Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

martedì 30 luglio 2013

TERRORISTA E' CHI AFFAMA E DEVASTA LE NOSTRE VITE ED I NOSTRI TERRITORI

La linea ad alta velocità che “dovrebbe” collegare Torino a Lione sventrando la Val di Susa è la più grande opera inutile mai varata dallo Stato italiano. Una ferrovia concepita con l’unico intento di sfornare appalti da girare a un pugno di imprese – a volte in odor di mafia – ai danni della sovranità popolare e a costo di una distruzione ambientale senza precedenti. Tutto ciò, per giunta, mentre il paese viene strangolato dalle politiche d'austerità imposte dalle grani lobby economico/ fianziarie europee e mondiali incarnate in questo momento dal "governissimo" in carica.

Che la comunità della Val di Susa metta insieme le sue energie per dire NO alla TAV, oltre ad essere cosa buona e giusta, rappresenta anche la principale caratteristica di una lotta sostenuta dagli abitanti di un territorio deciso a preservare le sue specificità ecologiche e sociali dalla devastazione. A fronteggiare le donne e gli uomini della Valle, gli interessi di un capitalismo rapace, che trova nello Stato il suo principale sostenitore e nelle cosiddette forze dell’ordine il proprio braccio armato: vere e proprie truppe di occupazione che il governo schiera contro i cittadini (naturalmente a spese della collettività).

In questo modo, mentre la solidarietà nei confronti della Val di Susa si allarga a livello nazionale, la magistratura di Torino, attraverso i pm Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, gioca la carta della disperazione, lanciando contro una dozzina di attivisti NO TAV la ridicola accusa di «terrorismo con finalità eversive». Si tratta di avvisi di garanzia che arrivano al culmine di una campagna di (dis)informazione che, grazie alla manovalanza di quotidiani come «La Stampa», «la Repubblica» e «Corriere della Sera», ha raggiunto ormai toni parossistici: una lettura a senso unico, che bolla come «violenti» gli attivisti NO TAV e definisce «palestra dell’eversione» la realtà della lotta popolare valsusina.

Da questo punto di vista, l’intento della magistratura è quanto mai chiaro: si accusa chi lotta di reati gravissimi affinché questo serva da esempio per chiunque intenda mettere in discussione la devastazione e il saccheggio della Val di Susa come di qualunque altro territorio e si definisce «terrorista» chi fa sentire la sua voce affinché il dissenso venga isolato e l’unità della protesta spezzata.

Ad essere eversivo, dunque, è proprio l’ufficio torinese capitanato dal giudice Caselli, pronto a sventolare lo spauracchio dell’articolo 280, con il suo corollario di carcere duro, per chi ha lottato a testa alta e a volto scoperto, al fianco di un’intera comunità, oggi più che mai disposta a ribadire con forza il proprio NO alla TAV, a dispetto del feroce attacco dei magistrati torinesi.

Vicino alla lotta del popolo della Valle, il Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa di Roma intende ribadire con forza la propria solidarietà e la propria complicità nei confronti di tutte e tutti i militanti NO TAV indagati e arrestati. Perché ad essere terrorista non è certo chi lotta per difendere e conquistare diritti, ma chi – come lo Stato italiano – non si vergogna di farsi strumento di dominio nelle mani delle banche, condannando alla povertà e alla precarietà una massa sempre crescente di persone. Il vero terrore, infatti, è non riuscire ad arrivare alla fine del mese, scoprire di essere stati scippati del diritto alla salute, all’istruzione e alla casa. La lotta per riappropriarci di tutto questo, al contrario, è uno strumento di liberazione e di emancipazione da sostenere con forza e con passione.

LIBERTÀ PER I NO TAV
TUTTI E TUTTE LIBER@
TERRORISTI SIETE VOI !

Coordinamento Cittadino Lotta per la Casa ROMA
http://www.coordinamento.info/ 

Sottile ha deciso .. ha deciso di ucciderci.

Quindi i rifiuti oltre che ad Albano, arriveranno a Falcognana, 
praticamente a 5 minuti da noi.

Vogliono farci diventare la pattumiera del Lazio.
Vogliono umiliarci .
Sottile ha deciso. Si, ha deciso di ucciderci ..

ma la gente é con noi e per voi non sará facile.

Banditi o Partigiani?


Le accuse di ieri di "terrorismo ed eversione" atte a giustificare le perquisizioni avvenute nelle case di alcun* No Tav sono parte di una strategia della procura che ormai assume sempre più caratteri a lungo termine.

La saga dei pm Padalino e Rinaudo ha tutti i tratti di chi non sa che pesci prendere e gioca tutte le carte a sua disposizione in una cieca costanza per attaccare sistematicamente il movimento No Tav all'interno di quel dispositivo integrato di potere rappresentato da partiti, giornalisti, polizia e procura di Caselli.

La non comprensione di come funziona un movimento popolare, l'incapacità di leggere i processi in corso in Val Susa portano i due pm col caschetto a inventare reati al limite della commedia buffa.  Ciò non toglie però che dietro l'agire della magistratura ci sia un meccanismo più complessivo.

Un meccanismo che identifica il movimento No Tav come nemico pubblico numero uno, proprio perchè movimento popolare, capace di porsi la questione della vittoria e di agirla su ogni piano e con ogni mezzo possibile, proprio perchè modello di un conflitto sociale capace di essere anche consenso.

Qui sta il primo nodo, il movimento No Tav fa paura, fa paura in vista di un autunno che potrebbe essere un po' più caldo di altri, fa paura perchè esempio e simbolo.  In questa accusa non si gioca soltanto una battaglia valsusina, ma anche la possibilità di criminalizzare e demonizzare il conflitto sociale anche nelle sue espressioni più larghe.

Ce lo racconta una narrazione delirante dei giornali mainstream che tra cronoprogrammi e classifiche tra chi sarebbe il numero uno o il numero due del movimento inventa di sana pianta, ormai con licenza poetica.

Quegli stessi giornali che esaltano il conflitto quando si pone alla difesa degli alberi di Gezi Park oppure riempie le piazze spagnole oggi a fatica e con mirabolanti imprese cercano di accostare, grazie all'assist della procura, No Tav e terrorismo.

A fatica, perchè incollare queste accuse sui e sulle No Tav che sono stati perquisiti riesce proprio difficile e quindi ecco la divisione dei ruoli, le posizioni di rilievo e tutto il resto, nella mente di chi non riesce o fa finta di non capire come funziona un organismo collettivo come quello del movimento.

Gli scribacchini che segnano con penne piene di menzogne la fantomatica "mutazione" nascondono in realtà la coerenza di una lotta che non vuole attestarsi solo alla testimonianza, ma vuole fermare la grande opera senza se e senza ma.

Come sempre. 

Dopo le violenze avvenute alla passeggiata notturna da parte della polizia, la procura e la questura necessitavano di spezzare il meccanismo di solidarietà che si era subito messo in moto, rovesciando ancora una volta quasi completamente la narrazione dei giornali e della politica istituzionale.

Riuscendo ancora una volta a costruire quel consenso complessivo e popolare e smascherando la partigianeria dei due pm e le vigliaccate delle truppe d'occupazione.

Ma il tentativo di rompere questo meccanismo di solidarietà e partecipazione è andato a vuoto, il movimento ha risposto compatto rimandando al mittente le accuse e la comicità di questa azione giudiziaria non ha fatto che aprire un'altra crepa nella credibilità della magistratura di Caselli.

Tanto più che ad essere colpiti non sono solo i centri sociali a cui verrebbe, secondo gli scribacchini del Si Tav, deputata in "outsourcing" la lotta, ma anche uno dei cuori della lotta No Tav, il Comitato di Lotta Popolare di Bussoleno, uno dei primi comitati a nascere, e uno dei posti che tutti coloro che partecipano al movimento sentono come casa, cioè la Credenza.

Di certo il movimento non si farà intimorire da queste buffonate ad orologeria, 
e continuerà con la costanza, la generosità e l'intelligenza 
che l'hanno sempre contraddistinto a lottare.  

Non saranno certo quattro accuse sgangherate 
a spaventare chi da vent'anni difende questa valle, 
resiste da partigiano e viene chiamato bandito!  



I volti e le parole dei Notav indagati per 'terrorismo'


Che ci sia ormai da tempo una congiura contro il movimento notav, costruita dai media e magistratura, lobbies protav e questura, partiti e parlamentari, per criminalizzare una lotta popolare non è cosa nuova. 

Come non sono nuove le continue falsità dei pennivendoli di turno, nelle cui fila hanno arruolato nuovi adepti emergenti, i quali rispecchiano bene il peggio dell' “informazione” nostrana.

Alle falsità scritte in questi giorni, ai titoloni buoni solo a vendere più quotidiani e a fare becera propaganda, rispondiamo con i volti e le parole di alcuni notav indagati per “terrorismo”. 

"I giornalisti sono impermeabili a tutto.  Arrivano sul cadavere caldo, sulla partita, a teatro, sul villaggio terremotato e hanno già il pezzo incorporato.  Il mondo frana sotto i loro piedi, s'inabissa davanti ai loro taccuini e tutto quanto per loro è intercambiale letame da tradurre in un preconfezionato compulsare di cazzate sulla tastiera.  Cinici?  No frigidi."  (cit. Carmelo Bene)





Il Presidente del Municipio IX (ex XII) PORTA LETTERA A MARINO, ZINGARETTI E SOTTILE CONTRO LA DISCARICA


Roma, 29 lug  - Fonte articolo clicca qui
“Vi scrivo per ribadire le mie preoccupazioni sull’ipotesi, al momento riportata solo dagli organi di informazione, della realizzazione di una nuova discarica sul territorio del Municipio IX ed in particolare sull’Ardeatina, al km. 14”.  È quanto si legge nella lettera che Andrea Santoro, presidente del Municipio IX (ex XII), ha consegnato oggi al Sindaco di Roma Ignazio Marino, al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e al Prefetto Goffredo Sottile, unitamente al documento votato all’unanimità durante il Consiglio Municipale di venerdì scorso.

In queste settimane,  nel Municipio IX si sta avviando la nuova modalità di raccolta 
ai cittadini che sono impegnati in questa ‘rivoluzione’ sto chiedendo pazienza, impegno, senso civico;  perché avviare una differenziata corretta significa rispettare la terra e anche fare quello che sintetizza AMA  nella campagna di comunicazione legata al porta a porta: 
tra discarica e riciclo c’è una bella differenziata’. 

Ecco, mentre quasi 200 mila cittadini del Municipio IX sono impegnati nella ‘bella differenziata’, quella stessa comunità rischia di trovarsi quella ‘discarica’”, spiega Andrea Santoro nella lettera.

