Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

lunedì 14 novembre 2011

Permacoltura .. per un futuro ecosostenibile .. fuori dalle leggi dei mercati

Per uscire dalla dipendenza energetica ed informativa della società dei consumi, vera causa della fame e delle guerre nel mondo e delle gravissime conseguenze per l' Uomo come per l' Ambiente,         è necessario cambiare punto di vista ed aprire la mente ad un approccio pratico e globale per costruire una Società più Equa e Rispettosa della Individualità dei singoli:

..  per l' Utilizzo Sostenibile della Terra e delle sue vere ed uniche Ricchezze, i suoi Frutti ..

La Permacultura è un processo integrato di progettazione che dà come risultato un ambiente sostenibile, equilibrato ed estetico.

Applicando i principi e le strategie ecologiche si può ripristinare l'equilibrio di quei sistemi che sono alla base della vita.

La Permacultura è la progettazione, la conservazione consapevole ed etica di ecosistemi produttivi che hanno la diversità, la stabilità e la flessibilità degli ecosistemi naturali.


La Permacultura è essenzialmente pratica e si può applicare a un balcone, a un piccolo orto, a un grande appezzamento o a zone naturali, così come ad abitazioni isolate, villaggi rurali e insediamenti urbani.

Allo stesso modo si applica a strategie economiche e alle strutture sociali.

La Permacultura si può definire una sintesi di ecologia, geografia, antropologia, sociologia e progettazione.

Permacultura: agricoltura permanente per una cultura permanente. Una cultura umana non può sopravvivere a lungo senza la base di una agricoltura sostenibile e una gestione etica della terra.

Permacultura: pensare sentire inventare progettare il nostro essere integrati nel mondo. Disegnare il proprio sistema di vita, la propria casa, il territorio che la circonda, in modo armonico, in modo consapevole. Consentire al proprio essere nella vita di pensarsi da sé, non di essere pensato da altri. Sostituendo al dominio l'ascolto, alla violenza la curiosità, alla fretta la speranza.

Permacultura è la progettazione di una interazione consapevole ed efficiente fra l'uomo e l'ambiente.

Permacultura è ecologia coltivata.

La Permacultura è la progettazione e la gestione ecosostenibile e integrata degli insediamenti umani e produttivi nel territorio agro-ambientale.

La Permacultura non è una serie di teorie o metodi, ma un modo di pensare, in maniera sempre nuova e flessibile.

ORIGINI  ..  Come nasce  .. .. ..

 
Bill Mollison, l'ideatore della permacultura, è nato a Stanley, un piccolo villaggio di pescatori in Tasmania, nel 1928. Come tutti gli altri abitanti del suo paese, ha imparato a fare ogni sorta di lavoro necessario per la sopravvivenza: pescare, coltivare, cacciare, lavorare il metallo, fare il pane, realizzare abiti, scarpe, mobili, abitazioni...

All'età di circa 28 anni passava tutto il suo tempo in montagna o nel mare. Pescava e cacciava per vivere. Fu soltanto negli anni '50 che iniziò a osservare che alcune parti del mondo in cui viveva stavano sparendo. I pesci e le alghe vicino alla costa a scarseggiare. Grandi aree del bosco iniziarono a morire. Fino ad allora non si era mai accorto di quanto fosse affezionato a tutto quello che lo circondava, innamorato del suo paese.

Dopo molti anni, lavorando come scienziato del CSIRO (sezione di osservazione della vita silvestre e nel dipartimento della pesca, iniziò a protestare contro i sistemi industriali e politici che, secondo la sua visione, stavano distruggendo il mondo circostante.

Ben presto si accorse però che l'opposizione non avrebbe portato da nessuna parte e per due anni si ritirò dalla società per non perdere altro tempo in sterili contrapposizioni. Decise di ritornare solo se avesse trovato qualcosa di molto positivo, qualcosa che avrebbe permesso a tutti di vivere senza arrivare al collasso totale dei sistemi biologici.

Nel 1968 iniziò a insegnare all'Università della Tasmania e insieme a David Holmgren nel 1974 mise a punto un sistema di agricoltura sostenibile, basata sulla coltivazione consociata di alberi perenni, arbusti, erbacee (legumi e "malerbe"), funghi e tuberi. Per questo metodo coniò la parola "permacultura". Passarono molto tempo a concettualizzare i principi della permacultura e a costruire un orto ricco di specie diverse. Questa ricerca culminò nella pubblicazione del libro Permacultura 1 nel 1978, al quale seguì l'anno dopo Permacultura 2.

La reazione del pubblico alla permacultura fu varia. La comunità dei professionisti del settore si sentì oltraggiata, perché si erano combinate insieme agricoltura, silvicoltura e allevamento degli animali e tutti coloro che si consideravano specialisti del loro campo si sentirono offesi. Invece la reazione popolare fu molto diversa. Molta gente stava pensando nella stessa direzione. Erano insoddisfatti del modo in cui veniva praticata l'agricoltura e stavano cercando sistemi ecologici naturali.
Come si è sviluppata  .. .. ..
 Negli anni '70 Mollison vedeva la permacultura come un insieme sinergico di piante e animali, in relazione con gli insediamenti umani, che puntava soprattutto all'autoapprovvigionamento della famiglia e della comunità, tutt'al più uno sbocco commerciale per quello che poteva eccedere le necessità di questo sistema.

