Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

giovedì 22 novembre 2012

Territori «uniti» contro Israele

Hamas e Fatah annunciano la fine delle ostilità.  Mentre il partito islamista guadagna popolarità, l'ANP di Abbas tenta di riportare l'attenzione sull'iniziativa all'Onu.
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mercoledì 21 novembre 2012 15:02
 
 
di Emma Mancini

Articolo pubblicato su Il Manifesto, 21 novembre 2012

Betlemme - A sette giorni dal lancio di «Pilastro di Difesa» Hamas e Fatah dialogano: lunedì hanno annunciato la fine delle ostilità per affrontare unite l'aggressione israeliana. Jibril Rajoub, leader di Fatah, ha parlato alla folla a Ramallah: «Annunciamo la fine delle divisioni». Presenti esponenti di Hamas e Jihad Islamica in Cisgiordania: «Chiunque parli di divisione dopo oggi è un criminale», ha commentato Mahmud al-Ramahi, leader di Hamas.

Una sorta di tregua Hamas-Fatah. L'Anp del presidente Mahmoud Abbas necessita con urgenza di visibilità: alle elezioni amministrative di ottobre, Fatah era riuscito a perdere contro se stesso e oggi il consenso in Cisgiordania è ai minimi storici. Mentre la fazione islamista è in crescita, dopo le visite di Qatar e Turchia nella Striscia prima dell'attacco e dall'appoggio ora di Lega Araba e leader di governo al governo di Gaza.

E mentre Hamas decolla, Fatah arranca tra l'impossibilità di negare sostegno a Gaza e la necessità di non schierarsi troppo duramente contro Israele. Il partito di Abbas è considerato l'unico partner credibile per il processo di pace dalla comunità internazionale e una presa di posizione netta finirebbe per danneggiare l'Anp.

Dialogo forzato Hamas-Fatah

Ciò spiega la tardiva reazione di Abbas all'operazione militare israeliana: il presidente ha rotto il silenzio dei primi giorni dell'attacco invitando i palestinesi ad organizzare proteste nonviolente. E per evitare lo scollamento interno, Abbas ha aggiunto che quella israeliana non è un'aggressione contro Hamas, ma contro l'intero popolo palestinese. Lunedì, a sette giorni dall'omicidio del leader delle Brigate Al Qassam Ahmed Jaabari - uccisione che ha dato il via all'escalation di violenza - una delegazione di Fatah è entrata a Gaza, portando squadre di protezione civile e staff medico. L'inviato di Fatah, Nabil Shaath, ha annunciato il completo coordinamento tra il presidente Abbas e il leader di Hamas, Khaled Meshaal, impegnato ora al Cairo in meeting con il presidente Morsi e i leader arabi.

Ucciso bimbo di 18 mesi

Nel quadro di «riconciliazione nazionale», stonano le immagini di Betlemme dove i giovani palestinesi scesi in strada per protestare contro Colonna di Difesa si sono trovati di fronte a disperderli la polizia palestinese. Perché proseguono le proteste in tutta la Cisgiordania, da Ramallah a Nablus, da Hebron a Tulkarem. Oltre 100 i palestinesi arrestati dai militari israeliani negli scontri di questi giorni. Centinaia i feriti, alcuni gravi: l'esercito israeliano ha anche aperto il fuoco contro i manifestanti: un bambino di soli 18 mesi è stato ucciso nel campo profughi di Qalandiya per le ustioni riportate dopo che un lacrimogeno è stato lanciato dentro la sua casa, mentre a Nabi Saleh il giovane Rushdi Tamimi è morto dopo essere stato colpito da un proiettile sparato dall'esercito a distanza ravvicinata.

Il 25 Abbas all'Onu

Eppure da Ramallah Abu Mazen tenta di riportare la questione all'iniziativa dell'Anp all'Onu. Denunciando che il vero obiettivo dell'iniziativa militare israeliana è bloccare la richiesta di «riconoscimento della Palestina»; non però con un seggio in quanto Stato, come da diritto internazionale, ma solo come «osservatore all'Onu».

 

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