Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

venerdì 26 ottobre 2012

Operazione #AntiSecIta: due note in merito

All'indomani dell'ultima operazione di Anonymous che, come (quasi) sempre avviene, individua obiettivi largamente condivisibili e li colpisce con efficacia, proviamo a fare un breve bilancio dei risultati dell'operazione ai danni, questa volta, della Polizia di Stato. 

Ci sembra utile tornare su una vicenda che qualcuno ha ovviamente interesse a far dimenticare il più velocemente possibile e che, ci pare, molte realtà politiche e sociali di compagn* non hanno saputo cogliere nella giusta dimensione. Non intendiamo fare qui l'apologia della Rete e delle sue possibilità emancipatorie. 

Ci piace però registrare, per l'ennesima volta, come le letture apocalittiche di chi ci racconta di una società del controllo generalizzato dimentichino la permanenza di buchi, pieghe, incongruenze che possono produrre qualcosa di non-previsto, che questa volta ha preso la forma del sabotaggio informatico. 

In questo ore molti account FB del movimento No tav stanno lavorando sui dati: probabilmente perché a fronte della perdita di un pò di privacy di alcuni di loro fa da contraltare la possibilità di produrre delle conferme di fatti che a molt* sono già noti, ma che in questa caso verrebbero confermati dalla stessa controparte a livello storiografico.  Si aggiunge cioè un livello di veridificazione a livello collettivo (che chissà, magari potrebbe tornare utile anche nei processi oltre che in termini di opinione pubblica).

Un silenzio assordante
Il principale dato politico del giorno dopo ci sembra debba essere colto nel silenzio politico e mediatico della vittima designata dell'operazione.  Dopo 36 ore dalle pubblicazioni dei 'leaks' scomodi, il Ministero degli Interni ha proferito poche e veloci parole, volte a minimizzare l'entità del danno e assicurare che non sono stati violati i server ma «registrati indebiti accessi a diverse e-mail personali di operatori delle forze di Polizia»

Il che, forse, è anche peggio.  In ogni caso, il silenzio s'impone per l'impossibilità di trattare altrimenti la notizia:  di umiliazione si è trattato!

L'aspetto più imporatente della vicenda è però la convergenza, questa volta davvero assoluta, tra potere politico-istituzionale e sistema dei media.  Non scopriamo l'acqua calda, come qualcuno potrebbe pensare.  Certamente questi due livelli sistemici sono integrati e si sorreggono l'un l'altro.  Ognuno ha però dinamiche, economie e modi di funzionamento che gli sono propri:  molto spesso la «notiziabilità» di un fatto s'impone e inizia a circolare nell'infosfera con proprie leggi che si auto-alimentano e che, talvolta, sfuggono alla governance mediale. Il dato che colpisce è l'assoluto silenzio dei principali quotidiani del mainstream (LaStampa, Repubblica, Corriere...ecc).  L'ingiunzione al silenzio dall'alto ci pare plausibile.  Altrimenti, come qualcuno suggerisce, la ragione potrebbe risiedere nell'arretrateza del giornalismo italiano, poco alfabetizzato ai nuovi media, specie nelle sue versioni cartacee (nelle versioni on-line qualcosa è «passato»).  Ci sembra più verosimile la prima ipotesi, comunque.


Il dito e la luna
L'altro aspetto che vogliamo sottolineare è la poca lucidità politica (a nostro modesto avviso) con cui molt* compagn* hanno sviluppato in Rete una polemica nelle ore immediatamente successive alla diffusione dei 'leaks', incolpando Anonymous di faciloneria e pubblicazione on-line di dati riservati.  Certamente c'è stata un po' di leggerezza e forse gli anonimi ne faranno tesoro per le loro azioni successive.  Del resto, il problema della privacy è una costante dentro Anonymous a livello internazionale quando vengono messe in atto operazioni di questo tipo.  A volte viene affrontata con successo, a volte no.

La polemica ci fa venire alla mente però la metafora del 'dito e della luna' e ci chiediamo quale meccanismo scatti nell'ostinarsi ad andare a cercare sempre il pelo nell'uovo e il dettaglio invece di considerare il senso politico generale.  Ci pare di individuare una certa coazione a ripetere, mossa da un disperato bisogno di cogliere sempre l'identico e rattristarsi perché le cose e i fenomeni che emergono – necessariamente pieni di limiti e contro-indicazioni come tutti i processi umani - non sono come li vorremmo.

Una sorta di auto-condanna all'inattività.

Sarebbe forse il caso di lasciare la parola ai protagonisti dei 'leaks' più «scottanti», cioè i diretti interessati, che ci sembrano essere soprattutto compagn* della Val Susa e di Torino (personaggi pubblici che ci pare non abbiano vissuto eccessivamente come un problema l'essere citati, sapendo di essere schedati e mettendolo in conto).  Semplificando:  è come quando si usano i social media:  si guadagna in qualcosa (una maggior attenzione o un livello di comunicazione potenziato) e si perde in altro (privacy e controllo dei propri dati personali).  Proprio la privacy non ci sembra essere un valore assoluto (soprattutto perché «fare politica» è costruire – e quindi, necessariamente – mostrarsi pubblicamente);  essa va coniugata a seconda dei contesti di lotta che di volta in volta attraversiamo:  il nostro passo è quello del trapezista sulla fune tirata a 1000 metri di altezza e può dover cambiare di continuo.

Aggiungiamo un'altra riflessione:  spesso chi fa queste considerazioni (ovviamente non è il caso  de* compagn*) sulla privacy violata o le fa per ignoranza complessiva del fenomeno o per strumentalizzare l'evento e tentare un'estrema difesa:  quando Wikileaks pubblicò i diari di guerra afghani (e lì eravamo in Afghanistan e non a Chimontistan) il comando Nato si scagliò contro la «violazione della privacy» degli informatori dell'Alleanza Atlantica:  la loro vita avrebbe corso gravi pericoli, dicevano al tempo.  Tre mesi dopo furono costretti a fare marcia indietro pubblicamente dicendo che di fatto questa dinamica non si era verificata, neanche in minima parte.  Oggi questo giochetto ha provato a farlo Massimo Numa sulle pagine locali della Stampa:  è un tentativo, un pò misero e mal riuscito, di spostare l'attenzione sugli aspetti meno rilevanti della vicenda.  Non diamogli una mano!  Gioiamo piuttosto dell'umiliazione che tante questure hanno subito in queste ore!

Infine, se a qualcun* sta tanto a cuore la privacy violata dalla disclosure #AntiSecIta, apra un dibattito e si proponga ad Anonymous Italia come correttore di bozze.  WikiLeaks lo fa con migliaia di collaboratori sparsi per il mondo che lavorano in incognito e gratis.

Sull'argomento segnaliamo due interviste realizzate da un nostro redattore questa mattina su Radio Blackout:

Intervista con Carola Frediani, giornalista, autrice dell’inchiesta “Dentro Anonymous”

Intervista con Carlo Formenti, studioso di Nuovi Media e autore di “Felici e sfruttati”








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