Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

lunedì 11 giugno 2012

Rifiuti, inceneritori e non solo, multiutility a prezzo di saldo

 

(Fonte articolo, clicca qui) L’energia, l’acqua, i rifiuti sono diventati solo business alimentato da logiche di profitto dei concessionari senza benefici evidenti per la popolazione. Walter Ganapini affonda il coltello nel disastro delle multiutility, così vicine ai partiti, così lontane dalle persone. La gestione dei bisogni primari deve ritornare ad essere compito dello Stato. “In Italia è di moda parlare di “aggregazioni” tra multiutility in termini finanziari, non industriali, sperando di occultare così l’immensa distruzione di valore degli ultimi 15 anni. I dati dei bilanci 2011 sono una catastrofe. In Borsa, rispetto al valore d’ingresso, A2A perde il 34%, IREN il 42% ,ACEA il 34%, HERA il 29%. Le perdite costringono ad elargire ai Comuni miseri dividendi erodendo le riserve. Con la fusione di A2A e IREN, nascerebbe una “bad-newco” con debiti per 8 miliardi (cui sommare l’aumento di capitale Edipower con un indebitamento bancario di 1,2 miliardi) ed un Ebitda di circa 1,5 miliardi.Il rapporto debiti/Ebitda della “bad-newco” sarebbe superiore a 5 quando, da manuali, dovrebbe oscillare attorno a 2,5. Quindi il doppio! Non è finita, ENEL ha 50 miliardi di debiti,Terna 7, SNAM Rete Gas 11. A marzo 2012, in un anno, Terna ha un calo dei consumi elettrici del 5,2%, ANIGAS, di gas del 22,6%, Federambiente, della produzione di rifiuti del 10% . E’ sempre più forte la richiesta di trasparenza sulle fatturazioni elettriche, dopo aver visto le tariffe bi-orarie funzionare all’inverso di quanto atteso, e sulla disponibilità di una potenza elettrica di 130 GW (da espandersi, si diceva, con un nuovo parco elettronucleare…) con una domanda che non ha mai superato quella già offerta di 55 GW. Trasparenza sulla natura e l’entità dei contratti di approvvigionamento gas. Si conclamava il fabbisogno nazionale di 100 miliardi di metri cubi di gas che oggi le compagnie rivedono a 75. Cosa accadrà del gasdotto GALSI, del rigassificatore OLT e degli altri previsti, quando, in Edipower, ci sono nuove centrali a gas che marciano 2.000 ore/anno contro 8.000 da regime normale? E’ intollerabile vedere affollate dirigenze milionarie di multiutilitility con costi medi annuali per addetto di 70.000 Euro, e aziende, come AMA-Roma, che a fine ’97 aveva 3.000 addetti e 50 miliardi di vecchie lire di debito e oggi dichiara 8.000 dipendenti ed un indebitamento di 1,3 miliardi di Euro. Sin qui non si è parlato di servizi idrici. In Emilia-Romagna vi sono perdite da rete superiori al 30%, in Puglia decine di depuratori mal funzionanti a causa del taglio dei costi di manutenzione, effetto tipico da ‘finanziarizzazione’ dei servizi pubblici. Veniamo ai rifiuti. L’Europa da 40 anni indica, inascoltata, le priorità: prevenzione, massimizzazione del riuso, stabilizzazione della frazione residua per materiale edile o combustibile per caldaie industriali al posto di fonti fossili più inquinanti, minimizzazione del ricorso alla discarica, cui conferire SOLO rifiuti pretrattati. Il Parlamento Europeo ha votato pochi giorni fa nuove linee-guida, prevedendo al 2020 il DIVIETO DI INCENERIMENTO per i rifiuti recuperabili o compostabili (in buona sostanza,TUTTI!). In Italia gli interessi tangentar-ecomafiosi ripropongono, nonostante folli costi d’investimento e di esercizio, nuovi inceneritori per ‘modernizzarci’. In Germania la E.On vuol vendere i suoi inceneritori, non sapendo come alimentarli. Nuovi inceneritori, assegnati senza gara e con costi passati in pochi mesi da 150 a 315 milioni di Euro, come a Parma, d’abitudine richiamano procedure UE d’infrazione e salate sanzioni. Non è nota la strategia industriale delle multiutility per dare ‘valore/qualità’ai territori serviti, per aumentarne la competitività sui mercati globali che, pur nella crisi, investono in aree ad alta ‘Propensione all’Innovazione’, ‘Qualità Ambientale certificata’, ‘Qualità Sociale’. Brescia non persegue la raccolta differenziata, a Milano cala, Genova e Torino sono al palo, impianti di selezione/recupero sono ovunque inutilizzati. Questo è il frutto malato di una finanziarizzazione dei Servizi Pubblici non preceduta da una liberalizzazione seria, con il settore vittima di continui rimescolamenti normativi. Bisogna procedere ad una drastica riscrittura delle politiche industriali delle multiutility allontanando l’economia criminale dal settore, e a un trasparente e celere ricambio generazionale e culturale dei manager. Alla luce di quanto descritto, i grandi investitori si stanno ritirando, senza distinzione, da tutte le multiutility. L’abbattimento dei loro valori di Borsa ne consentirà l’acquisto quasi gratuito da parte di terzi?”

Associazione DifferenziaTi

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