarla, per vincere le battaglie e le vertenze di cui sono protagonisti e contemporaneamente di radicare i propri meccanismi democratici, orizzontali e di contropotere per distruggere l’equilibrio del terrore attualmente vigente. Non ci sono scuse e questo nodo non è più rimandabile. Con l’avvio delle procedure di esproprio dei terreni per la costruzione del gassificatore di Capua (comune che proprio oggi ha dichiarato allegramente il dissesto finanziario) e la terribile minaccia dell’inceneritore di Giugliano, lo scontro tra i campani ed i loro aguzzini arriverà ad un momento decisivo. Occorrerà esserci, sapendo di non poter delegare niente né di affidarsi a vecchi e nuovi profeti.
@teleprop



PER NON DIMENTICARE

Acerra 29 agosto 2004 

Domenica di sangue nella città operaia.

Bassolino è governatore della Campania, in qualità di "commissario straordinario all'emergenza rifiuti" gli è succeduto dal mese di febbraio il prefetto Corrado Catenacci mentre il ministro dell'interno è Giuseppe Pisanu.  Non appena giunge dinanzi al cantiere dell'inceneritore di Acerra, in località Pantano, le "forze dell'ordine" caricano selvaggiamente la testa del corteo, composto da decine di migliaia di manifestanti.  

Per quasi un'ora si susseguono cariche e lancio di lacrimogeni. Decine e decine i ferite tra cui bambini, anziani e donne incinta. Il PMLI, partecipa in prima fila alla giornata di lotta, con una folta delegazione di militanti e simpatizzanti. 

Come avvenuto nei giorni precedenti, nei mesi successivi il governo del neoduce Berlusconi militarizza letteralmente la città inviando centinaia di uomini per intimidire la popolazione e proteggere il cantiere della Fibe spa di proprietà dell'Impregilo, gruppo Fiat, che da quasi un decennio gestisce Cdr ed eco balle da bruciare.  La multinazionale era già stata coinvolta nelle inchieste della tangentopoli e mafiopoli all'ombra del Vesuvio.


Rivelazioni (ignorate?) dell’ex boss Schiavone sui rifiuti in Campania. Altro documento cercasi

L’obiettivo della caccia è cambiato. Non è in un vecchio verbale della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, come invece pensavo qualche giorno fa, la “verità” del pentito Carmine Schiavone sulle località della Campania e del basso Lazio in cui la criminalità organizzata ha nascosto i rifiuti chimici e radioattivi che avvelenano la terra e fanno morire la gente.

Secondo quanto ha dichiarato pochi giorni fa l’ex boss della camorra in un’intervista a Sky Tg24, nessuno è mai andato a cercare la roba tossica nei punti che pure egli stesso ha indicato e per questo si è pentito di essersi pentito, anche se (dice) si è comunque pentito di cuore, perchè in seguito a quei veleni dispersi nell’ambiente si sente milioni di malati di cancro sulla coscienza.

Le “verità” di Schiavone sui luoghi dei rifiuti, ho appurato poco fa, si trovano in una sua deposizione del 1995 allegata ad un processo penale a carico di Luca Avolio. Dunque (come già volevo fare con gli atti parlamentari) offrirò volentieri un caffè a chi mi farà avere quella deposizione in formato digitale: sempre che la persona in questione voglia venire a prendere il caffè a Torino, dove io abito.
In effetti, almeno fino al 1997 le verifiche della deposizione di Schiavone “a volte non sono neanche risultate possibili”, come si legge nei successivi verbali della Commissione parlamentare sui rifiuti. E in seguito?

Ma le cose con ordine: innanzitutto ecco gli estremi precisi del pezzo di carta da cui bisogna partire.


Si tratta del “Doc. n.18, allegato 3, Tribunale di Napoli, VII Sezione penale, procedimento penale n.4364/13/93+4365/13/93 a carico di Avolio Luca + 8, udienza del 28/3/1995, deposizione del collaboratore di giustizia Carmine Schiavone”: è citato esattamente in questi termini a pagina 40 (in nota) della relazione finale della Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti della Camera, approvata l’11 marzo 1996.

Fu quella la prima commissione parlamentare sui rifiuti. Altre ne seguirono fino alla scorsa legislatura: dopo le elezioni del febbraio scorso la commissione non risulta nuovamente istituita. Nel 1996, la commissione dava grande importanza alle (allora fresche) rivelazioni di Carmine Schiavone.

Ecco lo screenshot di un passo saliente della relazione finale.
cattura
La nota 8 richiama il documento che ho citato prima; la nota 7, riferita a meno esaurienti deposizioni di Schiavone sullo stesso tema, rimanda al “Doc. 32.11, verbale di interrogatorio di persona indagata di reato collegato”.  E’ disponibile on line solo un resoconto sommario - non il verbale completo – dell’audizione del procuratore capo di Napoli Agostino Cordova durante la quale egli parlò alla Commissione delle rivelazioni di Schiavone.  Nel resoconto sommario il nome di Schiavone non figura nemmeno;  tuttavia il contenuto dell’audizione fu in buona parte segretato.

Che fine hanno fatto le rivelazioni di Schiavone? 

Un verbale della Commissione bicamerale sui rifiuti del 1997 – un anno più tardi, quindi – dà conto dell’audizione di Giovanni Melillo, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Napoli.

Il presidente della commissione gli porge appunto quella domanda. Il succo della risposta è che ci sono indagini in corso e a volte “non sono neanche state possibili verifiche più attendibili, anche per la conformazione dei luoghi. Stiamo parlando di vasche con profondità assolutamente non raggiungibili per le operazioni di campionatura”.

Bisognerebbe leggersi tutti i successivi verbali della Commissione parlamentare sui rifiuti per appurare se, e come, le rivelazioni di Schiavone hanno avuto un seguito.  Bisognerebbe anche ripercorrere gli atti processuali per vedere come esse sono state trattate: può darsi che siano state tutte sottoposte a verifica e si siano rivelate inconsistenti.  Oppure può darsi che quel filone – come dice Schiavone – non sia stato approfondito a dovere.

