C'E' UN NUOVO PERICOLO CHE INCOMBE SUI CASTELLI ROMANI E CHE RICHIEDE UNA RISPOSTA FORTE
Come ha scritto ultimamente Andrea Avagliano, dopo tanti annunci, si sta concretizzando la realizzazione di un grosso impianto a biogas a Velletri con la presentazione dell’istanza di VIA (valutazione di impatto ambientale).
La minaccia CI RIGUARDA TUTTI in prima persona perché va a incidere in modo preciso e pericoloso sulla sorte di alme...no un terzo dei rifiuti solidi urbani (umido-organico).
La prima stesura progettuale a firma Guidobaldi risale al 2011 ed è stata commissionata dalla Volsca Ambiente e Servizi, (nata dalle ceneri della Volsca in bancarotta nel 2009), che come sappiamo gestisce la raccolta dei rifiuti nei comuni di Albano, Velletri, Lariano ed Anzio.
Giova ricordare che l’idea del progetto fu salutata con entusiasmo nel 2010 anche da PD e SEL dei Comuni interessati. All’epoca i due assessori all’Ambiente di Velletri (Ognibene) e Albano (Fiorani), ambedue partoriti da quel centro-sinistra che doveva portare aria nuova nei rispettivi Comuni erano letteralmente entusiasti del progetto, illustrato a grandi linee in un convegno tenuto a Velletri: il primo: “l’amministrazione ha manifestato la volontà di realizzarlo prima possibile” – il secondo: “questa azienda sarà il fiore all’occhiello del settore dell’igiene ambientale nella regione Lazio” (29/11/2010)
Per organizzare una tempestiva e consapevole risposta al progetto è bene ricordare perché lo consideriamo così pericoloso.
L’impianto a biomasse di Velletri, ipocritamente chiamato “impianto di compostaggio” è basato sulla digestione anaerobica e sulla produzione INCENTIVATA di biogas e poi in subordine nel compostaggio finale. In questo tipo di impianti, dalla sostanza organica NON SI RECUPERA MATERIA (compostaggio e basta), MA SI RECUPERA ENERGIA (biogas-energia elettrica-biometano).
Il compostaggio finale del digestato è una presa per i fondelli. Serve solo a mascherare la creazione di un nuovo pericoloso rifiuto IL DIGESTATO e a far scomparire un altro rifiuto ancora più pericoloso IL PERCOLATO.
La trovata usata dal Guidobaldi è questa: per non avere grane e alte spese di smaltimento di rifiuti ingombranti e tossici, il DIGESTATO organico (altamente instabile e inzeppato di spore di batteri patogeni e di alcuni virus termoresistenti a 55°C) viene sottoposto a finta stabilizzazione con il compostaggio aerobico. Per prendere due piccioni con una fava il progettista ha adottato la tecnica del prestigiatore. Il PERCOLATO, liquido ricco di metalli pesanti, ammonio e sostanze organiche tossiche, prodotto in quantità di diverse migliaia di t/a, viene fatto scomparire (quasi del tutto) annaffiandoci la massa sottoposta a compostaggio (geniale!).
Penso che sia chiaro ad ogni mente non prezzolata che razza di “compostato” finale esce fuori. Eppure hanno la faccia tosta di chiamarlo “ammendante compostato misto di qualità certificata” !!!
Degli inquinanti gassosi prodotti da questa tecnica infame si è detto altre volte ma riassumiamo:
ammine, ammoniaca, mercaptani, indolo, skatolo, idrogeno solforato e vari composti organici e inorganici volatili, sono SEMPRE contenuti nel “biogas” insieme al metano come sottoprodotti INELIMINABILI della digestione.
Ma nel caso di Velletri l’alta quantità di scarti proteici dell’industria (almeno 6500 tonnellate su 33000 t/a totali proverranno da scarti delle industrie alimentari: scarti animali, lattiero caseari, dolciari, enologici e da scarti di lavorazione industriale di legno, carta e cartone) peggiorando ulteriormente la produzione di questi inquinanti.
E poi ci sono i soliti veleni tipici di ogni combustione: monossido di carbonio, composti solforati, ossidi di azoto, particolato fine e nanopolveri.
Infine la questione FOS. Il progetto definitivo parla espressamente di una linea di stabilizzazione del FOS proveniente da impianti di TMB (trattamento meccanico biologico) dei rifiuti solidi urbani, con ogni probabilità da Roncigliano. Vi figurate le conseguenze? Le inchieste della magistratura e gli avvisi di reato ci hanno dato ragione nel denunciare ripetutamente il trattamento nullo dell’organico dentro la discarica di Cerroni.
Sembrerebbe proprio che la Volsca, ovvero l’amico Bruno Guidobaldi, abbiano deciso di dare una mano all’avvocato dirottando l’inquinatissimo organico del TMB di Albano all’impianto di Lazzaria.
Chi ci garantisce che quel FOS non venga prima “VALORIZZATO” con la digestione, moltiplicando la produzione di inquinanti pericolosissimi ???