Inevitabilmente, la permacultura è arrivata a significare di più che autosufficienza per l'alimentazione della famiglia. L'autosufficienza non è possibile se la gente non ha accesso alla terra, all'informazione e alle risorse economiche. In questo modo, negli anni più recenti la permacultura ha iniziato a occuparsi delle strategie legali e finanziarie appropriate, includendo strategie per l'accesso alla terra, strutture contrattuali e di autofinanziamento a livello regionale. E' così diventata un sistema umano globale.

Nel 1979 Mollison rinunciò all'incarico di professore e decise di non fare nient'altro che provare a convincere la gente a costruire buoni sistemi biologici. Progettò alcune proprietà sulla base dei principi di Permacultura e sopravvise per un po' di tempo pescando e coltivando patate.

Nel dicembre del 1981 il libro Permaculture I ha ricevuto a Stoccolma il Premio Nobel alternativo della Right Livelihood Foundation.
Sempre nel 1981 si diplomarono i primi allievi di un corso di progettazione standard in permacultura e anche loro iniziarono a progettare sistemi di permacultura in Australia. Nel 1991 il numero dei diplomati era arrivato a 4000 in tutto il mondo, tutti impegnati in qualche forma di lavoro ambientale e sociale.

In Europa sono nate Accademie di Permacultura da diversi anni in Germania e in Gran Bretagna, e da qualche anno in Spagna. La più numerosa è quella britannica che conta oltre 900 membri e nel 1999 ha rilasciato il 70° Diploma. 

 I Principi Etici  .. .. ..


  • Prendersi cura della terra
  • Avere cura delle persone
  • Limitare il nostro consumo alle nostre necessità per condividere in maniera equa e solidale le risorse della terra
 I Principi per la Progettazzione  .. .. ..
 
Elenchiamo qui una breve sintesi dei principi che costituiscono le linee guida per la progettazione in permacultura. Le loro applicazioni e interazioni costituiscono la materia di studio dei corsi teorico-pratici che vengono organizzati ormai da moltissimi anni in tutto il mondo e da qualche anno anche in Italia.
  • Lavora con e non contro
  • Tutto influenza tutto: individua le relazioni funzionali fra i vari elementi
  • Rifletti prima di agire e fai il minimo cambiamento per ottenere il massimo risultato
  • Gli errori sono occasioni per imparare
  • Ogni elemento in un sistema naturale svolge molte funzioni, cerca di sfruttare tutte le potenzialità di ogni elemento
  • Ogni funzione può essere esercitata da più elementi. Progetta in modo che tutte le funzioni importanti possano essere svolte anche quando qualche elemento non funziona.
  • Il tutto è più della somma delle parti
  • Ogni problema contiene in sé la soluzione: trasforma i limiti in opportunità
  • Favorisci la biodiversità: progetta in modo da aumentare le relazioni fra gli elementi piuttosto che il numero di elementi
  • Minimizza l'apporto di energia esterna, progettando sistemi che sfruttano le risorse presenti in loco, ricicla e riutilizza il più possibile
  • Pianifica gli sviluppi futuri                                                                                                            Applicazioni  .. .. .. Ci stiamo spingendo verso i limiti fisici della Terra. Non possiamo continuare a produrre inquinamento, soddisfare la nostra fame di energia e materie prime al ritmo attuale, perché stiamo consumando risorse non rinnovabili.

    La permacultura offre un approccio alla gestione del territorio in cui le funzioni degli animali, delle piante, delle persone e della Terra sono riconosciute e integrate per massimizzare i risultati e realizzare ambienti umani sostenibili.

    Si può quindi applicare a tutte le attività umane e ha trovato finora la sua massima espressione nella realizzazione di eco-villaggi.

    Trattandosi di un'integrazione di tutti i campi dell'umana conoscenza, vi si può accedere come architetti, geometri, progettisti, così come da agronomi, agricoltori, insegnanti, economisti, biologi, medici, ecologisti, falegnami, impiegati, operai... la sinergia di conoscenze ed estrazioni culturali diverse permette di costituire gruppi di lavoro molto costruttivi e fecondi di soluzioni creative applicabili nei campi più disparati. 

    Chi ne ha parlato  ..  Quali sono le esperienze Italiane  ..  Tutti i segreti della permacoltura

    .. .. ..  da  "La casa sui campi"  -  dicembre 1997  -  di  Patrizia Sarcletti :

    Un orto-giardino molto produttivo e che richieda poco lavoro, dove gli equilibri della natura vengano rispettati: non è un'utopia ma l'obiettivo della permacultura, per la quale l'unico vero limite alla produttività è la vostra capacità di immaginazione.

    Certo sarebbe bello poter vivere in un ambiente intatto, una sorta di paradiso terrestre dove esista già tutto quel poco di cui si ha bisogno senza dover lavorare e faticare. Se l'umanità non è ancora riuscita a realizzare questo grande sogno, anche a causa delle nostre sempre maggiori esigenze, almeno nell'orto e nel giardino possiamo tentare di ricreare una sorta di Eden dove tutto "funzioni" e produca anche senza il nostro continuo intervento, senza troppa fatica e senza un grande consumo di energia, nel massimo rispetto degli equilibri della natura.
    E' questo appunto l'obiettivo della permacoltura, creare sistemi e cicli ecologici permanenti a basso input di energia e in grado di automantenersi.

