Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

venerdì 30 aprile 2010

NO INCENERITORI ai CASTELLI ROMANI

4 commenti:

  1. Rapporto rifiuti, Lazio da quarto mondo

    DIFFERENZIA-TI | 29 aprile 2010 at 03:08 | Tag: Lazio quarto mondo, Rapporto Rifiuti ISPRA | Categories: Inceneritore Albano, Rassegna Stampa | URL: http://wp.me/pDrrx-ik


    Regione Lazio ancora da record con risultati al limite del sottosviluppo economico, sanitario e di civiltà per ciò che concerne la gestione, il trattamento e la produzione di rifiuti solidi urbani. La nostra Regione "vanta" due record: il primo riguarda livelli di raccolta differenziata estremamente bassi, il secondo attiene lo stock del monte rifiuti conferito in discarica, ben l'86 % (leggete bene, l'ottantasei per cento).

    Questi numeri da delirio civile non sono certo frutto del caso.

    Il Lazio è la Regione che ha la discarica più grande d'Europa in mano ad un privato monopolista, sito che gli amministratori regionali e comunali (Roma) non riescono a chiudere da anni perchè in preda ai dictat dello stesso che esercita di fatto il bello ed il cattivo tempo. L'ente Regione Lazio è l'istituzione che nell'ultimo commissariamento rifiuti ha concepito un piano rifiuti (Marrazzo) autorizzando l'inceneritore dei Castelli Romani senza gara d'appalto, viziando il procedimento autorizzativo con provvedimenti farsa e collocando (logicamente) l'impianto di termodistruzione all'interno dell'ennesima discarica del monopolista di cui sopra ed a cui sarà assegnata anche la gestione dello stesso impianto. Buche e bruciatori in nome della speculazione e del dramma sanitario autorizzato dagli organi istituzionali, il Lazio ha la rotta segnata per i prossimi 30 anni, indirizzo messo in naftalina da Badaloni e Storace, rafforzato da Marrazzo e che Renata Polverini non sembra certo voler cambiare. Nel Lazio la vera emergenza rifiuti è quella che stanno creando, si brucia, si interra e non si differenzia, la civiltà prima di tutto.

    Con il 12,9% il Lazio ottiene il peggior risultato, relativamente alla raccolta differenziata, di tutto il centro Italia.
    È quanto si evince da uno studio effettuato dall'Ispra (istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e relativo all'anno 2008. A livello regionale, infatti, sono il Trentino Alto Adige e il Veneto le regioni con le più alte percentuali di raccolta differenziata mentre il Lazio registra percentuali superiori solo alla regione del Sud. Tra le città con più di 150mila abitanti è Reggio Emilia che fa registrare la più elevata percentuale di raccolta differenziata mentre Roma migliora di poco arrivando allo 17.4% (16.9% nel 2007). La regione Lombardia, invece, mantiene il primato virtuoso di regione che smaltisce in discarica la percentuale inferiore di rifiuti solidi urbani, pari all'8% del totale. In termini assoluti, il Lazio si conferma regione che smaltisce in discarica la quantità maggiore di rifiuti con oltre 2 milioni e 800mila tonnellate, corrispondenti all'86% dei rifiuti prodotti. Il solo Comune di Roma ne manda quasi 1,5 milioni di tonnellate.

    Nel computo dello smaltimento ''le cosiddette ecoballe stoccate in Campania'' sono assimilabili al conferimento in discarica, in quanto diventano da ''forme di stoccaggio d'emergenza prolungate a tutti gli effetti forme di smaltimento in discarica''.
    A riferirlo il Rapporto rifiuti urbani 2009 dell'Ispra, presentato oggi a Roma.
    Questi siti, continua l'Ispra, hanno accolto annualmente a partire dal 2002 quote rilevanti di rifiuti sfiorando alla fine del 2008 il 6 milioni di tonnellate''.
    In seguito ''lo stoccaggio ha cominciato a diminuire'' grazie agli interventi da parte del governo. ( Fonte: ANSA).

