Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

martedì 29 giugno 2010

lunedì 28 giugno 2010

TEHERAN DICHIARA LO STATO DI ALLERTA SUL SUO CONFINE OCCIDENTALE


di Bhaskar Balakrishnan
Global Research

Due settimane fa, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ha adottato con voto diviso, la risoluzione 1929 che impone ulteriori sanzioni contro l'Iran.
 
 
Turchia e Brasile hanno votato contro, mentre il Libano si è astenutO nel consiglio di 15 membri. Gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno spinto fortemente a favore di sanzioni, facendo concessioni allo scopo di ottenere l'appoggio di Russia e Cina.
L'azione è arrivata dopo mesi di inutili sforzi per raggiungere un accordo negoziato tra l'Iran e il cosiddetto P5 [formato dagli Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia], e la Germania per quanto riguarda la questione nucleare. L'accordo dell'ultimo minuto mediato dalla Turchia e dal Brasile affinchè l'Iran consegnasse 1.200 chili di uranio a basso arricchimento non soddisfaceva gli Stati Uniti.

Come previsto, l'Iran ha respinto la risoluzione del Consiglio di Sicurezza come illegale, e ha dichiarato la sua intenzione di proseguire il proprio programma nucleare. Nel frattempo, il Congresso USA ha preparato un pacchetto di sanzioni più severe, che colpiscono le imprese nei paesi terzi fornitori di petrolio o che intraprendono transazioni finanziarie con l'Iran. Il presidente Obama sembra aver poche alternative se non quella di approvarlo. L'UE ha adottato la propria versione di sanzioni più severe contro l'Iran. Sul fronte militare, Israele ha lanciato il 22 giugno un sesto satellite spia Ofek-9 rivolto specificamente all'Iran. Ha una fotocamera più avanzata con una risoluzione di 0,5 metri.

Un importante esercizione militare ha avuto luogo al largo delle coste del Mediterraneo, dal 6 al 10 giugno, con la partecipazione della portaerei statunitense Truman e il gruppo d' attacco associato, così come navi tedesche e israeliane. L' Esercizio Juniper Stallion 10 include pratiche di bombardamento effettuate da aerei Usa e di Israele, così come le difese antimissili israeliane è significativo in relazione a speculazioni su un possibile attacco militare contro l'Iran.

Da allora, il gruppo di battaglia USS Truman ha attraversato il Canale di Suez il 18 giugno e proseguirà per il Golfo Persico per unirsi al gruppo di battaglia USS Eisenhower, che è già lì.

L'Iran ha dichiarato lo stato di allerta il 22 giugno a nord-ovest dicendo che le forze Usa e di Israele sono concentrate in Azerbaigian, pronte ad attaccare gli impianti nucleari dell'Iran. Fonti iraniane sostengono che Israele ha segretamente trasferito una grande quantità di bombardieri jet a basi in Azerbaijan, attraverso la Georgia, e Forze Speciali USA sono concentrate in Azerbaigian in preparazione di un attacco.

Il dottor Uri Arad, consulente top del Primo Ministro Netanyahu ha detto che il 22 giugno che un attacco preventivo militare contro l'Iran potrebbe "eventualmente" essere necessario. Il 17 giugno il segretario alla Difesa Robert Gates ha detto ai senatori degli Stati Uniti che l'Iran potrebbe sparare a salve centinaia di missili contro obiettivi in Europa, e si sono espressi a favore di sistemi di difesa missilistica più forte in Europa, nonostante le obiezioni russe. I commentatori israeliani hanno inoltre osservato che questo potrebbe significare una minaccia molto più grande per Israele, considerando la presenza di grandi quantità di missili a corto raggio della Siria e Hezbollah nel Libano.

Fonti statunitensi hanno indicato è stato permesso ad alti operatori di Al-Qaeda come Saif al Adel, residente in Iran, di lasciare il paese attraverso la Siria per orchestrare attacchi terroristici contro obiettivi americani.  Questi rapporti sembrano essere volti a screditare il regime iraniano e presentarlo come sostegno al terrorismo internazionale.

Tutti questi sviluppi indicano una situazione di crescente tensione nella regione. Un piccolo incidente potrebbe innescare un incendio più grande. E 'probabile che l'Iran possa ricorrere, per soddisfare le proprie esigenze di petrolio, all'acquisto attraverso società di paesi terzi che non coinvolgono l'attività delle imprese degli Stati Uniti.

Sarebbe giuridicamente difficile per altri paesi applicare restrizioni alle imprese che desiderano fornire petrolio all' Iran, in mancanza di qualsiasi divieto del Consiglio di Sicurezza dell'ONU su tali scambi. Tuttavia, è probabile che il governo statunitense faccia pressione sui paesi per cercare di prevenire tali scambi indiretti. Mentre il dramma Iran-USA-Israele è diretto verso il suo secondo atto, i paesi della regione devono essere preparati ad affrontare le conseguenze spiacevoli dell'aumento di tensioni e conflitti.

Il Dr. Bhaskar Balakrishnan è un ex ambasciatore indiano a Cuba e ha anche ricoperto il ruolo di rappresentante per l'ILO di Ginevra.

Fonte: www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=19908

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domenica 27 giugno 2010

Marea nera e agenda NWO


franciaScaR
Francia ScaR

 
Traduzione dell'articolo originale di Richard K. Moore pubblicato su Yahoo Groups e riportato sul blog www.henrymakow.com.



"E' chiara la direzione verso cui stanno spingendo: evacuazione forzata di milioni di residenti del Golfo verso i campi FEMA. In questo modo il NWO (New World Order) avrà per le mani un'occasione d'oro per dichiarare la legge marziale su grande scala nella parte sud-est degli USA e per iniziare ad abituarci a questa ulteriore lesione dei diritti della persona, come fu per le estreme misure di sicurezza negli aeroporti e per la tortura."
Mentre il progetto globale del NWO veniva implementato, è stato molto difficile prevedere con precisione come i vari eventi si sabbero svolti.
Il 9/11, ad esempio, ci ha colti completamente alla sprovvista. Chi avrebbe potuto prevedere quanto rapidamente l'intera Costituzione ed il diritto internazionale sarebbero stati smantellati nella totale indifferenza della maggior parte degli americani?
Alcune cose accadono più rapidamente di quanto ci aspetteremmo.
Con l'Iran, invece, in questi anni ci è sembrato che l'attacco fosse imminente più e più volte, ma ancora non è avvenuto.  Alcune cose accadono più lentamente.
E poi ci scaricano addosso cose come l'influenza suina, immediatamente e insistentemente spacciata per pandemia quando ancora oggi stentiamo a capire di cosa si trattasse.  Certamente la campagna di vaccinazione di massa non ha avuto nulla a che vedere con la salute pubblica, ed il profitto delle case farmaceutiche da solo non appare una giustificazione sufficiente per una così vigorosa campagna globale di disinformazione.
Forse è stato fatto tutto solo per tenere la gente in stato di squilibrio e confusa, mentre cercava di trovare un qualche schema razionale dietro l'evidentemente contradditoria propaganda.  O forse è stato fatto per testare le nostre varie difese sociali contro la guerra farmacologica.
Esiste un sacco di documentazione sul Nuovo Ordine Mondiale, scritta dalla sua stessa élite, e varie altre categorie di prove.  Ci sono alcuni eventi ed obiettivi che sono sicuramente inclusi nei loro piani, anche se non sappiamo le tempistiche con cui verranno attuati.

Questi comprendono il governo unico mondiale (nell'essenza, se non nel nome), ilcontrollo centralizzato della moneta, la drastica riduzione della popolazione e una guerra nucleare su larga scala.  Dobbiamo renderci conto che tutto ciò non è qualcosa che appartiene al futuro, o addirittura qualcosa che potrebbe anche non accadere.
Proprio in questo momento ci troviamo nel mezzo del processo di passaggio.
La catena di eventi economico-finanaziari mutui tossici-bolla-crollo-salvataggio è stato un chiaro segno che il processo è iniziato.  Con questa prima mossa, le sovranità nazionali sono state trasferite dai governi nazionali alla élite finanziaria.  La Grecia rappresenta il poster promotore di questo passaggio, il quale interesserà tutto l'Occidente.
La crisi greca è stata un'operazione psicologica (psy-op) volta a dare agli altri governi una scusa per implementare misure di austerità.  E' stato come fustigare uno schiavo di fronte a tutti gli altri, per fare in modo che quelli si comportino di conseguenza.
Una volta che ci rendiamo conto che il processo di passaggio è iniziato, non abbiamo ragione di aspettarci una sua evoluzione graduale, o ad un ritmo lento, come si dispiegherebbe la trama di una serie TV.  Piuttosto stiamo assistendo ad assalti coordinati che provengono da direzioni diverse.  E come in ogni assalto, ha senso chiudere la partita il più rapidamente possibile, come abbiamo visto con l'attacco alla Costituzione americana dopo il 9/11.
Daniel Estulin ed i suoi colleghi ci fanno sapere che i partecipanti del più recente incontro del gruppo Bilderberger sono confusi e preoccupati che la gente si scrolli di dosso la paura e inizi a resistere.  Dobbiamo ricordare, tuttavia, che quello del Bilderberger non è un gruppo decisionale.  È un luogo dove i piani precedentemente filtrati della élite sono discussi con personaggi di secondo piano nella catena del potere quali politici, personaggi di spicco dei media e similari.
Conformarsi alle direttive del gruppo Bilderberg  è semplicemente uno dei canali del processo di passaggio, non ancora completato.  Nel frattempo, altri vettori del processo di migrazione possono venire dispiegati in parallelo.  
L'articolo di Soros (George Soros, A New Wold architecture - NDT) 
ci fornisce, più o meno, un rapporto sullo stato di avanzamento dei lavori della élite per l'istituzione del governo mondiale e il controllo della moneta unica.  L'attacco contro l'Iran sarà il trampolino di lancio verso una guerra nucleare su larga scala.  Nel frattempo, a parte il continuo genocidio di massa in Africa, quali progressi stanno facendo sul versante del depopolamento?
 