Il Presidente del Municipio IX, che la settimana scorsa ha preso un impegno concreto contro la realizzazione della discarica durante la seduta del Consiglio Municipale al quale era stato invitato anche il Commissario per l’Emergenza Rifiuti Sottile, aggiunge che “il sito ipotizzato per la discarica sarebbe a ridosso di un’area storico-religiosa senza eguali in questa città:  il Santuario del Divino Amore, infatti, rappresenta un luogo simbolo, lieve ed unico per milioni di pellegrini di tutto il mondo e, dunque, da rispettare e tutelare in primo luogo dalle Istituzioni”.  E poi l’Ardeatina, una strada che, secondo il minisindaco, “non è e non sarà mai, anche per il valore archeologico, capace di sostenere tali attività” e i vincoli presenti:
“un vincolo – sottolinea Santoro – non è un ostacolo, un vincolo sottolinea che ci troviamo in aree di pregio di questa città”.  “Il Presidente, i consiglieri, gli uffici, i cittadini sono un’unica grande cosa. Metteremo ancora più impegno per far crescere in questa parte di città una fortissima cultura della legalità, del rispetto dell’ambiente e cercheremo di essere all’altezza del futuro che ci attende – si legge a conclusione della lettera –  Ma vi chiedo di non tornare indietro, non torniamo all’epoca delle scelte calate dall’alto e non condivise. Chiudiamo il tempo delle forzature, apriamo quello della responsabilità condivisa e del rispetto”.

ASSOCIAZIONE DIFFERENZIATI  

Countdown per la nuova discarica di Roma: si va sull'Ardeatina tra Divino Amore e Castelli Romani


NOTA BENE: La battaglia per la non costruzione dell’inceneritore dei Castelli Romani e per la chiusura e la bonifica della discarica di Albano Laziale è prima di tutto una questione di civiltà.  Interrare e bruciare rifiuti nel 2013 significa abbandonarsi ancora a logiche sostanzialmente preistoriche o spesso speculative nel trattamento dei rifiuti solidi urbani.  I cittadini dei Castelli Romani si battono da anni a 360° in modo assolutamente civile (come è giusto e doveroso che sia) per far avviare nel loro comprensorio un ciclo virtuoso dei rifiuti basato su raccolta differenziata porta a porta e riciclo a freddo con recupero di materia.  Cose assolutamente possibili ed economicamente convenienti per molti, in primis per amministratori e cittadini.  Una battaglia durissima e spinosa condotta per la legalità, per la salute pubblica e, soprattutto, nel vero ed unico interesse della comunità.  Ogni vita umana ha un valore estremo e alta dignità, va pertanto protetta la sua salute e va protetto, quindi, l’ambiente nel quale essa vive.

Sviluppo si, quello vero però! 
Fuori inceneritori e discariche dai Castelli Romani.  

(Fonte articolo, Cinque Giorni, clicca qui)
Ancora fino a ieri sera intorno alle 20 mancava l’annuncio ufficiale sulla scelta del sito destinato a sostituire Malagrotta.  Ma è ormai chiaro che si converge sull’area di Falcognana in via Ardeatina, a poche centinaia di metri dal santuario del Divino Amore e in uno stabilimento dove insiste già un impianto per lo smaltimento di rifiuti speciali (fluff).  Le uniche rassicurazioni non hanno smentito quella che rimane di fatto l’unica ipotesi percorribile.  Scartata così l’area Laurentina-Santa Palomba (che accomuna tutti i siti menzionati).  Oltre il cosiddetto vincolo Bondi che tutela l’ambito meridionale dell’agro romano qui c’è soprattutto il nodo legato alla falda acquifera che, secondo alcuni dati arrivati dalla Regione Lazio, tende a crescere nel corso dell’anno.  In più per quanto riguarda la cava di pozzolana di Tor Tignosa (Santa Palomba) e il sito della Solforatella, come già emerso nei mesi passati, c’è anche la problematica relativa alla presenza di zolfo sotto il terreno.  Insomma, solfatare sotterranee che se mai si manifestassero in superficie “sparerebbero” l’immondizia verso l’alto a mo’ di geyser.  Problemi che non esisterebbero invece a Falcognana dove una discarica esiste già.  Oggi l’area appare quasi come una zona militare, ben recintata e con cartelli di divieti.

Già nel 2009 il sito fu autorizzato a trattare altre varianti di rifiuti speciali provenienti dalle industrie regionali ma nel limite delle 150mila tonnellate all’anno.  Oggi però c’è la resistenza dei proprietari della Ecofer Ambiente srl, che smentiscono «ogni interesse a tale paventato impiego – si legge in una nota – che è antitetico agli obiettivi aziendali e sarebbe di grave nocumento al regolare svolgimento della gestione industrale».  Anche nel 2004 ci fu la sollevazione dell’intero quartiere, comprese istitu ioni, ma la discarica passò lo stesso.  Poi c’è la questione viabilità delle due consolari, perennemente intasate e con l’asfalto disatrato, che a detta dei comitati non potrebbe soppotare il traffico pesante, peraltro inibito sull’Ardeatina.

Altre criticità emerse nelle assemblee dei giorni scorsi riguardano i rischi per l’inquinamento delle falde acquifere (le zone sono attraversate da numerosi corsi d’acqua quali il torrente Rio Petroso-Vallerano) e per le aziende agricole, alcune di gran pregio quali “Il Gotto d’Oro” che esporta vino in tutto il mondo e “Agricoltura Nuova”, specializzata nel biologico.  Infine ma non per ultima la vicinanza del santuario del Divino Amore caro ai romani. «I luoghi di culto vanno rispettati – scrive in una nota il coordinatore nazionale di Cantiere democratico, Stefano Pedica – e non è neanche lontanamente pensabile l’idea di realizzare la discarica per il post Malagrotta nella stessa area in cui sorge il santuario del Divino Amore.

Sarebbe un affronto non solo per i residenti dell’Ardeatina ma anche per le migliaia di credenti che ogni giorno si recano in pellegrinaggio al santuario». Questioni che saranno ribadite oggi nel corso del corteo cittadino contro la discarica (vedi pagina a fianco) al quale parteciperannno oltre ai comitati anche i rappresentanti del Municipio IX e dei Comuni limitrofi della provincia. «Sarò al fianco dei miei concittadini semplicemente perchè sostengo la loro battaglia – dichiara il presidente del Municipio IX, Andrea Santoro. E’ davvero sconcertante il fatto di non essere mai stati chiamati in causa per un parere sulla vicenda».

Mobilitazione anche in provincia.  Ieri sono giunti anche segnali da Marino dopo il coro di no di Pomezia. «Mi opporrò con tutti i mezzi e in tutte le sedi affinchè l’area ipotizzata tra Fioranello e via Castel di Leva non sia neanche annoverata tra le possibilità di ospitare la discarica – scriveva ieri in una nota l’ex sindaco di Marino Adriano Palozzi, oggi consigliere regionale – Ricordo al commissario che quest’area, limitrofa al Comune di Marino, ricade praticamente intorno all’aeroporto di Ciampino e del Santuario del Divino Amore ed è destinata in un futuro ormai prossimo a insediamenti residenziali e produttivi che valorizzeranno l’intero quadrante sud della capitale.  È ora di finirla con questo terrorismo psicologico ai danni dei cittadini della provincia e di Roma e di affrontare l’emergenza rifiuti con coscienza, attraverso soluzioni definitive e non provvisorie».

ASSOCIAZIONE DIFFERENZIATI

William, No tav indagato per "attentato terroristico o eversivo"

Giulia e Martina, No tav indagate per "attentato terroristico o eversivo"

lunedì 29 luglio 2013

CONFERENZA STAMPA DEL MOVIMENTO NO-TAV

Oggi .. lunedì 29 luglio .. 
decine di perquisizioni, con l’accusa di terrorismo, 
sono state eseguite in valle di Susa 
(280 comma 1 n° 3 c.p. e 10 e 12 l. 497/74).

Accuse a dir poco folli che vogliono piegare una lotta popolare, partecipata e pacifica su piani mediatici e militari in cui il terrore e il terrorismo vengono usati per fare paura all’opinione pubblica e portare peso e senso in un’opera e in un cantiere che senso e peso politico ne perde ogni giorno di più.

Da un lato vengono chieste discussioni politiche e dall’altro in risposta arrivano perquisizioni con l’accusa di terrorismo (art. 280). I Sindaci dopo aver chiesto con un documento firmato da oltre 20 comuni un tavolo serio, politico in cui si discuta dell’opzione zero (cioè l’utilità dell’opera e lo stop ai lavori ) appena pochi giorni fa , chiederanno conto di questa risposta.

OGGI POMERIGGIO (lunedì 29 luglio) ALLE ORE 16.00 IN COMUNITA’ MONTANA A BUSSOLENO SI TERRA’ LA CONFERENZA STAMPA DEL MOVIMENTO. 

Sarà un momento comune in cui tutto il movimento nelle sue varie parti (saranno presenti sindaci e parlamentari) proverà a dare una prima risposta ai gravi fatti accaduti questa mattina in Valle di Susa.

Il movimento, nella sua parte popolare , ribadisce ancora una volta che non si fa certamente intimidire da queste folli accuse, rilanciando come sempre le mobilitazioni e la lotta.

Il Consiglio Regionale dice stop agli inceneritori, e quello di Albano?

Fonte articolo clicca qui
Il Consiglio Regionale del Lazio ha votato contro il Piano rifiuti dell’ex presidente Renata Polverini e punta tutto sulla raccolta differenziata. 
Ci si chiede che fine farà l’inceneritore di Albano. 

Storie correlate
Cambia lo scenario dei rifiuti nel Lazio: mai più inceneritori e tutto indirizzato verso la raccolta differenziata. Questo è il risultato del voto del Consiglio Regionale che ha di fatto modificato il piano regionale dei rifiuti dell’ex Presidente Renata Polverini e ha sancito la non necessità di nuovi impianti di termovalorizzazione nella regione in vista di una direzione di implementazione del porta a porta.
La domanda sorta immediatamente è stata: che fine farà l’inceneritore programmato ad Albano, l’impianto più grande d’Europa?
Il sindaco di Albano Nicola Marini ha auspicato un totale ripensamento: “Il nostro augurio è che questo nuovo scenario unitamente alla posizione politica assunta in materia dalla Regione implichi il definitivo blocco alla costruzione dell’inceneritore di Roncigliano, accogliendo le ragioni da sempre sostenute dalla nostra Amministrazione ad ogni livello politico, amministrativo e legale”.
Meno speranzoso sembra essere il Comitato No Inc, che come dichiarato a Castelli Today da Daniele Castri, referente legale del gruppo, spera in un atto amministrativo di revoca dell’autorizzazione integrata ambientale e non di una semplice dichiarazione di intenti: “Il recentissimo voto del consiglio regionale, purtroppo, non sposta di una virgola la vertenza in atto ai Castelli romani contro la costruzione del famigerato inceneritore di Albano. L’indicazione politica del nuovo consiglio, difatti, vale solo come dichiarazione di intenti futuri”.