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  2. Rapporto rifiuti, Lazio da quarto mondo

    DIFFERENZIA-TI | 29 aprile 2010 at 03:08 | Tag: Lazio quarto mondo, Rapporto Rifiuti ISPRA | Categories: Inceneritore Albano, Rassegna Stampa | URL: http://wp.me/pDrrx-ik


    Regione Lazio ancora da record con risultati al limite del sottosviluppo economico, sanitario e di civiltà per ciò che concerne la gestione, il trattamento e la produzione di rifiuti solidi urbani. La nostra Regione "vanta" due record: il primo riguarda livelli di raccolta differenziata estremamente bassi, il secondo attiene lo stock del monte rifiuti conferito in discarica, ben l'86 % (leggete bene, l'ottantasei per cento).

    Questi numeri da delirio civile non sono certo frutto del caso.

    Il Lazio è la Regione che ha la discarica più grande d'Europa in mano ad un privato monopolista, sito che gli amministratori regionali e comunali (Roma) non riescono a chiudere da anni perchè in preda ai dictat dello stesso che esercita di fatto il bello ed il cattivo tempo. L'ente Regione Lazio è l'istituzione che nell'ultimo commissariamento rifiuti ha concepito un piano rifiuti (Marrazzo) autorizzando l'inceneritore dei Castelli Romani senza gara d'appalto, viziando il procedimento autorizzativo con provvedimenti farsa e collocando (logicamente) l'impianto di termodistruzione all'interno dell'ennesima discarica del monopolista di cui sopra ed a cui sarà assegnata anche la gestione dello stesso impianto. Buche e bruciatori in nome della speculazione e del dramma sanitario autorizzato dagli organi istituzionali, il Lazio ha la rotta segnata per i prossimi 30 anni, indirizzo messo in naftalina da Badaloni e Storace, rafforzato da Marrazzo e che Renata Polverini non sembra certo voler cambiare. Nel Lazio la vera emergenza rifiuti è quella che stanno creando, si brucia, si interra e non si differenzia, la civiltà prima di tutto.

    Con il 12,9% il Lazio ottiene il peggior risultato, relativamente alla raccolta differenziata, di tutto il centro Italia.
    È quanto si evince da uno studio effettuato dall'Ispra (istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e relativo all'anno 2008. A livello regionale, infatti, sono il Trentino Alto Adige e il Veneto le regioni con le più alte percentuali di raccolta differenziata mentre il Lazio registra percentuali superiori solo alla regione del Sud. Tra le città con più di 150mila abitanti è Reggio Emilia che fa registrare la più elevata percentuale di raccolta differenziata mentre Roma migliora di poco arrivando allo 17.4% (16.9% nel 2007). La regione Lombardia, invece, mantiene il primato virtuoso di regione che smaltisce in discarica la percentuale inferiore di rifiuti solidi urbani, pari all'8% del totale. In termini assoluti, il Lazio si conferma regione che smaltisce in discarica la quantità maggiore di rifiuti con oltre 2 milioni e 800mila tonnellate, corrispondenti all'86% dei rifiuti prodotti. Il solo Comune di Roma ne manda quasi 1,5 milioni di tonnellate.

    Nel computo dello smaltimento ''le cosiddette ecoballe stoccate in Campania'' sono assimilabili al conferimento in discarica, in quanto diventano da ''forme di stoccaggio d'emergenza prolungate a tutti gli effetti forme di smaltimento in discarica''.
    A riferirlo il Rapporto rifiuti urbani 2009 dell'Ispra, presentato oggi a Roma.
    Questi siti, continua l'Ispra, hanno accolto annualmente a partire dal 2002 quote rilevanti di rifiuti sfiorando alla fine del 2008 il 6 milioni di tonnellate''.
    In seguito ''lo stoccaggio ha cominciato a diminuire'' grazie agli interventi da parte del governo. ( Fonte: ANSA).

