Un modello alternativo a discariche ed inceneritori per la chiusura del ciclo dei rifiuti esiste?
C’è chi propone di bruciare la monnezza e far intervenire l’esercito e chi decide invece di non produrre più rifiuti. La Strategia Rifiuti Zero, ideata dal Prof. Paul Connet, dell’Università St Lawrence dello stato di New York, funziona, e non soltanto nei piccoli centri: negli Stati Uniti il metodo è stato infatti applicato con successo in alcune delle maggiori città, tra le quali San Francisco.
Noi pensiamo di sì! La raccolta differenziata porta a porta dei rifiuti è per l’appunto un passo indispensabile per ottenere, attraverso il riciclo, materie seconde da impiegare nella produzione di nuovi oggetti.

Differenziare vuol dire dare vita agli oggetti, utilizzare risorse che altrimenti andrebbero perse per sempre in discarica, utilizzare quantitativi più esigui di energia e di acqua, ridurre le emissioni, ridurre il suolo consumato da discariche ed evitare gli impatti negativi che esse hanno sulla salute umana, sull’ambiente naturale e sull’economia locale.

Differenziare vuol dire risparmiare risorse economiche.
I Castelli Romani (con circa 400.000 abitanti) per raggiungere un processo di raccolta differenziata che possa essere veramente virtuoso avrebbero bisogno di  almeno 3 o 4 centri di riciclo ai quali andrebbero poi affiancati quelli di Compostaggio: un sistema potenzialmente in grado di creare un vero e proprio indotto, soprattutto se le materie inserite nei cicli produttivi vengono reperite a “Km 0”.

Differenziare vuol dire anche creare lavoro.
Un Centro di Riciclo può avere necessità di oltre 100 addetti a fronte delle poche unità che richiede la gestione di un inceneritore.
Una sfida certamente per le amministrazioni ma anche e soprattutto per le comunità locali. Promuovere e sostenere un modello di sviluppo economico e sociale alternativo e sostenibile che deve necessariamente passare per una nuova gestione del processo dei rifiuti.

L’obiettivo del tavolo è dunque quello di promuovere il riutilizzo e individuare una soluzione all’emergenza rifiuti a partire dal punto di vista dell’economia popolare; sostenere la realizzazione e lo sviluppo di esperienze associative o cooperative i cui principali settori di attività possano andare dalla ricerca e progettazione; all’educazione, formazione e sensibilizzazione ambientale; alla creazione di reti a favore del riutilizzo su scala.

Insomma la formula delle “4 erre”: 
Riduzione, Riutilizzo, Riciclo e Recupero,
sono le opzioni più convenienti non solo dal punto di vista ecologico e sanitario ma anche economico e occupazionale


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