    "..  Agricoltura permanente  .."  .. .. ..

    Il termine di "permacoltura" deriva dall'inglese "permanent agriculture" che in italiano significa "agricoltura permanente". Questo modello di agricoltura è stato sviluppato intorno al 1978 da Bill Mollison in Australia.
    Dopo aver praticato i più disparati lavori, studiato psicologia e pianificazione ambientale, Mollison si dedicò allo sviluppo del concetto di permacoltura, compiendo numerose ricerche soprattutto tra gli aborigeni.
    Il suo modello di permacoltura è ispirato a sistemi naturali pluridimensionali, come la foresta e il pensiero di fondo è quello di assumere come misura della produzione le modalità di produzione della natura.
    Questo concetto è stato poi successivamente elaborato in Germania presso l'Istituto per la permacoltura a Berlino e nel 1981 Mollison ricevette come riconoscimento il Nobel "alternativo".
    Più che essere un nuovo metodo ecologico di coltivazione, la permacoltura va intesa come un sistema di progettazione, ideazione, utilizzo ed interazione dei vari elementi dell'agricoltura e del paesaggio agrario (agricoltura, orticoltura, zootecnia, foresticoltura, utilizzo delle acque e pianificazione del paesaggio, progettazione delle città, architettura e risorse energetiche) con l'obiettivo di creare dei sistemi che siano produttivi ma al tempo stesso ecologici e stabili, ovvero in grado di automantenersi e rinnovarsi nel tempo, senza impiego di fonti energetiche non rinnovabili.
    Ciò implica ovviamente un rifiuto totale di qualsiasi tipo di monocoltura, dato che proprio le monocolture agricole, come quelle economiche, sono destinate a durare poco e possono essere tenute in vita solo con un forte apporto esterno di energie non rinnovabili.

    Stabilità e Flessibilità  .. .. ..

    Spiegare in poche parole cos'è la permacoltura non è semplice: diciamo che la permacoltura si orienta alla natura, ma più che di copiare dalla natura si tratta di comprendere le complesse relazioni ed interazioni all'interno di un sistema e di guidare intelligentemente le forze della natura in modo da rafforzare e sostenere quei processi produttivi che ci interessano.
    Conseguenza logica di questo pensiero è lo sviluppo progressivo (dell'orto/giardino come delle coltivazioni più vaste) verso il modello "foresta", perché tutti i metodi corretti di utilizzazione del suolo, di interazione/relazione fra le piante e l'adozione di un sistema multi-dimensionale portano infine sempre ad un modello simile a quello del bosco.
    Ciò non significa lasciar inselvatichire un ambiente ma ad esempio applicare la dimensione verticale tipica della foresta per incrementare la produttività dello spazio, scegliere piante in modo che in ogni stagione vegeti e fruttifichi qualcosa, sistemarle in modo da sfruttare al meglio tutte le situazioni (ombra, forte insolazione, freddo, caldo, ecc.)
    Il concetto di agricoltura eco-compatibile di Mollison propone ovviamente anche l'autosufficienza che è il presupposto per una maggiore decentralizzazione ed autonomia, che in generale dovrebbero portare ad un miglioramento complessivo della qualità della vita.

    Permacultura nell' orto-giardino  .. .. ..

    Per attuare la permacoltura non è necessaria una grande esperienza nella coltivazione, né un vasto appezzamento. Si tratta invece soprattutto di acquisire nuove prospettive e anche un mini giardino può allora trasformarsi in un biotopo diversificato e pulsante di vita e contribuire così al miglioramento dell'ambiente in cui viviamo, persino nelle squallide periferie delle città.

    Così anche la pendenza di un giardino può divenire vantaggiosa se la si sfrutta adeguatamente. La progettazione di una permacoltura richiede perciò che si mappino e valutino forma e pendenza dell'appezzamento, insolazione, direzione del vento, ombreggiamento, disponibilità idriche.

    Lo spazio verrà quindi strutturato con sentieri, siepi, per creare piccole nicchie chiuse e riparate, utilizzando piante che su diversi piani svolgano multifunzioni e servano da spalliere, come riparo dal vento e dal sole o dalla vista, ma contribuiscano al tempo stesso alla consociazione e diversificazione delle specie, che portino frutti per l'uomo e gli animali, offrano nettare agli insetti.

    Il primo obiettivo di un orto-giardino che si autorinnova e rispetta le risorse è comunque quello di assicurare la salute e fertilità del suolo, perché solo in tal caso la produzione è il risultato naturale di un sistema lussureggiante. Non si deve dimenticare che ogni frutto, ogni ortaggio raccolto è fertilità rubata al terreno e che è assolutamente necessario restituire al suolo i rifiuti organici.
    Di qui il ruolo fondamentale del compostaggio, della pacciamatura e dei sovesci, ma anche delle aiuole a cumulo e aiuole rialzate.