Leggersi otto anni di verbali è un compito veramente improbo per una blogger. E dunque, lettori, vi invito a collaborare: del resto questo post non è solo farina del mio sacco. E’ frutto, per così dire, di un brainstorming telematico: devo ringraziare Fabio ed Ettore. Ogni ulteriore apporto attraverso i commenti è il benvenuto. E ricordate: un caffè (da bersi rigorosamente a Torino, così non devo prendere il treno, grazie) attende chi metterà on line il verbale della deposizione di Schiavone avvenuta il 28 marzo 1995.

compleanno dell'AIA!


Il 13 agosto sono trascorsi 4 anni da quando l'egregio sigor Marrazzo, ex presidente della regione Lazio, si affrettò a firmare l'AIA (autorizzazione integrata ambientale) che avrebbe permesso di fatto l'inizio del cantiere dell'inceneritore a Roncigliano. Sono passati 4 anni e di quel eco-mostro non è stata poggiata nemmeno una pietra e questo grazie alla determinazione popolare che con ricorsi, manifestazioni, presidi e assemblee, si è sempre opposta alla realizzazione di questo progetto, gravoso per l'ambiente e la salute di chi vive quitidiamanete il territorio dei castelli romani. Per questo motivo, il 13 agosto, il Coordinamento contro l'inceneritore ha voluto festeggiare insieme alle tante persone che da anni ci seguono nella vertenza.

4 anni sono un traguardo importante che conferma  come la popolazione unita nella lotta può riuscire a  contrastare anche la sopraffazione cieca e ingorda di chi vuol far profitto sulle nostre vite, mascherando eco-mostri in progetti di ultima generazione assolutamente indispensabili.

Questa è la vittoria di chi continua la sua lotta, di chi crede che ancora può far sentire la sua voce, questa è la vittoria di chi non si arrende di fronte ai poteri forti, è la vittoria di chi si autorganizza, si autofinazia con iniziative pubbliche, di chi sacrifica il proprio tempo e le proprie energie organizzando cortei e assemblee, volantinando e parlando alla gente che dopo anni ancora risponde "e la monnezza allora dove la mettiamo", è la vittoria di chi ha mandato giù bocconi amari, come la sentenza del consiglio di stato o le denunce, ma che alla fine non ha mai perso la voglia di combattere.

Questa è la nostra vittoria ma la battaglia è ancora aperta....

COORDINAMENTO NO-INC DI ALBANO

rifiuti_tossici_caivano
L’essere umano a volte è capace di mostruosità che lasciano un vuoto nel petto, 
sgomenti, senza fiato, per ore ed ore. 

Impossibile commentare.

(Fonte articolo, Young, clicca qui
Una sostanza dalle proprietà estremamente nocive è stata rinvenuta nei terreni di Caivano lo scorso 18 Luglio. Le caratteristiche della sostanza sono state rese note in questi giorni dal Generale Sergio Costa e dagli uomini della forestale che hanno fatto accertamenti sul posto: si tratta di Cloruro di metilene. Gli imprenditori del Nord che sono venuti a interrare rifiuti tossici in Campania pagando il dazio alla Camorra adesso hanno sulla coscienza, oltre alle migliaia di morti, anche i bambini deformi. Il principale responsabile è una sostanza chiamata “cloruro di metilene”, considerata dallo Iarc e dall’Unione Europea “potenzialmente cancerogena” ma i cui effetti sulla salute umana sono stati messi in evidenza soprattutto da un ultimo studio che sottolineano il potere mutageno, cioè capace di modificare il DNA, e teratogeno, quindi in grado di intervenire sulla formazione del feto. Per questo la quantità consentita di cloruro di metilene è pari a zero. Questo composto chimico è usato nelle aziende per verniciare i macchinari. In buona sostanza è un solvente che, dopo essere stato interrato in barili ha finito per insidiarsi nelle acque del bacino imbrifero sottostante. Naturalmente su quei campi si coltivava. Probabilmente i contadini che hanno acconsentito a compiere questo scempio o quelli che son stati costretti a farlo tenendo la bocca chiusa, non avrebbero nemmeno immaginato cosa sarebbe accaduto qualche anno più avanti: bambini deformi, col cranio deforme, gli occhi disposti in posizione non simmetrica o, peggio, modificazioni al cervello. Bambini microcefali che non vivranno mai un solo minuto della propria vita con la coscienza di essere “umani”. Che non riconosceranno mai la propria madre e che non diranno mai di aver fame. Esperimenti non autorizzati della genetica di cui si preferisce tacere o, se vogliamo, bambini sofferenti, consci del proprio dolore provocato da malformazioni urogenitali simili a quelle registratesi in Somalia dopo il traffico dei rifiuti speciali che provocò la morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. In quelle terre infatti i bambini urinavano dalle gambe perchè, per una qualche stranissima malformazione, non erano provvisti del condotto necessario ad espellere i liquidi. Ed erano tutti così quei bambini, fatti proprio a stampino. Quasi come se, al momento in cui si stava formando il sesso del feto, fossero intervenuti degli agenti chimici a spezzare il processo, sempre allo stesso modo, come fosse un esperimento di laboratorio. C’è da chiedersi quindi con quale coscienza si continui ad interrare rifiuti tossici adesso che le cose si sanno. Dei campani nessuno gliene importa? In questo caso potremmo parlare di genocidio operato su base razzista. Il Generale Sergio Costa ha quindi dichiarato: È la prima volta che ritroviamo una sostanza simile: il bicloro, secondo legge, non dovrebbe proprio essere presente nell’acqua, cioè la legge non consente la presenza neanche di un nanogrammo. Qui, invece, ne abbiamo trovati 71, vale a dire una percentuale superiore del 710% rispetto a quella consentita, che è zero. Sulla vicenda è intervenuto anche l’Oncologo Antonio Marfella, Presidente dell’Isde, scrivendo che: “Il cloruro di metilene, oggi scoperto ancora a Caivano dalla Forestale in data 18 luglio 2013, e’ lo stesso composto che e’ stato documentato da Istituto Superiore Sanita’ e a noi trasmesso da commissario De Biase anche nelle prime analisi su campioni vegetali della resit! (diclorometano o cloruro di metilene) con cio’ a significare che ogni giorno noi dobbiamo registrare in falda profonda i tossici (tipo cianuro) che ci hanno sversato dalle industrie del nord, tipo Acna di Cengio, ma ogni giorno, ogni giorno nelle terre dei fuochi si lavora in nero e si sversa nei campi i solventi e gli sverniciatori del settore merceologicho della produzione in nero di scarpe , borse e tessile. questi non sono veleni del nord, questi sono i veleni che le stesse mamme che poi piangono i figli avvelenati producono nelle nostre zone dove non si rispetta l’uomo e il suo lavoro”.

