Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

domenica 10 giugno 2012

Inceneritore di Acerra … il grande affare dell’Impregilo

http://differenziati.com/


Smazzettate di denaro pubblico all’ombra del Vesuvio.

(Fonte articolo,clicca qui) Impregilo è quell’azienda che nel lontano 2000 si è aggiudicato l’appalto per la costruzione del primo inceneritore da costruirsi nella Regione Campania… ad Acerra, per la precisione. Un appalto vinto grazie alla minore offerta e ad una previsione dei tempi per la costruzione dell’impianto decisamente inferiori a quanto proposto dall’altro concorrente, l’Enel. L’azienda vincitrice si impegnava a concludere la costruzione del termovalorizzatore entro il 31 dicembre del 2000. In Italia, unico paese in Europa, gli inceneritori hanno diritto agli incentivi, i cosiddetti Cip6, introdotti dalla legge 9/1991 e dalla successiva delibera del 29 aprile 1992, che li assimilano alle fonti rinnovabili (sole, vento, geotermia, etc.) concedendo un finanziamento pari al 7% del totale pagato sulle bollette energetiche e destinando contributi pari a 296 lire a kwh prodotta. Un affare da non perdere per un’azienda che non sembrava versare in ottime acque. A seguito anche della crisi dei “bond” argentini la Miotir (anagramma di Romiti), società della famiglia, aveva 35,7 milioni di debiti con le banche e le controllate, tra cui la Impregilo, che non aveva di certo uno stato di salute migliore. Antonio Bassolino, vince le elezioni regionali del 16 aprile 2000 e prende in carico, come commissario, la questione rifiuti, a ridosso di un cambio di governo e di un adeguamento al ribasso dei contributi stabiliti per l’energia prodotta, che causa l’immediata reazione della Fibe intenzionata a ridiscutere il contratto. Giulio Facchi, sub commissario allo sviluppo della raccolta differenziata, racconta dettagliatamente l’incontro che si svolse a Palazzo Chigi con il ministro all’ambiente Willer Bordon e i responsabili del commissariato Enrico Soprano (il cui studio legale assiste l’Impregilo), Salvatore Acampora e Raffaele Vanoli, amico di Mario Scaramella (consulente di sicurezza). Nella riunione Bassolino convince il governo ad accontentare la Fibe in tutte le sue richieste e cancella l’accordo di programma che costringeva l’azienda al rispetto dei tempi previsti e a eseguire le richieste della committenza. Dice Facchi che la preoccupazione di Bassolino era strettamente politica, non voleva trovarsi con la regione invasa dai rifiuti, e pur di risolvere il problema lascia campo libero all’Impregilo sia nella scelta dei terreni su cui realizzare gli impianti sia sul quantitativo di rifiuti da bruciare, disattendendo così anche le norme previste per il diverso trattamento degli stessi. Accade così che i ritardi dell’azienda nella realizzazione dell’inceneritore, dovuti a una vera e propria mancanza di liquidità confermata dall’entrata sulla scena delle banche che la sostengono e che ottengono nuove clausole contrattuali tali da permetter loro di sfilarsi in caso di inadempimenti, ricadano direttamente sui cittadini… Le famose Eco-Balle conterranno una percentuale di umido superiore a quanto previsto dal decreto legge Ronchi (oltre il 30% invece di solo il 15%) e quindi dannose se incenerite; saranno accantonate, in attesa di essere bruciate, in siti pagati dalla Regione e non dall’azienda ancora inadempiente nella realizzazione del termovalorizzatore; l’area in cui l’inceneritore verrà costruito è quella di Acerra, a ridosso della Montefibre, su di un terreno già profondamente inquinato dalla diossina e sul quale erano stati emanati due decreti di proroga di stato d’emergenza per permetterne la bonifica, mai realizzata. L’impianto parte nel marzo 2009, con ben 8 anni e mezzo di ritardo sul previsto, e comincia a bruciare Eco-balle non a norma, grazie al decreto voluto dal governo Berlusconi che autorizzava l’incenerimento anche di rifiuti diversi da quelli previsti per legge e per la salvaguardia della salute e dell’ambiente. Nella realtà l’impianto non funziona mai a norma e mai al massimo delle sue capacità, nei primi 115 giorni di funzionamento sfora per ben 35 volte gli standard di emissione ammesse. Il collaudo finale avviene nel luglio 2010, un collaudo effettuato dalla stessa Impregilo e i cui documenti non si trovano. Si susseguono le denunce dei cittadini e lo stesso Sodano, ora vicesindaco di Napoli, presenta un dossier per il mancato rispetto delle prescrizioni previste dal ministero dell’ambiente e per chiedere il sequestro dell’impianto. L’Impregilo viene anche rinviata a giudizio per truffa aggravata nell’ambito dell’inchiesta sull’emergenza rifiuti in Campania, condotta dai pm Noviello e Sirleo, che chiedono anche il sequestro di 750 milioni di euro, ridotti dal Tribunale del riesame a 226 milioni. Ora al danno si aggiunge la beffa. Il governo Monti, con proprie deliberazioni poi confermate dalla Corte dei Conti, decide che le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione assegnate alla Regione per l’acquisto del termovalorizzatore vengano girate all’Impregilo… costo?…335.550.240,84 euro ! La Regione Campania, già in grave crisi finanziaria tanto da adombrare lo spettro del default appena pochi giorni fa, si appella al Tar del Lazio… l’Impregilo invece, benché responsabile di una serie di inadempienze e ancora sotto processo, fa un bel salto in Borsa salendo di oltre il 3%.

