Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

venerdì 19 luglio 2013

Madrid. Chiedono le dimissioni di Rajoy, la polizia li "picchia"

Migliaia di manifestanti hanno assediato la sede del PP a Madrid e poi hanno bloccato il centro della capitale. Finché i reparti antisommossa non si sono scatenati in una violenta caccia all’uomo.

A migliaia, ieri sera, hanno raccolto l’invito di comitati, movimenti sociali e partiti della sinistra per andare a protestare contro la corruzione e per chiedere le dimissioni del premier spagnolo Mariano Rajoy. Colpevole di aver obbedito ai diktat della troika portando il paese allo sfascio e investito in questi giorni dal maggiore scandalo che abbia mai interessato i dirigenti della destra spagnola.

La protesta è cominciata poco dopo le 19,30 nei dintorni di Calle Genova, dove circa tremila manifestanti hanno iniziato il pacifico assedio della sede nazionale dei ‘Popolari’, blindata da transenne e da una ventina di furgoni della Polizia Nazionale, al grido di ‘Dimissioni!’.

Manifestazioni in Calle Genova se ne sono svolte diverse negli ultimi mesi, man mano che il governo decidere tagli draconiani alla sanità e all’istruzione. E si sono intensificate quando l’ex tesoriere del PP Bàrcenas ha iniziato a raccontare il sistema di finanziamento illegale attraverso fondi neri dei dirigenti del suo partito, Rajoy compreso, destinatari per anni di una consistente paghetta complementare ai già stratosferici stipendi da parlamentari o ministri. Simulando l’allestimento di un enorme barbecue di massa, i manifestanti gridavano "Rajoy e Cospedal a Soto del Real" (carcere nei pressi di Madrid), in contemporanea con altre 30 città del paese. “E’ normale che la gente manifesti contro i tagli a Sanità e Istruzione e contro le riforme del lavoro o della Costituzione ma anche contro la corruzione, perché il governo e i partiti di regime non cessano di imporre sacrifici mentre la classe dirigente si arricchisce” ha spiegato al quotidiano Publico un giovane aderente al collettivo ‘Gioventù senza Futuro’. Motivo di indignazione ulteriore, negli ultimi giorni, la scoperta che il presidente del Tribunale Costituzionale di Madrid, Francisco Pérez de los Cobos, ha in tasca una tessera del Partito Popolare.

Intorno alle 21 l’assedio alla sede del PP, chiaramente chiusa e deserta, si è trasformato in un corteo che ha poi bloccato alcune delle arterie stradali del centro di Madrid: dalla Gran Vía fino a Cibeles, da Castellana fino a Colón. Poi un migliaio di dimostranti ha puntato dritto verso i ‘quartieri alti’ di Madrid, imboccando calle Goya, per poi tornare a Cibeles, gettando rotoli di carta igienica all’indirizzo dei poliziotti in assetto antisommossa. Che, dopo esser rimasti tranquilli fino a quel momento, proprio a Cibeles hanno deciso di caricare violentemente i manifestanti. Mentre questi si disperdevano e tutto sembrava esser finito così, a poca distanza, sulla Gran Via, un altro plotone di agenti dava il via a nuove ingiustificate cariche, iniziando una caccia all’uomo che ha preso di mira anche fotografi e giornalisti colpevoli di documentare l’arresto di una ragazza. Alla fine il saldo sarà appunto di una detenzione e di dodici feriti.
Anche davanti alla sede del PP di Valencia la Polizia ha caricato. Bilancio: quattro manifestanti arrestati e alcuni feriti.

I video: http://www.youtube.com/watch?v=L5gdFKNAZHs             http://www.youtube.com/watch?v=9KAuk_HPZxo
             http://www.youtube.com/watch?v=AfLV48RuHe0



2 commenti:

  1. Venerdì 19 Luglio 2013 10:05

    Spagna: scandali e corruzione ravvivano le proteste contro il Governo

    http://www.infoaut.org/

    Il presidente del Tribunale Costituzionale, Francisco Pérez de Los Cobos,ha ammesso di aver proseguito la militanza nel Partido Popular nonostante fosse già divenuto magistrato. Ribadendo di non voler in alcun modo rassegnare le dimissioni, ha dichiarato per mezzo stampa di essere comunque nella "legalità", in quanto la sua funzione di magistrato non coincide con quella di funzioni direttive esplicite o implicite all'interno dei partiti politici.