Questo l'Articolo di Andrea Avagliano su Il Fatto Quotidiano:
“Troppe emissioni dall’inceneritore di San Vittore”
Secondo l'Agenzia regionale per l'ambiente del Lazio la concentrazione del parametro mercurio è 120 volte superiore ai limiti di legge. E ora si muove anche la Campania
L’inceneritore di San Vittore, in provincia di Frosinone, è in funzione dal 2002. L’impianto con recupero energetico, gestito da Aria, ex Eall, gruppo Acea, è al centro di diverse interrogazioni parlamentari. A preoccupare è l’esito dell’ultima relazione tecnica dell’Arpa Lazio, che ilfattoquotidiano.it ha letto. Già nel 2012 lo studio Eras della regione Lazio, sui cittadini residenti intorno agli inceneritori, aveva mostrato, riguardo le malattie dell’apparato respiratorio , “un aumento di ospedalizzazione rispetto ai residenti in aree meno esposte”. La relazione dell’Arpa Frosinone, relativa ai controlli effettuati nel 2012, mette sotto accusa le emissioni e la tipologia dei rifiuti trattati. Nelle conclusioni si evidenziano “numerose violazioni delle prescrizioni di cui al decreto commissariale 72/2007 nonché della normativa vigente”. Nel documento si elencano le criticità rilevate.
Si parte dalla classificazione di un rifiuto con altro codice Cer (la carta di identità di un rifiuto) senza procedere ad analisi per escludere la presenza, oltre i valori consentiti, di sostanze pericolose. La seconda violazione, denuncia l’Arpa, è la mancata caratterizzazione del Cdr (combustibile derivato dai rifiuti) in ingresso “con le frequenze prescritte” dai decreti commissariali. La terza violazione è relativa ancora ad una classificazione di un rifiuto con un codice Cer in assenza di analisi “atte ad escludere la presenza di sostanze pericolose in concentrazione superiori” a quelle previste dalla normativa vigente. A questo si aggiunge l’errata attribuzione del codice Cer ad alcuni rifiuti trattati dall’impianto così come classificazioni del pattume in assenza delle necessarie analisi. Inoltre “è stata riscontrata – si legge nella relazione Arpa – l’assenza dell’identificazione delle aree destinate allo stoccaggio dei rifiuti e dei punti di prelievo previsti”.
Anche sul fronte delle emissioni, la sezione dell’agenzia regionale sottolinea il mancato rilievo del parametro zinco in alcuni rapporti di prova oltre al riscontro “sul punto di emissione della linea II, di una concentrazione del parametro mercurio, 120 volte superiore ai limiti di legge”. La relazione è stata inviata all’autorità giudiziaria. Un documento che ha preoccupato anche la sezione campana dell’Arpa, visto che l’impianto confina con la provincia di Caserta. Così il dipartimento provinciale ha scritto, all’inizio di quest’anno, alla Regione Campania. “Dalla lettura della relazione – scrive l’Arpa Caserta – emergono numerose difformità rispetto agli atti autorizzativi, nonché superamenti dei limiti di concentrazione delle emissioni in atmosfera”. Il dipartimento di Caserta dell’Arpac ha chiesto che l’agenzia regionale partecipi al tavolo per la discussione del rinnovo dell’iter autorizzativo e di conoscere i provvedimenti adottati dalla regione Lazio a seguito dell’invio della relazione. L’azienda Aria che gestisce l’impianto, sul proprio sito, pubblica ogni anno la dichiarazione ambientale nella quale ribadisce, con report e dati, che la gestione dell’impianto ha come fine “l’evoluzione tecnologica, la ricerca della redditività economica con la valorizzazione dell’ambiente e della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro” oltre alla prevenzione dell’inquinamento. Il caso dell’impianto di San Vittore è arrivato anche in Parlamento. La relazione dell’Arpa, infatti, viene riportata anche nell’interrogazione parlamentare del M5S, depositata a fine giugno, l’ultima riguardante l’inceneritore, primo firmatario il deputato Alberto Zolezzi. Nell’interrogazione, ancora senza risposta, si chiede al ministero dell’Ambiente di disporre le necessarie verifiche “sullo stato di inquinamento di tutte le matrici ambientali presenti in loco”.
Anche sul fronte delle emissioni, la sezione dell’agenzia regionale sottolinea il mancato rilievo del parametro zinco in alcuni rapporti di prova oltre al riscontro “sul punto di emissione della linea II, di una concentrazione del parametro mercurio, 120 volte superiore ai limiti di legge”. La relazione è stata inviata all’autorità giudiziaria. Un documento che ha preoccupato anche la sezione campana dell’Arpa, visto che l’impianto confina con la provincia di Caserta. Così il dipartimento provinciale ha scritto, all’inizio di quest’anno, alla Regione Campania. “Dalla lettura della relazione – scrive l’Arpa Caserta – emergono numerose difformità rispetto agli atti autorizzativi, nonché superamenti dei limiti di concentrazione delle emissioni in atmosfera”. Il dipartimento di Caserta dell’Arpac ha chiesto che l’agenzia regionale partecipi al tavolo per la discussione del rinnovo dell’iter autorizzativo e di conoscere i provvedimenti adottati dalla regione Lazio a seguito dell’invio della relazione. L’azienda Aria che gestisce l’impianto, sul proprio sito, pubblica ogni anno la dichiarazione ambientale nella quale ribadisce, con report e dati, che la gestione dell’impianto ha come fine “l’evoluzione tecnologica, la ricerca della redditività economica con la valorizzazione dell’ambiente e della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro” oltre alla prevenzione dell’inquinamento. Il caso dell’impianto di San Vittore è arrivato anche in Parlamento. La relazione dell’Arpa, infatti, viene riportata anche nell’interrogazione parlamentare del M5S, depositata a fine giugno, l’ultima riguardante l’inceneritore, primo firmatario il deputato Alberto Zolezzi. Nell’interrogazione, ancora senza risposta, si chiede al ministero dell’Ambiente di disporre le necessarie verifiche “sullo stato di inquinamento di tutte le matrici ambientali presenti in loco”.
