Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

mercoledì 17 ottobre 2012

Proteste anti-austerity in Portogallo, scontri sotto il Parlamento

Quello lisbonese è stato un 15 ottobre caldo e nella direzione giusta.

Il Parlamento portoghese ha presentato ieri la legge di bilancio per il 2013, che prevede un miliardo di tagli alla spesa, un miliardo e trecento milioni di riduzione delle prestazioni sociali e il licenziamento del 2 per cento dei dipendenti pubblici.

Un programma politico perfettamente allineato con le politiche di austerità e macelleria sociale imposte dai governi di tutta Europa, che prepara il Portogallo al terzo anno di recessione e ad una disoccupazione in continua crescita.

Già dal tardo pomeriggio diverse persone si sono radunate sotto il Parlamento per invocare a gran voce le dimissioni di un governo impegnato a far quadrare i conti con ogni mezzo in nome del ‘rispetto dei patti presi con l’Europa’.

I manifestanti si sono concentrati con striscioni e grossi cartelli, e una grossa struttura in vinile a cui hanno dato successivamente fuoco.  Già verso l'imbrunire l'atmosfera si è fatta tesa, con il tentativo di abbattere le barriere che separavano la folla dalle scale del Parlamento, e col lancio di svariati petardi e bengala.  Poi la situazione è tornata relativamente calma, anche perché gli agenti antisommossa hanno inizialmente optato per non intervenire.  Nella notte i manifestanti si sono poi diretti nella zona retrostante nel tentativo di raggiungere la residenza del Primo Ministro, dove hanno lanciato pietre, bottiglie e altri oggetti contro la polizia.

La protesta, inizialmente poco partecipata, ha continuato ad ingrossarsi fino a divenire consistente durante l’assedio notturno.

“Il popolo non vi vuole” e “Dimissioni” hanno risuonato per ore nello spiazzo e nelle strade attorno alla Assembleia da República, dal lato del palazzo di São Bento.

Dopo la mobilitazione oceanica di un mese fa, la giornata di ieri costituisce un altro importante segnale di una situazione di esasperazione sociale che comincia a tradursi in conflitto e ad indirizzarsi contro un governo completamente supino ai diktat della Troika.

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