“Un piano politico, per l’appunto, che funge da guida per i competenti uffici amministrativi e tecnici. Un’indicazione per gli impianti a venire, quindi, non certo però utile a bloccare l’impianto di Albano, che risulta già da tempo definitivamente approvato a livello amministrativo. La vertenza dei Castelli Romani potrà trovare un’ utile conclusione, solo nel caso in cui gli uffici competenti della regione lazio, ed in modo particolare l’area rifiuti, riaprano la procedura AIA ed annullio definitivamente l’Autorizzazione Integrata Ambientale n. B-3694 del 13 agosto 2009, che ha dato di fatto il via libera alla costruzione dell’impianto brucia-rifiuti di Albano”, ha concluso Castri

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Malagrotta, tumori a Massimina e Casal Lumbroso: Gip rigetta archiviazione

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Il Giudice ha rigettato la richiesta di archiviazione delle indagini sulla correlazione tra agenti inquinanti e patologie riconoscendo una “rilevante incidenza di tumori nell’area di Massimina – Diamante Casal Lumbroso”. Compromesse le acque sotterranee di Malagrotta. Riconosciuta una situazione critica di inquinamento atmosferico
COMUNE Debiti, Ama e differenziata: i temi caldi che Marino deve risolvere
PIANO RIFIUTI Abolito lo ‘scenario di controllo’
REGIONE Modifica al Piano Lazio: obiettivo differenziata al 65%
SOTTILE “Su proroga Malagrotta non avevamo scelta”
RIFIUTI Nuova proroga per Malagrotta
SIT-IN “Non archiviare le indagini sulle morti in Valle Galeria”
MALAGROTTA Le storie, “Così ci siamo ammalati DI E. F.
Lo scorso 8 luglio il Codici ha manifestato davanti al Tribunale Ordinario per dire no all’archiviazione delle indagini di Valle Galeria sulla correlazione tra agenti inquinanti e patologie. Al sit in erano presenti i cittadini di Valle Galeria e la Consigliera del Municipio XII Laura Barbieri, uniti per la causa comune della tutela della salute dei residenti e dei lavoratori della zona. L’associazione si è fatta promotrice di diverse iniziative per tutelare la popolazione, la più importante delle quali è proprio l’Azione Collettiva Popolare contro le morti sospette per l’inquinamento di Valle Galeria. “Ora un passo estremamente importante è stato compiuto: il Giudice ha rigettato la richiesta di archiviazione del procedimento e ha indicato la necessità di avviare le indagini sul territorio”, comunica, in una nota, il Codici.
 
L’INQUINAMENTO AMBIENTALE – “È una grande vittoria per l’associazione e per tutte le persone che vivono e lavorano nella Valle Galeria – commenta Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale del Codici – Da parte nostra continuiamo la battaglia per garantire giustizia a tutti quei cittadini che si sono probabilmente ammalati a causa dell’inquinamento ambientale della zona. Il Giudice, nello specifico, ha riconosciuto una rilevante incidenza di tumori nell’area di Massimina – Diamante Casal Lumbroso e analizzando i rapporti dell’Ispra ha rilevato che le acque sotterranee di Malagrotta risultano compromesse: diversi sono i principali inquinanti e le fonti di origine, l’area è caratterizzata da una situazione critica di inquinamento atmosferico. Il Giudice ha inoltre predisposto l’individuazione nominativa delle persone che vivono, hanno vissuto, o lavorano nella zona, che sono decedute o che si sono ammalate per patologie ipoteticamente collegabili a sostanze inquinanti. Oltre all’individuazione è stata richiesta anche l’acquisizione di informazioni relative a stile di vita, attività lavorativa, storia clinica e patologia di tali persone”.
LE PROVE SCIENTIFICHE – “Tutto ciò per verificare in maniera scientificamente provata l’esistenza di una causalità tra l’evento della morte/malattia e le sostanze contaminanti presenti nell’area. Le indagini riguarderanno anche la verifica dell’ipotesi di avvelenamento colposo delle acque destinate all’alimentazione e della contaminazione di suoli, che avrebbero determinato il decesso o la malattia dei residenti. Insomma, le risposte che i cittadini di Valle Galeria attendono da anni si fanno sempre più concrete. Tempo due anni (termine fissato per la conclusione delle indagini) e tutti i dubbi sugli effetti dell’inquinamento ambientale saranno finalmente svelati”.

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Legambiente e Federambiente lanciano premio nazionale per prevenire rifiuti

concorso è rivolto ad amministrazioni ed enti pubblici e privati, aziende, imprese, istituti scolastici, cooperative e associazioni 
 
(Fonte articolo clicca qui)
La gestione sostenibile dei rifiuti comincia dalla prevenzione, intervenendo a monte, su produzione, distribuzione e consumo. Questo il messaggio che Legambiente e Federambiente lanciano con la prima edizione del premio nazionale sulla prevenzione dei rifiuti con l’obiettivo di individuare, promuovere e diffondere le buone pratiche nazionali, valorizzando le esperienze più rilevanti e innovative e stimolando una riflessione che accompagni anche il percorso d’adozione del Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti previsto dalla direttiva 98/2008/Ce.

Il concorso è rivolto ad amministrazioni ed enti pubblici e privati, aziende, imprese, istituti scolastici, cooperative e associazioni che abbiano realizzato sul territorio nazionale iniziative di prevenzione dei rifiuti attualmente ancora in corso o concluse di recente (non prima del 1 gennaio 2013). La partecipazione al premio è gratuita. ”L’Italia – dichiara il vice presidente di Legambiente Stefano Ciafani – è ancora indietro sul fronte della prevenzione e riduzione dei rifiuti, vero e proprio tallone d’Achille. Nel nostro Paese le buone esperienze e i risultati ambientali ci sono come hanno dimostrato i 1293 Comuni Ricicicloni 2013 premiati per aver superato il 65% di raccolta differenziata”.

“Però – aggiunge Ciafani – bisogna ancora fare molto, perché la diffusione delle buone pratiche locali da sola non basta. Il Paese ha bisogno di un serio programma nazionale di prevenzione che obblighi il mondo della produzione e della distribuzione a cambiare rotta riducendo la produzione di rifiuti, com’è riuscita a fare la Germania, utilizzando anche la leva economica. Con questo Premio nazionale, insieme a Federambiente, vogliamo infatti ricordare che la gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti migliora la qualità ambientale, dà un impulso alla ricerca e all’innovazione e apre nuove strade a vere e proprie filiere industriali”.
”Il tema della prevenzione nella produzione di rifiuti è il più importante e sfidante – afferma il presidente di Federambiente, Daniele Fortini – tra le direttive comunitarie. E’ una tematica che chiama in gioco l’apparato produttivo del Paese, perché devono essere le industrie manifatturiere, da quelle che producono beni a quelle che producono imballaggi, a progettare e costruire prodotti che siano facilmente riusabili o recuperabili. Ridurre i rifiuti non significa sottoporsi a privazioni o rinunce; significa invece mettere sul mercato beni durevoli realizzati con basso dispendio d’energia e di risorse naturali e facilmente riciclabili”.
“Federambiente e Legambiente – conclude Fortini – si fanno quindi suscitatrici di un’iniziativa che dev’essere raccolta dalla politica e connessa ai produttori industriali finalmente chiamati a una responsabilità a monte rispetto agli operatori del ciclo dei rifiuti”. Per partecipare al premio nazionale occorre inviare la scheda di partecipazione alla segreteria organizzativa (prevenzionerifiuti@federambiente.it), entro il 30 settembre 2013.
La scheda potrà eventualmente essere integrata con relazioni, analisi economiche, delibere e altri materiali (come foto e video) descrittivi dell’iniziativa. Le iniziative pervenute verranno validate e valutate da una commissione costituita da rappresentanti di Federambiente, Legambiente, ministero dell’Ambiente, ministero dello Sviluppo economico, Ispra, rappresentanti del mondo dell’università e della ricerca, della Camera e del Senato, delle Regioni e dell’Anci. Tutta la documentazione necessaria alla partecipazione è disponibile su http://www.federambiente.it e http://www.legambiente.it.

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Palestinesi protestano contro i negoziati; la polizia dell'ANP attacca violentemente ed arresta i manifestanti a Ramallah | Palestina Rossa

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“La Costituzione stravolta nel silenzio”. L’appello contro la riforma presidenziale - Il Fatto Quotidiano

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sabato 27 luglio 2013

nocensura.com: Il governo vuole proibire il contante per decreto?...

nocensura.com: Il governo vuole proibire il contante per decreto?...: Un lettore del nostro blog ci segnala il seguente articolo: Fisco: pronto a ‘proibire’ contante per decreto La scusa è l’evasione, quel...

Chernobyl Reclaimed: An Animal Takeover (playlist)

.. .. Tutte le carceri salteranno in Aria!

Ci son parole e meccanismi che fanno capire il carcere meglio di una settimana di isolamento.
Perché il carcere non è fatto solo di cemento e di ferro, il carcere non è solo una branda sudicia e scomoda, uno spioncino, un blindato che sbatte prima o dopo altre decine di suoi simili.

Perché il carcere non sono solo le chiavi di ottone che pendono dalle divise, non sono i propri amori visti col contagocce davanti ad occhi inquisitori e sconosciuti, perchè il carcere non è solo anfibi unti, non è solo lavarsi il culo dove si tiene a bagno la frutta, il carcere non è solo sudore mischiato tra troppi, non sono solo tanti corpi a russare, puzzare, lavarsi, mangiare, masturbarsi, gridare, giocare, bestemmiare, farsi belli per un colloquio.

Il carcere ti deve entrare in testa, e se per caso sei donna deve entrare anche nel tuo utero.

Il carcere pervade ogni istante del detenuto,  ma anche di sua madre,  di suo figlio,  di sua moglie,  di chi lo ama.

Il carcere si appropria della tua vita, anche in quelle tue zone interiori dove non penseresti mai che qualcuno possa entrare e sfondare tutto, o tentare di appropriarsi di tutto.