    Lavorare meno  .. .. ..

    Particolarmente interessante è l'approccio della permacoltura con l'energia, lavoro umano compreso. L'orto a permacoltura deve essere altamente produttivo ma al tempo stesso richiedere meno lavoro ed impegno possibile.
    Questo può sembrare contraddittorio, ma esistono molte tecniche che permettono di raggiungere questo obiettivo. Si tratta di sviluppare nuove idee o adattare esperienze già fatte alla propria situazione e ai propri bisogni.

    Cercare di ridurre il lavoro nel proprio orto non è solo una soluzione per chi non ha voglia di lavorare. E' invece un segno del rispetto per la natura, proprio perché di norma i danni ecologici all'ambiente sono sempre il risultato di interventi umani.

    La permacoltura tende a ridurre l'entità del lavoro manuale, anche dando la preferenza alla coltivazione di piante pluriennali o che si autodisseminano o che si autopropagano e che non rendono necessari interventi come ad esempio la lavorazione del terreno. Il concetto insomma è quello di seminare e trapiantare il meno possibile, evitando i lavori inutili e risparmiando energia (ad esempio la coltura degli asparagi verdi). Essenziale in tal senso anche il ruolo delle piante selvatiche normalmente considerate "infestanti" che, oltre ad essere spesso commestibili, vengono considerate degli "accumulatori dinamici" capaci di ripristinare la fertilità del terreno.

    Più Creativi  ..  Più Felici  .. .. ..

    Applicare il concetto di permacoltura nel proprio orto-giardino significa anche fare il primo passo nella limitazione dei propri consumi e gestire la propria vita in un modo semplice, più creativo e indipendente.
    L'orto e il giardino devono diventare un'occasione per esprimere noi stessi, devono essere fonte di piacere, una sorta di terapia che ci permetta non tanto di "fare", quanto piuttosto di "essere".

    Inutile dire che anche l'estetica di un orto-giardino concepito in questo modo cambia totalmente, perché non c'è posto per un ordine convenzionale e sterile, imposto ad una natura che continua a ribellarsi.

    La bellezza allora si manifesta non in un ordine freddo e prestabilito dall'uomo, quanto piuttosto nell'abbondanza dei colori, forme, odori, luci ed ombre, contrasti che intrecciano il tessuto fertile della natura incontrollata e libera di esprimersi.
    L'applicazione del concetto di permacoltura richiede capacità critica ma soprattutto creatività e sviluppo di un pensiero originale e personale, dato che non esistono ricette pronte, in particolare per l'ambiente europeo e italiano dove la permacoltura è ancora poco conosciuta.

    Chi volesse pertanto avventurarsi per questa strada dovrà fare esperienza a proprie spese, ma niente paura, perché secondo Mollison, l'unico vero limite alla produttività è la nostra capacità di immaginazione.

    questo articolo è tratto da "La casa sui campi", n.12-1997. 
    Per informazioni: www.gce.it - tel. 051-62267

    da  "AAM terra nuova"  ..  di  Ernesto Screpanti  -  Falce e Rastrello  -
    "..  dalla Rivoluzione del Filo di Paglia  ..  alla RiCreazione del Mondo  .."  
    La Terra fà Tutto, tu devi solo cercare di non ostacolarla, e quando vuoi farla servire ai tuoi scopi devi cercare di aiutarla  .. .. ..

    Immaginate una comunità di liberi e uguali, piccola quanto basta per rendere inutile la delega di ogni potere, e tanto grande da evitare la divisione del lavoro. Tutti sono dediti alle stesse mansioni, a turno o tutti insieme. All’alba nei campi a zappare, nel pomeriggio carpenteria e pittura. Tutti cucinano e lavano i piatti. Tutti si occupano dei bambini. Alla sera si leggono poesie e si discute di filosofia. La notte, passeggiate lungo il mare.

    Il luogo è un paesaggio incantato. Una valle lunga e stretta, monti di fiaba che stringono un ruscello irruente. Sui fianchi terrazzati dei rilievi, a mezza costa, lunghe file di ulivi e viti, e folti frutteti misti a orti disordinati, vezzeggiati dal sole. Più su, boschi di pini e cerri secolari. Ma a prima vista non si distingue chiaramente dove finisce l’opera dell’uomo e dove comincia quella della natura, tanto caotiche sembrano le colture arboree curate dalla comunità. In mezzo a questo splendore di verde e di luce sorge un agglomerato abitativo che sembra uscito da un’illustrazione turistica del Tibet.

    Torri alte e strette, addossate le une alle altre come a sorreggersi per sfidare i secoli. Mura di pietra grigia e tetti rossi e neri di coppi e di ardesia. Dalle piccole finestre quadrate sventolano panni stesi al sole di cento colori, come bandiere di libertà.
    Un posto così esiste. Si chiama Torri Superiore. E sorge ai confini tra l’Italia e la Francia, vicino a Ventimiglia, cinque chilometri dal mare e tre ore di ascesa per il Monte Gran Mondo.
    Vi giungo alle due del pomeriggio di una calda giornata di agosto e mi accoglie il sorriso angelico di Cristina. C’ero andato sotto la spinta di una curiosità scientifica. A Torri Superiore, infatti, si è svolto quest’anno il primo corso italiano di permacoltura. Cos’è la permacoltura? Ancora non l’ho capito bene, ma ora vi racconto quello che ho afferrato. Intanto devo subito dire che esistono due scuole di pensiero, quella di Fukuoka e quella di Mollison, e solo la seconda si chiama "permacoltura". La prima preferisce parlare di "agricoltura naturale". Di questa vi dirò innanzitutto, se non altro perché Fukuoka è stato il primo a lanciare la sovversiva idea.

