Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

martedì 10 gennaio 2012

e spuntò fuori .. il comma della vergogna: i membri del governo si tengono il doppio stipendio



Sono professori, sono scienziati. Sono bravissimi anche nel nascondere in una riga di una manovra immensa una norma che permette loro di salvarsi dai sacrifici. Eh sì. Avete presente la rinuncia al doppio stipendio per i dirigenti della pubblica amministrazione con ruoli di governo? La cosa, come è noto, riguarda mezzo governo. Tanto per fare qualche nome si tratta del sottosegretario Catricalà, del Ministro Clini, del collega Patroni Griffi, del viceministro Vittorio Grilli, e di altri.
Per i dipendenti pubblici chiamati a funzioni direttive nei ministeri, così stabilisce la manovra, è garantito un trattamento economico di uno più un quarto. Che vuol dire? Che prendono uno stipendio, più un quarto dello stipendio precedente. Quindi non due stipendi interi, ma un po’ di meno. Tutto ok? No.
La protesta è stata immediata. E zitto zitto il governo Monti è corso ai ripari. Con una norma ad hoc, come rivelato da Caterina Perniconi sul Fatto di oggi. Perché, attenzione, al comma 3 dell’articolo 23 ter è stata introdotta la possibilità di “deroghe motivate” per le posizioni apicali delle amministrazioni.
Traduzione? Con delle “belle” deroghe sarà possibile mantenere il doppio stipendio. E non si tratta di pochi soldi, ma qui sono in ballo stipendi ben più alti di quelli della “casta” dei parlamentari. Il trucco, quindi, è servito. Tanto paghiamo noi. Come sempre.
E pensare che Monti, soltanto ieri, dichiarava: “Non è vero che pagano sempre i soliti. E’ un luogo comune“. Ne è così sicuro, Presidente Monti?

1 commento:

  1. La Bocconi di Monti non paga l’ICI dal 2005

    La Bocconi non paga l'Ici dal 2005. Ebbene sì: il prestigioso ateneo privato, il più ricco e il più costoso d'Italia, continua a non versare tributi al Comune di Milano per il complesso di residenze universitarie in Via Spadolini 12/A. Già, infatti sono ben sette anni che l'università non scuce un centesimo per le 333 camere a disposizione degli studenti fuori sede.

    Quello che si dice un paradosso. Ma come, proprio il Presidente – del Consiglio e della Facoltà – , il maestro della sobrietà che parla di sacrifici necessari quando si tratta del suo giardinetto cerca di svicolare la legge come nella peggior tradizione italiota? Così, è in corso una vera e propria guerra a suon di carte bollate tra il neopremier e il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, "amici pubblici" ora divisi da un contenzioso che vale 600mila euro, ovvero il valore dei contributi non versati nel corso di sette anni.

    Una controversia iniziata nel 2008, che l'ascesa di Monti non ha seppellito. Anzi. Lo scorso 22 dicembre Pisapia ha firmato un'avvocatura con cui intende andare a fondo della questione. Sei pagine di motivazioni che confutano le pronunce delle commissioni tributarie che finora si sono piegate alle ragioni della Bocconi.

    L'università, da parte sua, vuol far valere un'esenzione rispetto alla legge 504 del 1999 che, tra le altre cose, regola la materia del versamento delle imposte locali. Qui, effettivamente l'articolo 7 comma 1 esonera gli immobili adibiti a sede «con finalità istituzionali, assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive». Peccato, rispondono i legali del sindaco di Milano, che la suddetta esenzione già valga per la sede storica e istituzionale in Via Sarfatti, mentre la pretesa di estenderla al pensionato studentesco sarebbe una forzatura, essendo lì esercitata un'attività a scopo di lucro. Con affitti delle camere peraltro salati, che vanno dai 3.100 agli 8.500 euro l'anno.

    A questo punto, tanto varrebbe autorizzare a questa evasione (pseudo) legalizzata chiunque affitti camere e che sia, quindi, a pieno titolo un albergatore. E pensare che tanto si era parlato dell'uso pretestuoso che la chiesa fa degli immobili, quando spaccia per luoghi di culto edifici in realtà adibiti a scopo commerciale... Un mese fa volarono (giustamente) polemiche, peraltro non ancora sopite. Ed ecco che, mentre tanto si vocifera di equità, l'istituzione per eccellenza, la fucina della futura classe dirigente, si comporta come la tanto denigrata casta ecclesiastica. Né più né meno.

    Che dire? Una (ri)caduta nell'egoismo spicciolo, oltre che una débacle per le povere finanze di Milano e dello Stato se Monti e la sua Bocconi avranno la meglio nella sentenza che sarà decisa dai giudici in Cassazione.

    www.nuovasocieta.it

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