Associazione DifferenziaTi

Basta con le trattative private nella gestione dei rifiuti !!!

Secondo l’Avvocatura dello Stato l’iter per la nuova discarica di Roma deve essere quello dell’esproprio e della successiva gara ad evidenza pubblica

 Apprendiamo dal giornale “Il Messaggero” che la Guardia di Finanza, su richiesta del Ministro all’Ambiente, non è riuscita a scoprire i veri nomi che sono dietro le società fiduciarie cui fa riferimento la ECOFER Spa, la società cui il Commissario Straordinario Goffredo Sottile vorrebbe affidare a trattativa privata la gestione dei rifiuti di Roma, un affare da 100 milioni di euro l’anno.

Adesso scende in campo la DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) per capire chi si nasconde dietro le società fiduciarie che controllano i terreni su cui dovrebbe nascere la nuova discarica di Roma.
Una questione molto più grave sta, però, passando inosservata sulla stampa: il Commissario Sottile non può assolutamente affidare a trattativa privata la gestione della nuova discarica di Roma.
Il decreto di nomina del Commissario Straordinario prevede in modo esplicito che “Il Commissario delegato provvede per le occupazioni d'urgenza e per le eventuali espropriazioni delle aree occorrenti per l'esecuzione delle opere e degli interventi di cui alla presente ordinanza“ (Opcm 3963 del 6 settembre 2011 “Disposizioni urgenti di protezione civile per la chiusura della discarica di Malagrotta”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 213 del 13 settembre 2011.
Va, inoltre, evidenziato che nella relazione predisposta dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e approvata il 3 luglio 2012, un intero capitolo è dedicato alle modalità di affidamento della nuova discarica.
La Commissione parlamentare ha acquisito un parere espresso dall’Avvocatura dello Stato, appositamente interpellata dal prefetto di Roma Pecoraro con nota dell’8 novembre 2011, secondo il quale la procedura da seguire per l’affidamento della gestione della discarica individuata dal Commissario è quella dell’esproprio e della successiva gara ad evidenza pubblica. 
Si riporta di seguito uno stralcio del parere citato, trasmesso dall’avvocatura al commissario delegato il 25 novembre 2011 (doc. 1090/4): « (...) Se quanto precede è esatto, diviene allora nodale rispondere al secondo quesito, con cui si prospetta la possibilità di integrare l’ordinanza del 6 settembre 2011 nel senso di attribuire a codesto commissario anche il potere di autorizzare direttamente privati proprietari ad adibire a discarica aree di loro proprietà e di affidare a tali soggetti la gestione del servizio di smaltimento dei rifiuti urbani non pericolosi da collocare in discarica dopo la chiusura definitiva della discarica di Malagrotta. A giudizio di questa avvocatura generale, il perseguimento di tale possibilità non appare coerente con l’impostazione giuridica dell’ordinanza e con la concreta situazione di fatto da questa presupposta. Quanto all’impostazione giuridica, l’ordinanza richiama innanzitutto all’articolo 4, comma 1, il rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico e dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario (“rectius”, dal diritto dell’Unione europea). L’ordinanza precisa poi, coerentemente, che tra le norme derogabili del decreto legislativo n. 152 del 2006 (codice dei contratti pubblici) non figura l’articolo 2, comma 1, per il quale “l’affidamento e l’esecuzione di ... servizi ai sensi del presente codice deve ... rispettare i principi di libera concorrenza, parità di trattamento, non discriminazione, trasparenza, proporzionalità, nonché quello di pubblicità”. Altra disposizione del codice dei contratti pubblici non derogata dall’ordinanza è l’articolo 3, comma 10, giusta il quale “gli appalti pubblici di servizi sono appalti pubblici ... aventi per oggetto la prestazione dei servizi di cui all’allegato II”. L’allegato II, parte A, n. 16, tra i servizi contemplati dal codice enumera quelli di “eliminazione di rifiuti”. È quindi chiaro come il modus procedendi privilegiato dall’ordinanza sia l’affidamento mediante gara ad evidenza pubblica, in quanto unica modalità idonea ad assicurare il rispetto dei principi di concorrenza, parità di trattamento, non discriminazione e concorrenza, del servizio di smaltimento dei rifiuti tramite la gestione delle discariche che codesto commissario avrà individuato (...); allo stato attuale non appare possibile affidare direttamente, senza procedure di evidenza pubblica, la gestione del servizio al titolare dell’area, previa sua autorizzazione a realizzarvi una discarica di rifiuti urbani. Naturalmente, nulla vieta di acquisire la disponibilità dell’area attraverso accordo bonario con i titolari anziché attraverso formali procedure ablatorie, ma resta inteso che ciò non potrebbe avvenire concedendo come corrispettivo il diritto di gestire il servizio; pena, come già esposto, la violazione dei principi di concorrenza, trasparenza, parità di trattamento e non discriminazione che, nella presente situazione di fatto e di diritto, non appaiono derogabili ».
Il parere dell’avvocatura dello Stato è assolutamente inequivocabile: 
bisogna precedere con l’esproprio delle aree e 
con una gara ad evidenza pubblica.
Ogni ipotesi diversa è praticamente illegale!!!!
E’ folle pensare di affidare la gestione dei rifiuti della Capitale d’Italia a delle società fiduciarie di cui non si conoscono nemmeno i proprietari.


Il gioco di DISCARICOPOLY per prendere in giro la Commissione Europea

Mentre assistiamo sbalorditi e inermi alla più grave crisi diplomatica dell’Italia con gli Stati Uniti in merito all’eliminazione della casella “Prigione” dalla nuova versione  del gioco del “Monopoly”, con tanto di viva e vibrante comunicazione di sette deputati del PD al sorpreso e incredulo ambasciatore statunitense di Roma, nella capitale del Paese si sta giocando l’ennesima partita del gioco “Discaricopoly”.



Il gioco di “Discaricopoly” è stato inventato dai politici italiani (Polverini, Alemanno & Zingaretti) per prendere in giro la Comunità Europea in merito alla chiusura definitiva della discarica di Malagrotta.
Ogni volta che si avvicina la data della chiusura definitiva della discarica di Malagrotta, i politici di turno fanno finta di aver individuato una nuova discarica, ma chiedono all’Europa l’ennesima proroga pro-tempore per la discarica di Malagrotta.

