Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

martedì 15 maggio 2012

Sistri, un’inchiesta svela tutti i retroscena

(Fonte articolo, clicca qui) Tante zone d’ombra sull’infelice sistema del Sistri, che da arma definitiva per sconfiggere le eco-mafie si è rivelato un pozzo nero di sperperi pubblici a vantaggio della holding di Stato, incaricata attraverso la controllata Selex Elsag di progettare e mettere a regime il sistema. Lo rivela un contratto siglato il 14 dicembre del 2009 con il ministero dell’Ambiente, svelato da un’inchiesta di la Repubblica, su cui il governo aveva posto il segreto amministrativo già un anno prima, il 5 settembre del 2008. Si scopre così che dietro al Sistri, come spiega il quotidiano, c’è un affare da 500 milioni di euro il cui costo ai danni dell’intero Paese e di 400 mila piccole, medie e grandi aziende italiane che dal 2010 versano un contributo obbligatorio per un servizio mai erogato e di cui per sette volte in due anni è stata prorogata l’entrata a regime. Ma per quale motivo è stato impedito al Parlamento e dunque all’opinione pubblica di conoscere i termini di un affare di tale rilievo economico e sociale? La motivazione ufficiale era che Finmeccanica lavorasse con una “avanzatissima tecnologia militare” che doveva godere della massima protezione per rimanere inaccessibile alle mille mafie, ma nel contratto svelato non c’è nessun paragrafo inerente a dettagli sensibili relativi alle tecnologie utilizzate. Non sarà, forse, che dovevano restare all’oscuro proprio i termini economici dell’intesa? Alla luce di tutto ciò il senatore del Pd Roberto Della Seta, capogruppo in commissione Ambiente, che negli ultimi due anni insieme al collega Francesco Ferrante ha più volte sollecitato il governo a fare chiarezza sulle tante zone d’ombra che hanno contraddistinto l’infelice genesi del Sistri, chiede al governo di intervenire con urgenza per azzerare il contratto e ripartire subito con una sistema di tracciabilità dei rifiuti trasparente ed efficace: “è nell’interesse delle imprese che agiscono correttamente e di una lotta senza quartiere all’illegalità dei rifiuti e alle ecomafie”, spiega in una nota. Selex Elsag, intanto, risponde alle accuse lanciate da la Repubblica specificando di aver ottenuto un contratto da 336 milioni con il ministero dell’Ambiente e le aziende che hanno versato il contributo legato al sistema di tracciabilità dei rifiuti sono state “circa 280.000 nel 2010” e “circa 88.000 nel 2011 e solo 541 nel 2012”. Tra il 2007 e il 2008, inoltre, “più commissioni –continua la società- hanno valutato la congruità tecnica ed economica del progetto giudicandolo positivamente”. Quanto ai ritardi nell’avvio del programma, poi, l’azienda dice che “i motivi dei rinvii (che hanno danneggiato Selex Service Management) sono riportati nei decreti che si sono susseguiti e mai si fa riferimento a malfunzionamenti della piattaforma. Le proroghe sono state effettuate per consentire modifiche della normativa tese ad accogliere le istanze delle varie associazioni; la piattaforma è infatti operativa dal 13 gennaio 2010 e a quella data implementava perfettamente la normativa all’epoca vigente”. Sarà. Fatto sta che Finmeccanica, intanto, ha già usufruiti di ben due anni di “tassa”, per un valore di circa 100 milioni di euro per un sistema mai decollato. E gliene rimangono altri 3. Ora, con il 2012, “lo spettacolo che si presenta agli occhi del nuovo ministro dell’ambiente Clini è desolante. L’incarico dato alla “DigitPa”, l’Ente nazionale per la digitalizzazione della Pubblica amministrazione, di una spending review sul contratto con Finmeccanica conclude che le scelte seguite per il Sistri non sono compatibili con i principi di trasparenza”, scrive Repubblica. Così, se Confindustria, il 20 aprile scorso, con una nota, segnalava al governo di avere “il dovere morale di annullare un contributo per il 2012, per un Sistema rinviato ben sette volte e che ha perso ogni credibilità” e proprio quello stesso giorno Il ministro Clini aveva posticipato la data di pagamento al 30 novembre, la prossima mossa sembra già chiara: “il Sistri è un’eredità pesante –aveva detto una settimana fa il ministro- ma è anche un sistema di lotta alla criminalità. Per cambiarlo serve una legge nuova”. Per mesi, continua Della Seta, “è stato invocato il segreto di Stato per impedire di conoscere i contenuti del contratto con la società di Finmeccanica, ora che il ministro dell’Ambiente Clini sembra deciso a dare una svolta a questa vicenda mi auguro che si intervenga con urgenza per evitare un rischio sempre più attuale: che le inefficienze e le torbidità del modo con cui fino a ora è stata gestita la vicenda Sistri finiscano per impedire l’adozione in Italia di un sistema moderno e capillare di tracciabilità dei rifiuti. Siamo il paese delle ecomafie – conclude Della Seta – questo flop non possiamo permettercelo”.

Nessun commento:

Posta un commento