È in questo contesto che dobbiamo considerare gli eventi del Golfo del Messico.



Quando si verificò lo sversamento di greggio dalla petroliera Valdez nei mari dell'Alaska, non ci fu nessun motivo di sospettare che fosse un atto intenzionale, progettato per distruggerne l'ambiente.  Fu chiaramente un incidente dovuto alle misure di sicurezza insufficienti, e tutte le persone coinvolte avrebbero preferito non fosse mai accaduto.
Non c'era alcun movente per il dolo, nonostante ci fossero i mezzi e le opportunità.
Ma ora nel Golfo, nel bel mezzo di un processo di passaggio che ha tra gli obiettivi dichiarati un drastico depopolamento, il movente si palesa nel quadro generale.
Quale modo migliore per portare avanti il progetto?   Quale che sia il minestrone tossico-chimico che stanno cucinando nel Golfo, questo verrà diffuso dalla corrente del Golfo su tutto l'Oceano Atlantico, sulle zone costiere e in tutto sistema globale di correnti oceaniche.
E quando arriverà la stagione degli uragani, che è già alle porte, la mistura tossica verrà dispersa su tutta la  regione del Golfo, rendendo grandi aree degli Stati costieri e probabilmente l'intera Florida, inabitabili e tossiche per le colture e le creature, siano esse uomini o animali.
Ed è senza dubbio un minestrone tossico.
 
Hanno ragginto un grande canale di migrazione di petrolio abiotico (approfondimento al link: www.ilsole24ore.com - NDT) ad una profondità tale da raggiungere gli strati dove hanno origine i vulcani, ed ora ne sta risalendo un mix di gas tossici e petrolio da diversi punti sul fondale marino e ad una pressione tale che non può essere contenuta.
E nel caso in cui ciò non fosse già abbastanza velenoso, stanno irrorando il Golfo con il Corexit, una neurotossina vietata in Europa a causa di amare esperienze precedenti concernenti la sua tossicità.
Nulla di tutto ciò può essere ridotto a semplice incidente. 
 
Le proprietà geologiche della zona e la natura del sistema petrolifero presente in profondità sono da sempre ben note agli esperti.  Il Golfo è uno delle più antiche e studiate zone di perforazione al mondo.  Qualsiasi legittimo tentativo di raggiungere quei sistemi in profondità avrebbe richiesto misure di sicurezza straordinarie e non misure di sicurezza sistematicamente scadenti.  Quello alla Deep Water Horizon è stato un incidente pianificato, ed i suoi testimoni sono stati spaventati e ricondotti al silenzio.
http://karmaesanguefreddo.blogspot.com/2010/06/marea-nera-e-agenda-nwo_26.html

sabato 26 giugno 2010

".. ROMA CAMBIA .." .. si .. ma in peggio

 

Lo slogan tanto caro al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, durante la sua corsa alla massima poltrona del Campidoglio. In effetti è così, Roma cambia. L’AMA verrà gradualmente privatizzata e con essa anche l’Atac. La gestione dei rifiuti nel Lazio, già completamente sperequata e con posizioni dominanti  in chiaro abuso, sarà quindi affidata ad un controllo totalmente privato nel tempo. Adesso qualcuno venga a spiegare ai cittadini del Lazio che il consorzio Co.E.Ma (Consorzio Ecologico Massimetta), il calabrone che dovrebbe costruire il gassificatore dei Castelli Romani (cordata societaria costituita al 33% dall’ Ama, per un altro 33% dall’ Acea il cui nocciolo duro è in mano a privati e per il restante 33% in mano al gruppo Cerroni) sarà un consorzio a gestione PUBBLICA, dove la sola componente privata sarebbe quella del  ras Cerroni. Crolla così l’ultimo falso schermo che molti uomini politici avevano cavalcato: la conduzione pubblico-statale del consorzio che dovrebbe intervenire nel territorio dei Castelli Romani. Alcuni (tra cui Alemanno) presi dalla loro goffaggine parlano già di efficienza privata, se l’efficienza privata è quella degli invasi di Roncigliano, dormite pure sonni  NON tranquilli cari cittadini. Roma cambia. In peggio.
«Entro l’anno ci saranno poche e solide società pubbliche che dovranno anche attraversare un processo di parziale privatizzazione. Anche l’Atac, secondo le norme europee, dovrà fare dei passi importanti verso la privatizzazione. Stessa discorso vale per Ama». Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, intervistato stamani da Oscar Giannino su Radio 24.  Il sindaco ha così annunciato che i privati entreranno presto nella composizione societaria delle società controllate di trasporto pubblico e di gestione dei rifiuti. «Al termine del 2010 avremo una configurazione più aperta la mercato», ha aggiunto Alemanno, «perchè l’intervento dei privati fa risparmiare al Comune e produce più efficienza».
Dopo aver ricordato «l’opera di disboscamento e di chiusura di società di secondo livello, e l’accorpamento di alcune società come la stessa Atac», il primo cittadino ha annunciato: «Subito dopo il bilancio vogliamo cancellare altre società inutili».
Alemanno non ha anticipato nomi: «Il punto è che dobbiamo salvaguardare i livelli occupazionali e misurarci con una complessiva ridefinizione della holding. Fare un elenco oggi significa creare scompiglio nelle aziende e tra i lavoratori». (Fonte: Corriere della Sera, clicca qui)

TRA LA VIA EMILIA ED IL CLAN

La LEGALITA’ nel nostro Paese è sempre più bistrattata. Parte della classe politica e imprenditoriale ha garantito un terreno fertile per permettere alle cosche di trovare uno spazio sicuro per i propri affari.

Mentre si fanno parole, trasmissioni e libri sui soliti noti, un esercito di mafiosi, corrotti e collusi devasta il Paese, la nostra terra. Occorre conoscere i fatti, puntare i riflettori su questa realtà, sul network della più grande azienda e fabbrica di voti del Paese, la Holding della Mafia spa.
Per questo motivo abbiamo invitato a Parma gli autori del Libro “TRA LA VIA EMILIA E IL CLAN” che fa una presentazione spietata, con nomi e cognomi, della realtà italiana e soprattutto dell’Emilia Romagna, terra di mafia ormai da decenni.
Vi invitiamo perciò a partecipare:
 
martedì 29 giugno alle ore 21

alla conferenza che si terrà all’

AUDITORIUM TOSCANINI, in via Cuneo 3, Parma

Saranno presenti gli autori del libro.
CHRISTIAN ABBONDANZA e
ANTONIO AMOROSI

Per maggiori informazioni vedi il volantino allegato.
Cordiali saluti

    Maria Ricciardi  per Liberacittadinanza - Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma


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Velletri. Il comune dice no ai tagli dell'acqua!

 
 
 
 
 
 

 
 
 

lunedì 21 giugno 2010

Velletri. Il comune dice no ai tagli dell'acqua!

Car*,
oggi il consiglio comunale di Velletri ha votato all'unanimità la mozione, presentata da Sel e concordata con il Comitato acqua pubblica, dove viene dato mandato al Sindaco ad agire a tutela dei cittadini di fronte ai distacchi dell'acqua operati da Acea. Viene inoltre dato mandato specifico per chiedere in conferenza dei Sindaci di emendare il regolamento idrico eliminando la possibilità per Acea di tagliare l'acqua per morosità, senza prima passare per un Tribunale. Ora la mozione approvata verrà notificata a tutti comuni dell'Ato 2.


E' un granello nell'ingranaggio molto, molto importante. Immaginate che nel 2008 solo nel Comune di Roma Acea ha tagliato 70.000 utenze per morosità. Immaginate se per ognuna di esse doveva passare prima da un giudice di pace per ottenere l'autorizzazione al distacco... 

giovedì 24 giugno 2010

Alemanno: Malagrotta non chiude e voglio il quinto impianto

Alemanno: Malagrotta non chiude e voglio il quinto impianto

DIFFERENZIA-TI | 23 giugno 2010 at 18:45 | Tag: Gianni Alemanno | Categories: Inceneritore Albano, Rassegna Stampa | URL: http://wp.me/pDrrx-vi
Siamo alle comiche neppure più tanto camuffate. Cerroni ordina, Alemanno (ma più in generale l'80% della classe politica) esegue. In cambio delle prese in giro però, i cittadini di Malagrotta (come se il problema fosse soltanto il loro e non di un'intera città o provincia) verranno ascoltati dalle istituzioni. Poi, ovviamente,  dati gli attuali amministratori, a decidere sarà sempre "l'avvocato". Peggio è andata ai cittadini dei Castelli Romani, neppure ricevuti dalla giunta Polverini qualche giorno fa, governo regionale che a soli 3 mesi dalle elezioni è già al semi-rimpasto, segno che l'armonia del partito dell'amore trionfa anche alla Pisana. Se non altro il sindaco di Roma prende finalmente coscienza della realtà castellana: "l'impianto di Albano ha dei problemi". C'è da dire che ad Alemanno non si riesce a nascondere proprio niente. Sono tre anni che l'impianto di Albano ha dei "problemi" e sono tre anni che i cittadini dei Castelli Romani ribadiscono il proprio no ad un impianto speculativo e per giunta tumorale, da collocare in un contesto già disastrato che invece andrebbe recuperato e non definitivamente vessato. Il vero problema è rappresentato da chi vuole imporre ad un intero comprensorio territoriale un  inceneritore di rifiuti che non serve alla Regione Lazio e che pur di farlo passare mira a portare la stessa Regione  Lazio all'emergenza rifiuti graduale. Per questo gli artigiani della speculazione RSU ostentano sicurezza, i cittadini, unici tutori della cosa pubblica (finanze pubbliche, salute pubblica, territorio e qualità economiche dei Castelli Romani), tanto per cambiare la pensano diversamente e continueranno ad opporre un contrasto maturo nelle sedi opportune e negli ambiti della comunità civile.
Il Sindaco Gianni Alemanno nel corso dell'audizione della commissione parlamentare d'inchiesta sui rifiuti ha chiesto la discarica di Malagrotta rimanga in funzione anche per il 2011. E' la terza proroga richiesta dal sindaco dopo quella del 2009 e del 2010 richieste alla giunta Marrazzo. Secondo Alemanno "il gassificatore di Malagrotta e quello in costruzione di Albano non sono sufficienti a creare un'alternativa a Malagrotta. La discarica che doveva essere chiusa da anni è stata prorogata di anno in anno, e credo sia necessaria un'ulteriore proroga al 2011. E' sopportabile, c'é ancora margine, ma siamo ai limiti massimi ed è necessario che si definisca un impianto alternativo".  