Perché il carcere con la scusa di rieducare cerca di puntellare la tua testa, di plasmarla, di domare il tuo corpo e farti dire “sì signore” davanti alle assurdità più inconciliabili con la ragione.

Il carcere è sopruso psicologico e fisico,  il carcere stupra chi ami, sottopone anche i tuoi figli a violenze inaudite,  il carcere annulla la privacy della tua famiglia,  la calpesta,  la deride,  la violenta come se niente fosse.

Il carcere è un’ aberrazione che cerca di appropriarsi anche delle vite di chi non ha compiuto reati, il carcere è forse l’istituzione che più di qualunque altra ti fa sognare di farne di reati.

Ti fa sognare enormi esplosioni, dove il ferro e il cemento si fondono con i loro meccanismi perversi, con le loro indagini comportamentali, con le loro relazioni psicologiche, dove ad esplodere sia la privazione di libertà come quei continui tentativi di annientare la tua persona, anche quando non ce n’è bisogno.

Il carcere è un oceano di desiderio di reati: 
perché è inaccettabile e come tutte le cose inaccettabili vanno distrutte .. ..
.. Abolite ..
.. Abbattute.


COMUNICATO STAMPA No Corridoio Roma-Latina

Dichiarazioni di Gualtiero Alunni Portavoce del Comitato No Corridoio Roma-Latina per la Metropolitana Leggera

Oggetto:  
Autostrada a pedaggio A12-Roma-Latina e bretella Cisterna-Valmontone. Se ritornano i devastatori, ritorna l'opposizione frontale del movimento no corridoio.

Ci risiamo. 
Con il mese di Agosto, il CIPE si riunisce per riprovare a far passare la devastante autostrada a pedaggio A12-Roma-Latina e la bretella Cisterna-Valmontone.  Dopo la seduta del 19/7 nella quale non è stato deliberato, sembra per la richiesta della Giunta Zingaretti. Il ministro delle Infrastrutture, Lupi, intima alla Giunta della Regione Lazio di ritornare sui suoi passi e di dare il consenso alla tratta A12-Tor de Cenci entro il 2/8/2013, altrimenti le risorse economiche verranno perse e spostate su altre opere.  I burattini come il cons.reg.le Malcotti, il sen. Fazzone (PdL), i sen. Moscardelli e Astorre (PD), mossi dai burattinai Impregilo/Salini, premono la Giunta della Regione Lazio, i primi su vari giornali come “Il Messaggero” di Caltagirone e i secondi con un interrogazione al Senato.  Costoro non vanno altre alle solite affermazioni propagandisti che tacciano colpevolmente sui soldi pubblici già dilapidati per non fare nulla, che ammontano ad oltre 100 milioni di euro.  Tacciono sulle inchieste e le indagini avviate quest'anno dalla Corte dei Conti, dall'Ufficio di Controllo sui LL.PP. e dalla Commissione Europea.   Tacciono sul rigetto, con argomentazioni nette e chiare, della delibera CIPE approvata il 3/8/12 del progetto tratto autostradale A12-Tor de Cenci, da parte della Magistratura Contabile (Corte dei Conti).  Tacciano sul fatto, non dirimente, che un'autostrada a pedaggio con tre corsie per ogni senso di marcia, si intaserà come e quanto la Pontina attuale se non si ridurranno i flussi di auto e mezzi privati su gomma,  come chiede il nostro Comitato,  con la costruzione della metropolitana Leggera Roma-Pomezia-Ardea e il potenziamento della rete ferroviaria pontina.

Nella Riunione di tutti i Nodi del nostro Comitato,  essendo consapevoli del nuovo attacco al nostro territorio e alle nostre comunità,  è stato deciso di promuovere una lettera rivolta al Presidente Zingaretti,  e agli Assessori Refrigeri e Civita, nella quale si chiede il ritiro dell'inutile progetto autostradale e lo storno dei 468 mln di euro a favore dell'adeguamento in sicurezza di tutta la Via Pontina da Roma a Latina per la prioritaria e urgente necessità di salvare tante vite umane (560 morti per incidenti stradale negli ultimi 20 anni e 10 solo nel 2012).  Inoltre si chiede la costituzione di un tavolo di lavoro partecipativo per discutere le criticità e le proposte alternative con i cittadini, i Comitati, le Associazioni e le Istituzioni Locali.  La lettera è stata protocollata alla Regione Lazio il 26/7/2013 con una copiosa e qualificata lista di sottoscrittori.  Come da impegno preso in un incontro con il nostro Comitato, il presidente del IX Municipio di Roma Capitale, Andrea Santoro, ha mandato sempre il 26/7, una lettera dello stesso tenore della nostra, all'Assessore reg.le Refrigeri.

Nel mese di Settembre 2013 organizzeremo un Convegno dove verrà illustrato il nostro progetto per l'adeguamento in sicurezza della Pontina con il contributo volontario di professori e ingegneri trasportisti.

Se la situazione dovesse precipitare, come sembra, allora lo annunciamo senza se e senza ma:  rilanceremo l'opposizione frontale con ogni mezzo a nostra disposizione! 

Roma,27 Luglio 2013

Saviano non abita in Val Susa

Lo avevamo lasciato beato e sorridente a godersi la stretta di mano tra posticce rappresentanze studentesche e il presidentissimo Napolitano, il 22 dicembre del 2010 a Roma.  

Ai tempi era sotto attacco e sotto discussione da parte di tutto il movimento studentesco, il quale si era beccato l’ennesimo suo commento non richiesto, dopo i fatti del 14 dicembre e di piazza del Popolo.  

Una lettera inaccettabile quella, piena di paternalismo, assoluta ignoranza delle dinamiche di piazza, conoscenza della composizione sociale di quel sommovimento.  Perfettamente in sincrono con l’esigenza di recupero che il Partito di Repubblica cercava di mettere in campo:  scagliando la sua anima candida, amata da grandi e piccini, nei confronti di un proletariato giovanile che esplodeva allora in tutta la sua pericolosità, per gli equilibri di allora e soprattutto futuri

Ora ritorna, ancora una volta senza che nessuno gliel’abbia chiesto. Roberto Saviano, l’incarnazione del Bene, prende la parola sulla mancanza di conflitto che albergherebbe in Italia, dove a differenza di Brasile, Turchia, Bulgaria, Egitto non si vede nessun giovane scendere nelle piazze a protestare contro la corruzione e la finta democrazia. 

Ci chiediamo in che paese abiti Saviano. Che giornali legga, che social networks consulti. E sebbene l’articolo in questione sia precedente alla giornata del 19 luglio in ValSusa, è strabiliante come non una parola sia spesa in merito alla lotta NoTav. Forse resistere a Gezi, a Tahrir, a Sofia è più dignitoso perché là non si è in democrazie compiute come quella italiana, dove compiutamente ambasciatori di stati centroasiatici sequestrano persone così come gli pare e piace? 

E se, come lo stesso Saviano infine ammette, non si può dire che l’Italia sia una democrazia (alleluia!) allora perché non spende una parola in favore dei detenuti che sono in carcere per giornate di lotta come quelle del 15 ottobre o di Genova? 

Forse perché a Saviano i manifestanti piacciono esotici, di paesi lontani, belli animaletti da osservare nei loro habitat, mentre qui “chi ha lanciato un sasso alla manifestazione di Roma lo ha lanciato contro i movimenti di donne e uomini che erano in piazza, chi ha assaltato un bancomat lo ha fatto contro coloro che stavano manifestando per dimostrare che vogliono un nuovo paese, una nuova classe politica, nuove idee.” (cit. dalla lettera del 2010). 

Quel capitalismo criminale di cui parla il Telepredicatore non si ravvisa forse nelle mafie delle cooperative costruttrici come la CMC che vorrebbero stuprare la Valle che resiste?  Quella corruzione sfrenata di cui parla Saviano non è forse immortalata dalle migliaia di denunce di abusi di potere da parte della classe politica e imprenditoriale del nostro paese? 

E allora perché non fare mai un nome?  Perché non esprimersi in un pubblico j’accuse nei confronti di una classe politica che da Stefano Esposito a Rosario Crocetta (vedi i recenti sviluppi del caso Muos) si mostra dalle Alpi a Lampedusa sempre più schiava degli interessi di poche potenti lobbies?  Forse perché al Male assoluto non va mai data una personalità; va sempre relativizzato, gli va sempre costruita intorno una dimensione trascendentale, in modo da slegarlo dalle proprie incarnazioni.  Non sia mai che poi si possa dare forza a quello stesso movimento di cui Saviano lamenta l’assenza!  

Forse, in omaggio alla logica che vede all’estero giovani che lottano per la democrazia e in Italia invece solo teppisti animati da una distruttività intrinseca, Saviano preferisce non vedere.  E allora fa bene Cremaschi a sottolineare come la differenza tra la narrazione della Val Susa e quella di Gezi Park sia clamorosa, e implichi l’assoluta, e pelosa, mediocrità degli analisti del mainstream.

Saviano ancora una volta fingendosi intellettuale illuminato e scomodo, non fa altro che aggiungere acqua sul fuoco dei conflitti. La solita narrazione lamentosa, cieca.  La solita passione triste, sulla quale innescare il dispositivo che lo vede trionfare, simbolo del Bene che si arrende alla durezza del reale, in attesa delle crocerossine che lo riscattino comprando a centinaia i suoi libri.  Riprendere in mano Eroi di Carta di Alessandro dal Lago è fondamentale per capire questa costruzione del personaggio Saviano.

Da sottolineare poi la solita rabbia contro “le istanze della classe operaia pronta all'assalto al cielo”.

Istanze che secondo Saviano, a differenza delle mobilitazioni attuali, non erano rivolte alla creazione di diritti. Chissà, forse speravano nella costruzione di nuovi centri commerciali o di qualche AquaPark..scherzi a parte, è evidente che al TelePredicatore non va giù la ricchezza di quegli anni, la possibilità di una critica alla forma-Stato, l’idea di potervisi organizzare oltre.

Forse è per questo che tende sempre ad attaccare quel periodo storico, che evidente è ben presente nei suoi di incubi di perbenista alla ricerca di giovani miglioristi, capaci di entrare in quelle istituzioni da non corrotti.  Che il capitalismo in sé sia il vero motore della corruzione forse è un concetto troppo difficile per Saviano, impegnato a cercare le solite mele marce, così come il suo idolo Caselli fa da anni nei confronti del movimento NoTav..
Maria Meleti

venerdì 26 luglio 2013

DALLA VALLE ALLE METROPOLI, LE LOTTE NON SI ARRESTANO


L’Italia è una repubblica fondata sulla speculazione.
Un territorio in cui i poteri forti fanno il bello e il cattivo tempo, sfruttando ciò che è di tutti per fare l’interesse di pochi.