Nel caldo agosto 2008 Togni (allora Capo del Dipartimento Ambiente del Comune di Roma, esperto di logge segrete e d’affari) ha rivelato la verità ai comitati locali: “la discarica di Malagrotta verrà innalzata di altri 10 metri e sarà in funzione per ulteriori 15 anni”.
Le parole di Togni sono state profetiche: ad oggi sono già 5 anni che le istituzioni fingono di cercare una soluzione alternativa alla discarica di Malagrotta, scegliendo di volta in volta soluzioni sbagliate ed inverosimili (Villa Adriana, Riano, Pian dell’Olmo, il Divino Amore, eccetera).

Di fatto le continue proroghe della discarica di Malagrotta servono solo a prendere in giro la Commissione Europea.
Sul gioco di “Discaricopoly” sono riportate le località di Roma e della sua provincia (Villa Adriana, Malagrotta, Divino Amore, Colosseo, Stazione Termini, Piazza Navona, Piazza Montecitorio, Fontana di Trevi, Laghetto dell’Eur, Riano, Albano Laziale, Pomezia, Fiumicino) e il politico di turno, oppure un tecnico appositamente nominato (oggi il Commissario Straordinario, il vecchio prefetto in pensione Goffredo Sottile, appositamente scelto da Monti in base al curriculum in quanto tra i principali corresponsabili della disastrosa gestione dei rifiuti in Campania), prova a scegliere a caso una delle località indicate nel gioco di “Discaricopoly”, generando il panico nella popolazione locale, che è costretta ad organizzare una viva e vibrante contestazione.

I risultati del gioco di “Discaricopoly” sono disastrosi:
  • a Roma e nel Lazio è stato scelto un vecchio e superato modello di gestione fatto di discariche che inquinano (vedi Malagrotta) ed inceneritori che non funzionano (vedi Malagrotta), il tutto concentrato nelle mani del signor Cerroni;
  • a Roma e nel Lazio non decolla la raccolta differenziata, che rimane molto al di sotto dei limiti minimi previsti dalla legge;
  • a Roma e nel Lazio i cittadini pagano di conseguenza le tariffe più alte d’Italia (e forse del mondo) per la gestione rifiuti.
A Roma e nel Lazio i cittadini e i loro comitati sono in linea con le indicazioni della Commissione Europea (forte impegno sulla raccolta differenziata e superamento delle discariche e degli inceneritori entro il 2020), mentre la misera classe politica romana rimane in affari con il signor Cerroni tramite AMA e ACEA per una politica tutta discariche ed inceneritori.

Sarà opportuno riportare i nostri amministratori dal gioco di “Discaricopoly” al mondo reale, denunciandoli alla Corte dei Conti per il danno erariale determinato da questa disastrosa gestione dei rifiuti.


ARTICOLI DI APPROFONDIMENTO
I giochi sporchi sulla nuova discarica di Roma 
Chi sono i proprietari della nuova discarica di Roma?
Per la Corte dei Conti una scarsa raccolta differenziata è danno erariale 
La raccolta differenziata crea sviluppo e occupazione 


http://sotto-terra-il-treno.blogspot.it 

domenica 25 agosto 2013

La raccolta differenziata crea sviluppo e occupazione

Il Paese ha bisogno di rilanciare la raccolta differenziata.

Il raddoppio della raccolta differenziata può determinare un effetto complessivo sull’economia per effetto delle interdipendenze settoriali per 30 miliardi di euro, garantendo una robusta crescita del PIL del 2%.


Differenziare e riciclare fa bene all’ambiente, ma, sempre di più, fa bene all’economia del Paese. Infatti, nel 2011, il fatturato dell’industria del riciclo degli imballaggi in acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro e dal relativo indotto è stato stimato in 9,5 miliardi di euro. Nel 2010 il valore era stato pari a 8,8 miliardi di euro (Fonte Althesys).

L'industria del riciclo si conferma così, insieme al settore delle energie rinnovabili, uno dei principali comparti della green economy.

La dimensione è superiore a settori industriali ben più radicati e storici nell’ambito del sistema Paese, ad esempio il tessile (8,4 miliardi di fatturato – fonte Centro Studi Moda Italia) e pari al settore della cosmetica.

Rispetto all’anno precedente, il giro d’affari dell’indotto e dell’industria del riciclo nel 2011 (9,5 miliardi di euro) ha avuto un incremento del 7,1%, notevolmente superiore all’aumento registrato dal PIL italiano, che è stato solo dello 0,4%, e all’incremento della produzione industriale che si è attestato allo 0,1%.

Il settore della raccolta differenziata e del riciclo degli imballaggi conferma quindi il suo ruolo di riferimento non solo nel panorama dell’industria green del nostro Paese, ma più in generale rispetto all’intero comparto industriale italiano all’interno del quale rappresenta una straordinaria opportunità di crescita e sviluppo in ottica sostenibile.

Il numero totale degli addetti del settore della gestione dei rifiuti è di circa 100.000 unità (fonte ISTAT). Gli addetti del solo comparto della raccolta e del riciclo dei rifiuti di imballaggio sono oltre 36.000.

In una situazione dove ancora il 50% dei rifiuti urbani viene inviato in discarica è, quindi, evidente il potenziale di miglioramento in termini di crescita economica e di sviluppo occupazionale che offre la raccolta differenziata nel nostro Paese: il raddoppio della raccolta differenziata può determinare un effetto complessivo sull’economia per effetto delle interdipendenze settoriali per 30 miliardi di euro, garantendo una robusta crescita del PIL del 2%.

L’industria legata ai rifiuti è stata tra le più floride negli ultimi decenni e, indubbiamente, tra quelle con il fatturato più rilevante nel campo dell’industria ambientale. Sebbene possa sembrare una contraddizione, i rifiuti rappresentano attualmente una delle maggiori opportunità di crescita sostenibile per il sistema Europa e per il nostro Paese, carente di risorse primarie, in particolare.

I rifiuti costituiscono infatti una enorme riserva di risorse che, se opportunamente gestita e valorizzata, può garantire un approvvigionamento sostenibile e continuo negli anni di materiali ed energia.