Il sindaco ha confermato il progetto fatto trapelare da Manlio Cerroni, patron di Malagrotta, di un impianto di smaltimento nell'ex cave di Riano. Esclusa invece l'ipotesi di Monti dell'Ortaccio la cui scelta secondo Alemanno potrebbe provocare una sollevazione popolare.

Non si è fatta attendere la replica degli abitanti di Malagrotta.
"Continuare a parlare di proroghe per la discarica di Malagrotta è come continuare a parlare di condoni sul piano nazionale: è la debacle totale di un'amministrazione e di un modo di governare. Non si sa che cosa fare e si lascia carta bianca ai monopoli e agli oligopoli. Ma l'ira della gente finirà per farsi sentire", dichiara in una nota il presidente del comitato Malagrotta Sergio Apollonio. "Sono almeno cinque anni che la discarica deve essere chiusa una volta per tutte", continua. "E' un mostro ecologico a livello europeo e mondiale: da 50 a 60 milioni di tonnellate di rifiuti romani sono stati interrati a Malagrotta, come dire due volte la produzione nazionale italiana di rifiuti solidi urbani. Noi chiediamo al sindaco di Roma una cosa sola di soprassedere al suo attuale orientamento fondamentalmente inceneritorista".

Alemanno ha però annunciato che i cittadini di Malagrotta saranno ascoltati: "Appena avremo un confronto chiaro con la Regione andremo a Malagrotta per confrontarci con la popolazione per dare certezze da questo punto di vista".  Alemanno ha parlato del rapporto con la Regione Lazio per l'emergenza rifiuti: "Con la precedente amministrazione regionale per anni non siamo riusciti a definire un'alternativa a Malagrotta. Lo stesso impianto di Albano ha dei problemi perché c'é un'opposizione al Tar e una resistenza da parte dei territori. Urgentemente quindi dobbiamo fare un nuovo impianto ma è impensabile che questo impianto sia completato nel 2010". (Fonte articolo, clicca qui)

mercoledì 23 giugno 2010

Siamo tutti di Colleferro (di Albano e di Malagrotta) contro gli inceneritori

Riceviamo, pubblichiamo e convintamente aderiamo:

COLLEFERRO – PIAZZA ITALIA
SABATO 26 GIUGNO – ORE 11.00
ASSEMBLEA PUBBLICA AUTOCONVOCATA

16/06/2010 ennesimo sequestro di CDR nel piazzale antistante gli inceneritori.

Una vera associazione a delinquere e non qualche mela marcia come tentano di raccontarcela in coro i deputati Moffa e Carella,il sindaco Cacciotti e gli indifferenti rappresentanti sindacali. A chi dice che i controlli funzionano rispondiamo con i fatti: sono quelli del NOE a tutelarci, né l’azienda né tantomeno i vantati controlli del Sindaco.
A seguito dei noti fatti del marzo 2009 – sequestro degli inceneritori per aver bruciato rifiuti tossici e nocivi – sono stati rinviate a giudizio 25 persone in 8 diverse province. I reati contestati vanno dall’associazione a delinquere a frode al gestore dell’energia per 43,5 milioni di euro, da trasporto illecito di rifiuti a accesso abusivo a sistemi informatici, da violazione dei valori limite delle emissioni in atmosfera e prescrizione delle autorizzazioni a favoreggiamento personale e vessazioni su dipendenti.

A finire nei guai, oltre al direttore tecnico e responsabile della gestione dei rifiuti , Paolo Meaglia, sono tutti i dirigenti del consorzio: il commissario Lolli il suo vice Perasso il direttore del personale Daniele Adamo il direttore tecnico Marino Galuppo e Stefania Brida, tutti ancora pagati dai cittadini con circa 2 milioni di euro l’anno nonostante abbiano causato, in concorso con altri, una perdita societaria di oltre 300 milioni di euro riempiendo di debiti e di veleni il futuro dei nostri figli. Tra gli altri imputati un dirigente dell’Ama; soci e amministratori di società di intermediazione di rifiuti e di sviluppo di software, chimici di laboratori di analisi.
Non si sono fermati nel 2005 dopo l’arresto del padre padrone di Gaia R. Scaglione, non si sono fermati con i vari amministratori che si sono succeduti tra il 2006 e il 2007, non si sono fermati neanche nel 2008-2009 nonostante la piena attività investigativa dei carabinieri del NOE , non si sono fermati successivamente agli avvisi di garanzia (le intercettazioni lo provano) e neanche successivamente al rinvio a giudizio prova ne è il sequestro di questi giorni.
E mentre si discute e si indaga passa in secondo piano la questione più importante, quella della nostra salute, della qualità sempre peggiore dell’aria che respiriamo.
Per questo motivo un monito va al sindaco di Colleferro, dal quale dipendono in gran parte le sorti degli inceneritori e la salute pubblica. Gli ricordiamo ancora una volta che la differenziata, quella vera, con la raccolta porta a porta dell’umido, va fatta per legge. Continuare a tacere e a nascondere responsabilità oggettive lo renderà complice. Ostinarsi a portare avanti il progetto della raccolta stradale con i cassonetti, che nella migliore delle ipotesi farà arrivare la differenziata al 15-20%, lo renderà responsabile alla stregua di politici, dirigenti, e faccendieri di gravi reati ambientali ed amministrativi legati al traffico e all’incenerimento di rifiuti.

> Per la chiusura degli inceneritori
> Per l’avvio di un piano straordinario di raccolta differenziata in ottemperanza della norma
> Per il licenziamento dei responsabili del disastro ambientale ed economico del Consorzio GAIA
Cittadini, associazioni e movimenti della valle del Sacco, che si battono per la difesa del territorio e che si oppongono alle nocività, si autoconvocano per discutere della gravissima situazione degli inceneritori di Colleferro.

http://sotto-terra-il-treno.blogsot.com/

martedì 22 giugno 2010

Rischi ambientali connessi all’uso di biomassa per produzione diretta di energia. Valutazioni tecniche ed economiche


L’importanza  della biomassa di origine vegetale deriva dall'alto costo dei combustibili  fossili al quale si è aggiunta la preoccupazione per il loro impatto ambientale. La biomassa si può ottenere, oltre che da scarti di lavorazione agro-industriale, da vegetali a rapida crescita. Questo lavoro valuta la migliore tecnologia accettabile da un punto di vista ambientale ed economico, esaminando trattamento anaerobico, incenerimento e gassificazione. ISPRA Rapporti - N. 105/2010 ISBN 978-88-448-0419-0

                               L’acqua entra in borsa
 
Titolo gestito da Iride guidata da Ettore Gotti Tedeschi  .. di  Reset staff

L’accordo è fatto. L’acqua volerà in borsa e la gestione sarà affidata a Iride, una multiutility, nata dalla fusione di tre società. Gli azionisti principali sono i comuni di Genova e Torino, ma l’accordo porta anche la firma di F2i: una società italiana titolare del fondo per gli investimenti nel settore delle infrastrutture a cui patecipano istituti bancari, casse previdenzali, fondazioni, assicurazioni, istituzioni finanziarie dello Stato, sponsor e management. Il presidente si chiama Ettore Gotti Tedeschi, vecchio banchiere ora a capo dello Ior, la Banca Vaticana, che è stato prosciolto dopo esser stato scritto tra 71 indagati del processo Parmalat. L’amministratore delegato di F2i è Vito Gamberale, una carriera tra Autostrade Italia, Eni, Banca Italia, Benetton, e un arresto durante Mani Pulite.
 
Gamberale venne poi assolto dall’accusa di abuso d’ufficio e concussione. Ora, è lui l’uomo che guida l’accordo. Il piano per la privatizzazione del servizio idrico ruota in parte intorno alla Spa di Tedeschi e all’appoggio che questa riceve dalla San Giacomo srl, una società dal nome promettente. Lo scopo della manovra: creare un polo idrico industriale attraverso il delisting: la cancellazione del titolo azionario dal listino del mercato organizzato e la fusione con Mediterranea delle acque, l’azienda che gestisce le acque potabili di Piemonte, Liguria, Emilia e Sicilia. Solo allora, Iride potrebbe compiere un altro passo e accorpare Enìa, la multiservizi emiliana nata dalla fusione delle Spa della provincia di Reggio Emilia, Parma e Piacenza. Insieme i due colossi delineerebbero un asse “padano occidentale” con 4 miliardi di capitalizzazione di borsa e 2,5 milioni di potenziali “clienti” che, tra Palermo ed Enna, si comprano come caramelle. Le conseguenze di ciò saranno visibili non solo al Sud, dove il controllo dei beni comuni ha già originato scontri tra clan, ma anche al Nord e al Centro dove la quotazione in borsa del servizio idrico stimolerà una famelica ricerca di profitto che farà dell’acqua un privilegio.
 
