Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

venerdì 27 gennaio 2012

Sciopero generale del 27 gennaio del sindacalismo di base Contro l'acuirsi della crisi Sostenere le mobilitazioni dei lavoratori

Il 2012 si è aperto senza preoccupazioni per chi in Italia detiene il 50% della ricchezza del Paese. Si tratta di un 10% di ceti abbienti e ricche classi agiate italiche che fanno parte di quell'1% di ricchi del mondo che impedisce l'accesso alle ricchezze al 99% della popolazione del pianeta.
La mitica globalizzazione si è dunque inverata nella forma dell'impoverimento globale. 

Ed i lavoratori italiani cominciano a realizzare la gravità della situazione.

Con l'appoggio della stragrande maggioranza del Parlamento e lo scorno dei sindacati orfani di Berlusconi, il governo techno-Monti ha eseguito lo spartito scritto dall'Unione Europea ed ha ristabilito la durezza della realtà di classe: le classi dominanti e sfruttatrici non pagheranno nulla, le classi dominate e sfruttate pagheranno tutto: pagheranno il debito pubblico, pagheranno i servizi sociali, pagheranno assistenza e sanità per salvare se stessi ed il Paese.
Una salvezza che non costa nulla agli imprenditori nostrani, ai finanzieri, ai banchieri ed all'economia dell'evasione fiscale, i cui profitti e beni non hanno subito perdite. La cosiddetta fase 1 del governo techno-Monti si è chiusa infatti con un gigantesco drenaggio di risorse finanziarie prese dal lavoro salariato, dai pensionati, dai possessori di prima ed unica casa. Nel frattempo è stata bloccata ogni possibilità di recupero salariale con il blocco dei contratti nel pubblico impiego, a fronte di un'inflazione in risalita, e con la disdetta del contratto nazionale in FIAT e settore metalmeccanico.
L'azione unilaterale parallela ed intrecciata messa in atto da Marchionne e Confindustria introduce nel contesto di crisi acuta un elemento che non si prende tanto i nostri soldi, quanto la nostra libertà e dignità di lavoratori, il nostro diritto ad organizzarci sindacalmente sul posto di lavoro, a fare vertenze, a scioperare. Punizioni e licenziamenti attendono chi non si adegua. E' la base su cui si costruirà la cosiddetta fase 2 del governo.
Il 2012 si apre dunque con tante preoccupazioni per chi in Italia vive ancora di lavoro salariato, di stipendio, di remunerazioni saltuarie dovute a contratti precari, di cassa integrazione e mobilità. Il governo techno-Monti è alle prese con il suo secondo decreto: licenziare e privatizzare. Si tratta di forzare lo Statuto dei Lavoratori intervenendo sull'applicazione dell'art.18, aumentando la soglia per dar il via a licenziamenti facili, oppure prevedendo l'eliminazione dell'obbligo di applicare il contratto nazionale nelle ferrovie. Sul piano delle
liberalizzazioni si vuole spingere i servizi pubblici di rilevanza economica ad accedere al mercato, riducendo la gestione cosiddetta "in house". E' questo, probabilmente, l'aspetto che interessa di più al governo, dietro la facciata delle norme sui taxi, farmacie, edicole, ecc.
In questi anni di una crisi che si è annunciata come lunga ed aggressiva, la risposta popolare e dei lavoratori è stata discontinua e disunita, con alternanza di forti mobilitazioni e di proteste meno partecipate. Sappiamo che non esiste un nesso meccanico tra crisi capitalistica e rilancio della lotta di classe. E' per questa ragione che le mobilitazioni e le lotte che si propongono vanno sostenute e valorizzate, pur coscienti dei limiti con cui a volte si presentano, per la loro parzialità, per la loro progettualità tutta da definire sul piano dell'unità dei lavoratori e degli obiettivi unificanti da perseguire. Il sindacalismo conflittuale, in particolare, interpretato da lavoratori ancora protagonisti individuali e collettivi di diritti e di vertenze nei luoghi di lavoro e nel territorio - prima ed oltre le sigle sindacali di appartenenza - è chiamato ad una necessaria azione di rilancio, di rimotivazione e di protezione dell'attività sindacale dal basso, ad esprimere una netta opposizione sociale e proletaria alla crisi insieme alla costruzione di un fronte di lotta all'altezza
dell'attacco in corso.
E al tempo stesso è chiamato a contrastare i rigori della crisi, sviluppando forme di solidarietà e di mutuo appoggio tra i lavoratori tramite le reti eco-solidali nate sul territorio.
Riconosciamo nello sciopero del 27 gennaio indetto da USB, Unicobas, Orsa, SICobas, SLAICobas, USI, un momento di questa auspicabile tendenza alla ripresa della capacità di mobilitazione del movimento dei lavoratori in Italia, e come comunisti anarchici siamo solidali con i lavoratori, i precari e con tutti quelli che aderiranno allo sciopero e che parteciperanno alla manifestazione di Roma, venerdì 27 gennaio.

Abbiamo di fronte a noi un lungo periodo di crisi; altri momenti di mobilitazione sono già proposti in calendario come la manifestazione della FIOM dell'11 febbraio; tutte le forze di opposizione di base sono necessarie.
Unità dei lavoratori!     Fronte sociale contro la crisi!
 
Commissione Sindacale Federazione dei Comunisti Anarchici
 www.fdca.it

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