Secondo le stime della Commissione Europea, la completa applicazione della normativa UE sui rifiuti può determinare un aumento complessivo del 29% del fatturato annuo del settore della gestione dei rifiuti e dei settori del riciclo, garantendo la creazione di circa 400.000 nuovi posti di lavoro.

Secondo la Commissione Europea, la completa applicazione della normativa UE sui rifiuti crea enormi opportunità per l'innovazione e la penetrazione nel mercato delle tecnologie più efficienti soprattutto nelle eco-industrie.

In prospettiva, le conoscenze acquisite e le tecnologie/tecniche sviluppate in Europa possono successivamente essere di supporto e di riferimento per una migliore gestione dei rifiuti a più basso impatto ambientale anche per gli altri Paesi del mondo.

Nel complesso, il pieno rispetto della normativa UE sui rifiuti può contribuire, quindi, ad un aumento della qualità della vita dei cittadini dell'UE e può assicurare un efficace equilibrio tra la tutela dell'ambiente, le opportunità economiche - per il settore della gestione dei rifiuti e per l'industria europea nel suo complesso - e lo sviluppo sociale.

In questo contesto di pesante crisi economica che sta vivendo il Paese, chi si ostina a ritardare la raccolta differenziata continuando a proporre soluzioni costose e superate (discariche e inceneritori) costituisce un grave ostacolo alla crescita e allo sviluppo occupazionale del Paese.


domenica 18 agosto 2013

RiTroviamo l'Onore di essere Italiani

".. Quando un napoletano è felice per qualche ragione, 
invece di pagare un solo caffè, 
quello che berrebbe lui, ne paga due, 
uno per sé e uno per il cliente che viene dopo. 
È come offrire un caffè al resto del mondo .."

possiamo .. facciamolo:

sabato 17 agosto 2013

Roma, 16 agosto 2013: omnia sunt Communia

come sempre è successo negli ultimi anni, il potere politico ha aspettato di trovarsi nel cuore dell'estate per mobilitare il suo apparato repressivo ed effettuare lo sgombero di uno spazio socio-abitativo.

I blindati della polizia si sono accaniti contro Communia che, al centro di San Lorenzo, metteva in discussione gli intenti speculativi con cui si sta trasformando un quartiere popolare in una zona residenziale di lusso.  Dopo le occupazioni romane dello "tsunami tour" (dicembre 2012 e aprile 2013), lo sgombero di Communia segna la controffensiva reazionaria di politici e speculatori e in attesa dell'autunno (caldo) ..

ora tutta Roma deve considerarsi sotto sgombero.
(perchè:  Omnia sunt bastards)

I giochi sporchi sulla nuova discarica di Roma

Come ogni anno, il mese di agosto è riservato ai giochi sporchi sulla gestione dei rifiuti a Roma e nella Regione Lazio.
Il 29 luglio 2013 il Commissario Straordinario Goffredo Sottile ha ufficializzato la scelta di Falcognana come nuova discarica di Roma.

La scelta della nuova discarica di Roma in zona Falcognana, a pochi metri dal Santuario del Divino Amore, è una scelta folle: per la campagna e per il paesaggio, per la vista, la solitudine, il silenzio, per la sua luce, le sue albe e i suoi tramonti.  Un altro pezzo della campagna romana viene distrutto per far posto alla nuova discarica di Roma, la Malagrotta Due.

Come direbbe Antonio Cederna: “la demenza dei devastatori ha raggiunto vette inimmaginabili”.

Dopo l’indecente proposta del precedente Commissario Straordinario, il Prefetto di Roma Pecoraro, di trasformare Villa Adriana in discarica, oggi dobbiamo assistere alla nuova scelta del nuovo Commissario Straordinario, il Prefetto in pensione Sottile, che vuole circondare di rifiuti il Santuario del Divino Amore.
Come direbbe oggi Antonio Cederna: “Esistono rappresentanti delle istituzioni, organi di tutela, statali, comunali, provinciali, cui manca spesso la cultura e l'intelligenza, cui manca sempre l'iniziativa e la forza di intervenire”. 

Il nuovo Sindaco di Roma Marino sta giocando con l’autovelox a Via dei Fori Imperiali mentre il nuovo Presidente della Regione Lazio Zingaretti è assente, come al solito.

In questo quadro istituzionale assurdo, lo sport preferito da Cerroni e dalla Ecofer Ambiente Spa è quello di comprare tutti i terreni disponibili per fare discariche al Sud di Roma. Il signor Cerroni ha comprato tutta la zona delle Solforate in località Pomezia, mentre la Ecofer Ambiente Spa ha comprato grandi terreni tra la Via Ardeatina e la Via Nettunense.

In questi giorni il giornale “Il Messaggero” ha posto un tema molto importante:  chi soni i proprietari della Ecofer Ambiente Spa?   Nell’articolo del Messaggero viene solo spiegato che l’assetto della Ecofer Ambiente Srl fa capo, nella quasi totalità, a due società fiduciarie, uno strumento per celare a chi appartengano le quote di una società.

Vediamo, quindi, di scrivere quello che “Il Messaggero” non osa pubblicare.

La Ecofer Ambiente Srl dipende dalla “SOFIR Società Fiduciaria e di revisione SRL” (60%), dalla “Corduso Società fiduciaria per azioni” (39%) e da Fiori Valerio (1%).

Da una breve ricerca su Internet su “Fiori Valerio” emerge il seguente articolo:

“Erano sotterrati a più strati in piena zona protetta del parco del Ticino: in tutto 50 mila tonnellate di scarti tossico-ocivi.  Quasi il carico di una nave dei veleni sepolto in una frazione di Borgo San Siro, piccolo comune Pavese, e nell' ex cava Natale di Vigevano.  La scoperta è stata fatta dalla Guardia di finanza di Pavia che, al comando del colonello Giuseppe Tuccitto,  ha dato il via alla complessa indagine nel sottosuolo vigevanese. Sono state le Fiamme Gialle a far eseguire gli scavi tra capannoni e strutture ormai disattivate della ditta "Sarpi Metalli Spa" di Borgo San Siro.  Lì era sepolta la parte più consistente dei veleni: circa 32 mila tonnellate di rifiuti a base di piombo, arsenico, cadmio, selenio ed altre sostanze nocive.  Nell' area della ditta di Borso San Siro i rifiuti al veleno erano un po' dappertutto: persino nel capannone dell' azienda ormai chiusa sono stati trovati grossi quantitativi di sostanze pericolose, arsenico in testa.  Gli uomini della Finanza hanno anche messo sotto sequestro una cisterna con 209 mila chili di olio combustibile e fusti zeppi di soda caustica.  Tutto ciò è costato, per ora, all' amministratore della ditta bolognese "Sarpi", Valerio Fiori, 50 anni residente a Bologna, la posizione di indagato nell' inchiesta fatta immediatamente scattare dalla Procura di Vigevano”. (articolo archivio della Repubblica, 15 luglio 1993). 