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  3. Pontina Ambiente, ultimatum al Comune di Pomezia

    DIFFERENZIA-TI | 29 aprile 2010 at 03:26 | Tag: Comune di Pomezia, Discarica di Albano Laziale, Discarica di Roncigliano, Francesco Rando, Pontina Ambiente | Categories: Rassegna Stampa | URL: http://wp.me/pDrrx-ip


    Quando ascolteremo un ente amministrativo od un'autorità sanitaria monitorare la corretta (o meno) gestione della discarica dei Castelli Romani vivremo, come cittadini, in una condizione di normale democrazia.
    Di fatto, oggi, la situazione è soltanto (o quasi) questa.

    Mentre il Lazio scopre di essere la regione italiana che fa il maggiore utilizzo delle discariche, sul litorale romano sta per esplodere un’emergenza rifiuti dalle conseguenze ancora imprevedibili.
    Succede a Pomezia, dove la giunta comunale ha ricevuto dall’amministratore unico di Pontina Ambiente (la società che gestisce la discarica di Albano) Francesco Rando un pesante ultimatum: «Pagate i 13 milioni di euro di spettanze arretrate che ci dovete oppure non accoglieremo più la spazzatura della vostra città».
    Quella del 17 maggio è la scadenza oltre la quale, se non arriveranno i pagamenti, i cancelli dell’impianto di smaltimento sulla via Ardeatina verranno chiusi all’arrivo dei camion della nettezza urbana di Pomezia.
    Per risolvere il problema sia Pontina Ambiente che il sindaco Enrico De Fusco hanno richiesto un incontro al prefetto di Roma.

    Secondo Rando, il Comune deve all’azienda «13 milioni e 38mila euro mentre gli ultimi pagamenti effettuati - si legge nella lettera - a nostro favore risalgono al 23 ottobre 2008 e al 10 agosto 2009 come acconto di fatture relative al 2007».
    Somme versate per evitare che Pomezia si ritrovasse con i rifiuti per strada, esattamente come in Campania.
    Ma a scombussolare il pagamento delle rate sono state le conseguenze dello scandalo Aser, l’azienda che - come in decine di altri comuni, soprattutto nel Basso Lazio - deteneva dal 2000 il monopolio della riscossione dei tributi.
    Che però sono letteralmente spariti.
    E le cause civili che numerosi sindaci hanno intentato nei confronti degli ex amministratori della società - De Fusco è stato il primo a proporre un’azione legale «pilota» - alcuni dei quali arrestati, di fatto non stanno ancora portando risarcimenti nelle dissestate casse dei comuni.

    Pontina Ambiente non si lascia comunque impietosire, anche perché lo smaltimento dei rifiuti costa molto. «Non è nostra intenzione rinnovare il contratto - scrive ancora Rando al sindaco - a questa amministrazione. Diamo notizia della grave situazione debitoria alla Regione Lazio, al prefetto di Roma e alla Corte dei Conti, chiedendo provvedimenti urgenti - conclude l’amministratore - e ci riserviamo di rivalerci nei confronti dei singoli amministratori comunali».

    Quel che sta succedendo a Pomezia potrebbe ripetersi in altre località.
    Tra i Castelli e il litorale ci sarebbero infatti altre amministrazioni cittadine in difficoltà con i pagamenti riguardanti lo smaltimento. Del resto il Lazio, secondo il rapporto reso noto da mercoledì dall’Ispra (istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) è la regione italiana che porta in discarica la maggior quantità di rifiuti: oltre 2 milioni e 800 mila tonnellate corrispondenti all'86 per cento. Soltanto il Comune di Roma ne invia quasi 1,5 milioni. Mentre con il 12,9 per cento, la nostra regione ottiene il peggior risultato, relativamente alla raccolta differenziata, di tutto il centro Italia.

