Comunicato di pubblica resistenza al DDL intercettazioni

Gentile Onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, in questi giorni, in queste ore, il Parlamento della Repubblica Italiana è impegnato in una corsa contro il tempo per una più che rapida approvazione del disegno di legge firmato dall'Onorevole Ministro della Giustizia Angelino Alfano e noto come "ddl intercettazioni".

Il provvedimento rappresenta una delle più drastiche limitazioni al potere d'indagine che compete ai magistrati inquirenti del nostro paese e, al contempo, la più dura, feroce e devastante limitazione al diritto costituzionale di informazione; il diritto di farla e il diritto di riceverla.

Il progetto di legge, per mezzo dei suoi punti fondanti, impedisce il racconto giornalistico su fatti giudiziari di pubblico dominio e privi di segreto, stabilisce pene detentive e pecuniarie pesantissime verso chiunque osi divulgare verità giudiziarie, introduce nuovi obblighi di rettifica per i blog minandone la sopravvivenza, trasforma in crimine il diritto dei cittadini vittime di crimini di raccogliere prove audio e video a dimostrazione del reato e stabilisce odiose discriminazioni tra forme di giornalismo, all'interno di una drammatica limitazione del diritto ad effettuare inchieste giornalistiche.

Il diritto all'informazione nelle sue forme più elementari, il principio di legalità e la ricerca della giustizia vengono totalmente smantellati da tale provvedimento.

Pertanto questo sito internet dichiara sin da adesso che, per imprescindibili motivi etici e in ragione della difesa del diritto alla libertà di parola e di stampa, solennemente sancito dalla Costituzione italiana e dalle leggi vigenti, in caso di approvazione in via definitiva e di conversione in legge, non potrà attenersi in alcun modo alle norme che compongono il disegno di legge sulle intercettazioni.

Questo sito si dichiara altresì .. per imprescindibili motivi sia etici che politici .. deberlusconizzato .. demontizzato .. degrillizzato

lunedì 1 ottobre 2012

Corruzione ambientale: 78 inchieste dal 2010, coinvolte 15 regioni e 34 procure

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Dal 1 gennaio 2010 al 30 settembre 2012 sono state 78 le inchieste relative ad episodi di corruzione connessi ad attivita’ dal forte impatto ambientale. E’ quanto emerge dal dossier ‘Corruzione, le cifre della tassa occulta che impoverisce ed inquina il paese’ presentato stamattina da Libera, Legambiente e Avviso Pubblico presso la sede della Fnsi.  Le inchieste analizzate hanno riguardato il ciclo illegale dei rifiuti (dai traffici illeciti agli appalti per la raccolta e la gestione dei rifiuti fino alle bonifiche);  il ciclo illegale del cemento (dall’urbanistica alle lottizzazioni, dalle licenze edilizie agli appalti pubblici); le autorizzazioni e la realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici; le inchieste sulle grandi opere, le emergenze ambientali e gli interventi di ricostruzione.  La ‘corruzione ambientale’, si legge nel dossier, nel senso del suo impatto sul patrimonio naturale, sul territorio e sul paesaggio, e’ un veleno che attraversa il Paese: sono 15 le regioni coinvolte nelle inchieste, con 34 procure impegnate, omogeneamente distribuite tra Nord (13), Centro (11) e Sud Italia (10).  Il maggior numero d’inchieste, invece, si e’ concentrato in Lombardia (15) seguita a pari merito, con 8 inchieste ciascuna da Calabria, Campania e Toscana.  Le persone arrestate complessivamente, per reati che vanno dalla corruzione all’associazione a delinquere, dal traffico illecito di rifuti al riciclaggio, dal falso in atto pubblico alla truffa aggravata, sono state 1.109.  Il dato disaggregato per aree geografiche evidenzia da un lato il primato, per numero di arresti, delle regioni dell’Italia Nord Occidentale (esattamente 442, pari al 39,9%) e dall’altro l’incidenza rilevante delle regioni a tradizionale presenza mafiosa (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), con 409 ordinanze di custodia cautelare pari al 36,9% del totale nazionale.  ”Numeri – rileva il rapporto – che dimostrano quanto sia stretto il legame tra corruzione e mafie. La Calabria guida la classifica nazionale per numero di persone arrestate (224), seguita da Piemonte (210) Lombardia (209), Toscana (154) e Campania (130). 

Una corruzione ambientale che miete ogni anno altre vittime”.

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Particolarmente allarmante, poi, quella che Libera, Legambiente e Avviso Pubblico chiamano ‘corruzione ambientale’: dal primo gennaio 2010 al 30 settembre 2012 sono state 78 le inchieste relative ad episodi di corruzione connessi ad attivita’ dal forte impatto ambientale, che hanno riguardato soprattutto il ciclo illegale dei rifiuti, del cemento, le autorizzazioni e realizzazioni di impianti eolici e fotovoltaici, gli interventi di ricostruzione. La corruzione ambientale, spiegano, attraversa l’intero Paese: sono 15 le Regioni coinvolge nelle inchieste con 34 Procure impegnate ma il maggior numero di inchieste e’ concentrato in Lombardia, seguita da Calabria, Campania e Toscana. Andando a vedere il dato disaggregato per aree geografiche, i numeri dimostrano quanto sia stretto il legame tra corruzione e mafie.  Altro dato significativo e’ quello delle tangenti sulle grandi opere; su 33 grandi opere oggetto di indagine nel triennio 2007-2010, il costo sostenuto dalle casse pubbliche e’ passato dai 574 milioni di euro dell’assegnazione iniziale a 834 milioni di euro; s i tratta di un onere aggiuntivo per i cittadini pari al 45% del valore iniziale di aggiudicazione.

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