Succede in Val di Susa, dove i lavori per l’esecrata alta velocità stanno calpestando la sovranità popolare seminando infiltrazioni mafiose e distruzione ambientale.  E succede in una metropoli come Roma, dove da tempo immemorabile i palazzinari impongono i loro diktat a qualunque amministrazione, imponendo una realtà dove a tante case senza gente corrisponde tanta gente senza casa.

La sveglia del cambiamento, però, è suonata da tempo.  A dimostrarlo, tra le tante cose, la grande mobilitazione in Val di Susa del 19 luglio scorso, quando centinaia di manifestanti NO TAV hanno, per l’ennesima volta, assediato il cantiere di Chiomonte per ribadire il proprio NO a un’opera scellerata.

La repressione, come al solito, non si è fatta attendere: picchiando selvaggiamente e imponendo severe restrizioni a nove compagni provenienti da tutta Italia.

Tra di loro, Marta, costretta, come donna, a subire schifose sevizie e anche a sopportare gli attacchi di indegni uomini politici, immediatamente pronti a etichettarla come «ragazza facile» e «bugiarda».

E poi i romani Piero e Matthias, due compagni tra i tanti che si muovono affinché l’unione delle lotte contro la nocività, il consumo di suolo, la devastazione dei territori e per il reddito e la casa si faccia sentire con tutta la sua forza, per riconquistare diritti sempre più negati.

Per questi diritti e in solidarietà con tutti i compagni e le compagne arrestati in Clarea, la Roma che lotta si farà sentire a Trastevere, venerdì 26 luglio, radunandosi a piazza Trilussa alle 21, anche per sostenere lo sciopero della fame dei detenuti di Regina Coeli, che in questi giorni protestano contro le infami condizioni a cui sono condannati.

Il nostro coraggio e la nostra rabbia saranno più forti della vostra austerità e dei vostri profitti.  

Tutti e tutte liberi

NO TAV di Roma

Coordinamento Cittadino di Lotta per la Casa 

http://www.coordinamento.info/

Rifiuti, Consiglio Lazio boccia il piano Polverini e per la discarica spunta un sito sull'Ardeatina

Approvata la delibera di 'revoca dello scenario di controllo e del relativo schema di flusso'. 
"Ora spingere sul porta a porta".  

Intanto, viene preso in considerazione l'impianto di smaltimento di proprietà della Ecofer Ambiente.  E tramontano le ipotesi Selvotta e Laurentina.  

E cazzo sì, tutto ai castelli Romani, tanto gli abitanti sono stronzi no?

dal sito http://roma.repubblica.it/
Approvata a maggioranza dal Consiglio regionale del Lazio, presieduto da Daniele Leodori, la delibera di modifica del Piano di gestione regionale dei rifiuti (la n.12 del 14 giugno 2013), che stabilisce la 'revoca dello scenario di controllo e del relativo schema di flusso':  in sostanza è stata cancellata la possibilità per l'amministrazione di derogare alle normative nazionali ed europee in materia, una sorta di 'exit strategy' contemplata invece nel Piano rifiuti della giunta Polverini, secondo cui in caso di mancata riduzione della produzione dei rifiuti e di percentuali di raccolta differenziata inferiori al 65 per cento, si potessero attuare interventi in deroga a quelli indicati dalla legge per i Comuni inadempienti.  In questo modo, come spiegato dall'attuale giunta, "si riafferma il principio per cui 'il complesso delle attività e dei fabbisogni degli impianti necessari a garantire la gestione dei rifiuti urbani' va imperniato sulla raccolta differenziata porta a porta, per cui la giunta Zingaretti ha già stanziato nel nuovo bilancio 150 milioni di euro". 

La delibera, oltre a cancellare "l'anomalia" del 'piano B' per i Comuni inadempienti, rappresenta per l'amministrazione "l'avvio del processo di monitoraggio e aggiornamento del Piano di gestione dei rifiuti nel Lazio.  Processo che si realizzera' attraverso la concertazione [leggi corruzione] con enti locali e associazioni".  L'approvazione del provvedimento, inoltre, va incontro alla richiesta di abrogazione dello scenario di controllo oggetto del referendum regionale "promosso da un ampio fronte di comitati e Comuni", la cui indizione sarebbe prevista entro il prossimo mese di agosto, permettendo in questo modo "un risparmio per la Regione tra i 10 e i 20 milioni di euro".

"Lo scenario prevedeva che in caso di aumento dei rifiuti e non della raccolta differenziata, servissero altri impianti industriali per il recupero energetico dei rifiuti. I dati sono diversi, ora dobbiamo aggiornare il Piano rifiuti - ha detto l'assessore alle Politiche dei rifiuti della Regione Lazio, Michele Civita - Come indirizzo politico ci poniamo l'obiettivo realistico, monitorando bene i flussi, di aumentare la raccolta differenziata dei rifiuti e il riuso, senza bisogno di nuovi impianti. Per capire la necessità impiantistica non serviva lo scenario di controllo".

Discarica. Intanto spunta un altro sito che potrebbe ospitare la discarica, erede di Malagrotta, e che accoglierà i rifiuti trattati della Capitale. Non è la cava di inerti di via della Selvotta, né quella in via Laurentina, né quella di Tor Tignosa e nemmeno il posto di proprietà dell'avvocato Cerroni alla Solforatella.  

L'ambito di riferimento è sempre Roma Sud: si tratta di una discarica di proprietà della Ecofer Ambiente, già autorizzata dalla Regione e situata in via Ardeatina, dove vengono smaltiti rifiuti pericolosi, in particolare il 'fluff', cioè la parte non ferrosa delle carcasse d'auto rottamate e sottoposte a frantumazione.

Il tavolo tecnico coordinato dal commissario, Goffredo Sottile, e che oggi si è riunito per oltre due ore, ha verificato che le ipotesi valutate nei giorni scorsi non sono adeguate all'esigenza di realizzare in quei luoghi quel tipo di impianto di smaltimento. Infatti, nell'area Laurentina-Santa Palomba (che accomuna tutti i siti menzionati), oltre al 'problema' del cosiddetto vincolo Bondi che tutela l'ambito meridionale dell'agro romano c'è soprattutto quello legato alla falda acquifera che, secondo alcuni dati arrivati dalla Regione Lazio, tende a crescere nel corso dell'anno e questo basta a impedire in quei territori il progetto discarica.  Perché il serio rischio sarebbe quello di ritrovarsi a che fare con i rifiuti che galleggiano.  In più per quanto riguarda la cava di pozzolana di Tor Tignosa (Santa Palomba) e il sito della Solforatella, come già emerso nei mesi passati, qui c'è anche la problematica relativa alla presenza di zolfo sotto il terreno.  Insomma, solfatare sotterranee che se mai si manifestassero in superficie "sparerebbero" l'immondizia verso l'alto a mo' di geyser.

Ecco allora che, come riporta l'agenzia Dire, l'attenzione dei tecnici di Regione, Comune e Provincia si è concentrata fortemente su un altro sito presente nella lista dei dieci (tra cave di inerti e discariche già autorizzate):  è la discarica di proprietà della Ecofer Ambiente in via Ardeatina (a meno di 1 km dalla zona densamente popolata di Santa Maria delle Mole).  Al momento è questa l'ipotesi più probabile che entro una settimana Sottile dovrà sottoporre al ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, come previsto dal decreto di un mese fa che però ancora non è stato pubblicato sulla gazzetta ufficiale e quindi non ancora in vigore.

Nel frattempo, prosegue il lavoro di Ama per portare fuori dalla città i rifiuti trattati dall'1 ottobre (quando sarà scaduta la proroga di Malagrotta) in poi.  Entro mercoledì prossimo la municipalizzata lancerà il bando ordinario per l'esportazione dei rifiuti fuori dal Lazio e/o dall'Italia.  La sua durata sarà di un anno e potrà essere rinnovato.  Al momento non è stata definita la base d'asta del bando nè è chiaro quante saranno le tonnellate coinvolte.  Questa gara vedrà i suoi esiti dopo circa sei mesi, pertanto si sta valutando la possibilità di indire un'altra gara, questa volta ristretta a pochi soggetti (3/5), per assicurare il trasporto dei rifiuti nel periodo che intercorre tra la chiusura di Malagrotta e l'assegnazione del bando 'ordinario'.



Coordinamento Contro l'Inceneritore di Albano

IV DIS-CAMPING 2013... NO INC!


26 – 27 e 28 luglio, “Discamping No Inc”, insieme per dare un futuro ai Castelli Romani

Migliaia di persone, decine di comuni, un unico territorio. 
IV Discamping:  ancora insieme per il futuro dei Castelli Romani.
 Videoecoballa 25 luglio 2013
rubrica a cura del referente legale del Coordinamento contro l’inceneritore di Albano, Daniele Castri. 
Promo e invito al IV Discamping “No Inc” del 26-27 e 28 luglio al Villaggio Ardeatino. 

Buona visione, clicca qui.

NOTA BENE:  La battaglia per la non costruzione dell’inceneritore dei Castelli Romani e per la chiusura e la bonifica della discarica di Albano Laziale è prima di tutto una questione di civiltà.  Interrare e bruciare rifiuti nel 2013 significa abbandonarsi ancora a logiche sostanzialmente preistoriche o spesso speculative nel trattamento dei rifiuti solidi urbani.  I cittadini dei Castelli Romani si battono da anni a 360° in modo assolutamente civile (come è giusto e doveroso che sia) per far avviare nel loro comprensorio un ciclo virtuoso dei rifiuti basato su raccolta differenziata porta a porta e riciclo a freddo con recupero di materia. 
Cose assolutamente possibili ed economicamente convenienti per molti, in primis per amministratori e cittadini.  Una battaglia durissima e spinosa condotta per la legalità, per la salute pubblica e, soprattutto, nel vero ed unico interesse della comunità. 

Ogni vita umana ha un valore estremo e alta dignità, va pertanto protetta la sua salute e va protetto, quindi, l’ambiente nel quale essa vive. 

Sviluppo si, quello vero però! 

Fuori inceneritori e discariche dai Castelli Romani.

Quarta edizione del Dis-Camping. Venerdì 26, sabato 27 e domenica 28 luglio 2013. In una vigna adiacente al VII invaso della discarica intercomunale di Roncigliano (Albano Laziale), proprio all’Ingresso di Villaggio Ardeatino, Comune di Ardea. Ingresso da Via Ardeatina km 24,650. Tutti i pomeriggi e le sere: spettacoli di teatro, laboratori di compostaggio e produzione di saponi, proiezioni di film, concerti, assemblee pubbliche, pranzi, cene e tanto altro ancora. Disponibilità di campeggio gratuito. Presenti anche Wc, punto luce ed acqua potabile per ogni necessità. Per informazioni o prenotazioni: Paolo, cell: 349-6803686. Info aggiornate su:  http://www.noinceneritorealbano.it

Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare. Non mancate!

