Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

giovedì 14 luglio 2011

ACEA, LIQUAMI E RIFIUTI NEL TEVERE: SEQUESTRATO DEPURATORE ROMA NORD

(OMNIROMA) Roma, 23 GIU - Il personale del Comando Provinciale di Roma del Corpo forestale dello Stato nei giorni scorsi ha posto sotto sequestro il depuratore ACEA ATO 2 di Roma Nord, dando esecuzione ad un decreto emesso dal GIP del Tribunale di Roma. Il provvedimento cautelare è l'ultimo atto di un'attività di indagine condotta dagli uomini della Forestale che ha permesso di accertare ripetuti malfunzionamenti nell'impianto gestito dalla società ACEA ATO 2.

L'impianto risultava autorizzato alla raccolta di liquami provenienti dalla rete fognaria del bacino di Roma Nord ed al trattamento dei fanghi non palabili - cioè liquidi - e di altre tipologie di rifiuti provenienti dai depuratori dei comuni appartenenti alle province di Roma e di Rieti che rientrano nell'Ambito Territoriale Ottimale (ATO) 2.

Le indagini della Forestale hanno invece consentito di documentare lo sversamento nel fiume Tevere di acque reflue non correttamente depurate, in quanto addizionate di fanghi non sottoposti ai previsti trattamenti.
Le conclusioni dell'attività investigativa del Corpo forestale sono state puntualmente confermate dalla consulenza tecnica successivamente disposta dal Pubblico Ministero titolare delle indagini.

In pratica è stato possibile accertare che parte dei liquami e dei rifiuti convogliavano direttamente allo scarico nel Tevere dopo il solo processo di sedimentazione primaria e quindi prescindendo dall'effettuazione di tutte le altre fasi di depurazione. I fanghi conferiti su gomma - da considerarsi rifiuti ai sensi della vigente normativa di settore - venivano infatti miscelati con i liquami urbani senza essere sottoposti a tutti i trattamenti previsti.
In sintesi, il quadro che emerge dalla relazione degli esperti nominati dal Pubblico Ministero è che con le modalità di gestione attuate per una parte dei rifiuti provenienti dall'esterno, depurati solo parzialmente, di fatto l'impianto veniva a costituire lo strumento per il loro sversamento in acque superficiali - nel caso specifico il fiume Tevere - attraverso una semplice miscelazione con le acque reflue urbane depurate.

I reati ipotizzati sono la frode nelle pubbliche forniture - in relazione alla ripetuta violazione degli obblighi derivanti dalla convenzione di gestione del servizio idrico integrato - e lo smaltimento illecito di rifiuti - con riferimento all'illegale smaltimento nel fiume Tevere dei rifiuti conferiti dai Comuni facenti parte dell'ATO 2.

Attualmente risulta interdetto qualsiasi conferimento presso il depuratore di rifiuti provenienti dall'esterno. Nel mirino degli investigatori è finito anche l'utilizzo in agricoltura dei fanghi derivanti dal processo di depurazione, gestito da una società legata al gruppo ACEA S.p.a., in possesso di specifica autorizzazione della Provincia di Roma


Pubblicato da Comitato Acqua Pubblica Velletri

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