In un documento del 1973 si rilevava l’esistenza di 1.469 pozzi che attingevano alla falda freatica della fascia costiera italiana. Acque destinate ad essere inserite nell’elenco delle risorse pubbliche ma che ancora oggi sono lasciate nelle mani nei “guardiani” e dei “fontanieri” meridionali. Eppure, il Sud soffre la sete, decine di dighe sono incomplete da oltre vent’anni mentre altre hanno condotte mai collaudate o a “colabrodo”, che causano perdite idriche del 50 per cento.
 
I 3 enti regionali, 3 aziende municipalizzate, 2 società miste, 19 società private, 11 consorzi di bonifica, 284 gestioni comunali e 400 consorzi fra utenti predisposti alla gestione del servizio idrico di queste zone hanno fallito il loro compito. Colpa delle amministrazioni che si sono rivelate incapaci di tutelare i beni comuni, dei i governi che, anche su pressione dell’Ue, hanno frettolosamente cercato soluzioni nel settore privato. Tutta colpa del clientelismo che, in Italia, grava sulla gestione di gran parte delle opere pubbliche. Prima di cedere non valeva la pena tentare di sanare il settore pubblico? E se i manager dell’acqua si rivelassero disonesti?
Allora, il prezzo della privatizzazione salirebbe alle stelle. Non si tratta di un’affermazione figlia di un anticonfromismo da quattro soldi. Ce ne renderanno conto quando il consigliere municipale di turno non sarà più in grado di elargire informazioni sull’acqua che esce dai rubinetti case, degli ospedali e delle scuole e quando, per risparmiare, sarà meglio non lavarsi le mani. E se ne accorgeranno anche i Comuni non appena dovranno pubblicamente rinunciare al ruolo di “imprenditori-gestori” di beni per agire da veri azionisti. Perché, per dirla con Massimo Mucchetti sul Corriere, ricorrendo al privato per nascondere i difetti del pubblico, “il Comune non sarà più responsabile e garante di un servizio e di un diritto per tutti i cittadini ma solo uno dei tanti soci che attende l’assemblea di aprile per sapere quanto incasserà sotto forma di dividendo”.
Fonte:  PeaceReporter.it  21 Giu.2010

http://www.reset-italia.net/2010/06/21/lacqua-entra-in-borsa/

sabato 19 giugno 2010

9/9 - E.Benetazzo: Scie chimiche e Signoraggio

Le scie chimico-biologiche distruggono le coltivazioni di kiwi nel Lazio

Un batterio uccide i kiwi italiani (articolo di Luca Zanini)

Un batterio sta compromettendo le coltivazioni di kiwi nel Lazio. Il problema si inquadra nella crisi agricolache ha colpito ampie aeree cerealicole ed ortofrutticole negli Stati Uniti meridionali ed in California: imprenditori agricoli ed agronomi si arrovellano per tentare di comprendere le cause del fenomeno e soprattutto per arginare i danni, ma, senza tema di smentita, possiamo affermare che le scie chimico-biologiche sono all'origine della batteriosi che ha aggredito i kiwi. Infatti, "sul banco degli imputati è lo Pseudomonas syringae pv. actinidiae, il microrganismo che provoca la «Batteriosi del Kiwi», un cancro batterico che conduce a morte la pianta." Non è forse lo Pseudomonas syringae uno degli "ingredienti" tipici delle chemtrails? Sarà ora che gli agricoltori (e non solo loro) si sveglino, se non vogliono perdere interi raccolti e finire in rovina.

Ringraziamo l'amico Luka78 per la segnalazione.


CISTERNA DI LATINA - «Se la strage delle palme ad opera del punteruolo rosso vi ha impressionato, aspettate di vedere che cosa sta facendo la batteriosi ai nostri kiwi». Cisterna di Latina, 50 chilometri a Sud di Roma. Siamo nella «piccola Nuova Zelanda», come l'hanno ribattezzata gli esperti di agricoltura: nelle verdi campagne che vanno da Cori al mare si coltivano i migliori kiwi d'Italia. E' una produzione darecord, ora minacciata dal cancro dell'actinidia. L'Italia è il primo produttore di kiwi dell'emisfero Nord (dopo la Cina, paese d'origine del prezioso frutto), seguita dalla stessa Nuova Zelanda, terra dove l'actinidia è considerata un bene nazionale. Il Lazio è terzo in classifica con novemila ettari a kiwi, di cui settemila dalla periferia sud della Capitale fino ai frutteti intorno a Cisterna, l' area più importante dell'emisfero. Sono a rischio oltre 1 milione e cinquecentomila tonnellate di prodotto.

TRENT'ANNI DI FATICHE - Sarà un raccolto da crisi quello del prossimo autunno (si va fino alla terza settimana di novembre): un danno di milioni di euro per quello che è uno dei migliori kiwi sul mercato: il «kiwi Latino», premiato nel 2004 con l'attribuzione dell'I.g.p. europea. Trent'anni dopo il primo impianto di quello che sarebbe divenuto lo «smeraldo dolce» dell'Agro Pontino, sotto i pergolati ombreggiati da grandi foglie tonde, si aggirano preoccupati gli agricoltori di Latina: un microrganismo sta distruggendo gran parte delle produzioni della provincia. Era il 1973 quando, in frazione Borgo Flora, Aldo Lepidio e Renato Campoli avviarono le prime colture della varietà Actinidia Hayward, tuttora la più diffusa.

IL GIALLO E IL VERDE - Sul kiwi giallo - che nella provincia di Latina è coltivato su circa 900 ettari - la batteriosi si è sviluppata su circa il 90% della produzione. Tant'è che circa il 40% degli impianti di questa varietà sarebbe già stao estirpato o tagliato, unico modo di contrastare la batteriosi. «Siamo davvero preoccupati - dichiara Alfio Lepidio, erede dei primi coltivatori di kiwi del Lazio - Anche sulla varietà verde ci sono segnali allarmanti. Le foglie si presentano con macchie circolari nere e tendono ad accartocciarsi su sé stesse». Soltanto in provincia di Latina, i danni ammontavano, a metà maggio, a 60 milioni di euro; colpito l'80% delle piante di varietà Gold, su un'area infettata di circa 400 ettari.


IL KILLER SILENZIOSO - Sul banco degli imputati lo Pseudomonas syringae pv. actinidiae, il microrganismo che causa la «Batteriosi del Kiwi», un cancro batterico che conduce a morte la pianta, una patologia grave - in poco tempo la pianta può morire - di cui non sarebbe stata chiarita la provenienza e per la quale, al momento, non sarebbe stata individuata alcuna cura. Il problema sembrerebbe legato all'importazione dello «Jin Tao» (il kiwi giallo di origine neozelandese), ma l'infezione - come si è visto - non riguarda più solo i kiwi gialli. Secondo la Coldiretti, il kiwi «rischia di scomparire» sia dalla provincia di Latina sia da quella di Roma, «se non si individua al più presto una strategia medica». Nella sola area della capitale si potrebbero perdere circa 340mila tonnellate di kiwi (è una delle aree a maggior resa per ettaro).

FOCOLAI A MACCHIA DI LEOPARDO - David Granieri e Vito Tizzano, rispettivamente direttore e presidente della Coldiretti Roma, sottolineano la diffusione dell'epidemia: «Stiamo assistendo ad una crescita dei focolai - spiegano - dato che la patologia si sta diffondendo a macchia di leopardo, dal kiwi giallo a quello verde». Mercoledì 9 giugno, a Latina, si è tenuto un vertice tra istituzioni e produttori per tentare di dar vita ad un tavolo tecnico di concertazione per individuare le strategie di cura nonché le iniziative politiche al fine di reperire i fondi necessari a coprire i danni. Giovedì 10 è in programma a Roma, presso il C.R.A. (Centro di ricerca per la frutticoltura) un seminario sulla batteriosi, ma è ormai da quasi un mese che si tengono incontri tra associazioni di produttori, Coldiretti, Istituto di patologia vegetale dell'Università di Roma e la Regione Lazio, rappresentata da Roberto Ottaviani, nuovo direttore vicario del servizio fitosanitario regionale.

LAVORATORI A RISCHIO - Pesanti le conseguenze sul fronte occupazionale: da Roma a Latina. Il 30 per cento della produzione nazionale è «Made in Lazio», con un totale di circa 1,5 milioni di tonnellate raccolte, di cui 340mila a Roma, oltre 1 milione a Latina e 105 mila a Viterbo. Decine di aziende e centinaia di lavoratori rischiano la bancarotta, anche perché, nel Lazio, Castelli Romani e Pianura Pontina sono diventati un luogo ideale di coltivazione e non solo per le caratteristiche del terreno di origine vulcanica. Pesa una fortuita casualità climatica. Le stagioni dei campi, intorno a Latina, sono esattamente le stesse di quelle delle coltivazioni dei kiwi in Nuova Zelanda, solo che sono al contrario: il nostro novembre è la loro primavera. Così, quando a Sud di Auckland curano l' impollinazione, qui si raccoglie il miglior prodotto d' Europa; quando per i Neozelandesi è inverno, qui i frutti crescono a grappoli sotto il largo fogliame. «Mio padre - racconta Alfio Lepidio camminando tra i filari - cominciò con poco più di un ettaro. Oggi ne abbiamo 70 di proprietà, ma commercializziamo 70 mila quintali raccolti su oltre 200 ettari ed esportiamo in Russia, India, U.S.A. ed Australia. La crisi da batteriosi potrebbe metterci in ginocchio». Gli agricoltori sono tutti preoccupati, «ma confidiamo nella ricerca perché, al momento, non ci sono prodotti idonei a fermare il batterio».

