Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

mercoledì 30 marzo 2011

Foglia di coca: "Il mondo rinunci al divieto razzista" ...e l’Europa si divide sull’emendamento boliviano


Nel marzo 2009 il presidente della Bolivia, Evo Morales, masticò una foglia di coca alla sessione di alto livello delle Nazioni Unite sulle droghe a Vienna. Annunciò inoltre che avrebbe cercato di abolire gli articoli della Convenzione unica sulle droghe del 1961, che avevano stabilito la proibizione dell’uso di foglia di coca entro venticinque anni dall’entrata in vigore del trattato. Fu molto applaudito dalla platea, il che fece tornare la speranza che la razionalità e la giustizia fossero finalmente approdate a questo centro nevralgico del controllo internazionale sulle droghe. C’è ancora una chance di correggere questo errore quanto mai imbarazzante commesso dalla comunità mondiale cinquant’anni fa, senza aver paura di riconoscere l’umana fallacia.
A Vienna, Morales spiegò perché la Bolivia semplicemente non può accettare le regole attuali: “ Se questa è una droga - disse - allora mi dovreste mandare in carcere. Ma la coca allo stato naturale non ha assolutamente alcun effetto nocivo: non provoca disturbi mentali, non fa ammattire le persone come alcuni vorrebbero farci credere, non induce dipendenza”.
In seguito ha presentato un emendamento formale per l’eliminazione di quegli articoli, al fine di correggere finalmente un errore storico. Il 31 gennaio scade per i paesi membri il termine per presentare eventuali obiezioni all’emendamento, che entrerebbe automaticamente in vigore se nessuno stato si dichiarasse contrario. All’ultimo momento, gli Stati Uniti stanno cercando di formare un gruppo di “amici delle convenzioni” con l’intento di avanzare opposizione formale. Hanno preannunciato obiezione anche la Russia, il Giappone, la Francia, la Germania, la Gran Bretagna, l’Italia, la Svezia, la Bulgaria, la Danimarca, l’Estonia, la Colombia (che sembra però voler tornare sui suoi passi ). Non si conoscono ancora le argomentazioni, ma con ogni probabilità non hanno alcuna relazione con l’abuso di droga. Finora, non c’è mai stato nel mondo un solo caso di intossicazione per la foglia di coca, mentre è un fatto che il suo uso ha portato benefici alla salute dei consumatori, ne ha rafforzato l’identità e il senso di comunità.
L’emendamento del governo boliviano è ragionevole e rappresenta per i paesi un’occasione per dimostrare di aver capito gli sbagli del passato. Sessanta anni fa, la questione fu decisa con una breve visita in Perù e Bolivia della commissione d’inchiesta Onu sulla foglia di coca. Il capo, Howard Fonda, rilasciò un’intervista al suo arrivo a Lima, nel settembre 1949, ancora prima di cominciare i lavori: “Crediamo che l’uso inveterato, quotidiano di foglie di coca non solo sia  dannoso, ma sia anche causa di degenerazione razziale in molti centri della popolazione e della decadenza che è visibile in molti Indios, e perfino in alcuni meticci, in certe zone del Perù e della Bolivia. I nostri studi confermeranno le nostre asserzioni e noi speriamo di poter presentare un piano razionale d’azione per giungere alla certa e assoluta proibizione di questa abitudine perniciosa”.
Oggi,  un rappresentante di quei cosiddetti “degenerati razziali” è diventato presidente della Bolivia e chiede l’abolizione di queste norme retrograde e razziste. Ci si potrebbe aspettare che gli “amici delle convenzioni” vogliano sbarazzarsi al più presto di questo  imbarazzante divieto. Oppure si pensa ancora che i nostri fratelli e sorelle indigeni siano arretrati e ignoranti e che abbiano bisogno del nostro aiuto per capire l’universo? Sembra che coloro che non masticano la coca siano fuori di sé. Tutte le prove convergono verso lo stesso punto: la foglia di coca è un’eredità culturale che non danneggia nessuno, ma merita protezione e una base legale.
Uno studio dell’Oms sulla coca e la cocaina del 1995 ha stabilito “che l’uso delle foglie di coca non mostra alcun effetto negativo sulla salute e riveste funzioni positive - terapeutiche, religiose, sociali - per le popolazioni indigene delle Ande”. Per di più, la dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti degli indigeni, del settembre 2007 (ratificata dagli Stati Uniti il 16 dicembre 2010) si impegna a proteggere le pratiche culturali indigene.
E’ giunto il tempo di porre rimedio all’errore commesso con la proibizione della foglia di coca. E’ triste che i governi che ci rappresentano procedano in dispregio dei fatti, spinti solo dalla paura e dall’ignoranza. Ma hanno ancora una possibilità per tornare in sé.
Tratto da: fuoriluogo.it
Il 19 gennaio gli Stati Uniti hanno avanzato obiezione formale all’emendamento della Bolivia alla Convenzione Unica sulle droghe delle Nazioni Unite per eliminare il divieto all’uso tradizionale della masticazione della foglia di coca.
 
Seguendo le pressioni statunitensi, subito si sono uniti la Svezia (20 gen), il Regno Unito (21 gen.), la Danimarca (28 gen.) e la Germania (28 gen.). 
 
L’Unione Europea non è stata in grado di concordare una posizione. Mentre il Regno Unito si impegnava a cercare di convincere i paesi europei a seguire l’America, la Spagna dichiarava il suo forte sostegno alla Bolivia. La scorsa settimana altri paesi europei (Portogallo, Repubblica Ceca, Grecia, Polonia, Belgio, Austria e Finlandia) hanno chiarito la loro volontà di non opporsi. Anche la Norvegia e la Svizzera (paesi non appartenenti all’Unione) hanno annunciato di non avere obiezioni alla proposta della Bolivia. 
 
Al contrario di Francia e Italia che si sono schierate per il no e hanno lanciato un appello in tal senso agli altri paesi indecisi. Pare dunque che l’Italia abbia presenteto la sua obiezione sul filo di lana ( il termine di scadenza per la presentazione di eventuali obiezioni alla proposta boliviana era stato fissato al 31 gennaio). (via TNI)
Tratto da: fuoriluogo.it

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