Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

domenica 11 novembre 2012

Grecia, 48 ore di sciopero contro l'austerity

A partire da ieri mattina la Grecia è tornata in piazza contro le misure di austerity con un nuovo sciopero di 48 ore.

Nella giornata di ieri è infatti iniziata la discussione alla Commissione Finanze del pacchetto di tagli richiesti dalla Troika che dovrebbe essere approvato quest’oggi dal Parlamento greco.  Si tratta di un piano di austerity da 13,5 miliardi di euro che si abbatterà sul paese per il triennio 2013-2016, così come imposto dagli organi europei per sbloccare la prossima tranche di aiuti internazionali alla Grecia.

Decisiva sarà anche la votazione della legge di bilancio prevista per domenica.

Ieri Atene era paralizzata dallo sciopero dei trasporti pubblici (che hanno registrato un’astensione dal lavoro molto alta) e due cortei distinti, l’uno convocato dal Pame e l’altro dai sindacati dei dipendenti pubblici e privati, che in tutto contavano circa 50.000 persone, hanno sfilato per la città e sono poi confluiti in una blindatissima piazza Syntagma;

cortei e migliaia di persone in piazza anche in diverse altre città del paese.

La giornata di ieri si è conclusa davanti al Parlamento senza che scoppiassero scontri e i numeri in piazza erano inferiori rispetto a quelli che hanno riempito le strade nelle ultime scadenze di sciopero ma l’attenzione è rivolta soprattutto all’appuntamento in piazza Syntagma per oggi alle 17, in concomitanza con la votazione del pacchetto al Parlamento.

Lo scontro sull’approvazione resta aperto anche internamente all’arco parlamentare:  il governo sta cercando di accelerare i tempi per concludere la votazione entro la giornata di oggi utilizzando una procedura d’urgenza; Samaras può ancora contare su una buona maggioranza ma la nuova ondata di misure di austerity in approvazione oggi sta comunque creando divisioni e la partita potrebbe non essere facile nemmeno all’interno del Parlamento.

Nel frattempo in queste ore anche e soprattutto la piazza si prepara a respingere l’approvazione dell’ennesima ondata di sacrifici, licenziamenti e tagli;  Samaras ha promesso che il pacchetto al voto oggi sarà l’ultimo che verrà imposto alla Grecia ma le sue parole non hanno trovato alcun seguito o credibilità nel paese, memore di annunci simili fatti in precedenza e poi puntualmente smentiti e ormai pervaso da una rabbia e una sfiducia generalizzate nei confronti del governo.


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