VIAGRA VERDE - Il consumo di kiwi in Italia, a fronte di una riduzione generale dell'acquisto di frutta, è tra i pochi a non aver subito flessioni. Al contrario, negli ultimi anni è cresciuto, anche grazie alla sua fama di frutto salutare: oltre ad un elevato contenuto di vitamina C (85 mg per 100 g) e ad un rapporto ottimale sodio/potassio, contiene actinidina - enzima che rende digeribili le carni - vitamine A ed E, potassio, magnesio e perfino arginina, un potente vasodilatatore. Secondo uno studio statunitense, le percentuali di arginina nel frutto sono così elevate da farne un vero e proprio «viagra verde». Fonte: corriere.it

http://francesco-word.blogspot.com/

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Una misteriosa "piaga" sta distruggendo centinaia di ettari coltivati

Pubblichiamo un articolo sui danni che un misterioso "aggressore" (unfungo?) sta determinando alle colture cerealicole ed ortofrutticole negli Stati Uniti meridionali. E’ palese che l’inquietante fenomeno è, come correttamente osservano quasi tutti i lettori che hanno commentato la cronaca, una diretta conseguenza delle scie chimiche. Assistiamo ad una deliberata, criminale distruzione delle risorse agricole, secondo gli obiettivi indicati, ad esempio, nelle infami "Georgia guidestones". Devastare l’ambiente, affamare la popolazione e ridurne drasticamente il numero sono gli scopi perseguiti con successo: come sempre le chemtrails sono l’arma letale numero uno. Crisi agricola, carestie, assalti ai supermercati, penuria di viveri... sono scenari di un futuro non lontano?

I fatti: puntini sembrano "bruciare" le foglie; l'area interessata si trova nelle contee di Tipton e Shelby; gli agricoltori temono di perdere il loro intero raccolto.

Memphis, 6 giugno 2010. Un mistero riguarda le aziende agricole del MidSouth (regione del Mississippi).

Qualcosa sta uccidendo le colture, gli alberi, anche le erbacce e nessuno riesce a spiegare il perché. Gli agricoltori sono preoccupati per i loro raccolti che rischiano di essere distrutti da una "peste" misteriosa.[...] Piccoli punti sembrano aver bruciato le foglie di tutti i tipi di piante; essi appaiono diversi a seconda della pianta. Sugli steli e le foglie del mais, i puntini sembrano trasformarsi in grumi bianchi al centro. In altre piante, una polvere bianca macchia le foglie e poi le distrugge.

"Abbiamo trovato queste macchie su tutte le erbe, i fiori, sugli alberi di prugne, sulle erbacce", ha affermato Toni Holt, agricoltore biologico "E 'apparentemente su tutto".[...] A meno di dieci miglia dalle colture di Holt, la "piaga" potrebbe colpire centinaia di ettari di mais nelle fattorie Wilder.

Il primo pensiero è stato che un nuovo parassita o insetto stia provocando questi danni che sono identici nelle aziende biologiche come in quelle che usano insetticidi ed anticrittogamici. Holt ha anche trovato dei pulcini morti nei nidi.

"Siamo preoccupati per questo. Non sappiamo se la morte dei nidiacei sia connessa con i danni alle colture, ma è allarmante", ha detto Holt."Abbiamo cavalli, siamo preoccupati per i cavalli. Abbiamo polli. Vendiamo le nostre uova al mercato."

Gli agricoltori che abbiamo interpellato sono convinti che qualcosa nell'aria ha causato questo disastro. Stanno chiedendo all'U.S.D.A. (Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti, n.d.t.) e ad altri esperti di esaminare il problema.

Fonte: wreg.com (pubblicato su http://francesco.word/blogspot.com/

A Noi ci faranno cibare solo con gli Ogm .. mentre loro si mettono da parte i Semi oltretutto tutta la aereosol terapia a cui uomo e terra è sottoposta sono: Alluminio, Torio e Bario che .. .. ..

(Posted by mbutoBionicKapra on June 9, 2010 at 8:21pm in verde)

Rockefeller si fa l’Arca di Noè. Cosa ci nasconde?

In passato ne abbiamo già parlato ma riteniamo sia doveroso tener desto l’argomento.

Link: http://www.effedieffe.com/component/option,com_myblog/show,Rockefel...

di Maurizio Blondet

L'isola di Spitsbergen

Nella gelida isola di Spitsbergen, desolato arcipelago delle Svalbard (mare di Barents, un migliaio di chilometri dal Polo) è in via di febbrile completamento la superbanca delle sementi, destinata a contenere i semi di tre milioni di varietà di piante di tutto il mondo. Una «banca» scavata nel granito, chiusa da due portelloni a prova di bomba con sensori rivelatori di movimento, speciali bocche di aereazione, muraglie di cemento armato
spesse un metro. La fortificazione sorge presso il minuscolo agglomerato di Longyearbyen, dove ogni estraneo che arrivi è subito notato; del resto, l’isola è quasi deserta. Essa servirà, fa sapere il governo norvegese titolare dell’arcipelago, a «conservare per il futuro la biodiversità agricola». Per la pubblicità, è «l’arca dell’Apocalisse» prossima ventura.  Il fatto è che il finanziatore principale di questa arca delle sementi è la Fondazione Rockefeller, insieme a Monsanto e Syngenta (i due colossi del geneticamente modificato), la Pioneer Hi-Bred che studia OGM per la multinazionale chimica DuPont; gruppo interessante a cui s’ recentemente unito Bill Gates, l’omo più ricco della storia universale, attraverso la sua fondazione caritativa Biul & Melinda Gates Foundation. uesta dà al progetto 30 milioni di dollari l’anno.

Ce ne informa l’ottimo William Engdahl (1) che ragiona: quella gente non butta soldi in pure utopie umanitarie. Che futuro si aspettano per creare una banca di sementi del genere? Di banche di sementi ne esistono almeno un migliaio in giro per leuniversità del mondo: che futuro avranno?

La Rockefeller Foundation, ci ricorda Engdahl, è la stessa che negli anni ‘70 finanziò con 100 milioni di dollari di allora la prima idea di «rivoluzione agricola genetica». Fu un grande lavoro che cominciò con la creazione dell’Agricolture Development Council (emanazione della Rockefeller Foundation), e poi dell’International Rice Research Institute (IRRI) nelle Filippine (cui partecipò la Fondazione Ford). Nel 1991 questo centro di studi sul riso si coniugò con il messicano (ma sempre dei Rockefeller) International Maize and Wheat Improvement Center, poi con un centro analogo per l’agricoltura tropicale (IITA, sede in Nigeria, dollari Rockefeller). Questi infine formarono il CGIAR, Consultative Group on International Agricolture Research. In varie riunioni internazionali di esperti e politici tenuti nel centro conferenze della Rockefeller Foundation a Bellagio, il CGIAR fece in modo di attrarre nel suo gioco la FAO (l’ente ONU per cibo e agricoltura), la Banca Mondiale (allora capeggiata da Robert McNamara) e lo UN Development Program.

La CGIAR invitò, ospitò e istruì generazioni di scienziati agricoli, specie del Terzo Mondo, sulle meraviglie del moderno agribusiness e sulla nascente industria dei semi geneticamente modificati.

Questi portarono il verbo nei loro Paesi, costituendo una rete di influenza straordinaria per la penetrazione dell’agribusiness Monsanto. «Con un oculato effetto-leva dei fondi inizialmente investiti», scrive Engdahl, «negli anni ‘70 la Rockefeller Foundation si mise nella posizione di plasmare la politica agricola mondiale. E l’ha plasmata». Tutto nel nome della scientificità umanitaria («la fame nel mondo») e di una nuova agricoltura adatta al mercato libero globale.

La genetica è una vecchia fissa dei Rockefeller: fino dagli anni ‘30, quando si chiamava «eugenetica», ed era studiata molto nei laboratori tedeschi come ricerca sulla purezza razziale.

La Rockefeller Foundation finanziò generosamente quegli scienziati, molti dei quali dopo la caduta di Hitler furono portati in USA dove continuarono a studiare e sperimentare. La mappatura del gene, la sequenza del genoma umano, l’ingegneria genetica da cui Pannella e i suoi coristi si aspettano mirabolanti cure per i mali dell’uomo – insieme agli OGM brevettati da Monsanto, Syngenta ed altri giganti – sono i risultati di quelle
ricerche ed esperimenti. Nel 1946, del resto, Nelson Rockefeller lanciò la parola d’ordine propagandistica «Rivoluzione Verde» dal Messico, un viaggio nel quale lo accompagnava Henry Wallace, che era stato ministro dell’Agricoltura sotto Roosevelt, e si preparava a fondare la già citata Pioneer Hi-Bred Seed Company. Norman Borlaug, l’agro-scienziato acclamato padre della Rivoluzione Verde con un Nobel per la pace, lavorava per i Rockefeller.

Lo scopo proclamato: vincere la fame del mondo, in India, in Messico. Ma davvero Rockefeller spende soldi per l’umanità sofferente? La chiave è nella frase che Henry Kissinger pronunciò negli anni ‘70, mentre nasceva la CGIAR: «Chi controlla il petrolio controlla il Paese; chi controlla il cibo, controlla la popolazione». Il petrolio, i Rockefeller lo controllavano già con la Standard Oil, guida del cartello petrolifero mondiale.