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  4. http://www.differenziati.wordpress.com/

    .. .. .. “Roma e il Lazio fanno davvero male sulla gestione dei rifiuti urbani, la maggior della spazzatura continua a finire in discarica, mentre le amministrazioni non puntano sulla raccolta differenziata nonostante importanti investimenti regionali disponibili -ha dichiarato Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. La Regione deve continuare ad investire in questo senso, utilizzando bene i 106 milioni a disposizione e il nuovo piano rifiuti deve servire proprio a questo piuttosto che a smontare gli ambiziosi obiettivi di differenziata, ma anche Comuni e Province devono fare di più, legando i finanziamenti al passaggio ai sistemi porta a porta, che dove sono stati applicati hanno dimostrato risultati eccellenti.

    Le Province di Rieti e Frosinone sono all'anno zero e non se ne capisce il motivo, visto che avrebbero tutte le potenzialità per fare bene, ne sono esempio i Comuni ricicloni premiati quest'anno, Oriolo Romano, Roccagorga, Acquapendente, Monterosi, Nepi e Itri, ma anche città come Ciampino e quartieri della Capitale.

    A Roma ancora non risulta approvato il contratto di servizio con l'Ama, che deve decidere di puntare proprio sulla raccolta pertinenziale, ma anche da parte della Regione Lazio ci aspettiamo un serio programma immediatamente cantierabile per la raccolta differenziata. Non servono grandi impianti, né grandi nuovi inceneritori, ma progetti e interventi quartiere per quartiere, paese per paese, coinvolgendo i cittadini in una bella sfida di civiltà e modernità.”

    Sul fronte degli impianti resta preoccupante, infatti, la sola situazione del trattamento dell’umido-verde, per cui l’attuale offerta impiantistica è pari a 334.325 t/a, con 16 impianti, circa un quarto del totale dell’organico che si produrrà quando la differenziata arriverà al 50% come fissato.

    Sono, invece, nove gli impianti dedicati al trattamento meccanico biologico dei rifiuti, con una capacità autorizzata di 1.763.830 tonnellate/anno e un quantitativo di rifiuto trattato di 912.345. Mentre sono le discariche che continuano prevalere, con 2.864.068 tonnellate di rifiuti, l'85,7% della produzione totale, che finisce nelle dieci enormi buche scavate nel Lazio.

    Sul fronte incenerimento, si conferma più che sufficiente la capacità di trattamento di 503.955 tonnellate/anno dei quattro impianti attivi nel Lazio, comprese le linee in corso di realizzazione: due sono attivi nel Comune di Colleferro (Rm), con 63.809 e 70.661 tonnellate di capacità media annua, uno a San Vittore (Fr), con una linea da 72.675 tonnellate annue (ed una uguale in costruzione per un totale di 184.285 t/a), e infine a Roma, a Malagrotta, con una capacità di 185.200 t/a).

    Non è necessario realizzare nessun ulteriore impianto per la chiusura del ciclo dei rifiuti nel Lazio, né ad Albano né altrove, visto che il quantitativo trattato complessivamente supera già le 466.730 t/a complessive determinate da Legambiente secondo le percentuali di legge.

    “La Regione ha bisogno di più compostaggio e trattamento delle raccolte differenziate, non di nuovi inceneritori, e di una seria politica sulla riduzione dei rifiuti –dichiara Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio-. Sono passati due anni e a Roma non si vedono novità, anzi la differenziata ha rallentato, l'Amministrazione deve fare di più, deve scegliere di estendere a tutta la città lo sviluppo della raccolta porta a porta e del riciclaggio, la via non è quella della raccolta stradale che comunque continua ad avere diversi problemi nelle frequenze di svuotamento dei 30mila cassonetti, mentre va accelerato il positivo allargamento del numero di isole ecologiche.

    A Trastevere vanno rivisti gli orari di conferimento facilitando i cittadini senza rinunciare al porta a porta, mentre a Testaccio bisogna abbandonare il sistema misto che rende incomprensibile la raccolta. Malagrotta va chiusa individuando in modo trasparente una nuova discarica nel territorio comunale,

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