    Prima parte:  l' Agricoltura naturale  .. ..  dice il saggio: 
    "Questo metodo contraddice completamente le moderne tecniche agricole: butta tutte le conoscenze scientifiche e l’agricoltura tradizionale direttamente fuori della finestra. Con questo modo di coltivare che non usa né macchine, né alcun concime preparato e nessun prodotto chimico, è possibile ottenere una produzione uguale o superiore a quella della media azienda moderna".
    Caspita! - mi sono detto, — come è possibile? L’agricoltura precapitalistica usava molta terra, molto lavoro e poco capitale, e produceva poco e male. Poi, l’avvento del capitalismo ha portato un aumento dell’intensità d’uso del capitale (trattori, concimi chimici e antiparassitari micidiali), ottenendo in questo modo un aumento della produttività del lavoro e della terra.
    Ecco cosa ci dice la teoria economica: per ridurre l’intensità d’impiego e aumentare la produttività di un fattore produttivo, ad esempio terra o lavoro, bisogna aumentare l’intensità d’impiego di almeno un altro fattore, ad esempio il capitale. È una norma fisica, prima ancora che economica, e deriva dalla seconda legge della termodinamica. L’entropia fa sì che non si può ottenere il più dal meno. Fukuoka invece pretende proprio questo: meno lavoro, meno capitale, meno terra e, ciononostante, più prodotto. Come è possibile?  -  continuavo a chiedermi  -   sta barando? La risposta che mi sembrava di aver trovato nei libri del guru giapponese era ancora più sorprendente della domanda. 
    Non esistono solo tre fattori produttivi - terra, lavoro e capitale - ma quattro. Così, basta aumentare l’impiego del quarto fattore, per ottenere un aumento della produttività degli altri tre. 

    Ma qual era il quarto fattore? E perchè l'agricoltura moderna lo ignorava?

    Fukuoka era uno scienziato che aveva studiato e sperimentato in laboratori agricoli per agenzie governative giapponesi. Un giorno, stanco e deluso dal mondo, aveva mollato tutto e si era dato al bighellonaggio. Aveva continuato a vagare tra i monti e le campagne del Giappone in cerca di qualcosa che non sapeva cosa fosse. Finché ebbe una sorta d’illuminazione: "L’umanità non sa assolutamente nulla. Nessuna cosa ha valore in se stessa e ogni azione è inutile, senza senso […] ogni comprensione o sforzo umano è senza importanza" (ivi, p. 33).
    Tragica rivelazione, ma quanto liberatrice! Infatti "tutto ciò che mi aveva dominato, tutte le angosce, scomparvero come sogni e illusioni e una cosa che si potrebbe chiamare ‘natura vera’ se ne stette lì davanti rivelata" (ivi, p. 38). Allora decise di tornare al lavoro dei campi. Ma ora, non più dominato dall’hubris tecnologico, bensì alla ricerca di "un modo simpatico e naturale di coltivare che si risolvesse nel rendere il lavoro più facile invece che più duro. ‘E se si provasse a non fare questo? E si provasse a non fare quest’altro?’ […]
    Alla fine arrivai alla conclusione che non c’era alcun bisogno di arare, alcun bisogno di dare fertilizzanti, alcun bisogno di fare il composto, alcun bisogno di usare insetticidi" (ivi. P. 43). Proprio così, una rivolta contro dell’entropia! Tornò al campicello del vecchio padre e, lottando contro le sue resistenze, decise di non potare più gli alberi, non concimarli, non trattarli chimicamente, insomma, di lasciar fare la natura.
    Dopo quattro anni l’agrumeto era morto. E capì che non bastava lasciar fare la natura. Bisognava prima liberarla. Secoli e secoli di agricoltura intensiva, di monocoltura, di distruzione degli insetti e dell’humus naturale del terreno, di produzione per il profitto, di concimazioni chimiche, di selezione artificiale delle specie, avevano alterato l’intima struttura della terra e la vita di ciò che vi brulica e vi vegeta sotto e sopra. La "natura vera" non esisteva più, era stata distrutta dal capitalismo. Bisognava dunque ricrearla. Si mise all’opera pazientemente.
    Sperimentò, inventò, seminò, raccolse. Successi e fallimenti si susseguirono senza apparente logica. 
    Ma lui insistette.
    Ora non sto a farvela troppo lunga. Ma alla fine la vinse. Ottenne quello che voleva. Oggi la sua fattoria è visitata da scienziati e agrimensori di tutto il mondo. Si è sparsa la voce, e una processione di scettici si reca ogni anno a vedere questo miracolo della pratica del Mu.
    Fukuoka ha ricreato la ‘natura vera’. Nella sua fattoria alberi e ortaggi crescono rigogliosi e mescolati in disordine come in una foresta. La terra non viene lavorata con l’aratro. Le erbacce crescono insieme ai fagioli e ai cavoli, assistendoli nella lotta contro i parassiti. I ragni contrastano gli insetti nocivi. Le piante si sono autoselezionate e vivono in un ambiente di stabile riproduzione. Molti semi cadono naturalmente in terra e naturalmente si riproducono.
    L’uomo li assiste seminando durante la raccolta. Il concime viene fornito da anatre e galline che pascolano felicemente sui campi. Libellule e farfalle, api, talpe e lombrichi, lucertole e rane, si danno tutti da fare, lavorando liberamente, per liberare l’uomo dal lavoro. Il riso, principale prodotto della fattoria, viene coltivato in alternanza con cereali invernali, in modo semplice e rilassante: si getta il seme a spaglio e si sparge la paglia. Si raccoglie usando un falcetto. Nient’altro. "Questo è l’ecosistema del campo di riso in equilibrio. Le popolazioni di piante ed insetti qui mantengono fra loro dei rapporti stabili. Non è raro che qualche malattia delle piante venga a devastare questa regione, lasciando intatti i raccolti dei miei campi" (ivi, p. 57) "Mi ci sono voluti più di trent’anni per arrivare a questa semplicità" (ivi, p. 69).
      