Programma delle tre serate organizzate dal Coordinamento Contro l’inceneritore di Albano Laziale.
Venerdì 26 Luglio:
  • ore 20:30 Cena.
  • ore 22:00 Spettacolo con Paolo Pesce – monologhi liberi, a seguire concerto dei Keaton Pure.
Sabato 27 Luglio:
  • ore 17:30 Laboratorio di produzione saponi.
  • ore 18:30 Assemblea pubblica: Nocività diffuse sui territori e comitati popolari.
  • ore 20:30 Cena.
  • ore 22:00 Federico Baldini racconta Gente di Pasolini di Daniele Molina, a seguire concerto di Emilio Stella.
Domenica 28 Luglio:
  • ore 17:30 Laboratorio di esperimenti scientifici per bambini.
  • ore 18:30 Assemblea pubblica: Stato della vertenza contro l’inceneritore e la discarica di Roncigliano e situazione regionale.
  • ore 20:30 Cena.
  • ore 22:00 Cinema all’aperto con proiezioni.

ASSOCIAZIONE DIFFERENZIATI

domenica 21 luglio 2013

II INCONTRO DEI COMITATI TERRITORIALI CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA

giovedì 27 giugno 2013

Diffida inviata a Sindaco, Prefetto e Sto Ato2 sulla mancanza di acqua


Pubblicheremo le risposte appena arrivano.


Al Sindaco di Velletri
FAUSTO SERVADIO
Sede

Al Signor Prefetto di Roma
GIUSEPPE PECORARO
Sede

Alla segreteria tecnica operativa ATO 2
c.a. ing. Sandro Piotti


OGGETTO: interruzione della fornitura dell’acqua potabile a Velletri

Il comitato spontaneo “Acqua pubblica” di Velletri, che fin dal 2008 svolge un’azione volontaria e civica di difesa dei beni comuni, promuovendo tutte le azioni cittadine per il rispetto della volontà popolare espressa anche attraverso il voto referendario del giugno 2011, espone quanto segue:

Premesso che:

l’ufficio dell’alto commissariato Onu ha affermato nel settembre 2007: “È ormai tempo di considerare l'accesso all'acqua potabile e ai servizi sanitari nel novero dei diritti umani, definito come il diritto uguale per tutti, senza discriminazioni, all'accesso ad una sufficiente quantità di acqua potabile per uso personale e domestico - per bere, lavarsi, lavare i vestiti, cucinare e pulire se stessi e la casa - allo scopo di migliorare la qualità della vita e la salute. Gli Stati nazionali dovrebbero dare priorità all'uso personale e domestico dell'acqua al di sopra di ogni altro uso e dovrebbero fare i passi necessari per assicurare che questo quantità sufficiente di acqua sia di buona qualità, accessibile economicamente a tutti e che ciascuno la possa raccogliere ad una distanza ragionevole dalla propria casa”;
le Nazioni Unite il 28 luglio 2010 dichiaravano il diritto all’acqua un diritto umano universale e fondamentale, legato alla dignità della persona;
la commissione europea ha affermato nella sua comunicazione al parlamento e al consiglio del 18 luglio 2007: “La disponibilità di acqua di buona qualità e in quantità sufficiente è fondamentale per la vita quotidiana di tutti gli esseri umani e per la maggior parte delle attività economiche”;
la fornitura dell’acqua potabile è un servizio pubblico essenziale e, come tale, non può essere interrotto;
la convenzione di gestione firmata da Acea Ato 2 spa il 6 agosto del 2002 e ratificata dal consiglio comunale di Velletri con delibera del Consiglio comunale numero 18/2005, stabilisce all’articolo 4, comma 1: “Il Gestore dovrà garantire i servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue, necessarie alla popolazione ed alle attività dell’ATO 2”; e ancora, all’articolo sei, secondo comma: “Il Gestore si impegna a garantire i livelli di servizio previsti nel Piano e riportati nel capitolo 5 del Disciplinare Tecnico nei termini e con le modalità ivi definite”;
il disciplinare tecnico allegato alla convenzione di gestione prevede, tra l’altro, che “La gestione dei servizi deve essere organizzata così come disposto negli allegati “Manuale di Gestione”, “Carta del Servizio Idrico Integrato” e “ Regolamento di utenza” nonché nel rispetto del D.P.C.M. del 4.3.96”;
il citato D.P.C.M. del 4.3.96 dispone l’uso razionale delle risorse idriche, assicurando il “soddisfacimento della domanda”, con “criteri di equa ripartizione della risorsa nel territorio”;
il concetto di “territorio” deve intendersi esteso all’intero Ambito ottimale, includendo, quindi, tutti i comuni serviti;

Constatato che:

la gestione del Sistema idrico integrato nel comune di Velletri è stato affidato nel novembre del 2006 ad Acea Ato 2 Spa;
sono trascorsi quasi sette anni dall’inizio della gestione affidata alla società;
in gran parte del territorio del comune di Velletri la fornitura dell’acqua potabile è ridotta o, in alcuni casi, completamente assente per ore o giorni;
Acea Ato 2 continua a utilizzare turnazioni nella distribuzione dell’acqua potabile, arrecando un notevole danno alla popolazione, violando il diritto fondamentale di accesso all’acqua;
la giustificazione adotta da Acea Ato 2 Spa per l’effettuazione delle turnazioni (“significativo aumento dei consumi di acqua potabile”) appare pretestuosa e indicatrice di una mancata programmazione e realizzazione degli interventi previsti fin dal piano d’ambito;
in ogni caso il presunto aumento dei consumi non ha comportato la turnazione in altri comuni dell’Ato (ad esempio Roma), mostrando così il venir meno del principio di “equa ripartizione della risorsa nel territorio” stabilita dal D.P.C.M. del 4.3.1996, il cui rispetto è una delle clausole vincolanti della convenzione di gestione;

Chiede:

al Sindaco di Velletri: di intervenire immediatamente, anche attraverso l’uso dei poteri derivanti dal D.lgs 267/2000 (come modificato dal D.L. 92/2008, convertito dalla legge 125/2008), nei confronti del gestore Acea Ato 2 spa affinché venga ripristinato il normale servizio di gestione del SII, assicurando il rispetto della convenzione di gestione e delle leggi in tema di salute, di servizi pubblici e di ambiente; di voler valutare ogni azione a tutela della popolazione di fronte al perdurare delle ingiustificate interruzioni della fornitura di acqua potabile, ivi inclusa la proposta al Consiglio comunale di revoca della delibera numero 18/2005, relativamente alla ratifica della convenzione di gestione con Acea Ato 2 Spa;
al signor Prefetto di Roma: di voler vigilare sul rispetto della citata convenzione di gestione, intervenendo - anche con i poteri sostitutivi - a tutela del diritto fondamentale di accesso all’acqua potabile;
alla segreteria tecnica operativa ATO 2: di voler verificare se le prolungate e reiterate interruzioni della fornitura di acqua potabile nel comune di Velletri rispettino quanto previsto dalla convenzione di gestione e allegati; di chiedere, nel contempo, la sospensione della fatturazione del servizio fino alla risoluzione dei problemi evidenziati; di proporre con urgenza alla conferenza dei sindaci una moratoria dei distacchi per morosità fino alla risoluzione dei problemi di continuità del servizio, al fine di non aggravare ulteriormente la situazione sanitaria nel comune di Velletri.

Cordialmente.

GRANDE PROTESTO NO JAPÃO CONTRA ENERGIA NUCLEAR

THIS IS NOT TURKEY THIS IS JAPAN !! 
MASSIVE Protest in Tokyo against restarting nuclear power is Happening NOW. 
The Powers that be do not want to release Free Energy, because it will remove them as slave masters. 

                                                Where is the Mainstream Media coverage?
                                Its okay. Were here to assist our Japanese Brothers & Sisters.

Amnistia per le lotte sociali, il manifesto dei movimenti

Manifesto per l’amnistia sociale

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Negli ultimi mesi, fra alcune realtà sociali, politiche e di movimento, ma anche singoli attivisti e avvocati, è nato un dibattito sulla necessità di lanciare una campagna politica sull’amnistia sociale e per l’abrogazione di quell’insieme di norme che connotano l’intero ordinamento giuridico italiano e costituiscono un vero e proprio arsenale repressivo e autoritario dispiegato contro i movimenti più avanzati della società.

Da tempo l’Osservatorio sulla repressione ha iniziato a effettuare un censimento sulle denunce penali contro militanti politici e attivisti di lotte sociali. Ora abbiamo la necessità, per costruire la campagna, di un quadro quanto più possibile completo, che porterà alla creazione di un database consultabile on-line.

Ad oggi sono state censite 17 mila denunce.

Il nuovo clima di effervescenza sociale degli ultimi anni, che non ha coinvolto solo i tradizionali settori dell’attivismo politico più radicale ma anche ampie realtà popolari, ha portato a una pesante rappresaglia repressiva, come già era accaduto nei precedenti cicli di lotte.  Migliaia di persone che si trovavano a combattere con la mancanza di case, la disoccupazione, l’assenza di adeguate strutture sanitarie, la decadenza della scuola, il peggioramento delle condizioni di lavoro, il saccheggio e la devastazione di interi territori in nome del profitto, sono state sottoposte a procedimenti penali o colpite da misure di polizia.

Così come sono stati condannati e denunciati militanti politici che hanno partecipato alle mobilitazioni di Napoli e Genova 2001 e alle manifestazioni del 14 dicembre 2010 e del 15 ottobre 2011 a Roma.

Il conflitto sociale viene ridotto a mera questione di ordine pubblico. Cittadini e militanti che lottano contro le discariche, le basi militari, le grandi opere di ferro e di cemento, come terremotati, pastori, disoccupati, studenti, lavoratori, sindacalisti, occupanti di case, si trovano a fare i conti con pestaggi, denunce e schedature di massa.  Un “dispositivo” di governo che è stato portato all’estremo con l’occupazione militare della Val di Susa.  Una delle conseguenze di questa gestione dell’ordine pubblico, applicato non solo alle lotte sociali ma anche ai comportamenti devianti, è il sovraffollamento delle carceri, additate anche dalla comunità internazionale come luoghi di afflizione dove i detenuti vivono privi delle più elementari garanzie civili e umane.  Ad esse si affiancano i CIE, dove sono recluse persone private della libertà e di ogni diritto solo perché senza lavoro o permesso di permanenza in quanto migranti, e gli OPG, gli ospedali di reclusione psichiatrica più volte destinati alla chiusura, che rimangono a baluardo della volontà istituzionale di esclusione totale e emarginazione dei soggetti sociali più deboli.