Oggi sappiamo che Rivoluzione Verde era il sinonimo pubblicitario per OGM, e il suo vero esito è stato quello di sottrarre la produzione agricola familiare ed assoggettare i contadini, specie del Terzo Mondo, agli interessi di tre o quattro colossi dell’agribusiness euro-americano. In pratica, ciò avvenne attraverso la raccomandazione e diffusione di nuovi «ibridi-miracolo» che davano raccolti «favolosi», preparati nei
laboratori dei giganti multinazionali. I semi ibridi hanno un carattere commercialmente interessante per il business: non si riproducono o si riproducono poco, obbligando i contadini a comprare ogni anno nuove sementi, anziché usare (come fatto da millenni) parte del loro raccolto per la nuova semina.

Quei semi erano stati brevettati, e costavano parecchio. Sono praticamente un monopolio della Dekalb (Monsanto) e della Pioneer Hi-Bred (DuPont), le stesse aziende all’avanguardia negli OGM.

La relativa autosufficienza e sostenibilità auto-alimentantesi dell’agricoltura tradizionale era finita.

Ai semi ibridi seguirono le «necessarie» tecnologie agricole americane ad alto impiego di capitale, gli indispensabili fertilizzanti chimici Monsanto e DuPont e con l’arrivo degli OGM, gliassolutamente necessari anti-parassitari e diserbanti studiati apposti per quello specifico seme OGM. Tutto brevettato, tutto costoso. I
contadini che per secoli avevano coltivato per l’autoconsumo e il mercato locale, poco importando e poco esportando, non avevano tanto denaro.

Ecco pronta la soluzione: lanciarsi nell’agricoltura «orientata ai mercati globali», produrre derrate non da consumo ma da vendita, cash-crop, raccolti per fare cassa. Addio autosufficienza ed autoconsumo, addio chiusura alle importazioni superflue. I contadini potevano vendere all’estero sì: sotto controllo di sei intermediari globali, colossi e titani come la Cargill, la Bunge Y Born, la Louis Dreyfus… La Banca Mondiale di McNamara, soccorrevole, forniva ai regimi sottosviluppati prestiti per creare canali d’irrigazione moderni e
dighe; la Chase Manhattan Bank dei Rockefeller si offriva – visto che i contadini non producevano mai abbastanza da ripagare i debiti contratti per comprare pesticidi, OGM e sementi ibride brevettati – di
indebitare i contadini in regime privatistico.

Ma questo ai grandi imprenditori agricoli con latifondi. I piccoli contadini, per le sementi-miracolo e i diserbanti e i fertilizzanti scientifici, si dovettero indebitare «sul mercato», ossia con gli usurai.

I tassi d’interesse sequestrarono il raccolto-miracolo; a molti, divorarono anche la terra. I contadini, accade in India specialmente, dovettero lavorare una terra non più loro, per pagare i debiti.

La stessa rivoluzione sta prendendo piede in Africa. Chilometri di monoculture di cotone geneticamente modificato, sementi sterili da comprare ogni anno. E il meglio deve ancora arrivare.

Dal 2007 la Monsanto, insieme al governo USA, ha brevettato su scala mondiale di sementi «Terminator», ossia che commettono suicidio dopo il raccolto: una scoperta che chiamano, senza scrupoli, «Genetic Use Restriction Technology», ossia volta a ridurre l’uso di sementi non brevettate. La estensione di sementi geneticamente modificate – ossia di cloni con identico corredo genetico – è ovviamente un pericolo incombente per le bocche umane: una malattia distrugge tutti i cloni, ed è la carestia. Occorre la biodeversità, di cui si sciacquano le labbra ecologisti e verdi radicali.

E qui si comincia ad intuire perché si sta costruendo l’Arca di Noè delle sementi alle Svalbard: quando arriva la catastrofe, le sementi naturali dovranno essere controllate dal gruppo dell’agribusiness, e da nessun altro. Le banche di sementi, secondo la FAO, sono 1.400, già per la maggior parte negli Stati Uniti. Le più grandi sono usate e possedute da Monsanto, Syngenta, Dow Chemical, DuPont, che ne ricavano i corredi genetici da modificare. Perché hanno bisogno di un’altra arca di Noè agricola alle Svalbard, con tanto di porte corazzate e allarmi anti-intrusione, scavata nella roccia. Le altre banche sono in Cina, Giappone, Corea del sud, Germania, Canada, evidentemente non tutte sotto il controllo diretto dei grandi gruppi.

La tecnologia «Terminator» può suggerire uno scenario complottista fantastico: una malattia prima sconosciuta che infetta le sementi naturali conservate nelle banche fuori-controllo USA, obbligando a ricorrere al caveau delle Svalbard, l’unico indenne. E’ un pensiero che ci affrettiamo a scacciare: chi può osar diffamare
benefattori dell’umanità affamata come Rockefeller, Monsanto, Bill Gates, Syngenta?

Ma Engdahl ricorda le parole del professor Francis Boyle, lo scienziato che stilò la prima bozza delle legge americana contro il terrorismo biologico (Biological Weapons anti-Terrorism Act), approvata dal Congresso nel 1989. Francis Boyle sostiene che «il Pentagono sta attrezzandosi per combattere e vincere la guerra biologica», e che Bush ha a questo scopo emanato due direttive nel 2002, adottate «senza conoscenza del pubblico». Per Boyle, nel biennio 2002-2004, il governo USA ha già speso 14,5 miliardi di dollari per le ricerche sulla guerra biologica. Il National Institute of Health (ente governativo) ha connesso 497 borse di studio per ricerche su germi infettivi con possibilità militari. La bio-ingegneria è ovviamente lo strumento principale in queste ricerche.

Jonathan King, professore al MIT, ha accusato: «I programmi bio-terroristici crescenti rappresentano un pericolo per la nostra stessa popolazione; questi programmi sono invariabilmente definiti ‘difensivi’, ma nel campo dell’armamento biologico, difensivo e offensivo si identificano».

Altre possibilità sono nell’aria, e Engdahl ne ricorda alcune. Nel 2001, una piccola ditta di ingegneria genetica californiana, la Epicyte, ha annunciato di aver approntato un mais geneticamente modificato contenente uno spermicida: i maschi che se ne nutrivano diventavano sterili. Epicyte aveva creato questa semente miracolo con fondi del Dipartimento dell’Agricoltura USA (USDA), il ministero che condivide con Monsanto i
brevetti del Terminator; ed a quel tempo, la ditta aveva in corso una joint-venture con DuPont e Syngenta. Ancor prima, anni ‘90, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, ossia l’ONU) lanciò una vasta campagna per vaccinare contro il tetano le donne delle Filippine, Messico e Nicaragua, fra i 15 e i 45 anni.

Perché solo le donne?

Forse che gli uomini, nei Paesi poveri, sono esenti da tetano, e non si feriscono mai con ferri sporchi e arruginiti?

Se lo domandò il Comite pro Vida, l’organizzazione cattolica messicana ben conscia delle campagne anti-natalità condotte in Sudamerica dai Rockefeller. Fece esaminare il vaccino fornito dall’OMS gratuitamente e generosamente alle donne di età fertile: e scoprì che esso conteneva gonadotropina corionica umana, un ormone naturale che, attivato dal germe attenuato del tetano contenuto nel vaccino, stimolava speciali anticorpi che rendevano incapaci le donne di portare a termine la gravidanza. Di fatto, un abortivo. Risultò che questo vaccino-miracolo era il risultato di 20 anni di ricerche finanziate dalla Rockefeller
Foundation, dal Population Council (dei Rockefeller), dalla CGIAR (Rockefeller), dal National Institute of Health (governo USA)… e anche la Norvegia aveva contribuito con 41 milioni di dollari al vaccino
antitetanico-abortivo. Guarda caso, lo stesso Stato che oggi partecipa all’Arca di Noè e che la sorveglierà nelle sue Svalbard.

Ciò fa tornare in mente ad Engdahl (non a noi) quella vecchia fissa dei Rockefeller per l’eugenetica del Reich: la linea di ricerca preferita era ciò che si chiamava «eugenetica negativa», e perseguiva l’estinzione sistematica delle razze indesiderate e dei loro corredi genetici. Margaret Sanger, la femminista che fondò (coi soldi dei
Rockefeller) il Planned Parenthood International, la ONG più impegnata nel diffondere gli anticoncezionali nel Terzo Mondo, aveva le idee chiare in proposito, quando lanciò un programma sociale nel 1939, chiamato «The Negro Project» (2). Come scrisse in una lettera ad un amico fidato, il succo del progetto era questo:
«Vogliamo eliminare la popolazione negra».

Ah pardon, scusate: non si dice «negro», si dice «nero», «afro-americano». E’ questo che conta davvero, per i progressisti.

Maurizio Blondet - Articolo pubblicato su EFFEDIEFFE.com il 06/12/2007

1) William A. Engdahl, «Doomsday Seed Vault in the Arctic – Bill Gates, Rockefeller and the GMO giants know something we don’t»,
Globalresearch, 4 dicembre 2007.
2) Tanya L. Green, «The Negro Project: Margaret Sanger’s Genocide Project for Black
American’s», in www.blackgenocide.org/negro.html

Fonte: http://www.stampalibera.com/?p=12101

venerdì 18 giugno 2010

Colleferro-Malagrotta-Albano: il 18 giugno la magistratura sentirà Cerroni

Perché la “Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti” ha reso omaggio (riservandogli un’audizione) al signor Cerroni, imputato di gravissimi reati connessi proprio con la gestione dei rifiuti ?



Mentre la “Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti” si inchina al signor Cerroni, la magistratura lo processa per attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

Infatti, il 18 giugno 2010 si terrà nell’aula 19 del Tribunale di Roma alle ore 9.30 l’udienza del processo a carico dell’ing. Francesco Rando, Amministratore unico della discarica di Malagrotta, di proprietà del signor Cerroni.

