Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

martedì 4 dicembre 2012

Nuovi scontri in Chile

Giovedì 09 Agosto 2012
 
A che gioco stiano giocando il governo Piñera ed i suoi accoliti non è dato sapere.  Dopo due anni di cortei, occupazioni e scontri strada per strada in tutto il paese, ancora non riescono a capacitarsi della potenza di fuoco che il movimento studentesco esprime sul livello di consenso e di mobilitazione. Probabilmente per tutti loro,  che hanno vissuto la dittatura militare amministrandone potere e ricchezze, è difficile concepire una sconfitta anche sul breve fronte dell’istruzione e sbottonarsi in piccole concessioni.

Di conseguenza le strade di Santiago riprendono a bruciare e il movimento a crescere.

Sull’onda degli errori tattici del governo, la municipalità di Santiago ha vietato per ieri, 8 agosto, un corteo indetto dagli studenti medi, con l’appoggio del sindacato universitario Confech.  In Chile per un corteo non autorizzato esiste la sola risposta del “Disperdetevi!”, a cui seguono immediatamente cariche, lacrimogeni e idranti al peperoncino.  A questo punto è normale aspettarsi che il corteo si sfaldi e tutti i partecipanti, copertisi il volto, si lancino incazzati contro le camionette dei carabineros.

Ieri gli scontri sono stati particolarmente accesi, con una cinquantina di tutori dell’ordine feriti e 75 giovani fermati; tre autobus dell’azienda Transantiago dati alle fiamme e crocicchi di anziani che si riparavano dalla polizia ai lati delle strade, ad esibire cartelli del tipo:  “Noi vecchi stiamo con i nostri bambini”.

Basterebbe questa o un’altra delle mille immagini quotidiane di solidarietà tra studenti e cittadinanza ad affossare le parole del ministro dell’istruzione Beyer e del sindaco Perez, che lamentano in coro il timore e la paura degli abitanti ad uscire per le strade durante un corteo studentesco, ma tant’è che media e agenzie stampa continuano a prodigarsi in accuse e criminalizzazioni.

Anche per questo a chiudere la serata sono stati gli universitari della Fech, che hanno simbolicamente occupato gli studi della rete Chilevisiòn.

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