Sempre più spesso dunque i magistrati dalle aule dei tribunali italiani motivano le loro accuse sulla base della pericolosità sociale dell’individuo che protesta: un diverso, un disadattato, un ribelle, a cui di volta in volta si applicano misure giuridiche straordinarie.  Accentuando la funzione repressivo-preventiva (fogli di via, domicilio coatto, DASPO), oppure sospendendo alcuni principi di garanzia (leggi di emergenza), fino a prevederne l’annichilimento attraverso la negazione di diritti inderogabili.  È ciò che alcuni giuristi denunciano come spostamento, sul piano del diritto penale, da un sistema giuridico basato sui diritti della persona a un sistema fondato prevalentemente sulla ragion di Stato.  Una situazione che nella attuale crisi di legittimazione del sistema politico e di logoramento degli istituti di democrazia rappresentativa rischia di aggravarsi drasticamente.

Non è quindi un caso che dal 2001 a oggi, con l’avanzare della crisi economica e l’aumento delle lotte, si contano 11 sentenze definitive per i reati di devastazione e saccheggio, compresa quella per i fatti di Genova 2001, a cui vanno aggiunte 7 persone condannate in primo grado a 6 anni di reclusione per i fatti accaduti il 15 ottobre 2011 a Roma, mentre per la stessa manifestazione altre 18 sono ora imputate ed è in corso il processo.

Le lotte sociali hanno sempre marciato su un crinale sottile che anticipa legalità future urtando quelle presenti. 

Le organizzazioni della classe operaia, i movimenti sociali e i gruppi rivoluzionari hanno storicamente fatto ricorso alle campagne per l’amnistia per tutelare le proprie battaglie, salvaguardare i propri militanti, le proprie componenti sociali.  

Oggi sollevare il problema politico della legittimità delle lotte, anche nelle loro forme di resistenza, condurre una battaglia per la difesa e l’allargamento degli spazi di agibilità politica, può contribuire a sviluppare la solidarietà fra le varie lotte, a costruire la garanzia che possano riprodursi in futuro.

Le amnistie sono un corollario del diritto di resistenza.

Lanciare una campagna per l’amnistia sociale vuole dire salvaguardare l’azione collettiva e rilanciare una teoria della trasformazione, dove il conflitto, l’azione dal basso, anche nelle sue forme di rottura, di opposizione più dura, riveste una valenza positiva quale forza motrice del cambiamento.

Nel pensiero giuridico le amnistie hanno rappresentato un mezzo per affrontare gli attriti e sanare le fratture tra costituzione legale e costituzione materiale, tra la fissità e il ritardo della prima e l’instabilità e il movimento della seconda. Sono servite a ridurre la discordanza di tempi tra conservazione istituzionale e inevitabile trasformazione della società incidendo sulle politiche penali e rappresentando momenti decisivi nel processo d’aggiornamento del diritto.  È stato così per oltre un secolo, ma in Italia le ultime amnistie politiche risalgono al 1968 e al 1970.

Aprire un percorso di lotta e una vertenza per l’amnistia sociale – che copra reati, denunce e condanne utilizzati per reprimere lotte sociali, manifestazioni, battaglie sui territori, scontri di piazza – e per un indulto che incida anche su altre tipologie di reato, associativi per esempio, può contribuire a mettere in discussione la legittimità dell’arsenale emergenziale e fungere da vettore per un percorso verso una amnistia generale slegata da quegli atteggiamenti compassionevoli e paternalisti che muovono le campagne delegate agli specialisti dell’assistenzialismo carcerario, all’associazionismo di settore, agli imprenditori della politica.

Riportando l’attenzione dei movimenti verso l’esercizio di una critica radicale della società penale che preveda anche l’abolizione dell’ergastolo e della tortura dell’art. 41 bis.

Chiediamo a tutti e tutte i singoli, le realtà sociali e politiche l’adesione a questo manifesto, per iniziare un percorso comune per l’avvio della campagna per l’amnistia sociale.

A coloro che hanno a disposizione dati per il censimento chiediamo di compilare
la scheda che può anche essere scaricata dal sito www.osservatoriorepressione.org
Schede e adesioni vanno inviate a: osservatorio.repressione@hotmail.it oppure amnistiasociale@gmail.com
Giugno 2013
Puoi scaricare la scheda qui
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Qui sotto le condivisioni pervenute fino al 20 luglio 2013

Adesioni collettive
ACAD, Associazione contro abusi in divisa onlus, Acoustic Impact, gruppo musicale, ASP (Associazione Solidarietà Proletaria), Assalti Frontali, gruppo musicale, ATTAC Italia, Azione antifascista Teramo, Banda Bassotti, gruppo musicale, BandaJorona, gruppo musicale, Baracca Sound, gruppo musicale, Blocchi Precari Metropolitani, Roma,Centro sociale 28 maggio, Rovato (BS), Coordinamento regionale dei Comitati NoMuos, Comitato Amici e Familiari Davide Rosci, Comitato di Quartiere Torbellamonaca, Roma, Comitato Piazza Carlo Giuliani-Genova, Communia, Spazio di mutuo soccorso, Roma, Confederazione COBAS, Confederazione COBAS Pisa, Confederazione COBAS Terni, Consiglio Metropolitano di Roma, CPOA Rialzo, Cosenza, CSA Depistaggio, Benevento, CSA Germinal Cimarelli, Terni, CSOA Angelina Cartella, Reggio Calabria, Ginko (Villa Ada Posse) & Shanty Band, gruppo musicale, ISM-Italia, Ital Noiz Dub System, gruppo musicale, L@p Asilo 31-Laboratorio per l’Autorganizzazione Popolare Asilo 31, Benevento, LOA Acrobax, Lavoratori Autorganizzati Ministero dell’Economia e delle Finanze, Legal Team Italia, Madri per Roma città aperta, Movimento No Tav, Occupazioni Precari Studenti OPS area Castelli romani, Osservatorio sulla repressione, Radici nel cemento, gruppo musicale, Radio Maroon, gruppo musicale, RAT-Rete Antifascista Ternana, Redgoldgreen, gruppo musicale, Rete Bresciana Antifascista, Rete 28 aprile Fiom-opposizione Cgil, Spazio Popolare Occupato S. Ermete, Pisa, Terradunione, gruppo musicale, Tribù Acustica, gruppo musicale, Unione Sindacale di Base, USB Umbria coordinamento Regionale, Wu Ming – scrittori, 99 Posse, gruppo musicale
Adesioni individuali
Alessandro Dal Lago, Alessandra Magrini (AttriceContro), Roma, Alfredo Tradardi, coordinatore ISM-Italia, Alfonso Perrotta, Roma, Andrea Bitonto, Anna Balderi, Ladispoli, Antonino Campenni, ricercatore Università della Calabria, Antonio Musella, giornalista, Napoli, Assia Petricelli, Beppe Corioni, Bianca «la Jorona» Giovannini, musicista, Carlo Bachschmidt, consulente tecnico processi G8, Carlo Pellegrino, medico chirurgo, Caterina Calia, avvocato, Roma, Cesare Antetomaso, giuristi democratici, Checchino Antonini, giornalista di Liberazione, Claudia Urzi, insegnante, Claudio Dionesalvi, insegnante, Cosimo Maio, Benevento, Cristiano Armati, scrittore, Daniele Catalano, Daniela Frascati, scrittrice, Davide Rosci, detenuto per i fatti del 15 ottobre 2011, Dario Rossi, avvocato, Genova, Daniele Sepe, musicista, Davide Steccanella, avvocato, Milano, Donatella Quattrone, blogger, Don Vitaliano Della Sala, parroco, Elena Giuliani, sorella di Carlo Giuliani, Emanuela Donat Cattin, Milano, Emidia Papi, Usb, Enrico Contenti, ISM-Italia, Ermanno Gallo, scrittore, cittadino, Erri De Luca, scrittore, Fabio Giovannini, scrittore e autore televisivo, Federico Mariani, Roma, Federico Micali, Francesca Panarese, Benevento, Francesco Barilli, coordinatore reti-invisibili.net, Francesco Caruso, ricercatore Università della Calabria, Francesco Romeo, avvocato, Roma, Franco Coppoli, Cobas Terni, Franca Gareffa, Dipartimento sociologia Università della Calabria, Franco Piperno, docente di Fisica, Università della Calabria, Fulvia Alberti, regista, Gabriella Grasso, Milano, Gigi Malabarba, Gilberto Pagani, avvocato, presidente Legal Team Italia, Giovanni Russo Spena, responsabile giustizia Prc, Giulio Bass, musicista, Giulia Inverardi, scrittrice, Giulio Laurenti, scrittore, Giuseppina Massaiu, avvocato,  Roma, Guido Lutrario, Usb Roma, Gualtiero Alunni, portavoce Comitato No Corridoio Roma-Latina, Haidi Gaggio Giuliani, Comitato Piazza Carlo Giuliani, Italo Di Sabato, Osservatorio sulla repressione, Laura Donati, Lello Voce, poeta, Lorenzo Guadagnucci, giornalista, Comitato Verità e Giustizia per Genova, Luciano  Muhlbauer, Ludovica Formoso, praticante avvocato, Roma, Luigi Fucchi, coordinamento regionale USB Umbria, Manlio Calafrocampano, musicista, Marco Arturi, Rete 20 aprile, Torino, Marco Bersani, Attac Italia, Marco Clementi, storico, Marco Rovelli, scrittore e musicista, Marco Spezia, Tecnico della sicurezza su lavoro, Sarzana (SP), Mario Battisti, Roma, Mario Pontillo, responsabile carceri Prc, Massimo Carlotto, scrittore, Mc Shark, Terradunione, musicista, Michele Baronio, attore, Michele Capuano, regista-scrittore, Michele Vollaro, storico e giornalista, Miriam Marino, scrittrice, Rete ECO, AMLRP, Nicoletta Crocella, responsabile edizioni Stelle Cadenti, Nunzio D’Erme, Paolo Caputo, ricercatore Università della Calabria, Paolo Di Vetta, Blocchi Precari Metropolitani, Paolo Persichetti, insorgenze.wordpress.com, Paolo “Pesce” Nanna, comico periferico, Paola Staccioli, Osservatorio sulla repressione, Pino Cacucci, scrittore, Rasta Blanco, musicista, Renato Rizzo, segreteria romana Unione Inquilini, Roberto Ferrucci, scrittore, Roberto Vassallo, Direttivo CGIL Milano, RSU FIOM Almaviva Milano, Rodolfo Graziani, poeta, Salvatore Palidda, Università di Genova, Sergio Bellavita, portavoce nazionale Rete 28 aprile Fiom, Sergio Bianchi, casa editrice DeriveApprodi, Serge Gaggiotti (Rossomalpelo), cantautore, Sergio Riccardi, Silvia Baraldini, Simonetta Crisci, avvocato Roma, Stefano Poloni, Milano, Tamara Bartolini, attrice, Tatiana Montella, avvocato, Tiziano Loreti, Bologna, Vincenzo Brandi, ingegnere, ISM-Italia, Valentina Perniciaro, blogger baruda.net, Valerio Evangelisti, scrittore, Bologna, Valerio Mastandrea, attore, Valerio Monteventi, Bologna, Vincenzo Miliucci, Cobas, Vittorio Agnoletto, Wsw Wufer, musicista

No Tav, la denuncia dell'attivista pisana: "Manganellate, insulti e palpeggiamenti da parte delle forze dell'ordine"



imagesCerto non avvezzi a trarre articoli da questa fonte il cui punto di vista spesso non ci appartiene riteniamo importante la testimonianza qui riportata e che abbiamo avuto modo di sentire dalla viva voce di Marta nella conferenza stampa tenutasi oggi al presidio internazionale di Susa.


