Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

mercoledì 13 luglio 2011

La risposta di Acea ai referendum: tagliare l’acqua a chi non può pagare

La vera faccia della gestione privata dell’acqua la stanno conoscendo bene i cittadini di Velletri in questi caldi giorni di estate. Forse scontenta del risultato del voto referendario, Acea Ato 2 Spa sta mandando i tecnici a tagliare l’acqua alle famiglie in difficoltà economica, che non sono in grado di saldare le bollette. Non guarda in faccia a nessuno, Acea. Francesco C., quarant’anni, accudisce la madre con una invalidità permanente. Vivono insieme in una casa popolare da 50 metri quadri e per loro l’acqua è vitale. La madre di Francesco
deve essere lavata più volte al giorno e non può rimanere con i rubinetti a secco neanche poche ore. Nonostante questo, Acea ha sigillato il contatore di questa famiglia di Velletri la scorsa settimana.
Francesco C. aveva ricevuto una fattura da 1200 euro, dopo tre anni di silenzio da parte del gestore idrico della provincia di Roma. Dal 2007 Acea ha emesso solo quest’unica fattura cumulativa, con una cifra improponibile per una famiglia a basso reddito. Eppure il disciplinare tecnico allegato alla convenzione di gestione obbliga Acea ad inviare fatture almeno ogni sei mesi, a tutela delle persone più disagiate.
Nonostante questa palese violazione delle norme contrattuali, la multinazionale romana ha sigillato il contatore, bollando come moroso Francesco.
Questo caso non è isolato. Sono centinaia le famiglie di Velletri e dei Castelli Romani che si trovano nell’impossibilità di pagare la fornitura dell’acqua potabile, e che ora rischiano di vedersi sigillare il contatore.
L’organizzazione mondiale della sanità ha stabilito già da anni che tutte le persone hanno diritto ad almeno 50 litri di acqua al giorno, soglia minima vitale. Il distacco dell’utenza idrica – quando i cittadini si trovano in una situazione di difficoltà economica – è un’evidente violazione di questo principio.

Il tribunale di Latina già diversi anni fa aveva stabilito che la clausola contrattuale relativa alla sospensione della fornitura per morosità è vessatoria.

In quel caso l’ordinanza del giudice si riferiva ad Acqualatina, ma è chiaro che questo principio debba valere per tutti i cittadini, tanto che è stato richiamato dall’ufficio del garante regionale delle risorse idriche della regione Lazio in una comunicazione inviata ad Acea lo scorso anno. E di certo la situazione di queste famiglie non mette a rischio l’equilibrio economico finanziario del gestore, visto che Acea ha avuto un utile nel 2010 di 58,8 milioni di euro.

L’arroganza di Acea va fermata: nessuno può vivere senza acqua potabile.

Chiediamo quindi che il presidente dell’Autorità d’Ambito Nicola Zingaretti si attivi immediatamente chiedendo la sospensione dei distacchi nella provincia di Roma. Serve anche un atto di responsabilità da parte dei sindaci, che – soprattutto dopo i 27 milioni di Si all’acqua pubblica – devono decidere da che parte stare.

Il sindaco di Velletri si limita a chiamare il gestore caso per caso cercando di elemosinare piani di pagamento insostenibili. Eppure il consiglio comunale aveva votato un anno fa una mozione d’indirizzo – promossa dal Comitato acqua pubblica - che obbligava la giunta a chiedere la revisione del regolamento di utenza, vincolando l’eventuale distacco per morosità ad una decisione di una parte terza
(ad esempio il giudice di pace). Nonostante questo l’amministrazione comunale di Velletri non ha mai chiesto che questo tema fosse discusso in Assemblea dei Sindaci.


- Forum italiano dei movimenti per l’acqua
- Comitato romano acqua pubblica
- Comitato acqua pubblica Velletri

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