Il Valerio Fiori che era amministratore della ditta bolognese “Sarpi” è lo stesso Valerio Fiori che oggi è amministratore della Ecofer Ambiente Srl?

Ci domandiamo se il commissario Goffredo Sottile, il Comune di Roma, la Regione Lazio e il Ministero dell’Ambiente abbiano accesso ad Internet per poter fare una semplicissima ricerca con Google.

Come direbbe oggi Antonio Cederna: “Esistono rappresentanti delle istituzioni, organi di tutela, statali, comunali, provinciali, cui manca spesso la cultura e l'intelligenza, cui manca sempre l'iniziativa e la forza di intervenire”.   E adesso iniziamo il gioco delle scatole cinesi per capire chi sono i proprietari della discarica della Falcognana!!!!

La “SOFIR Società Fiduciaria e di revisione SRL” fa capo alla “Class Fiduciaria SRL” (51,33%), una ennesima società fiduciaria, a Cazzola Amedeo (24,33%) e a Venturi Alfonso (24,33%).

La “Class Fiduciaria SRL” fa capo alla “Ghirlandina Director e Trustee SRL” (100%), che a sua volta dipende da Pighi Francesco (67%) e Panico Paolo (33%). 
Pighi Francesco e Panico Paolo sono due importanti professionisti che hanno curato una pubblicazione su “Trust e attività fiduziarie” di IPSOA.

Ma perché scomodare due tra i maggiori esperti nazionali di trust e attività fiduciarie?

Perché i veri proprietari della Ecofer Ambiente Spa devono rimanere rigorosamente nascosti?

Ci sono forse dei politici tra i proprietari della nuova discarica di Roma?


mercoledì 7 agosto 2013

Comunicato Stampa del NO-INC di Albano

"Domani mattina, giovedì 8 agosto, alle ore 10,30, una delegazione del comitato No Inc incontrerà l’assessore regionale all’Ambiente (delegato ai rifiuti) Michele Civita.
Il comitato formalizzerà all’Assessore la richiesta di revisione e di annullamento dell’Autorizzazione Ambientale (n. B-3694 del 13 agosto 2009) che, di fatto, ha dato il via-libero alla costruzione del mega forno brucia-rifiuti, per sopravvenute problematiche ambientali ed igienico-sanitarie.
In ogni caso, martedì prossimo 13 agosto, alle ore 20,00, nei pressi di una vigna adiacente il VII invaso della discarica di Roncigliano (ingresso da Villaggio Ardeatino), il comitato No Inc terrà una cena per festeggiare i 4 anni trascorsi dal 13 agosto 2009 (A.I.A. n.B-3694 del 13 agosto 2009), senza che il cantiere sia ancora mai partito."
(Per info e prenotazioni, Paolo: 349-6803686.)
Appena pochi giorni fa, il Consiglio Regionale del Lazio ha approvato una delibera che modifica il piano di gestione dei rifiuti, con l’abolizione del cosiddetto scenario di controllo, istituito dalla maggioranza Polverini. Lo scenario di controllo costituiva una sorta di “piano B” da realizzare nel caso in cui gli obiettivi pre-fissati di raccolta differenziata porta a porta non fossero stati raggiunti nei tempi previsti.  In queste settimane, per di più, è in corso di aggiornamento anche la revisione generale del Piano Regionale dei Rifiuti. 


Purtroppo, però, tutte queste attività di rielaborazione del Piano Rifiuti, non incidono in alcun modo sulla vertenza in atto ai Castelli Romani contro la costruzione dell’inceneritore di Albano.  Le indicazioni politiche del nuovo  Consiglio, difatti, valgono “solo” come "dichiarazioni di intenti futuri".  Un piano di sviluppo sul tema rifiuti, che funge da "guida" per i competenti uffici amministrativi e tecnici.  Attività, però, non certo utile a bloccare l'Inceneritore di Albano che risulta definitivamente approvato, da ben 4 anni, a livello amministrativo (A.I.A. n.B-3694 del 13 agosto 2009).
La vertenza dei Castelli Romani potrà trovare, quindi, un' utile conclusione, solo nel caso in cui gli uffici competenti della regione Lazio - ed in modo particolare l'Area Rifiuti - riaprano ed annullino quanto prima, come del resto previsto dalla legge (n. 59 del 2005), la procedura di Autorizzazione Ambientale (n. B.3694 del 13 agosto 2009), ovvero l’atto che ha dato e da, ancora oggi, di fatto, il via libera alla costruzione dell'impianto brucia-rifiuti di Albano.


A maggior ragione, certo, considerando i presupposti sui quali si era proceduto all’approvazione dell’Inceneritore di Albano: “da un’approfondita analisi della qualità delle acque di falda sottostanti la discarica di Albano, non sono emerse criticità di alcun tipo.”(Dirigente Regione Lazio, Dott. Luca Fegatelli, conferenza dei servizi del 20 aprile 2009). Viceversa, tutti i dati delle analisi ARPA relativi alle acque di falda sottostanti la discarica di Albano, successivi a quella data (2010, 2011 e 2012), dimostrano, davvero oltre ogni ragionevole dubbio, l’inquinamento e lo stress ambientale ed igienico sanitario dell’intera area, che non può certo, per nessuna ragione, essere idonea a ricevere alcun tipo di nuovo impianto per il trattamento dei rifiuti, men che mai un impianto inutile, costoso e dannoso, qual è l’Inceneritore dei Castelli Romani.  