"Da quando mi hanno fermata a quando mi hanno portata all'interno del cantiere sono stati dieci minuti di follia. Ho ricevuto una manganellata in faccia, mi hanno toccata nelle parti intime e mi hanno insultata".
A parlare, durante la conferenza stampa organizzata dal movimento No Tav a Susa (Torino), è Marta Camposana, attivista pisana di 33 anni che è stata denunciata per resistenza.

"Le forze dell'ordine - ha raccontato - ci hanno chiusi con due cariche e bersagliati con una pioggia di lacrimogeni. Poi sono stata colpita da una manganellata alle spalle e trascinata a terra. Una volta nel cantiere ho detto che avevo bisogno di un medico, ma mi hanno nuovamente insultata e portata al pronto soccorso soltanto quattro ore dopo, alla fine delle procedure in questura, dove mi hanno denunciata solo perché avevo del Maalox e dei limoni per contrastare i lacrimogeni".
"Gli arrestati della scorsa notte sono degli eroi", ha sostenuto poi Nicoletta Dosio, portavoce del movimento No Tav, durante la conferenza stampa successiva agli scontri al cantiere di Chiomonte. "Ero presente anche io - ha aggiunto - e le forze dell'ordine hanno sparato lacrimogeni ad altezza d'uomo anche sulla gente che defluiva. E' stata usata violenza inaudita. Oggi siamo qui per dire basta". Secondo Dosio, i pubblici ministeri Andrea Padalino e Antonio Rinaudo erano presenti all'interno del cantiere "soltanto per convalidare arresti già decisi".

Guarda anche la testimonianza di Mattia, giovane No Tav colpito dalla violenza della polizia:


Solidarietà a Matthias, Piero e a tutti i NO Tav

Questa notte 500 No Tav hanno deciso di presidiare ancora una volta il cantiere di Chiomonte rilanciando la lotta contro un'opera che, nonostante la ferma contrarietà degli abitanti della Val di Susa e di tutti gli attivisti che accorrono in loro solidarietà, continua ad essere un progetto sostenuto dalle forze politiche del governissimo delle larghe intese Letta-Alfano.  Le dichiarazioni del Ministro Lupi confermano, infatti, la volontà di proseguire i lavori continuando con la becera retorica strumentale di un governo neo-liberista che utilizza il tema della crisi economica per sostenere lo scempio ambientale del TAV.  

Camminando lungo i sentieri della Valle, ancora una volta, abbiamo dimostrato che insieme facciamo paura, che riappropriarsi della nostra terra, del nostro presente e del nostro futuro non ha nessun tipo di mediazione possibile.  Di fronte alle innumerevoli cariche prese e di fronte alle pericolose ed infami nubi di CS che hanno invaso ieri la Valle (ed i nostri polmoni) ci siamo riappropiati di un territorio che vogliono militarizzato restituendoci di quel bagliore di dignità e determinazione che vorremmo vivo in tutte le lotte. 

La risposta dello Stato alla rabbia e alla determinazione di chi non accetta i soprusi, la devastazione, il saccheggio delle nostre vite e della nostra terra è stata ancora una volta solo quella degli arresti e della violenza.  Nove persone sono state fermate e picchiate brutalmente dalle frustrate truppe stanziate nel cantiere dell'alta velocità; due di questi sono compagni del Coordinamento Cittadino Lotta per la Casa di Roma, saliti in Val Susa per sostenere una lotta che, come quella per il diritto all'abitare, pratica l'autorganizzazione in un percorso di riappropriazione che combatte le politiche di austerity e afferma con forza la necessità di un cambiamento radicale del nostro presente. 

Ribadiamo la nostra complicità e solidarietà a Piero e Matthias e a tutti i compagni e le compagne fermati il 19 luglio. 

Niente e nessuno riuscirà a distruggere la nostra dignità e fermare la nostra rabbia
verso un autunno di lotte, ancora più forti..

CON CARLO NEL CUORE!

Compagni e compagne di Roma dal presidio di Venaus

 Campeggio NO TAV Assemblea – Per un autunno di lotta contro l’austerity!

Da più di 20 anni il movimento no tav non lotta solo contro la realizzazione di un’opera di cui il territorio valsusino non sente alcun bisogno.

Più in profondità, si oppone a un modello di sviluppo che incrementa il potere e il profitto di pochi contro gli interessi della maggioranza.

Quando diciamo che 4 cm di Tav corrispondono a 1 anno di pensione, 3 metri a 4 sezioni di scuola materna, 500 metri a 1 ospedale pubblico da 1200 posti letto, 226 ambulatori, 38 sale operatorie;
che con 1 km di Tav si pagherebbero un anno di tasse universitarie per 250 mila studenti, oppure la costruzione di 55 nuovi treni pendolari;
o ancora, che con i soldi buttati nell’opera si darebbe una possibilità seria alla proposta di reddito di base, quella che poniamo è - immediatamente - una domanda sull’uso della ricchezza sociale complessiva.

I movimenti per il diritto all’abitare (per decenni esperienze confinate a poche città) si stanno ora moltiplicando in tutto il paese e pongono anch’essi, in maniera differente ma convergente, la stessa questione, indicando nell’occupazione di case sfitte e nella difesa collettiva dagli sfratti, una forma di riappropriazione indiretta del reddito sociale.

Lo sfruttamento intensivo del territorio, sotto forma di cementificazione, valorizzazione del ciclo dei rifiuti (nocività) e costruzione di grandi opere ha trovato in questi anni un’opposizione sociale diffusa e determinata che, pur con intensità ed esiti alterni, ha prodotto nei territori interessati forme di ricomposizione sociale capaci di mettere insieme opposizione/antagonismo e creazione di nuovi legami.

Con ben maggiori difficoltà, le lotte sui luoghi di lavoro continuano a segnare il passo, nella perdita di diritti e
nell’aumento dei ricatti, mentre la maggioranza dei/le giovani viene pre-formata negli anni della scuola a un futuro di precarietà, disoccupazione e assenza di prospettive.

L’eccezione che ci viene dalla straordinaria resistenza dei facchini contro il sistema della logistica è prodotta tanto dalla chiarezza dei propri obiettivi e dalla baricentralità nel sistema di circolazione delle merci, quanto dalla disponibilità ad aprirsi e lavorare con altri soggetti sociali, scavalcando e andando contro le collusioni del sindacalismo concertativo. Quel che è certo, è che qualunque lotta degna di nota è oggi obbligata ad eccedere la propria collocazione professionale e il proprio ruolo sociale, pena l’isolamento e la sconfitta.

Tutte queste lotte, tutti questi soggetti, hanno infatti nemici chiari e comuni: la troika e le misure di austerità imposte agli uomini e alle donne d’Europa, il più delle volte senza neanche passare da discussioni parlamentari; e i governi “tecnici” nazionali che si limitano a ratificare e scaricarne i diktat sulle popolazioni governate.  Mentre ci dicono che non ci sono i soldi e che viviamo al di sopra delle nostre possibilità, spendono 13 miliardi di euro per il programma F35.

Mentre tagliano su Sanità e Formazione perché “non ce le possiamo permettere”, trovano i soldi per finanziare una grande opera inutile come il Tav.  Lasciano sfitti migliaia di alloggi ma continuano a costruire mega-insediamenti senza acquirenti e che devastano il territorio, mentre gli sfratti vengono eseguiti a decine di migliaia, aumentando di anno in anno.

È sempre più evidente che con l’avanzare e l’approfondirsi della crisi, si combattono due divergenti modelli di società, modi d’essere e di vivere contrapposti, interessi nemici.  Per riprodursi, questo sistema iniquo mangia le nostre vite, chiude spazi di relazione, aumenta lo sfruttamento e impone un’estorsione continua al nostro vivere associato.  Ognivolta che lottiamo e allarghiamo la partecipazione alle lotte invece, incidiamo sul reale e strappiamo un territorio al nemico, riaprendo nuove possibilità.

Si pone quindi con forza l’urgenza di una ripresa della mobilitazione dal basso, contro il governo della crisi e le misure antipopolari che si prospettano per l’autunno che viene.  Le mobilitazioni e i percorsi di lotta sorti negli ultimi due anni nel nostro paese, pur generosi, non hanno ancora saputo generalizzarsi e irrompere in una dimensione sociale più complessiva, com’è invece avvenuto negli altri paesi dei Pigs.  l mancato prodursi di una mobilitazione di massa in Italia è stata un ostacolo all’ulteriore progressione delle lotte di resistenza e contrattacco che si sono sviluppate in Grecia, Spagna e Portogallo.

Per questo, costruire nuovi percorsi di mobilitazione e di lotta è un compito imprescindibile, da assumere collettivamente.

Le proposte che iniziano a circolare in rete su scadenze autunnali possono essere un buon punto di partenza, a patto di non ripetere errori passati, vuote rappresentazioni, percorsi al ribasso. 

Scommettendo invece sulla ripresa del conflitto nel nostro paese.

Nell’interesse di tutti e tutte...

A partire da queste considerazioni, invitiamo a un’assemblea pubblica di discussione e confronto da tenersi domenica 21 luglio (h 17) al campeggio no tav di Venaus.