    L'agricoltura naturale di Fukuoka è basata su quattro principi fondamentali:   

  • nessuna lavorazione del terreno,
  • nessun concime chimico né composto preparato,
  • nessun diserbo né con l’erpice né coi diserbanti
  • nessuna dipendenza da prodotti chimici.  
  • Ma c’è ovviamente molto di più. C’è una filosofia della vita che rifiuta di vedere nel lavoro un mezzo per la massimizzazione dei profitti, e che insiste nel veder nell’unione dell’uomo con la natura un fine valido in sé. Una filosofia della vita per cui la vita non è lotta, non è fatica, non è un mezzo, è un fine. 
  • La pratica del Mu è stata sviluppata nello zazen.
  • Un monaco chiese al maestro Chao-Chou (778-897) se i cani avessero la natura buddhica. 
    Lui rispose: "Mu!" Che significa? Nulla, in entrambi i significati. 
    La sillaba viene pronunciata interiormente negli esercizi di respirazione durante la meditazione. 
    La dottrina sottesa viene dal taoismo, ed è una filosofia del "non fare", del "lasciar fare".
    Recita una poesia dello Zenrin: Sedendo quietamente, senza far nulla, Viene la primavera, e l’erba cresce da sé. Lasciando fare l’essere che è il nulla si scopre che tutto è come deve essere. "In definitiva, il fattore più importante non è la tecnica colturale, ma piuttosto lo stato d’animo di chi coltiva" (ivi, p. 69). Dove - va da sé - non si tratta di coltivare solo la propria terra, ma la propria vita. Eccolo il quarto fattore produttivo. L’"agricoltura" naturale è una tecnica a bassa intensità di terra, di capitale e di lavoro, e ad alta intensità di Mu. Cioè, non è una tecnica, ma un modo di essere. E mi rendo conto che sarà difficile convincere i miei colleghi economisti.

    Seconda parte  ..  Permacultura

    Richard è un americano di origine irlandese, un omaccione flemmatico ma entusiasta, occhi blu-mare da sognatore, ricci capelli neri, rughe del sorriso intorno agli occhi e alle labbra e solchi profondi sulla fronte. È un cinquantenne, e si vede subito che deve avere fatto molte rivoluzioni e fronteggiato molte sconfitte. Immagino che sia passato per più di una comune hippy e corso le sue easy riders, nei tempi migliori. E mi sembra naturale che infine si sia placato nella filosofia della falce e rastrello, essendo partito da sogni più audaci.
    Oggi lavora, o meglio, vive, in una fattoria sui Pirenei, dove pratica una permacoltura estrema, ultima rivolta anarco-individualista contro un mondo globalizzato dalle schiere poliziesche del buon senso utilitarista. Ines, la sua compagna, è una donna senza età. Potrebbe essere sua figlia o sua sorella. Neri capelli ondulati e luminosi, pettinati a tempesta. Occhi scuri, profondi e penetranti, da strega. Travolgente il corpo flessuoso, scrigno di una sensualità controllata. È una spagnola vivace e dinamica, parla musicalmente, si muove come danzando. Quando ti guarda diritto negli occhi perdi la concentrazione. Il suo sorriso è una grazia che ti sobilla. Ines e Richard ci istruiranno sulla permacoltura, in questo corso di quindici giorni a Torri Superiore.
    Corso intensissimo, otto ore al giorno, senza tregua, con brainstorming ed esercitazioni pratiche negli orti della comunità. Si parla in una lingua franca incredibile, un miscuglio di inglese, spagnolo e italiano, e molte gesticolazioni, diapositive e pacche sulle spalle. Tutti si esprimono come meglio credono. Tutti ci capiamo al volo. Mettono subito in chiaro, i due attardati figli dei fiori, che loro appartengono alla scuola di Bill Mollison. Bene, proprio quello che cercavo. La risposta ai miei dubbi scientifici che avevo trovato nei libri di Fukuoka mi aveva affascinato, ma non convinto del tutto: come potevo tradurla in una funzione di produzione? come formalizzare il fattore Mu? come definire le derivate prime dello stato d’animo, la loro produttività marginale? Troppo lontana dalla nostra mentalità occidentale è la filosofia del "non fare".
    E la risposta me la danno subito, Ines e Richard, senza che io debba neanche porre la domanda, già dalla prima lezione: 