Come è noto, l’Ing. Rando ha già subito due condanne definitive passate in giudicato per la gestione della discarica di Malagrotta, di proprietà del signor Cerroni.

Pubblichiamo le imputazioni a carico dell’ing. Rando, che nel prosieguo chiameremo ing. Cerroni,
che non leggerete su alcun giornale.

L’ing. Cerroni è imputato dei seguenti reati:
“….effettuava smaltimento di rifiuti pericolosi nella discarica di Malagrotta, non autorizzata per tali rifiuti…”;
“… classificava e trattava come rifiuto speciale i rifiuti da classificare, invece, come pericolosi e li smaltiva sistematicamente entro la discarica di Malagrotta non autorizzata per il trattamento di detti rifiuti…”;
“…in assenza di autorizzazione effettuava miscelazione di rifiuti non consentita (fanghi provenienti dagli
impianti di depurazione delle acque reflue ACEA di Roma)…”;
“…falsa attestazione nei registri di carico e scarico e alle autorità preposte al controllo della natura, della composizione e delle relative caratteristiche chimico-fisiche…”;
“…effettuava sistematicamente scarichi delle acque reflue industriali provenienti dalla discarica di Malagrotta contenenti sostanze pericolose, in assenza di qualsiasi autorizzazione, immettendole nel fosso di Santa Maria nuova, affluente del Rio Galeria…”;
“…inquinava con la immissione di sostanze pericolose le acque del fosso di Santa Maria nuova, affluente del Rio Galeria…”.

L’ing. Cerroni è accusato, insieme ai responsabili degli inceneritori di Colleferro (Lolli e Torti), di aver destinato a tali inceneritori rifiuti classificati come CDR (Combustibile da Rifiuti), CDR non conforme ai requisiti previsti dalla legge.

Anche l’ing. Cerroni è, quindi, coinvolto nello scandalo degli inceneritori di Colleferro, gli inceneritori che hanno bruciato di tutto !!!

Sono, quindi, smentite le dichiarazioni rese da Marrazzo che il 29 ottobre 2008, accompagnato dal suo assessore Di Carlo, affermava alla Commissione Ambiente della Regione Lazio: “Il Lazio presenta da oltre 10 anni una situazione di mercato stabile con società ed imprenditori facilmente individuabili, sia pubblici che privati, che hanno dato garanzia di affidabilità sia per il servizio reso che per le
azioni poste in essere per garantire la salvaguardia dell’ambiente”.


Dopo queste dichiarazioni “irresponsabili”, è successo di tutto:

- l’inceneritore di Malagrotta è stato sequestrato dalla magistratura,
- il responsabile della discarica di Malagrotta è stato condannato ad un anno di carcere per aver smaltito in discarica rifiuti pericolosi come i fanghi di depurazione provenienti dall’ACEA,
- 13 persone, tra cui dirigenti dell’AMA, sono state arrestate per le gravi irregolarità verificatesi nell’inceneritore di Colleferro.

A queste società ed imprenditori “molto affidabili per garantire la salvaguardia dell’ambiente” (Cerroni, AMA, ACEA) Marrazzo ha affidato, “sotto ricatto per le foto con i trans” e con una illegale trattativa privata, l’inceneritore di Albano.