Il prossimo appuntamento per il comitato No Inc, in ogni caso, resta fissato per martedì 13 agosto. Quel giorno, difatti, sempre a Roncigliano, in una vigna che si trova proprio davanti al VII invaso, nei pressi di Villaggio Ardeatino, si terrà una cena per festeggiare i 4 anni trascorsi dall’Autorizzazione Ambientale (A.I.A. n.B-3694) firmata l’ormai lontano 13 agosto del 2009, dall’allora Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo.  Quel documento aveva dato il via libera all’avvio del cantiere per la costruzione del mega forno brucia-rifiuti. E quest’anno sono ben quattro le candeline da spegnere.  


Festa grande, quindi, per il comitato No Inc.  

Nella speranza e nell’attesa che parta presto, su tutta l’area dei Castelli Romani, la tanto auspicata e attesa raccolta differenziata porta a porta.  



Info e programma aggiornato su:   www.noinceneritorealbano.it.  



Per info e prenotazioni, Paolo: 349-6803686.

lunedì 5 agosto 2013

Rifiuti, Marino incontra in Comune i comitati anti discarica dell’Ardeatina



NOTA BENE: La battaglia per la non costruzione dell’inceneritore dei Castelli Romani e per la chiusura e la bonifica della discarica di Albano Laziale è prima di tutto una questione di civiltà. Interrare e bruciare rifiuti nel 2013 significa abbandonarsi ancora a logiche sostanzialmente preistoriche o spesso speculative nel trattamento dei rifiuti solidi urbani. 

I cittadini dei Castelli Romani si battono da anni a 360° in modo assolutamente civile 
(come è giusto e doveroso che sia) per far avviare nel loro comprensorio un ciclo virtuoso dei rifiuti basato su raccolta differenziata porta a porta e riciclo a freddo con recupero di materia.  

Cose assolutamente possibili ed economicamente convenienti per molti, 
in primis per amministratori e cittadini.  

Una battaglia durissima e spinosa condotta per la legalità, 
per la salute pubblica e, soprattutto, 
nel vero ed unico interesse della comunità.   

Ogni vita umana ha un valore estremo e alta dignità, 
va pertanto protetta la sua salute e va protetto, quindi,
 l’ambiente nel quale essa vive.  

Sviluppo si, quello vero però!  
Fuori inceneritori e discariche dai Castelli Romani.  

In Campidoglio gli abitanti della zona e parte di coloro che sabato avevano manifestato ai Fori contro il previsto arrivo di tonnellate di indifferenziata a Falcognana
ROMA – fonte articolo clicca qui- Rifiuti, il giorno dell’armistizio. 

Dopo gli scontri in piazza, nel corso della manifestazione di protesta giunta a «guastare» la festa per la pedonalizzazione dei Fori, lunedì 5 agosto potrebbe essere la giornata della tregua fra il Comune di Roma e i comitati che si battono contro la creazione di una super discarica (ma un sito di conferimento esiste già nella zona, come ha sottolineato il presidente della Regione Lazio) a Falcognana. Il sindaco Ignazio Marino ha incontrato in tarda mattinata – in una visita privata – i rappresentanti dei movimenti anti discarica della zona di Agro Romano vicina all’Ardeatina.

In Campidoglio è giunto anche il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, e all’incontro ha preso parte anche il presidente del IX Municipio, Andrea Santoro.

RAGIONARE INSIEME – Obiettivo del primo cittadino della Capitale è ragionare insieme ai residenti – che erano scesi in piazza già il 30 luglio- sulla reale portata del progetto di discarica presentato pochi giorni fa dal commissario ai Rifiuti Goffredo Sottile . Ma le posizioni sono distanti. Già venerdì 2 agosto il presidente del IX Municipio Santoro aveva incontrato l’assessore all’Ambiente Estella Marino, che gli aveva sottoposto il documento in cui il Prefetto indica il km 14 della Ardeatina come «idoneo a ospitare la nuova discarica della città», ed aveva commentato con durezza: «La relazione conclusiva del commissario per l’Emergenza Rifiuti è superficiale, approssimativa e non fa cenno a problematiche rilevanti del territorio, prima fra tutte la viabilità».

TIR E CAMION AMA VIETATI – Il minisindaco ha annunciato che, con una direttiva della giunta municipale, verrà applicata l’ordinanza emessa dalla Provincia di Roma nel dicembre 2012 che vieta il transito di mezzi pesanti dal Santuario del Divino Amore al ponte della Falcognana: «Dal 27 agosto i Tir non potranno più circolare su questo tratto della via Ardeatina – ha detto Santoro – mi appello agli organi di informazione perchè possano diffondere questa notizia». Di fatto, significa che neppure i compattatori Ama potrebbero passare su quella strada : un ostacolo tecnico, e legale, al futuro arrivo di tonnellate di rifiuti trattati nel sito che dovrebbe sostituire la ormai esaurita discarica di Malagrotta.

VERTICE PACIFICATORE – Lunedì, dunque, il vertice in Campidoglio che si spera pacificatore, con lo stesso Santoro che riconosce, ringraziando l’assessore Estella Marino, «il Comune di Roma è l’unica istituzione che ha prestato ascolto al IX Municipio e ai suoi cittadini». Martedì 6, lo stesso minisindaco invierà all’assessore all’Ambiente «tutte le osservazioni alla relazione di Sottile che motivano la nostra ferma contrarietà alla realizzazione della discarica» in zona Ardeatina.
SITO GIA’ AUTORIZZATO – «Con il massimo della serietà stiamo verificando la soluzione individuata dal prefetto Sottile – interviene l’asessore Estella Marino -, rispetto alla quale siamo chiamati ad esprimere un parere. La proposta fa riferimento al sito di Falcognana, sito già autorizzato per il conferimento di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, e ad oggi già in esercizio. Pertanto appare totalmente strumentale la presenza di Alemanno sabato sera alla notte dei Fori, come capo simbolico della protesta, visto che nel 2009 all’interno dell’iter del procedimento autorizzativo della discarica, pur interpellato, il Sindaco Alemanno non sollevò alcun rilievo o prescrizione». «Evidentemente allora – conclude l’assessore all’Ambiente – l’autorizzazione della discarica non era di interesse politico».

DAI METALLI ALL’INDIFFERENZIATA – Sul piede di guerra restano comunque i consiglieri di opposizione: la questione del divieto ai mezzi pesanti sull’Ardeatina «dovrebbe far riflettere Zingaretti e Marino per cambiare l’atteggiamento che hanno avuto finora sulla proposta del commissario Sottile di trasformare la discarica per metalli della Falcognana in discarica per i rifiuti», sottolineano In una nota congiunta Luciano Ciocchetti e Francesca Barbato, leader e esponente di Idee Popolari, e Ignazio Cozzoli, consigliere comunale della lista civica Cittadini x Roma.