    Permacultura è design  ..  what?  ..  Progettazione

    Bene. Mi piace. Comincio a capire. Mentre Fukuoka si concentra sull’essere, su come rapportarsi alla natura dopo che questa è stata ricostituita e liberata dalle devastazioni dell’agricoltura hi-tech, Mollison si concentra sul fare, sul come liberare la terra, su come ricreare un ambiente autosufficiente e capace di autoriproduzione.
    Permacoltura significa permanent culture. E’ un metodo di conduzione agricola che mira a creare nel podere un ecosistema capace di equilibrio stabile e duraturo, che possa riprodursi senza bisogno dell’intrusione umana. Non che l’uomo non debba intervenire, ma deve farlo sapendo che tutto influenza tutto e quindi deve operare con umiltà, lavorando con la natura, non contro, amandola, non violentandola. Deve rapportarsi alla terra come la parte al tutto, non come il padrone al servo. 
    Le colture devono essere permanenti anche nel senso che devono puntare soprattutto su piante perenni e arboree di molte qualità diverse, mescolate tra loro in modo da aiutarsi nella difesa dai parassiti.
    L’orto si fa nel frutteto. Le piante annuali vengono in parte mandate in fiore in modo che possano riprodursi spontaneamente. Le erbacce vanno tenute sotto controllo, ma solo con la pacciamatura, e solo all’epoca della semina degli ortaggi.
    Quando questi saranno cresciuti, allora non avranno più competizione dalle erbacce, le quali anzi si renderanno utili, non solo perché mantengono umida la terra, ma anche per la loro capacità di disorientare e disperdere i parassiti, e attrarre gli insetti che uccidono quelli più tenaci. Inoltre, col loro ciclo di vita e di morte, servono a formare parte dell’humus che concima naturalmente.
    Va da sé che l’aratro è proibito, così come lo è ogni prodotto chimico. Parte del concime può essere fornito dagli animali, che devono essere usati secondo precisi tipi e quantità definiti in proporzione all’estensione del terreno.
    Tutto viene riciclato, anche le acque scure, che verranno rese riutilizzabili per l’annaffiatura; anche il calore del sole, per scaldare l’acqua e alimentare il forno solare; anche il vento, per produrre elettricità; e anche la merda, con cui si può produrre metano e concime 

    La Progettazione dunque mira ad aiutare la Natura a ritrovare sè stessa.
    Ed è basata su sei principi fondamentali : 

    1) pianificare in altitudine, cioè tenere conto delle caratteristiche degli eventuali dislivelli del terreno, in funzione dell’uso delle acque, del riciclo delle risorse, degli accessi alle zone, dei fattori climatici 
    2) rispettare le strutture, tutto in natura essendo regolato da pattern, rispetto ai quali dobbiamo adeguarci, usandoli senza contrastarli 
    3) lavorare con elementi multipli, ovvero attivare molti elementi per svolgere ogni singola funzione (dopo vi spiego meglio di che si tratta);4) individuare i settori, che sono coni di superficie del podere definiti da particolari caratteristiche climatiche (provenienza del vento, irradiamento solare etc.);  
  • 5) definire le zone, le quali sono aree concentriche del podere che regolano il raggio dell’azione umana (c’è la zona in cui si vive, intorno alla casa, quella in cui si lavora, quella dedicata al pascolo, quella della silvicoltura e infine, se possibile, quella in cui predomina la natura selvaggia).    
  • 6) massimizzare l’effetto confine, in altri termini, dal momento che le linee di margine tra due zone diverse tendono a produrre caratteristiche proprie che sfruttano il meglio delle zone stesse, bisogna costruire molti margini;
  •   Non sperate che vi spieghi tutto. Bill Mollison ci ha scritto tre libri, per diverse centinaia di pagine. 
    Io miro solo a stuzzicarvi la curiosità. Il quarto principio però mi ha colpito particolarmente, 
    e voglio cercare di spiegarvi, e spiegarmi, perché. 

    Lavorare con elementi multipli vuol dire che se vuoi raggiungere uno scopo, non devi usare solo un mezzo, ma diversi. Proprio il contrario di quanto prescrive l’economia ortodossa, che vuole farti massimizzare i profitti minimizzando i costi. Perché questo apparente spreco di risorse? Perché tu non massimizzi niente. Non fai niente. La terra fa tutto, tu devi solo cercare di non ostacolarla, e quando vuoi farla servire ai tuoi scopi devi cercare di aiutarla. E siccome non sai molto, procedi sempre a tentoni. E devi dare molto per ottenere poco. Dice il sessantottino: l’80% delle tue aspirazioni è facile da ottenere, il 20% è molto costoso. Beato lui. Si vede che è americano. Comunque, a quel 20% conviene rinunciare.
    Perché? E qui mi sorprende con una citazione da Pavese: - Perché lavorare stanca. - Il permacoltore non massimizza, si accontenta. - Tutto qua? — No, c’è dell’altro.