    Il Presidente del Tribunale Costituzionale figura nella lista dei donatori e affiliati al Partido Popular che ebbero sottratto le proprie quote da teserati e svariati importi aggiuntivi lungo un arco di tempo che va dal 2008 al 2011.

    L'ex tesoriere del partito popolare, Luis Barcenas, due giorni fa aveva ammesso di essere l'autore dei documenti giunti alla Redazione de El Paìs contenenti la contabilità in nero di venti anni di partito, con tanto di soldi in contanti passati dallo steso tesoriere direttamente nelle mani del premier e della numero due, Maria Dolores de Cospedal.

    Il caso-shock,che si infittisce con le ammissioni odierne di Los Cobos e si aggiunge alla lunga sequela di sospetti e casi minori di corruzione sempre in seno al Partido Popular, sta provocando una vera e propria "ola" di scandalo e indignazione nel Paese iberico, per quello che è visto palesemente come uno dei conflitti di interessi più sfrontati del post-franchismo.

    Dalle principali testate alle chiacchiere da dopolavoro, la sensazione di spaesamento è evidente. "Quante cause possono essere state insabbiate,contaminate, archiviate, senza alcun presentimento?"

    Se da una parte il partito Popular fa quadrato dichiarando che è stata messa in atto una campagna diffamatoria per destabilizzarne il consenso, comunque in forte discesa, dall'altra le piattaforme del movimento Indignado han colto la palla al balzo per ravvivare la protesta antigovernativa, che sta vivendo accenni di riflusso negli ultimi mesi.

    Così, nella serata di Giovedì in oltre 40 città sono annunciati concentramenti e manifestazioni chiamati principalmente da Izquierda Unida, dalla "marea Blanca" (che coinvolge principalmente lavoratori della Sanità) e dalla piattaforma "storica" del 15-M, che puntano principalmente a esigere le dimissioni di Mariano Rajoy. Ipotesi caldeggiata anche da Rubalcaba, segretario dell'agonizzante PSOE, personaggio politico capace qualche settimana fa di fare "tandem" con il premier per non sfigurare dinanzi al Consiglio Europeo, nella necessità di mantenere saldo il timone del comando di un vascello, quello spagnolo, in piena avarìa e ora con una patata bollente che può incrinare ancora più a fondo la credibilità del sistema istituzionale corrotto.

    Per la Acampada Sol, le proteste del Giovedì intendono insistere sulla "denuncia della mancanza di democrazia e la necessità di un processo costituente per una vera democrazia dal basso". Il processo di diffusione virale si è esteso oltre i confini iberici, coinvolgendo studenti e solidali sparsi nel globo.

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  2. .. .. La configurazione dell'assetto istituzionale attuale, dati anche i rapporti di forza parlamentari assolutamente a favore dei popolari, non esclude che nel caso che Rubalcaba presentasse il prossimo 24 Giugno una mozione di sfiducia con un seguito consistente, incalzato anche dalle annunciate proteste in strada, si possa arrivare anche ad un defilamento di Rajoy, lasciando comunque l'incarico presidenziale a qualche fido delfino di partito. Ipotesi, questa delle dimissioni del premier, che appare comunque attualmente improbabile..a meno che le piazze, dopo Giovedì, non siano in grado di apportare quell'effetto destabilizzante e protratto nel tempo che la Troika faticherebbe seriamente a digerire.

    La partita, su più livelli, è una faccenda molto complicata e aperta a molteplici scenari, in quanto non è escluso che pure un' eventuale dimissione-lampo del premier, con riconvocazione di elezioni a breve, potrebbe per assurdo giovare all'attuale partito di maggioranza nell'attutire la perdita di consenso che l'ultima sequela di scandali ha accelerato. L'Unione europea monitora preoccupata l'evoluzione dello scenario, con allo sfondo le proteste #GobiernoDimisiòn e il non velato interesse del PSOE a farsi eventuale garante della "stabilità" futura del Paese..

    Quasi tutte le piazze sono state convocate con un ironico "Barbacoas de chorizo" ('barbecues di salame', un gioco di parole in quanto "chorizo" in senso figurato significa "ladroni"), di fronte alla sedi del Partito Popular, con cartelli recanti "Adios Mafia", mentre in qualche piazza riaffiora lo slogan "Què se Vayan Todos!"

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