LA REGIONE PAGA IL CONTO DELL’IMPIANTO DI ACERRA

(Fonte articolo, clicca qui) La Regione Campania si ritrova con un termovalorizzatore in più, ma senza un euro per investimenti che possono creare occupazione. E con un probabile ricorso contro lo Stato. È l’ennesima puntata dell’emergenza rifiuti all’ombra del Vesuvio. La società che ha realizzato l’inceneritore di Acerra, l’Impregilo, ha annunciato di aver incassato 355,5 milioni dalla Regione come pagamento a seguito del trasferimento dell’impianto nelle disponibilità dell’ente. Questo per una scelta del precedente Governo adottata nell’ambito del decreto Milleproroghe 2011.
I soldi trasferiti a Impregilo, in base a quel decreto, fanno parte del Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas) 2007-2013. Ma la novità inattesa è che si tratta di risorse a valere sul programma attuativo della Regione Campania e non di quello del Governo. Di fatto, insomma, è Palazzo Santa Lucia ad acquistare l’impianto, attualmente attivo con la capacità di bruciare circa 600mila tonnellate di rifiuti l’anno, la cui gestione è affidata dal 2008 per 15 anni alla multiutility lombarda A2A attraverso la controllata Partenope ambiente.
«Oltre 355 milioni che vengono impiegati per un acquisto, ma che non hanno effetto, non creano alcun posto di lavoro, non aprono cantieri, non producono ricchezza» è la reazione del presidente della Regione, Stefano Caldoro. Quelle stesse risorse, ha sottolineato il governatore, «le abbiamo chieste per poter chiudere i nostri cantieri aperti, per l’Ospedale del Mare, la metropolitana. Potevano creare sviluppo e occupazione. Quella cassa serviva per i ritardi nei pagamenti». «È evidente – ha precisato – che Impregilo debba essere pagata perchè ci sono un contratto e una causa che lo Stato rischia di perdere». «Nulla» dunque, contro il pagamento, ma, ha precisato Caldoro, «la vecchia legge prevedeva che questi fondi fossero del Fas nazionale. Abbiamo chiesto al Governo che questa cifra potesse essere divisa tra Stato e Regione, che non incidesse sul Patto di stabilità». «Ora l’ente sta mettendo a punto un ricorso alla Corte costituzionale», ha spiegato l’assessore all’Ambiente Giuseppe Romano.


Associazione DifferenziaTi

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