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A quanto pare qualcuno ha deciso che i Castelli Romani diventeranno un grande polo di ricezione, trattamento TMB, digestione anaerobica, manipolazione a fini energetici, discariche etc. etc. di rifiuti solidi urbani e di altre tipologie di rifiuti.
Si profila a Velletri, accanto all'impianto BIOGAS della Volsca da 33000 t/a, la CREAZIONE DI UN MEGA POLO DEI RIFIUTI da parte della ECOPARCO srl. che il 25 agosto ha richiesto la procedura VIA alla Regione Lazio. Si tratta di una serie di impianti e buche capaci di ingoiare, in circa 18 ettari di terreno, 100.000 t/a, comprendenti:
1) linea di essiccazione (TMB) per sfornare ECOBALLE di CDR e CSS, ovvero frazioni combustibili, composte da tutto ciò che sarebbe invece riciclabile, per continuare a rifornire gli inceneritori esistenti (Colleferro, S.Vittore) e i cementifici di Colleferro e Guidonia.
2) mega digestore anaerobico con produzione di biogas da 40.000 t/a. E qui c'è la novità. Si profila una destinazione del biogas diversa da quella della Volsca e complementare. I progettisti hanno annusato l'aria e scommettono sulla green economy raffinata, che si basa sul biogas BIOMETANO. Questo gas non sarà bruciato in loco ma immesso in rete o destinato ad autotrazione.
Se infatti andrà in porto il disegno di legge di iniziativa popolare voluto dall'affarista Piras (ZWL) e benedetto da Legambiente e PD, questa linea avrà incentivi speciali (certificati bianchi). e farà contenti tutti gli "ambientalisti" ipocriti e fasulli, attenti alle sconfinate possibilità economiche che si aprono e molto disinteressati agli effetti pesantissimi sulla salute.
3) mega discarica da 2000.000 di tonnellate con quattro moduli ciascuno grande come il VII° invaso di Roncigliano.
Ce n'è abbastanza per far scattare l'allarme rosso in ciascuno di noi.
Mercoledì 3 SETTEMBRE alle ore 16,30 alcune associazioni di Velletri hanno fissato un appuntamento a via di Nettuno 15 (zona 5 Archi) per valutare la costituzione di un non meglio precisato coordinamento. Tali associazioni sono eterogenee e vanno da ex Acqua Pubblica Velletri, M5S, La Spinosa, No Bretella etc. con conseguenti problemi di impostazione e visione prospettica diverse ed in quella sede è di estrema importanza fin da subito la partecipazione e presenza dei No-Inc anche e sopratutto per fornire la propria vincente esperienza organizzativa.
Un primo dettaglio del progetto di DISCARICA della ECOPARCO srl a VELLETRI è indicativo di una spregiudicatezza dei proponenti criminale e senza limiti, tale da meritare risposte popolari durissime, all’altezza dell’attentato alla salute pubblica che vorrebbero mettere in pratica.
I GAS VENEFICI che usciranno da ciascuna delle quattro buche da 500.000 tonnellate, in una zona circondata da vigneti a Denominazione di Origine Controllata e da colture specializzate di kiwi e olivi, SARANNO LIBERI DI DIFFONDERSI NELL’ARIA, CON TUTTO IL LORO CARICO DI IDROCARBURI CANCEROGENI, AMMONIACA, COMPOSTI SOLFORATI e altre decine di composti nocivi.
La captazione dei gas verrà fatta quando l’invaso sarà colmo, ovvero quando saranno entrate tutte le 500.000 tonnellate di rifiuti urbani e industriali previste. Se per ipotesi entrano 100.000 t. ogni anno i gas mefitici usciranno indisturbati per 5 anni.
Trascorso questo tempo, al peggio non c’è mai fine, i gas saranno captati e BRUCIATI TAL QUALI in una torcia. Da non credere. Solo calcolando gli ossidi di zolfo, quelli di azoto e le montagne di particolato emessi verrà avvelenato un territorio enorme nel raggio di chilometri con tutti i suoi abitanti.
DIFFONDIAMO AL MASSIMO: l’impianto avrà impatto certo almeno per LANUVIO, CISTERNA, APRILIA, VELLETRI
Queste sono le giuste considerazioni di un militante oltrechè chimico del Coordinamento No Inc di Albano
Aldo Garofolo