Leggi: Il decreto di citazione in giudizio

http://sotto-terra-il-treno/blogspot.com/

mercoledì 16 giugno 2010

Gli ordini di Cerroni

Gli ordini di Cerroni DIFFERENZIA-TI | 16 giugno 2010 at 00:26 | Tag: Manlio Cerroni | Categories: Inceneritore Albano, Rassegna Stampa | URL: http://wp.me/pDrrx-sh
La Commissione bicamerale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti sembra prendere "istruzioni" da Cerroni.  Cerchiamo di capirci: è l'avvocato che ha convocato la bicamerale sui rifiuti o, come dicono, il viceversa? I cittadini sono interessati, vogliono sapere. I toni sembrano  filar via lisci per quanto riguarda la prosecuzione delle "udienze", insomma un mediocre compitino da comparsa (per la commissione, ovvio). Certo è che se questi organi agiscono inutilmente sullo stile operativo di enti come l'ARPA o affini, tanto vale abolirli. A cosa servono se non fanno quel che  per cui sono preposti?  Siamo "sotto" manovra economica, con i conti pubblici dentro un tunnel, facciamo sano risparmio anzichè tagliare ricerca, istruzione, sanità (la Regione è drammaticamente commissariata) e posti di lavoro a cittadini che ormai ritengono utopia anche la terza settimana del mese. Anche perchè una convocazione per sentir dire che "Malagrotta" diverrà "Buonagrotta" senza il minimo fondamento operativo (e forse ben altro), per battere cassa nonostante una posizione dominante del mercato tenuta in piedi in modo trasparente quanto il  colore del percolato, per ordinare di voler devastare liberamente il territorio limitrofo a Riano, o ancora, per proclamare che Albano sarà l'impianto di trattamento top a livello mondiale da uno che non riesce neppure ad accendere  il "gassificatore" (gemello di quello di Albano, per dirla alla Mario di Carlo) di Malagrotta fa un po' ridere (e preoccupare, da tempo). Altrove non lo starebbero neppure a sentire, da noi non è così ed infatti detiene il monopolio nello smaltimento rifiuti da decenni. E poco contano "le mancate mogli" degli anni '60, conta come si chiude un mercato alla concorrenza negli anni seguenti (ma una cosa del genere è troppo per la priva di attributi Bicamerale dei rifiuti). I cittadini del Lazio hanno sviluppato l'abitudine: Cerroni spara, i suoi scagnozzi eseguono, ma nonostante ciò i cittadini continuano a pensarla diversamente. E, soprattutto, agiscono diversamente, non piegandosi.
Soprattutto, signori deputati, senatori, governatori presenti e passati (miseri paladini inclusi), sindaci, eccetto alcuni casi... almeno un po' di decenza. State lasciando intere comunità di cittadini (e voi stessi) in mano a questa gente che non ha il minimo interesse a salvaguardare nulla se non la propria posizione da sovraprofitto. Il tutto con impianti vecchi, inadeguati, non sicuri e altamente tumorali. Il tutto sulla pelle della comunità civile. D'accordo il compitino, ascoltare e non  parlare al conducente (delle operazioni), però, un po' di decenza, soprattutto nell'assistere a tutto ciò. C'è modo e modo, dignità e dignità. Innestarsi dentro interi territori in modo irrispettoso, devastarli in nome del sovraprofitto barbaro e senza alcuna premura per la salute pubblica, per l'ambiente circostante intriso di storia, per i cittadini, è qualcosa che dire grave appare un eufemismo. E' qualcosa di quotidianamente non costituzionale che però non salta alle cronache.
Qualcuno di questi membri della Commissione replicherà mai a Manlio Cerroni? Farà qualcosa a tutela dei cittadini? Qualcuno chiederà conto della VIA magicamente positiva sull'impianto di Albano dopo una VIA negativa, dell'AIA firmata in pieno inverno lavorativo e cioè il 13 agosto 2009, dello studio epidemiologico farsa commissionato da Piero Marrazzo, del coke che intende bruciare, della problematica acqua ai Castelli Romani, delle lacunose risposte della Regione Lazio (ancora latitante), dei 350 milioni di Euro pubblici "accaparrati" con una recinzione metallica di neppure 200 metri? Cerroni renderà mai conto della gestione dissennata della discarica di Albano Laziale, della mancata bonifica di ogni suo invaso, del settimo invaso che vorrebbe inaugurare in pompa magna? E via dicendo. Una parte della comunità civile contrariamente ad altre specifiche parti non ha un prezzo e continuerà a resistere fermamente. E' la parte che incarna i Cittadini.
PROCURATORE DI VELLETRI DENUNCIA: SOCIETA' DI SMALTIMENTO SPREGIUDICATE
«Il problema dei rifiuti è legato soprattutto alla gestione del ciclo da parte dei Comuni della zona che si affidano a società il più delle volte un po' spregiudicate e che non sempre seguono con attenzione gli attuali regolamenti». E' la denuncia del procuratore della Repubblica di Velletri Silverio Piro nel corso dell'audizione alla commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite legate al ciclo dei rifiuti.
«I procedimenti penali che noi seguiamo riguardano soprattutto le società che nel tempo si sono completamente disinteressate della necessità di salvaguardare l'ambiente privilegiando invece il loro commercio e soprattutto lo smaltimento dei rifiuti in modo del tutto irregolare - ha spiegato Piro - Sono procedimenti che parlano da soli soprattutto quando si fa riferimento al disastro ambientale della Valle del Sacco, dove si sono trovati degli indici di inquinamento veramente elevati e dove si sono verificate tutta una serie di responsabilità di amministratori e società coinvolte nello smaltimento dei rifiuti».
«Abbiamo trovato una metodica contraffazione dei codici Cer (Catalogo europeo rifiuti) da parte di alcune società nel trasportare rifiuti che in realtà non potevano essere trasportati per consentirne l'occultamento e la distruzione. In questo caso si tratta di una società di Anzio, la Trasporti Ambiente», ha detto ancora Piro. «Un altro procedimento riguarda una bonifica ambientale da parte del comune di Pomezia - ha proseguito Piro - che ha visto diversi indagati e misure cautelari personali a carico di amministratori e in cui si sono verificate anche delle ipotesi di corruzione». 
«Il 23 giugno avremo la Polverini» in commissione. Lo ha annunciato, nel corso dell'audizione odierna sul ciclo dei rifiuti del Lazio, Candido De Angelis, membro della commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Previste anche le convocazioni del sindaco di Latina, del presidente della Provincia di Frosinone, del sindaco di Frosinone, del presidente della provincia di Rieti, del sindaco di Rieti, del presidente della provincia di Viterbo, del procuratore della Repubblica di Frosinone, Cassino e Civitavecchia.
Intanto oggi sono stati ascoltati anche il presidente della provincia di Latina, Armando Cusani e il sindaco di Viterbo Giulio Marini. Di fronte alla commissione parlamentare d'inchiesta, Cusani ha denunciato il rischio di traffici illecciti a causa della carenza degli impianti di smaltimento: «In questi anni siamo riusciti a mettere in funzione tutti i depuratori, i depuratori producono fanghi ma questi non possono essere smaltiti in provincia di Latina perchè non ci sono impianti e vengono portati, quando va bene, in Puglia. Oltre all'aggravio dei costi segnalo anche che dietro al trasporto, ai luoghi di lavorazione dei fanghi ci possono essere rischi su traffici illeciti».
Cusani ha anche parlato degli anni in cui il Lazio è stato commissariato nel settore rifiuti: «In questi anni di commissariamento ci si sarebbe aspettati la realizzazione di impianti di compostaggio per trattare una parte della raccolta differenziata, i fanghi che provengono dai depuratori. Sul ciclo
dei rifiuti siamo tra le Regioni e le Province più indietro d'Italia». 
Il sindaco di Viterbo Marini, che in passato è stato anche presidente della provincia di Viterbo, ha accusato la Regione, che ha impedito alle province di determinare il ciclo di rifiuti. Secondo Marini, infatti, «la Regione Lazio nelle sue varie differenziazioni non ha mai concesso alle province di poter determinare, come forse opportuno attraverso gare pubblica, un ciclo di rifiuti. Attraverso la legge regionale hanno voluto sempre decidere che cosa si doveva fare del combustibile da rifiuto».
La provincia di Viterbo, ha spiegato Marini, «si era autodeterminata un piano dei rifiuti e l'aveva sottoposto all'attenzione della Regione Lazio perché avevamo pensato che potevamo economicamente gestire i rifiuti senza doverli trasportare in altre province, ma è mancata dal punto di vista regionale la concertazione. Oggi l'impianto per la produzione di Cdr sta iniziando a funzionare ma siamo passati da
un sogno di ciclo completo ad un quarto di ciclo. Nel 1996 la Regione Lazio ordinò al comune di Viterbo di autorizzare l'impianto per la produzione di Cdr, senza concertazioni o conferenza di servizi. Lo ordinò e in questi 14 anni, mi pare di capire, che non si è modificato nulla. Questo ha generato un malumore istituzionale nei confronti della Regione Lazio».
Cerroni: infinita la lista dei Comuni che non pagano. «Noi per il servizio che facciamo trasmettiamo fatture che non vengono pagate. C'è una lista infinita di comuni che non pagano». Lo ha detto il presidente della Co.la.ri., Manlio Cerroni, a margine dell'audizione nella commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo di rifiuti nel Lazio. «Roma ha avuto un problema da sistemare che si riferisce al passato e adesso si difende - ha spiegato Cerroni - Con Pomezia invece ci sono grosse difficoltà». Nel corso dell'audizione uno dei componenti della commissione parlamentare ha chiesto al presidente della Co.la.ri: «perchè c'è sempre lei nell'impiantistica laziale?». A questa domanda Cerroni ha risposto: «perchè quando negli anni '50-'60 facevamo questo mestiere, quelli che "facevano monnezza" neanche la moglie trovavano. Mi fanno sempre questa domanda ma la domanda che mi dovreste fare è: "da quando fa questo mestiere?" Dal '46».
Malagrotta chiuderà. «Nel giorno in cui andranno in funzione gli impianti non ci sarà più bisogno della mega discarica di Malagrotta. Ci sono soluzioni alternative a Monti dell'Ortaccio, nelle ex cave di Riano e di Roma sulla Salaria. È stato presentato un progetto per trasformare le ex cave di Riano in discariche». Lo ha detto il presidente della Co.la.ri Manlio Cerroni davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti.
Il gassificatore di Albano «sarà l'impianto top a livello mondiale. Non faremo un inceneritore ma una centrale elettrica che, al posto di essere alimentata a metano o a olio combustibile, è alimentata a combustibile da rifiuti». Lo sostiene Cerroni. «L'impianto di Albano nasce per essere alimentato a cdr da Rocca Cencia e Salaria ma in mancanza di questo - spiega Cerroni interpellato dalla commissione - può essere alimentato anche a rifiuto 'tal qualè, dalla frazione secca, solo che a quel punto non sarà piu un impianto di produzione di energia ma di smaltimento di rifiuti». Il gassificatore di Albano, ha spiegato Cerroni, attualmente «è autorizzato per 160 mila tonnellate» di cdr, «ma può arrivare anche a 180 mila».
Sindaco di Riano: mai discarica nel nostro territorio. «Una discarica nelle ex cave di Riano? È una follia. Sia il comune che la Regione Lazio, nel novembre scorso, hanno rigettato un progetto presentato dalla Co.la.ri. Abbiamo saputo che il consorzio ha presentato ricorso al Tar contro i dinieghi e il nostro comune si è costituito in giudizio per resistere». Lo ha detto oggi il sindaco di Riano (Roma) Nicola Regano, replicando a quanto dichiarato da Manlio Cerroni, presidente del Co.la.ri e proprietario della discarica di Malagrotta, davanti alla Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti in merito all'esistenza di un progetto per allestire una discarica nelle ex cave di tufo di Riano, lungo la Tiberina. (Fonte articolo, clica qui)
MALAGROTTA? DIVENTERA' BUONA GROTTA. ALBANO? SARA' UNA CENTRALE ELETTRICA DI LIVELLO MONDIALE
L'alternativa a Malagrotta? "Ci sono progetti per trasformare le ex cave di Riano in discariche". A parlare è uno che di rifiuti se ne intende, il patron di Malagrotta, ovvero "Re" Manlio Cerroni che oggi ha parlato davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite legate al ciclo dei rifiuti che ha convocato diversi esponenti a deporre. Raccogliere informazioni approfondite sul ciclo dei rifiuti nel Lazio e su eventuali attività illecite. Per questo si è riunita questa mattina la commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite legate al ciclo dei rifiuti per un'audizione di diversi rappresentanti, istituzionali e non, del territorio. Manlio Cerroni ha svelato progetti futuri per quanto riguarda il problema rifiuti. Progetti non suoi evidentemente, vista che si sta parlando delle alternative a Malagrotta: "Nel giorno in cui andranno in funzione gli impianti non ci sarà più bisogno della mega discarica di Malagrotta. Ci sono soluzioni alternative a Monti dell'Ortaccio, nelle ex cave di Riano e di Roma sulla Salaria. E' stato presentato un progetto per trasformare le ex cave di Riano in discariche". Secondo Cerroni, "Malagrotta diventerà Buonagrotta per il servizio che ha reso a Roma e alle altre Province. Quando sento che Regioni a noi vicine o lontane sono state in crisi, o forse ci sono ancora ha aggiunto, noi abbiamo il privilegio di aver affrancato la Regione Lazio".
Chiusa Malagrotta però Cerroni non uscirà di scena. Interpellato sul gassificatore di Albano Cerroni si è mostrato entusiasta: "Sarà l'impianto top a livello mondiale. Non faremo un inceneritore ma una centrale elettrica che, al posto di essere alimentata a metano o a olio combustibile, è alimentata a combustibile da rifiuti". Cerroni, con la sua Co.la.ri. sarà tra gli artefici dell'inceneritore.
Il gassificatore di Albano attualmente è autorizzato per 160 mila tonnellate di cdr, ma secondo Cerroni, "potrà arrivare anche a 180 mila".
"L'impianto di Albano nasce per essere alimentato a cdr da Rocca Cencia e Salaria ma in mancanza di questo" - spiega Cerroni interpellato dalla commissione - può essere alimentato anche a rifiuto tal quale, dalla frazione secca, solo che a quel punto non sarà piu un impianto di produzione di energia ma di smaltimento di rifiuti". (Fonte articolo, clicca qui)
CERRONI: "L'EMERGENZA STA NEI COMUNI CHE NON PAGANO"
“ Sarà la chiusura del ciclo dei rifiuti a rendere inutili le mega discariche come Malagrotta, un impianto che comunque ha evitato a Roma l'emergenza”.
A parlare è Manlio Cerroni il Presidente del Consorzio Laziale Rifiuti, che oggi ha riferito davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti.  Malagrotta, dopo la chiusura, diventerà il più grande parco cittadino ma  bisognerà comunque trovare un sito alternativo per conferire i rifiuti in discarica, anche se in misura inferiore rispetto al passato.  Secondo Cerroni le soluzioni ci sono: una di esse è rappresentata dal
progetto di utilizzare le ex cave di Riano.  Il futuro però è negli impianti, dopo il gassificatore di Malagrotta sarà la volta di quello di Albano: un sistema alimentato da combustibile da rifiuti che farà funzionare una centrale elettrica.  Attualmente il gassificatore in fase di realizzazione è autorizzato per trattare 160mila tonnellate di rifiuti  , ma può arrivare a lavorare fino a 180 mila tonnellate.   Nel Lazio l'emergenza, in questo settore, non è rappresentata tanto dal trattamento dei rifiuti ma piuttosto dai comuni che non pagano il servizio di smaltimento; i crediti dei gestori delle discariche sono arrivati a diverse centinaia di milioni di euro, nonostante le tariffe siano tra le piu' basse d'Italia. (Fonte articolo, clicca qui)

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