Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

martedì 4 dicembre 2012

Tunisia: scontri tra polizia e manifestanti a Sidi Bouzid, città ribelle!

Giovedì 09 Agosto 2012
 
Duri scontri tra polizia e manifestanti nella città madre della rivoluzione in Tunisia.  A Sidi Bouzid ancora una volta centinaia di persone si sono radunate questa mattina nei pressi dell'edificio che ospita il governatorato, rappresentante locale del governo guidato dagli islamisti moderati di Ennahdha.  Al grido di “dégage” e “il popolo vuole la caduta del regime” la manifestazione era determinata ad entrare nel palazzo dell'istituzione quando alcuni plotoni di polizia si sono schierati poco distanti dal sit-in ed hanno iniziato a sparare lacrimogeni e pallottole di plastica.  Si sono contati subito i primi feriti e gli scontri hanno avuto inizio.  Testimoni in loco parlano di diversi arresti, e manifestanti inseguiti fin dentro le proprie case dalla polizia che non ha esitato a sfondare porte e terrorizzare madri e bambini.  Altri arresti sono stati eseguiti al pronto soccorso colpendo i manifestanti che attendevano le cure mediche per le ferite riportate durante gli incidenti.  La maggior parte è riuscita a sfuggire, lasciando però nella mani della polizia quanti non hanno potuto prendere la fuga.
La tensione monta in Tunisia dove le manifestazioni, al di là del blackout dei media occidentali, non cessano di moltiplicarsi e di puntare con estrema risolutezza contro il partito islamista al potere e le istituzioni. 

Dopo le elezioni dello scorso autunno il governo non ha mai mostrato l'interesse e la disponibilità di realizzare parti del programma rivendicato nel processo rivoluzionario del popolo tunisino che ha portato alla destituzione di Ben Ali.  Questa nuova borghesia islamista non ne vuole sapere di “lavoro, giustizia sociale, dignità” e mentre per il proprio leader Rached Ghannouchi i media e i sindacati “minacciano l'unità del paese”, il partito continua ad accaparrasi con grande rapacità di tutti i posti di comando e di rilievo nelle istituzioni pubbliche e ai vertici delle imprese. Ennahdha non ha mai mostrato rispetto ma anzi ha continuato ad oltraggiare i ceti popolari e il proletariato giovanile tunisino disconoscendo ogni sua rivendicazione e ogni suo bisogno. Il partito sta andando dritto per la sua strada tentando di far approvare leggi costituzionali “per la complementarietà della donna all'uomo” mentre tra Sidi Bouzid e Gafsa manca l'acqua. Sembra che gli islamisti tunisini sognassero un percorso facile sul modello che ha portato Erdogan a riformare in senso neoliberista – islamista la laica, ma non meno aperta al libero mercato, Turchia d'un tempo.  Ma Erdogan non ha conquistato il potere appropriandosi di un insurrezione e reagendo con violenza ad un processo rivoluzionario che tenta di farsi largo.  E forse la differenza tra la Turchia di Erdogan e la Tunisia di Ennahdha inizia a palesarsi non solo agli occhi della piazza tunisina, ma anche agli occhi di qualche raffinato analista espressione dei ceti cittadini che con una certa laissez faire hanno sostenuto fino ad oggi gli islamisti, le cose iniziano a farsi preoccupanti.  Si mormora infatti che i consigli degli esperti turchi all'elites al potere in Tunisia stiano provocando seri problemi al partito più che i vantaggi promessi.

D'altronde la foto dei locali del partito saccheggiato giorni fa dai manifestanti a Sidi Bouzid, come fosse la sede del vecchio partito di regime, ha duramente incrinato nel paese la sua immagine.

Oggi poi la manifestazione a suon di “dégage” violentemente repressa... Insomma non è un caso se per i prossimi giorni è già stata annunciata una ricca agenda di manifestazioni di contestazione al regime e di solidarietà a Sidi Bouzid, città ribelle.

 

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