    Regole di condotta :
     
    Ci sono tre regole di condotta che costituiscono, per così dire, i fondamenti etici e politici della permacoltura. E sono:

    a) prendersi cura della terra,
    b) prendersi cura della gente,
    c) condividere le risorse.
     
    La permacoltura è basata su un’etica della responsabilità, verso la natura e verso gli altri. E le tre regole si sostengono a vicenda, l’una implicando l’altra. La gente è sostenuta dalla terra, e non può vivere bene se non se ne prende cura. E la terra è coltivata dalla gente. Non puoi coltivarla bene se la gente è costretta al lavoro salariato, cioè è ridotta a mezzo per raggiungere un fine quale che sia.
    E se gli esseri umani non sono un mezzo, ma un fine, allora devi condividere le risorse. Non più padroni e operai, ma uomini liberi. Non competizione, ma cooperazione.
    La permacoltura è refrattaria al capitalismo. Puoi fare profitti con l’agricoltura biologica (specialmente ora che va molto di moda), con quella sinergica, con quella biodinamica, ma non con quella basata sul principio del "non fare".
    Il punto è che tra gli output della produzione rientra il godersi la vita. Lavorare poco, lavorare bene, lavorare con gusto. Dunque non c’è solo un altro fattore produttivo, accanto al capitale, alla terra e al lavoro. C’è anche un secondo output, accanto al prodotto lordo: la qualità della vita.
    E infine scopri che l’input, quel nuovo input, lo stato d’animo, coincide con questo output. Potrebbe sembrare strano che l’agricoltura naturale di Fukuoka venga assimilata alla permacoltura di Mollison.
    Che rapporto ci può mai essere tra la pratica del Mu e quella del design? Il Mu porta al "non fare", il design a creare. Cosa ci può essere di più contrastante ? Il primo è il prodotto di una "religione" immanentista che vede nel lavoro dei campi una forma di meditazione predisponente all’abbandono dell’uomo verso un essere che si confonde col nulla. Il secondo sembra piuttosto una manifestazione di quell’orgoglio prometeico che spinge l’azione umana a riprodurre l’atto di creazione divina. Il permacoltore non si contenta di liberare e ricostruire la terra, vuole addirittura ricostruire le relazioni sociali, riformare l’uomo.
    Eppure, se facciamo lo sconto all’ideologia, ci accorgiamo che entrambi i metodi mirano allo stesso scopo: la ricreazione del mondo.
    Sì, è l’ora della ricreazione. 


    Questo articolo è stato pubblicato su "AAM terra nuova"   ( ..  degue  ...)
     





3 commenti:

  1. :D certo !! ed accetto i contributi di chi, come Te, già mette in pratica questi principi ed anche di chi vuole avvicinarcisi .. essendo l'unica via percorribile per un futuro sostenibile .. Come credo già saprai Questo Blog è dedicato alla mia cara Valle .. che sarà per me un laboratorio del fare e non solo delle idee, ma di azioni concrete .. se è vero che il cambiamento parte da noi .. è ora di rimboccarsi le maniche (anche studiando i percorsi già messi in atto da altri) andare all'Accademia mi pare esagerato (alla mia età!) ma non escludo che ad un giovane faccia assai bene !!
    largo quindi all' Agricoltura biologica, alla Permacultura, ai rifiuti zero e come ricchezza per la Terra, contro gli inquinamenti dell'Aria, delle Acque e dei Cieli, oltrechè del sottosuolo. Armiamoci in Difesa di quello che sono e saranno le nostre Uniche e Grandi Ricchezze ..
    Attendo i tuoi preziosi contributi, sia critici che di metodo, sei il benvenuto Qua in Valle (.. laddove il virtuale si riccollega strettamente al reale .. come nelle lotte sul Territorio dei Castelli Romani che sono fiera di appoggiare non solo sulla Rete .. è il dialogo e la condivisione di idee a far crescere Forza e Potere nei cittadini contro chi governa i Paesi .. Torniamo ai Paesi e facciamo vedere alla popolazione l'inettitudine ed il pressapochismo dei vari sindaci ed assessori: un cittadino soltanto è in grado di smutandare qyesta gentaglia legata agli interessi speculativi mafiosi e non certo ai diritti di chi dicono di rappresentare .. .. !

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  2. @Nannai .. mi piacerebbe poterti mostrare le planimetrie e l'esposizione dei 2 ettari, l'ubicazione dei pozzi artesiani ed un eventuale recupero di acqua piovana da incanalare verso Valle per l'irrigazione .. la progettazione in permacultura è fondamentale e non far sbagli lo è ancor di più !! la divisione delle zone è necessaria sia per le piante, che per gli alberi, che per gli animali. Tutti devono dare il proprio contributo .. tempo fa avevo 7 casse de api, anch'esse utilissime .. ma dopo la varroa e i danni alle famiglie ho ceduto il materiale (purtroppo) .. poi se avrai voja de uscire dalla Sardinia sai che qua in Valle avrai un punto d'appoggio :)

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