Associazione DifferenziaTi
 

Acqua: "bene Pubblico"

Aumenta il costo della bolletta dell'acqua, il prezzo del biglietto d'ingresso dell'Anfiteatro Festival e il numero dei disservizi idrici! Albano, Cecchina e Pavona, ridotti un colabrodo ..

Eppure il Comune di Albano, guidato dal sindaco Nicola Marini, stringe rapporti di sponsorizzazione con l'ACEA per finanziare l'Anfiteatro Festival 2013! Sabato scorso 27 luglio, all'interno dell'anfiteatro severiano, ha preso il via la seconda edizione dell'anfiteatro festival di Albano.

L'evento sarà sponsorizzato, per il secondo anno consecutivo, dall'ACEA. Eppure l'ACEA fa parte del consorzio Co.E.Ma. (insieme alla PONTINA AMBIENTE SRL del ras della "monnezza" Manlio Cerroni ed all'AMA) che vorrebbe costruire ancora oggi, all'interno della discarica di Roncigliano, l'Inceneritore più grande d'Europa.

Inoltre, dal 2005, i Castelli Romani sono colpiti da una grave crisi idrica. In alcuni paesi dei Castelli Romani la crisi idrica è ancora in corso.

In altri, addirittura - come ad Albano - è necessario portare "da fuori" (con la costruzione di condotte idriche faraoniche) tutta l'acqua necessaria per gli usi alimentari e domestici, perché quella locale non è più potabile ..

Come se non bastasse, il Presidente dell'ACEA Giancarlo Cremonesi, esattamente un anno fa (4 Luglio 2012) rilasciava alla stampa le seguenti considerazioni in merito proprio all'Inceneritore di Albano:  "Sul gassificatore di Albano vorrei ci fosse serenità e pace sociale, convinzione che e' un impianto che non creerà disagio.

Prima di metter mano al cantiere vorremmo ci fosse una conoscenza da parte dei cittadini che questo impianto non pregiudicherà la qualità della loro vita''.

Ma, ancora:  la bolletta che dovrebbe calare proporzionalmente alla qualità del servizio e dell'acqua, che invece diventa sempre più cara;  la mancanza di trasparenza dell'ACEA; l'inefficienza degli interventi; le interruzioni del servizio idrico programmate e non rispettate o non programmate, la carenza dell'acqua soprattutto nei mesi estivi.

E .. chi più ne ha più ne metta ..

E .. sul sito del Comune di Albano (sezione Trasparenza), i dati relativi alla qualità dell'acqua distribuita nelle case, scuole e strutture ospedaliere, non vengono aggiornati da almeno 9 mesi ..

Aumenta il costo della bolletta dell'acqua, il prezzo dei biglietti d'ingresso dell'Anfiteatro Festival ed il numero dei disservizi idrici

Consigliere comunale delegato alla cultura (e segretario del PD di Albano, Cecchina e Pavona) ALESSIO COLINI, sindaco NICOLA MARINI: era proprio necessaria la sponsorizzazione Acea dell'Anfiteatro Festival di Albano?

http://youtu.be/oWdTPVguTxk 

giovedì 1 agosto 2013

“Er sordo der compare”

Sottotitolo:  sindaco di Albano o sindaco di Roma? 
Ieri pomeriggio, il sindaco di Albano Nicola Marini si è recato nei pressi del Santuario del Divino Amore per dare sostegno ai comitati (Cuore Tricolore e Verde Urbano) impegnati contro l’ipotesi che nella discarica per rifiuti speciali di Roma (attiva dal 2003) situata in località Falcognana (IX municipio, ex XII) possano finire, anche se temporaneamente, i rifiuti urbani romani.  

Il sindaco Marini ha rilasciato alla stampa, nell’occasione, le seguenti considerazioni: “Sono qui per portare solidarietà. Il quadrante sud della capitale non può fare da discarica a tutti.  Nel territorio abbiamo già il sito di Roncigliano, dove scaricano dieci comuni.”  

In realtà, da venerdì 25 gennaio 2013, “grazie” al Decreto Clini, la discarica di Albano (frazione di Cecchina) ricevere, ogni giorno, anche 150 tonnellate di spazzatura indifferenziata proveniente proprio dalla città di ROMA.   Oltre alle 300 tonnellate al giorno provenienti dai Castelli Romani. Totale:  circa 450 tonnellate di rifiuti indifferenziati al giorno.  

Ammesso e non concesso che queste quantità vengano rispettate, da allora sono arrivate nella discarica di Albano circa 28 mila (ventotto mila) tonnellate di spazzatura indifferenziata romana, oltre alle circa 60 mila tonnellate locali. Totale: 90 mila (novanta mila) tonnellate.  Una quantità pari ad 1/5 della capacità massima del VII invaso, stimata da progetto in circa 500 mila (cinquecento mila) tonnellate.  

Tutta la spazzatura indifferenziata romana, però, secondo quanto previsto nel decreto Clini/Sottile, dovrebbe essere SOLO TRATTATA negli impianti TMB locali (di Albano, Viterbo, Colfelice, etc) e NON ANCHE INTERRATA. 

Eppure, se da una parte abbiamo conoscenza diretta degli automezzi AMA che entrano ed escono, dalla mattina alla sera, dalla discarica di Roncigliano, NON abbiamo invece la prova-provata che questa enorme mole di rifiuti indifferenziati venga poi rispedita per intero al mittente, come previsto nel decreto Clini/Sottile. 

Chiediamo quindi, per l’ennesima volta, all’Amministrazione Marini, opportuni controlli sul peso di tutti gli automezzi AMA in entrata ed uscita dalla locale discarica.  Controlli ampiamente previsti dalla legge (articoli n. 190 e n. 193 della Legge n. 152 del 2006).
 
PERCHE’ IL PESO DI TUTTI GLI AUTOMEZZI IN ENTRATA ED USCITA DALLA DISCARICA DI RONCIGLIANO NON VIENE RESO PUBBLICO QUOTIDIANAMENTE?

Nicola Marini, sindaco di Albano o sindaco di Roma?   

da:  foto del diario di Daniele Castri
(referente legale del NO-INC di Albano)